lunedì 24 dicembre 2012

AUGURI di NATALE


Che la luce del Natale vi illumini sempre sulla via della verità. Buon Natale!
Maurizio Carena
I più sentiti e fervidi auguri di buon Natale con molti ringraziamenti per il vostro lavoro e complimenti per l’impegno.
Filippo Nicora
Con ammirazione vi ringrazio e vi auguro ogni bene, nella speranza che il Natale porti un po’ di luce nella confusione politica del nostro paese.
Michele Torre
Con tutta la mia simpatia vi auguro Buon Natale e Buon Anno, di tutto cuore.
Paolo Guerra
Con l’augurio di tenerci tutti uniti per essere forti contro le difficoltà.
Angelo Perfumo
Buon Natale e Buon Anno!
Paolo Sogno
Facciamo a vicenda gli auguri auguri auspicando che l’anno nuovo ci porti qualcosa di meglio. Ma??
Giuseppe Scotti
In questo giorno voglio salutare tutti. Ho nel cuore un albero con appesi al posto dellepalline i nomi di tutti i miei amici. Quelli vicini e quelli lontani. Quelli recenti e quelli passati. Coloro che vedo ogni giorno e quelli che incontro raramente, quelli ricordati sempre e quelli qualche volta dimenticati. Chi inavvertitamente mi ha fatto soffrire, chi conosco profondamente e chi a malapena. I miei amici umili ed i miei amici più importanti. I nomi di tutti quelli che, sono passati nella mia vita. Un albero con radici profonde in modo che i loro nomi non vengano mai strappati dal mio cuore ai quali l’anno prossimo la fioritura porti speranza, amore e pace. Vi voglio bene, Vi auguro Buon Natale!
Giovanni Ventura

Il Natale è speranza e luce in ogni tempo della storia. Abbiamo detto tante volte che questo nostro tempo è caratterizzato da un vuoto di speranza, perché si è smarrito il senso delle cose, un motivo per sacrificarsi e costruire il futuro nel tempo. Viviamo l'istante ,il piacere tutto e subito e una egolatria e un narcisismo smisurati, uniti ad un'incapacità di autocritica. Per questo l'illegalità la fà da padrone, l'ambiente non è rispettato e soprattutto i diritti dell'altro sono conculcati: è possibile che se uno mette sotto una persona con la macchina, se può scappa? E' esser uomini questo? Anni fà abbiamo imparato da Maritain che è cristiano ciò che è pienamente umano e questo comporta vivere l'avventura umana pienamente, un umanesimo insomma, ma...integrale... Se lo ricordino i cattolici di professione, gli etichettati, e i prelati si ricordino questo passo di Savonarola che andrebbe giustamente canonizzato: "Dimmi: se tu vai là a Roma, e vedi quelle belle cerimonie, e poi dall'altro canto vedi la mala vita delli prelati, che onore dirati tu che Dio riceva in quelle pompe e belle cerimonie? Coloro che sono deboli, vedendo la mala vita delli prelati e la tanta abbondanzia de peccati che vi si fanno ,dicono: se fussi vera la fede per certo è non si faria così, e Dio non sopporteria che nelle sue cerimonie della Chiesa fussi mescolata tanta feccia. E però ti dico che questo onore esteriore è nocivo qualche volta allo onore di Dio più che utile. El ben vivere è quello che fa ogni cosa..." (Dalla Sesta predica sull'Esodo). Anche noi siamo per il ben vivere, almeno come tentative direbbero i professori in inglese (a volte vuoto di contenuti)...
Buon Natale ai nostri saggi lettori!
Carlo Biancheri

Con l’augurio che il Signore ci aiuti ad allargare i nostri orizzonti, a non chiuderci nel nostro egocentrismo, ad essere sempre aperti e disponibili verso tutti!
Buon Natale!
Massimo Nebbia

Vi auguro di continuare sempre in questo vostro impegno così serio e rigoroso nei confronti della verità. Grazie.
Marco Pizzi


 

domenica 9 dicembre 2012

Ah! rieccolo!

Carlo Biancheri

“Per senso di responsabilità mi ricandido, perché non abbiamo trovato un altro leader bravo come me!”
Vi chiederete se si tratti della dichiarazione di un qualche ricoverato in un luogo protetto dove stanno persone che di tanto in tanto dicono: ”Io sono  Napoleone”.
No, Signori, è il capomanipolo che con gli scherani, le amazzoni e le ballerine plaudenti, torna a fare un po’ di bene all'Italia (non avendone fatto abbastanza...). Si sa che agli uomini il bene  bisogna, le più volte, farlo per forza, scriveva l'amato Manzoni a proposito di Donna Prassede, quella nobildonna che di idee, come gli amici, ne aveva poche ma vi era molto affezionata...; due famiglie e tre conventi cercavano di tenerla all'oscuro di tutto per scansare le sue premure... Ma noi non riusciamo col piazzista, tormentato dalla responsabilità del destino del Paese, che incombe sulle sue spalle. Per chi non ricordasse come stavamo quando lui con gesto di mirabile generosità lasciò il campo, senza proferire verbo, si pensi che non si potevano più pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni, perché il Paese era sull'orlo del baratro. Ci assicura che la storia dello spread è, come si dice a Roma, una bufala e che quel che conta è l'economia reale fatta a pezzi dal governo dei tecnici: attendiamo le sue ricette da Paese della cuccagna per affondare definitivamente. Con la Merkel, poi, bisogna dirgliene quattro... Ma non gliene aveva già dette qualcuna diffusa in tutto il mondo per la palese buffoneria di un premier che si esprime con quel gergo? Ha fatto sì che ormai quando si apre una casa chiusa in Canada (non propriamente nel vicinato...) la chiamano Berlusconi palace... Sì, passerà alla Storia, ma per motivi affatto diversi da quelli divisati. Passerà alla Storia per esser colui che ha raccolto l'eredità della P2 che voleva stravolgere la Costituzione per metter sotto tutela gli Italiani, che ha avuto come stalliere/protettore il mafioso Mangano, che è stato implicato in innumerevoli processi nella maggior parte prescritti, che ha acquistato dal tutore di una fanciulla minorenne una villa principesca per due lire, con arredi inclusi, dopo un tragico fatto di sangue, che ha promesso strabilianti progressi e ha lasciato l'Italia peggio di come l'aveva trovata, che ha operato in perfetto conflitto di interessi e non ha messo mano ad una riforma, dicesi una, di cui l'Italia avrebbe avuto bisogno. Con l'appoggio di non pochi membri della gerarchia cattolica ha degradato moralmente il Paese solleticandone  i bassi istinti e predicando che la ricchezza è un valore in sé e che se le ragazze hanno problemi sarà bene che sposino qualche facoltoso, purché non racchie, è ovvio! Anche la bellezza è un dovere. Quel che impressiona sono i clienti che lo hanno accompagnato nell'avventura, quelli che assentono  ad una cena a cominciare dalla minestra con la bocca con gli occhi e con le orecchie e che alle frutta non sanno più neppure come si possa dire di no, degli zombie... Le primarie si fanno, si fanno: a metà dicembre...; contrordine camerati/compagni (?), si presenta il capo e ubi major...
In un paese sfiduciato, senza speranza, possono succedere cose di questo tipo: il clima è da Catilinariae, forse peggio, perché almeno allora c'era l'indignazione e il confronto coi valori dell'antica virtù romana, adesso no, tutto scorre; siamo divenuti fatalisti, come in Oriente.
Attesi i guasti che il generoso ritorno può determinare, specie perché il Paese è sotto terapia e sul fronte internazionale non ci sono filantropi, sarebbe bene che gli uomini di buona volontà, come sotto l'occupazione tedesca, si svegliassero dal torpore ed adottassero tutte le iniziative volte a scoraggiare simili gesti di altruismo. Adesso però...



