mercoledì 13 luglio 2011

COME SIAMO CADUTI IN BASSO!

Rosa Elisa Giangoia

Se scorriamo l’elenco dei Ministri della Pubblica Istruzione dell’Italia unita, possiamo notare che, nel 1861 al momento della sua creazione, nel primo governo Cavour, questo dicastero è stato affidato a chi allora rappresentava la figura di intellettuale più prestigioso, Francesco De Sanctis, che proprio con i suoi studi ed il suo insegnamento di critica letteraria aveva contribuito a creare una prospettiva culturale per l’Italia come nazione. Nei governi successivi, quasi sempre, questo ministero è stato affidato a personaggi di lunga carriera accademica e culturale, seppure in campi diversi e con orientamenti politici differenti, come gli storici Michele Amari, Pasquale Villari e Adolfo Omodeo,  i giuristi Giuseppe Natoli, Vittorio Emanuele Orlando e Vincenzo Arangio Ruiz, i letterati Michele Coppino e Ferdinando Martini, lo scienziato ed economista Quintino Sella, oltre ai filosofi Benedetto Croce, Guido De Ruggiero e Giovanni Gentile. Con l’avvento della Repubblica, anche se sono sempre prevalse le logiche di spartizione partitica nell’assegnazione dei dicasteri, alla Pubblica Istruzione sono state ancora sovente assegnate figure di prestigio, come Guido Gonella, Paolo Rossi, Aldo Moro, Giovanni Spadolini, fino al linguista Tullio De Mauro, anche se come Ministro non ha dato grandi prove. Comunque sempre persone che avevano temprato la loro vita negli studi e nella militanza politica. Ma ora tutto è cambiato! Al Ministero, ormai da diversi anni, siede una bella ragazza, che prima ostenta il pancione e annuncia la nascita di una bimba, poi si sposa e così, primo caso in Italia di Ministro che convoli a nozze durante il mandato, inaugura la nuova stagione dei matrimoni ministeriali, per dare occasione ai giornaletti di gossip di avere possibilità di variazioni, consumate ormai fino in fondo le vicende delle veline, dei personaggi del sottobosco del mondo dello spettacolo, dei calciatori, ecc. ecc. Magari anche per fornire al Presidente del Consiglio occasioni per esibirsi nel ricevere la comunione in pubblico, a dimostrazione della sua fede ed osservanza cattolica, nonché della buona considerazione da parte della gerarchia. Ecco, il mondo della politica usato per i periodici di costume di basso livello, sempre più numerosi e naturalmente prodotti dalle case editrici del premier e dati in pasto al pubblico per… distrarlo dalla riflessione, dall’esame critico, insomma dalle cose serie. Tutto questo sarebbe ancora poco se questa signora Gelmini, ben insediata ormai da anni al Ministero della Pubblica Istruzione, avesse una buona cultura, ma… così non è e sempre più ne dà prova! Altro che la serietà autorevole, gli studi approfonditi, le lunghe bibliografie dei Ministri precedenti, che davano essi stessi lustro alla carica che ricoprivano ed avevano in sé autorevolezza e prestigio per la loro precedente carriera. Qui siamo di fronte ad una giovane senza esperienza, che della scuola conosce solo quelle private che ha frequentato, che sa solo dove in Italia gli esami si superano più facilmente perché gli esaminatori sono di manica più larga, che quando pronuncia parole di uso non troppo frequente, sbaglia anche gli accenti e, di fronte al rumoreggiare dell’aula parlamentare, nemmeno se ne rendo conto, per cui prosegue come se niente fosse, una donna che non ha la minima idea di cosa siano le percentuali, che sbaglia pure a fare il plurale di vocaboli comuni, che, quando parla usa espressioni e locuzioni improprie (come quando ha detto “credo che abbia affermato la realtà giusta” nella recente tavola rotonda a Mirabello), al di là dei contenuti e delle argomentazioni politiche, inesistenti. Ma cosa ce ne facciamo di un Ministro della Pubblica Istruzione così? Lo vogliamo proporre come modello di meritocrazia ai nostri studenti? Purtroppo è come i peggiori di loro e se ha fatto una prestigiosa e rapida carriera lei, allora… Le conseguenze per la scuola si pagheranno nei lustri a venire perché ha creato un marasma, ha tolto una prospettiva pedagogica, cioè il futuro di un paese. La politica, stile celluloide/caimano, ha perso del tutto la sua sacralità, come gestione cioè del bene collettivo per ridursi a  tentative a performance individuale, soddisfazione personale. La Gelmini si atteggia a maestrina,  buttando, nel contempo, da irresponsabile, nel panico le famiglie più disagiate coi suoi tagli orizzontali e rendendo veramente molto difficile l'apprendimento di chi in futuro dovrà reggere il paese e proteggere la vita di tutti.