venerdì 7 dicembre 2012

DE HAC NOSTRA PRAESENTI REPUBLICA

Una delle tante disastrose conseguenze dell’aver affidato il governo del Paese alla follia distruttiva della tecnocrazia europea e all’ingordigia delle banche, è quella di aver resuscitato Berlusconi, permettendogli addirittura di poter sfruttare la forza mediatica di cui dispone per riproporsi all’opinione pubblica come salvatore della Patria. Anche di questo dovremo ringraziare l’ “Europa”.
Luca Lodi

Attenti a non correr dietro ai luoghi comuni. L'Europa è una istituzione fatta di persone dove si affermano alla fine le proposte sostenute da chi ha più potere o quelle più sensate. Troppo spesso per decenni in Europa abbiamo mandato burocrati o incapaci, guitti e ballerine: avrebbero dovuto difendere gli interessi nazionali! Gli esiti sono dinanzi agli occhi di tutti .Anche se uno si sente qualcuno a Palermo, a Roma o Abbiate Grasso... per ciò stesso non acquista diritto di ascolto dai Finnici, dai Danesi, dagli Olandesi, per non parlare degli Inglesi. Questa è la realtà come il nostro enorme debito pubblico, come il fatto che nella pubblica Amministrazione centrale e negli enti locali si lavora spesso male e poco (la maggioranza...) con pochi controlli seri e molta corruzione. Chi fa politica normalmente? Chi vuol crearsi una posizione, non chi vuol servire... Quanto alle banche non esiste l'entità banche che agiscono di concerto: esistono banche più o meno grandi, alcune con molto peso in ambito nazionale ed internazionale: hanno creato la crisi e ne sono uscite quasi indenni in termini di responsabilità... L'agenda Monti è stata dettata dai mercati finanziari che non ci avrebbero prestato più un Euro (mica sono obbligati a farlo!). La gente parla di spread ma ancora non sa cosa implichi... Ogni volta che sale lo paghiamo tutti, nei mutui e in mille cose della vita quotidiana. Piaccia o non piaccia questa è la realtà e non se ne dà una diversa per quanto sia sgradevole. Ciò detto è il tono che fà la canzone e i tecnici sono inadempienti su alcuni provvedimenti che avrebbero potuto favorire lo sviluppo...
Carlo Biancheri


E’ chiaro che Monti non poteva fare di più di quello che ha fatto per risanare la situazione italiana, dopo vent’anni di malgoverno, ma è difficile capire perché Berlusconi che in ottobre diceva che Monti avrebbe potuto continuare anche dopo le elezioni a governare come presidente di centro-destro, essendo da sempre un liberale, ora l’abbia voluto far cadere e voglia ritornare lui al potere, cosa che è anche possibile che gli riesca grazie ad una campagna elettorale demagogica, piena di promesse, e giocata sullo spauracchio del comunista Bersani. Così avremo di nuovo una situazione in caduta libera con scarsissima credibilità in Europa e poi...????
Valentino Bellandi



E la Chiesa tornerà ad appoggiare Berlusconi? Bertone, che sembrava uscito di scena, ritornerà in campo per sostenerlo? O lo farà Scola da Milano, con ripresa di potere da parte di CL? Staremo a vedere: ci sarà da divertirsi!
Marco Pizzi


Liberalismo è una parola ambigua: era liberale Gobetti, Einaudi e si dice tale il piazzista: sono la stessa cosa? Non ci pare. Se si vuol dire che l'iniziativa economica privata deve esser libera, è un'ovvietà; lo dice la Costituzione, ma se si aggiunge che di conseguenza non ci devono esser limiti né controlli, è la giungla, quella che piace al circo delle amazzoni, nani e ballerine, come si diceva al tempo di Craxi... Certo la macchina burocratica dell'Amministrazione è ancora troppo borbonica, ma il Conducator non ci ha messo mano: si è interessato al potere, non al bene operare. Il problema è che questi signori, a forza di predicare sciocchezze con la prosopopea di Pericle, fanno sì che ci andiamo di mezzo tutti, affidati come siamo alle Minetti, alla famiglia Bossi e ai vari Frankestein che sentiamo ogni sera in tv: gli argomenti ricorrenti dei seguaci del capobanda sono: mal comune mezzo gaudio, abbiamo ben operato (ma chi credono di celiare?), troppe tasse, bengodi per tutti, stranieri cattivi e magari una canzoncina napoletana, sì pizza e mandolino, come dicono all'estero, un balletto in cene eleganti e via: il sogno s'avvera... Spero proprio che con la crisi prevalga il principio di realtà rispetto alla fuga, ma un'intera generazione ha perso la criticità. Ci vuole un umanesimo integrale... Quanto ai farisei, come li chiamava San Gerolamo(!), cioé la gerarchia, hanno di che pentirsi per aver sostenuto il piduista anticristiano e per aver portato avanti una teologia da baraccone tipo CL ma anche opificio. Volete comparare quelli che girano ora con uno Chenu, un Congar, un Pieper, Barth (ma non von Balthasar...), Sertillanges e quanti altri? Al massimo conoscono Platone e Husserl, come lo sciagurato Bontadini, stimato da Gentile(...), che ha stravolto San Tommaso... platonizzandolo! Che fare? La soluzione sta in noi, basta non esser conformisti.
Carlo Biancheri



E così ritorna Berlusconi e tutto andrà a catafascio! Lui farà una campagna elettorale dicendo che Monti con le tasse ha dissanguato le famiglie italiane, che lo spread non dipendeva da lui, che la disoccupazione cresce sempre di più, che Monti non è stato capace di migliorare la situazione, ma ha solo peggiorato le pensioni, poi si scaglierà contro Bersani dicendo che è un vetero-comunista, che farà tutto male e via dicendo e così è anche molto probabile che prenda un mucchio di voti e magari vinca pure. E tanto per far vedere subito com’è, si apre la strada  facendo cadere Monti prima che si faccia la legge che chi come lui è stato condannato (sperando che lo sia anche nei gradi successivi) non è candidabile e decade dall’incarico di governo. E allora cosa possiamo fare per evitare di tornare indietro e fare una figuraccia in Europa?
Giovanni Ventura


In un mondo di matti i savi sono reputati matti, dice Aristotele. Certo, se la maggioranza dei votanti è disposta a credere che Ruby (ora definita "sgradevole e maleodorante"...) è la nipotina di Mubarak, tocca forse abbandonare la città per protesta, come i monaci della Tebaide nei primi secoli dopo Cristo, perchè le città vivevano a livello istintuale, come più tardi dirà Agostino. Per quanto questa Italia sia resa più cinica dalla separazione tra il dire e il fare, specie in tempi di crisi della dimensione spirituale (ben fanno i vescovi a mettersi un copricapo che risale al culto del dio Mitra... roba da gnosi e immanentismo!) e di totale dimenticanza della morte e quindi del relativo, della nozione del tempo... No! si vuole un'eternità virtuale, come il piazzista con la lucidità mefistofelica vuol darci da bere... Per dire stop occorre fegato e capacità di rinuncia, anche con se stessi...
Carlo Biancheri

venerdì 30 novembre 2012

Sulle primarie del PD

Perché non dite nulla sulle primarie? pensate che sia tutta una sceneggiata taroccata e che tanto si sappia già chi sarà il vincitore, sostenuto con manovre ridicole sulle regole dall’apparato del partito? o piuttosto pensate che siano inutili perché continuerà Monti in quanto tutti (i politici) capiscono che sia l’unico capace di reggere la situazione a livello internazionale e quindi sia meglio lasciare a lui la grana di sbrogliare le matasse e continuare a fare cose anche molto impopolari?

Giovanni Ventura

Bisognerà fare una riflessione sulle primarie e sul linguaggio politico dei contendenti. Da una parte, un apparato autoreferenziale che non affronta veramente il reale con l'intento di modificarlo (il grande politico è colui che prende atto della realtà e che nel contempo cerca di cambiarla, scrisse "Le Monde" quando morì J.F. Kennedy); sembra esser caratterizzato da un approccio minimalista a fronte di un contesto incancrenito da 17 anni di mafia e di bunga bunga penetrato nel sentire comune... e da una sostanziale rassegnazione ed ignavia dinanzi a inefficienza, stupidità, pressapochismo. Dall'altra, una cultura da New Age con proposte flashing o del tutto prive di contenuto, svianti o irrealizzabili e soprattutto fondate su una logica machiavellica che non esita a barare sulle regole del gioco. Ci vuol altro che una brutta copia di un Blair qualunque per dare un nuovo afflato, un supplemento d'anima, diceva Bergson, alla gente... Questo è il contesto in cui siamo chiamati a scegliere: meglio cercare di lavorare sull'usato sicuro che su Bakugan...

Carlo Biancheri


Né Renzi né Bersani sono pienamente convincenti: Renzi dà l’impressione di uno che parla parla, ma poi cosa farà? a lui nuoce anche quel suo fare localistico, cioè quell’aria da macchietta toscana, che tant’è ci fa venire in mente se non proprio Calandrino, almeno i suoi amici Bruno e Buffalmacco, per cui dà sempre l’idea di uno che stia scherzando; Bersani ha soltanto una sottile vena di sanguignità romagnola, che appare ogni tanto, ma non lo definirei “usato sicuro”, perché quest’espressione si usa per automobili che hanno dato buona prova di sé e che sono poi state messe a punto con una seria revisione: lui, con i suoi amici che tornerebbero al governo con lui, non ha davvero dato molte buone prove di conduzione politica e non è che abbia fatto una gran revisione del suo comunismo, soprattutto ci sarebbe da dire che, caduto il comunismo, non è restato nulla.
 
Marco Puccini
 
 
Interessante commento. Va detto che come ministro dell'industria qualcosa fu fatto da Bersani e il clima al Ministero non era quello di cosche e di malaffare e di dirigenti 'improbabili'... riscontrato con altri ministri. I medievali (ma anche Aristotele) davano molta importanza alla prudenza che consiste nella scelta adeguata dei mezzi per raggiungere il fine, in un contesto dato: siamo, infatti, chiamati a scegliere ad ogni istante, anche tra usato sicuro e New Age. Francamente non crediamo proprio che il New Age sia un progresso rispetto all'usato che non ci farà certo correre le Mille Miglia...
 
Carlo Biancheri

giovedì 22 novembre 2012

IL TABLET A SCUOLA

   
Rosa Elisa Giangoia

      La promessa, fatta qualche giorno fa dal Ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo in occasione del Salone Internazionale dell’Educazione di Genova, di fornire un tablet ad ogni studente ha suscitato, dato anche il notevole impegno economico che richiede, parecchie discussioni. Da quelle un po’ scontate che i fondi sarebbe meglio destinarli al ripristino degli edifici scolastici che hanno grossi problemi di manutenzione (è di ieri la notizia dello sgombero parziale di un liceo a Genova per ragioni di sicurezza), a quelle basate sui calcoli secondo cui i costi per le famiglie non sarebbero molto inferiori a quelli per l’acquisto dei libri di testo, alle osservazioni sulla preventiva necessità di dotare le scuole di buoni collegamenti in rete e di aggiornare gli insegnanti sull’uso proficuo degli strumenti digitali, alla fragilità dell’oggetto-tablet in mano ai ragazzi, ecc. ecc.
     Il discorso, però, va spostato su un altro piano di dibattitto. E’ ovvio, come ha detto lo stesso Ministro, che  la scuola italiana è di fronte a un passaggio epocale, che si può paragonare solo con quello avvenuto con Gutenberg, che ha portato dal libro scritto al libro stampato (ben analizzato nei suoi risvolti culturali da E.Eisestein in La rivoluzione inavvertita, Il Mulino, Bologna 1986). Le nuove tecnologie sono l’elemento fondamentale di questo cambiamento,  che non si può ignorare, da cui non si può tornare indietro, né tantomeno escludere dalla scuola, lasciando la tecnologia in mano ai giovani in modo casuale ed individuale.  L’importante però è avere ben  presente che le tecnologie sono solo un mezzo, per cui la questione fondamentale riguarda la cultura da fornire oggi a scuola, anche  grazie alle nuove tecnologia, con un ripensamento ampio e profondo, che proprio da questa nuova opportunità può essere favorito e messo in atto.
     Occorre anche tener presente alcuni aspetti che caratterizzano la realtà dei giovani che oggi frequentano la scuola: il progressivo allargarsi della licealizzazione che ha perso i suoi caratteri elitari sia sociali che culturali, la caduta delle acquisizioni di competenze tecniche, la sempre più ampia presenza di bambini e ragazzi provenienti da altri paesi.
    Tutto questo richiede un profondo ripensamento del che cosa e del come la scuola deve insegnare, perché solo così, non attraverso scorciatoie e semplificazioni, può avvenire quel rinnovamento che sappia fare della scuola la base umana e culturale di ogni persona.
    Il dibattito, a questo fine, dovrebbe essere ampio e articolato, con apporti di molte componenti e ricchezza di competenze.
    Il primo interrogativo che si pone riguarda il difficile bilanciamento tra materie umanistiche e formazione tecnico-scientifica. Soprattutto è da tener ben presente il fine della scuola, che non è quello di formare semplicemente dei lavoratori, bensì quello di creare degli uomini, sviluppando tutte le potenzialità possibili, per farne soggetti solidi ed equilibrati. A questo fine gli insegnamenti umanistici ed artistici costituiscono la base per la libertà e l’ autonomia di pensiero, per la creatività e la comprensione dell’altro.  Se l’insegnamento è unicamente finalizzato all’efficienza e al profitto nel lavoro, avremo forse macchine umane valide, ma poco libere e poco capaci di comprendere, ragionare, criticare, creare. Determinante è  imparare a confrontarsi con gli altri, con le fragilità proprie e altrui, saper evitare il conformismo e gli stereotipi, coltivare le capacità di dissentire e di assumersi delle responsabilità, formando i propri ragionamenti ed i propri giudizi in autonomia. Per questo la cultura umanistica è fondamentale, in quanto aiuta ad acquisire la capacità di astrarre, di porre dei dubbi, di superare le prospettive settoriali per più ampie visioni d’insieme. Le competenze tecnico-scientifiche devono rappresentare un bagaglio, sostenuto dalla duttilità mentale che permetta un continuo aggiornamento ed una costante capacità di continuare ad imparare per tutta la vita, indispensabile per i costanti e rapidi cambiamenti che sempre più avvengono in tutti i campi operativi. Per questo ed anche per il fatto che sempre più i problemi hanno portata mondiale e vanno affrontati con persone anche molto diverse, servirà quello che genericamente possiamo chiamare l’”umanesimo”, che sappia sostenere il sapere fattuale con la dialettica,  la sensibilità e la capacità di comprensione, con quella “finezza” personale ed intellettuale che solo il mondo dell’immaginazione e della creazione artistica sa dare.
        Messi a fuoco con chiarezza questi obiettivi da perseguire, allora i tablet possono diventare uno strumento importante, purché rimangano tali, cioè strumenti, capaci di fornire possibilità enormi e di aprire orizzonti sconfinati. Ma per questo non basta dotare dello strumento tecnologico gli scolari e gli studenti italiani, occorre creare percorsi didattici nuovi e validi, in cui il critico letterario, il filosofo, lo storico dell’arte ed altri ancora potrebbero diventare, insieme ai colleghi informatici e ai bibliotecari tecnologicamente preparati, protagonisti di veri e propri laboratori delle idee, laboratori virtuali, nella maggior parte dei casi, centri di formazione e diffusione del pensiero che, acquisito in modo più facile ed efficace  dai giovani,  possa dare un contributo stabile e duraturo alla vita del terzo millennio. Tutto questo, però, rischia di restare lettera morte se non si preparano in modo opportuno e completo gli insegnanti, se si continua a lasciare la didattica alla casualità, all’improvvisazione e all’attività individuale di docenti poco motivati per condizione economica e precarietà lavorativa, con conseguente perdita di prestigio e considerazione sociale.


domenica 7 ottobre 2012

Nave senza nocchiero in gran tempesta

Rosa Elisa Giangoia


Nell’opinione comune sempre più si impone l’idea che la democrazia sia un valore assoluto ed indiscutibile ed i media avvalorano il concetto che solo il volere della maggioranza, risicata o qualificata che sia, possa essere proficua per il paese, in quanto garanzia di legalità. Dobbiamo però ricordarci di aver imparato dagli antichi che anche la democrazia non è immune da degenerazione, per indicare la quale sempre gli antichi avevano individuato il termine “oclocrazia”. Anche se oggi questo vocabolo è quanto mai dimenticato, questa situazione è comunque storicamente possibile e si verifica quando i cittadini chiedono privilegi allo Stato e ottengono benefici a spese di tutti gli altri, ma, dato che la maggior parte fa la stessa cosa, si crea consenso e la situazione regge per un certo tempo. Naturalmente questo stato di cose non può durare e ad un certo punto si rendono necessari provvedimenti risolutivi. E noi ne sappiamo qualcosa…
             La soluzione che si è prospettata per noi è stata quella di una temporanea sospensione della democrazia, ricorrendo all’espediente di affidare l’esecutivo ad una squadra di “tecnici”. A queste persone, però, si potrebbe dare un altro nome, cioè “filosofi”, ovvero “coloro che sanno”, in una visione di complementarietà, in quanto, essendo oggi lo scibile sempre più ampio e complesso, si richiedono competenze settoriali specifiche, pur tutte ispirate al giusto e all’onesto. L’azione di governo di questa squadra è stata prospettata come temporanea, finalizzata a risolvere un momento di crisi, la cui soluzione in realtà, anche per una serie di concause internazionali, non pare così semplice e vicina come si poteva inizialmente supporre. Ed allora all’approssimarsi della scadenza elettorale si apre una situazione completamente nuova per la politica, soprattutto  per il vuoto lasciato dal fallimento delle ideologie del secolo scorso, che vanifica la contrapposizione degli schieramenti che per lungo tempo avevano avuto posizioni consolidate e fa emergere sempre più raggruppamenti intorno a personaggi dotati di capacità di aggregare consenso. In questa situazione  ci dobbiamo chiedere chi meglio potrebbe governare. Chi ha competenza e preparazione o chi, comunque sia, sa catturare consensi e viene eletto dal popolo? Il problema non è nuovo, anzi antichissimo, per cui per una riflessione personale proporrei la lettura di quanto Platone nella Repubblica (VI 488a) fa dire a Socrate: “Immagina che su molte navi o su una sola accada un fatto di questo genere: da una parte un capitano che supera per statura e forza fisica tutto l'equipaggio, ma è un po' sordo, ha la vista corta ed è provvisto di scarse conoscenze nautiche, dall'altra i marinai che litigano tra loro per il governo della nave, poiché ciascuno è convinto di dover stare al timone anche se non ha mai imparato l'arte della navigazione e non è in grado di indicare né il proprio maestro né il periodo in cui l'ha appresa, e per giunta sostengono che quest'arte non si può insegnare, anzi sono pronti a fare a pezzi chi dica il contrario. Essi stanno sempre attorno al capitano, pregandolo e facendo di tutto perché affidi loro il timone, e se talvolta riescono a persuaderlo altri invece che loro, li uccidono o li gettano giù dalla nave, e dopo aver reso innocuo il buon capitano con la mandragora, con l'ebbrezza o in qualche altro modo, si mettono al comando della nave consumando le provviste e navigano tra bevute e banchetti, com'è logico attendersi da persone simili. Inoltre lodano con i nomi di marinaio, timoniere ed esperto di nautica chi è bravo ad aiutarli nel comando usando sul capitano la persuasione o la forza, mentre biasimano come inutile chi non si comporta in questo modo; e non hanno neanche idea che il vero timoniere deve preoccuparsi dell'anno, delle stagioni, del cielo, delle stelle, dei venti e di tutto quanto concerne la sua arte, se realmente vuole essere un comandante, anzi sono convinti che, senza sapere né in teoria né in pratica come si guida una nave a prescindere dal volere della ciurma, sia possibile imparare quest'arte nel momento in cui si prende in mano il timone. Se sulle navi accadessero fatti del genere, non pensi che il vero timoniere sarebbe chiamato dall'equipaggio di navi così combinate acchiappanuvole, chiacchierone e inutile?» «Sicuro», rispose Adimanto.
«Pertanto», proseguii, «credo che tu non abbia bisogno di analizzare l'immagine per capire che raffigura la disposizione delle città nei confronti dei filosofi, ma comprenda le mie parole».       

         Meditare su questo testo, in cui si vuole criticare la pratica politica esistente nell’Atene del tempo, dominata dai retori e dai sofisti, il cui sapere consisteva esclusivamente nell’arte di manipolare il popolo, qui rappresentato dal capitano, non cattivo, ma debole, sordo e miope, sarà senz’altro utile in vista delle prossime elezioni, quando dovremo stare attenti a scegliere non chi sappia facilmente convincere, ma chi sappia guardare lontano, al di là della nave e delle sue relazioni interpersonali. Questi sono naturalmente quegli “ottimati” (non i filosofi “acchiappanuvole”!) a cui Platone (e con lui Cicerone e molti altri nel corso dei secoli) vorrebbero affidare il governo, che non rappresentano un’aristocrazia per nobiltà di nascita o superiorità di censo, ma persone dotate di elevatezza intellettuale ed onestà morale. Deve trattarsi di uomini e donne in possesso del vero sapere, ma anche capaci di risultare convincenti per raccogliere i consensi degli elettori, ai quali dovranno rispondere nel caso la loro azione non risulti fruttuosa ed utile alla collettività. Attenzione a non identificare questi saggi col governo dei professori, che hanno pur avuto il merito di far sloggiare i saltimbanchi e le ballerine, oltre ai licantropi del Nord. Questa scelta 'elitaria' richiede che ci siano come termini di riferimento  dei limiti che sono quelli stabiliti dalle Costituzioni e che si ancorano, nei paesi europei almeno..., al rispetto del quadro istituzionale e soprattutto ai diritti fondamentali della persona umana universalmente riconosciuti.
              E’ solo il voto di tutti i cittadini che può determinare queste scelte, di qui la necessità di ri-affezionarsi alla politica, di educare in primo luogo i giovani ad una scelta consapevole, oltre all’obbligo per tutti di affrontare il voto con serietà e ponderazione, sempre sperando che la nuova legge elettorale dia agli elettori maggiori poteri reali di scelta! Ma... dove sono i plotoni di volontari preparati ad insegnare ai Renzi e ad altri giovani aitanti la criticità a proposito della faciloneria nelle proposte politiche, della politica spettacolo, e ai giornalisti la voglia di approfondire i problemi e non solo di cercare il sensazionale ad ogni costo?



lunedì 27 agosto 2012

DOVE VA L'EUROPA?

Carlo Biancheri

Si fa molto parlare e scrivere su come uscire dalla crisi europea: le 'autorità' - si direbbe in linguaggio medievale - nell'Italietta contemporanea favoleggiano di una Europa federale, mentre l'astuta ragazza della Germania dell'Est, Merkel, fa baluginare col suo Ministro delle Finanze (la cui faccia  ricorda espressioni sinistre, già viste nella seconda Guerra Mondiale...) una non meglio precisata riforma dei Trattati europei. Tutti i commentatori, come già avvenuto per  i mercati finanziari, si esprimono senza incertezze, peraltro disponendo solo di vaghe conoscenze del meccanismo dell'Unione Europea e, anche, dei termini del problema.
Siamo lontanissimi dal periodo in cui a Bruxelles avevamo  Rappresentanti Permanenti assai ascoltati  in Coreper (la Segreteria del Consiglio), se non Ministri  nel Consiglio stesso. I nostri tecnici al Governo, dei giganti al confronto di chi li ha preceduti, erano già a Bruxelles all'epoca, ma non brillavano per inventiva (al di là delle famose decisioni sulla concorrenza); erano piuttosto inclini ad un atteggiamento burocratico: Question sur la méthode...si direbbe. Quando le idee scarseggiano, si segue la procedura...: la campana del convento suona tutti i giorni per la mensa, anche in tempi di crisi, e così si ripete quel che è stato tramandato, senza vissuto o valore aggiunto.
A nostro debol parere, per usare una espressione dei Promessi Sposi, un mattone, come lo ha definito il Bossi -il vate condannato con sentenza passata in giudicato, intendo, non il trota (quante ragioni ha Dante a ricordare: “Fatti non foste a viver come bruti...”) - andrebbero considerati i seguenti aspetti che non vediamo mai citati dai commentatori.
1. L'equilibrio europeo è un equilibrio delicato. Era più facile costruire una comunità europea dopo la tragedia della seconda Guerra Mondiale e i tedeschi, all'epoca, avevano solo bisogno di solidarietà. Le varie riforme dei Trattati, da Maastricht in poi, hanno rappresentato piuttosto una velleità per la macchinosità della costruzione istituzionale, del tutto priva di  aderenza alla realtà. L'Unione è composta di popoli diversi, con tradizioni contrastanti, popoli che poco si amano: si ha l'impressione che stiano insieme per necessità più che per scelta. La fraternità massonica e il diktat americano hanno portato ad allargare l'Unione troppo presto. L'adesione del Regno Unito, seguita dai Paesi scandinavi, ha segnato l'inizio della trasformazione europea in un'area di libero scambio e non di una Unione, con normativa comune ed istituzioni comuni. Le direttive comunitarie, anche quando venivano trasposte in ambito nazionale, lo erano in modo impreciso e contrastante da Stato a Stato, anche quando correttamente adottate (il Granduca del Lussemburgo, per anni, nel suo Granducato di 350.000 persone... ha semplicemente copiato il testo delle direttive..., salvo quando c'erano opzioni...), mai veramente attuate per la mancanza di controlli e di sanzioni adeguate e armonizzate. Per ovviare a ciò, nel settore dei servizi finanziari, il cuore del mercato interno, si è elaborata  la procedura Lamfalussy, che si proponeva di eliminare normative nazionali aggiuntive ed armonizzare le prassi di vigilanza e le sanzioni; c'è stata così una cessione di sovranità a favore degli organi di controllo comunitario, a scapito di quelli nazionali, col risultato di portare parzialità in sede comunitaria invece che armonizzazione e indipendenza. Tipico esempio è l'organo di controllo sulle borse, l'ESMA, dove per scelte politiche..., duce il Commissario Barnier, l'Executive Director è un'inglese/tedesca, messa lì per non disturbare la City e Francoforte. La prova provata è il comportamento timido dell'ESMA e le rispostacce alla Consob in materia di Agenzie di rating che ESMA dovrebbe vigilare...
Allo stesso modo l'allargamento dell'Unione ha attenuato le capacità di controllo e l'elaborazione comune mettendo insieme situazioni troppo diverse.
2. Storicamente l'Italia ha avuto il ruolo di ago della bilancia nell'ambito dei quattro grandi. Era anche un membro determinante del cosiddetto Club Med (Francia, Belgio, Italia e. solo in seguito, Spagna e Portogallo), che tanto peso ha avuto nell'elaborazione delle norme e prassi comunitarie. Ma le istituzioni le fanno camminare gli uomini e noi per oltre quindici anni siamo stati guidati  da un populista con background da piazzista, che prometteva 'liberi tutti' da tasse e doveri e l'arricchimento collettivo: le ragazze erano invitate a trovarsi un ricco per risolvere i loro problemi, la malavita faceva affari, la legge era allegramente violata da quelle che poi furono definite cricche che comprendevano anche cardinali, seduttori di seminaristi e coristi delle cappelle pontificie. A Bruxelles si andava con un occhio alla rassegna stampa nazionale, mica per affrontare i problemi europei. L'astuta ragazza dell'Est europeo, cresciuta sotto il fascismo rosso di Honecker, con la complicità di un cane sciocco franco/ungherese, del tutto digiuno della Storia e del ruolo della Francia, Napoleone a parte..., ne ha approfittato per smantellare la Commissione Europea, già indebolita dalla gestione pessima del lussemburghese Santer. Ha messo a capo un portoghese prodigo di parole, esperto in niente e sempre pronto a ricevere ordini dai forti. La ragazza era  ben lieta che il  vice Presidente italiano della Commissione fosse un uomo di peso come il giornalista della cronaca di Roma Tajani, berlusconiano di ferro o uno come Frattini che imparò un inglese stentato quando era commissario europeo. Il Governo italiano esprimeva posizioni umilianti. Non parliamo poi del  Ministro dell'Economia e delle Finanze, l'inquilino del caro amico finanziere Milanesi, che teneva i conti a posto (diceva lui...), ma che si è ben guardato da proporre riforme qualsivoglia per metter seriamente mano al debito pubblico che è anzi cresciuto! Ci ricordiamo ancora delle sue cartolarizzazioni e dei numeri che dava e delle teorie sulla globalizzazione che falsa il mercato a cui, sia detto per inciso, lui non si è mai opposto quando poteva farlo nel negoziato GATS, da ministro... Questa assenza dell'Italia dalla scena europea ed internazionale è durata troppo a lungo e ha favorito un'immagine disastrosa. Sono mancate proposte di mediazione, storicamente appannaggio dell'Italia (la teoria del mercato interno fu Craxi a farla passare a Milano nel 1985). La truffa Parmalat poteva costituire per l'Italia l'occasione per buttare sul piatto  delle discussioni internazionali la necessità di regolamentare la finanza, giacché vi erano coinvolti i maggiori intermediari internazionali che hanno poi patteggiato con Bondi per più di un miliardo e mezzo di Euro... Eravamo nel 2003. Risulta che sia stato fatto alcunché? Quanto tempo e quali uomini ci vorranno per ridare credibilità al Paese in quelle sedi?
3. L'assenza di un equilibrio tradizionale nell'Unione, grazie alle sparate dei vari Berlusconi, Aznar, poi Sarkozy nell'era dell'ex alcolizzato Bush (...) ha generato un nazionalismo che non esisteva nella costruzione europea e in Germania la consapevolezza del predominio, dopo aver beneficiato dell'aiuto comunitario nell'unificazione tedesca. La ragazza ha nominato a capo della Bundesbank un saccente quarantenne che ha fatto il suo apprendistato in apparati burocratici come l'FMI o il gruppo degli Sherpa per gli inconcludenti G20, oltreché nella Banca Centrale del Rwanda... (alla Banca di Francia era uno stagiaire).Si può comparare il giovanotto con un Tietmayer? Nei Paesi dell'Est, il Capo fa quel che gli pare e la ragazza ha deciso di metter a capo di un gruppo di fanatici (bisogna aver parlato con i dirigenti della Bundesbank..., la prima impressione è quella che ci sia necessità di avvalersi di uno psichiatra) il giovanotto che fa il politicuccio e che rispetto a quel che sa Draghi è uno studentello. Risultato disastroso. A questa situazione pregiudicata dove alla ragazza, che non conosce i problemi, ma è un'opportunista politica pura, non si può rispondere né con le mediazioni datate di Monti né con le teorie dei liberisti che propongono un'Europa federale. Chi lo propone ha mai parlato a un danese? a un finlandese? a un cipriota? e... a un inglese? Tutti insieme appassionatamente? Non è il caso di esser tanto ambiziosi...
4. Forse la via, più modestamente, è quella di far proposte pragmatiche nella consapevolezza che i tedeschi non hanno mai proposto alcunché per quanto attiene all'armonizzazione comunitaria, ma si sono sempre adeguati alle proposte altrui (che prima venivano dalla Commissione, ora  inesistente...) all'ultimo momento dell'ultima ora. La sola arma dell'Italia è quella di minacciare di far saltare anche il mercato interno se l'Euro non è difeso in modo equo (Visco ha ragione da vendere sullo spread, frutto della speculazione che va veramente combattuta). Se salta il mercato interno non danneggia anche noi? Forse ma non ci sono amici, bisogna prenderne atto:...à la guerre comme à la guerre...  

martedì 7 agosto 2012

Un silenzio assordante


Carlo Biancheri


In questo tempo di crisi economica che perdura e da cui non si esce con i sistemi abituali: un po’ d'inflazione, finanziamento di opere pubbliche, diminuzione dei tassi d'interesse per favorire l'accesso al credito, ecc.,ecc., Guido Rossi ha ricordato su “Il Sole 24 Ore” che Einaudi sosteneva che non si potesse uscire dalle crisi economiche senza valori morali. Personalmente non siamo dei fanatici del pensiero liberale che parte da un assunto non corretto dell'esistenza di un libero mercato dove la regola d'oro della concorrenza favorirà il miglior prodotto al miglior prezzo. Diciamo che il mercato perfetto è un'aspirazione escatologica ,la cui realizzazione richiede continue correzioni ed interventi. Abbiamo più volte ricordato Keynes che, a ragione, affermava, con buona pace degli sciagurati neo-liberisti, che un mercato senza regole è una giungla; regole che qualcuno deve far rispettare e con sanzioni adeguate: altro che Presidenti degli organi di controllo legati al potere politico od occulto! Vale per il nostro Paese, come per il Paese dei Gentlemen, il Regno Unito, sede di una raffica di scandali nel tempo (BCCI, Barings, London Metal Exchange, la nazionalizzazione della maggior parte delle banche che investivano in prodotti tossici e da ultimo ,la manipolazione del Libor), senza che si mettesse mano a interventi e controll i(tutt'oggi sul mercato mobiliare inglese, molto più grande del nostro, gli abusi di mercato sono un numero risibile: tutti onesti?). Anzi il Governo conservatore attuale sta smantellando la FSA, l'organo di controllo, per attribuire molti compiti di vigilanza alla Bank of England (notoriamente un centro studi di macroeconomia e produttrice di 'papers', ma digiuna di cultura della vigilanza, come i fatti hanno  ampiamente dimostrato) e smantellando il resto. Considerazioni non diverse possono esser fatte per la Repubblica Federale, dove l'organo di controllo tri-partito (per i settori banche, assicurazioni e borsa... fu istituito come vigilanza consolidata per copiare gli inglesi, gli stessi che ora  smantellano il sistema, in quanto inefficiente...), il BAFIN, è silente: il leit-motiv è che gli intermediari tedeschi non rischiano la loro rispettabilità infrangendo le norme... per chi ci crede... Forse la Deutsche Bank era corretta quando concesse, come capofila di un consorzio di banche 380 milioni di Euro a Parmalat, tre mesi prima che fallisse, erogandone 50 e trattenendo il resto a garanzia o in conto commissione (7%...), senza informarne il mercato? Quest'ultimo credeva che Parmalat fosse una società ancora buona, potendo ottenere prestiti da un consorzio di banche con  un Lead Manager come Deutsche Bank... Non ha, forse, conciliato con Bondi Deutsche Bank? Per filantropia?

     Parlavamo dei valori morali. Credevamo che qualcuno avesse in mente l'adagio evangelico: se il sale diventa scipito con che cosa si salerà...? E, animato da zelo, si rivolgesse al suo gregge, per quanto piccolo, incitandolo a dar prova di solidarietà, comportandosi egli stesso da pastore, pronto a dar la vita per il gregge...
Invece tutto tace.
     L'anziano Papa, malato, che riceve Napolitano in una strabiliante villa sotto un albero secolare in un giardino curatissimo, con vista  mozzafiato sul lago, a bere bibite... Si chiama Benedetto, ma non risulta che colui di cui porta il nome, pur di nobile famiglia romana, si concedesse questi trattamenti negli eremi di Subiaco: il caldo il Santo Padre Benedetto l'avrà sentito tutto e anche il freddo. Certo San Pietro non era il migliore degli Apostoli e, a leggere il Vangelo, neppure il più fedele, ma è stato scelto a pascere gli agnelli... e occorre sospendere il giudizio. Tuttavia, resta il fatto che il popolo di Dio, quella plebe... cui il Concilio nella Costituzione Lumen Gentium attribuisce tanto peso, definendo la Chiesa un popolo e non una Gerarchia... non è particolarmente lieta che in una crisi come questa il Papa si limiti a dire che non di solo pane vive l'uomo, perché gli si potrebbero ritorcere contro cento citazioni evangeliche sulla Giustizia, sulle opere di misericordia, sull'amore del prossimo, sul fatto che uno solo è il Signore e voi siete tutti fratelli. E' possibile che un papa bavarese, malato, è vero, circondato da gente dell'Opus Dei che lo consiglia malissimo, come si è visto con Gotti Tedeschi che ha fatto scrivere nell'Enciclica Caritas in Veritate una sciocchezza sulla speculazione finanziaria, definita un male in sé..., e che contraddice, nel suo manicheismo, sia la Populorum Progressio (che critica il profitto come motore 'essenziale'!) che la Gaudium et Spes, che parla di autonomia relativa delle realtà create, non senta l'esigenza di dire ai bavaresi che si fregiano del nome di cristiani (cristiano sociali), ma anche alla CDU (cristiano democratici), che non c'è nulla di cristiano nel non essere solidali, avendo per giunta beneficiato della solidarietà altrui per molti anni: da ultimo nell'unificazione tedesca? Non pensa che vada ricordato che chi dice di amare il Dio che non vede e non ama il prossimo che vede, è falso? Non siamo  noi a dirlo è San Giovanni Apostolo... Non è forse un suo preciso dovere gridarlo? Neppure Agostino era così indifferente alle prevaricazioni e alle ingiustizie del suo tempo... O forse lui preferisce gli pseudo-teologi agostiniani alla H.I. Marrou che con la teorica delle due città e delle due Storie (della Salvezza e umana), se ne infischiano della Storia umana, quasi fosse estrinseca a quella della Salvezza. Come Plotino diranno: fuggiamo al Padre, perché la realtà creata è una decadenza da superare... E il Genesi V?
Mentre il Papa tedesco tace, lontano dal destino del Sud dell'Europa e più interessato forse a 'San' Lutero come lo ha chiamato da ultimo, in Germania..., la Conferenza episcopale italiana è scomparsa. Ci eravamo così abituati agli interventi giornalieri su come debbano organizzarsi i partiti politici e i cristiani presenti nella vita pubblica, fino a prefigurare vere e proprie alleanze, contraddicendo  quanto scrive la Gaudium et Spes sul ruolo dei laici in politica. Se si toglie questo tema diventano forse afasici? Non sono interessati al Kerygma? Non sentono l'esigenza di incontrarsi con i vescovi europei per favorire la comprensione tra i cristiani europei  e per combattere gli egoismi nazionali, peraltro ingiusti? O forse il Bagnasco discepolo di quel Siri, che soleva dire che la Chiesa è un'azienda (!), pensa che sia opportuno stare sotto-coperta?
Parlavamo dei valori. Leggiamo nell'Antico Testamento: mi servirò di Ciro (per realizzare il mio disegno...). La crisi è grave ma quella morale ancora di più. San Gregorio Magno, lo abbiamo già ricordato, fedele discepolo di San Benedetto dice di lui nei Dialoghi: non predicò diversamente da come visse. E' il tempo del silenzio... delle vesti di sacco... forse..., ma ci si allontana da una miniera/tradizione culturale enorme di cui l'attuale gerarchia cattolica è del tutto ignara per incultura ed incapacità.


martedì 3 luglio 2012

Recensione ad HABEMUS PAPAM di Paolo Farinella

Rosa Elisa Giangoia

Habemus papam (Il Segno dei Gabrielli, San Pietro in Cariano (Verona) 2012), romanzo storico-teologico, tinto di giallo, di don Paolo Farinella, sacerdote genovese che leva la sua voce da profeta biblico nei confronti  della Chiesa e del mondo politico attuale, è una rielaborazione ampliata del precedente Habemus papam, Francesco (Editoriale Delphi, Milano 1999), con l’aggiunta di numerosi riferimenti a fatti e personaggi dell’ultimo decennio, in quello spirito di lettura critica della realtà, che contraddistingue don Farinella nei suoi contributi giornalistici ed in rete.
     Ma questo romanzo è ancora una volta il tentativo di immaginare e raffigurare quel che può avvenire in un conclave, spazio interdetto a tutti coloro che non siano cardinali elettori del Pontefice. Questo luogo ed ambiente ha creato in tempi recenti suggestioni letterarie con il romanzo Conclave di Roberto Pazzi (Frassinelli, 2001, ristampato da Barbera nel 2012) e cinematografiche con la pellicola Habemus Papam di Nanni Moretti, entrambi con spirito ed intendimenti profondamente diversi dal romanzo di don Farinella. 
           La voce narrante di questo romanzo immagina di avere il privilegio di assistere al conclave, essendo stato ammesso in via eccezionale, sebbene semplice sacerdote, in quanto segretario del cardinale Passalacqua, arcivescovo di Genova, bisognoso di assistenza per le precarie condizioni di salute.  Questo prete della Chiesa genovese, alter ego di don Farinella, ha così modo di constatare, con meraviglia e stupore, che nel conclave, che si svolge alla morte del papa polacco Stanislao I, nel giorno di Natale dell’ultimo anno del secolo e millennio scorso, i cardinali, diventati inconsapevolmente strumenti di un’azione misteriosa e miracolosa dello Spirito Santo, si ritrovano ad aver riposto nell’urna tutte le schede con su scritto, indipendentemente dalla loro individuale volontà, il nome di Giovanni Battista Sciaccaluga, un povero parroco dell’entroterra genovese a tutti sconosciuto, ma che accetta ed assume il nome emblematico di Francesco I, fortemente programmatico di un totale rivolgimento e rinnovamento della Chiesa, in spirito di povertà ed aderenza al Vangelo.
     Infatti, nel primo giorno del nuovo secolo e del nuovo millennio, nella solenne celebrazione in Piazza San Pietro, con un ampio ed articolato discorso urbi et orbi, che lascia attonito il mondo e getta nello sconcerto i cardinali e tutta la Curia, il nuovo papa si spoglia di tutti gli averi ed i privilegi tradizionali, abolisce di fatto il Vaticano, per essere un semplice sacerdote, che dimorerà a Roma in una parrocchia povera di periferia, ma soprattutto percorrerà le strade del mondo, senza seguito, né pompa, né apparato, per predicare il ritorno all’autenticità delle sorgenti evangeliche.      L’illusione di rinnovamento, però, è brevissima: “il settimo giorno dopo Natale, il settimo del pontificato, il primo giorno del terzo millennio, Papa Francesco I morì, non per volontà divina né per sua responsabilità” (p. 273). In seguito a quest’evento, il segretario del cardinal Passalacqua, diventato nel frattempo segretario del nuovo Papa, si ritrova, senza saper come e perché, nel Monastero Qarantàl, nel deserto di Giuda, vicino a Gerico, scenario, secondo la tradizione, delle tentazioni di Satana a Gesù. Qui, molti anni dopo, in tarda età, scriverà le pagine di testimonianza dell’evento straordinario a cui aveva assistito, che rimarranno sepolte in un astuccio di pelle tra le pietre del deserto, finché un pellegrino non le scoprirà e consegnerà ad un editore per renderle di pubblico dominio.
    L’impianto narrativo fa sì che questo romanzo si possa annoverare nel filone del “manoscritto ritrovato”, espediente ampiamente utilizzato dal Manzoni in poi, nonché nella sequenza dei romanzi che hanno come intento il mettere in discussione il papato e l’organizzazione della Curia Romana,  tra i quali si possono ricordare L’avventura di un povero cristiano di Ignazio Silone (Mondadori, 1968), testo tra il narrativo ed i drammaturgico, ispirato alla vicenda del sofferto pontificato di Celestino V, e Roma senza papa di Guido Morselli (Adelphi, 1986), che delinea un mondo di valori capovolto con il trasferimento della sede papale a Zagarolo, ma anche tra quelli che intendono proporre un modello di profondo rinnovamento spirituale, come Il quinto Evangelio di Mario Pomilio (Rusconi, 1975).
     Ma credo che a don Farinella poco importino rapporti e parentele letterarie, anche se sovente dimostra buona memoria del Manzoni, in quanto il vero intento del suo romanzo sta nella sferzante polemica contro la Chiesa ed i recenti protagonisti della classe politica italiana, tanto da dichiarare “che ogni riferimento / a situazioni e persone / è semplicemente voluto”.
     Questo lo porta a scrivere parole di critica severa nei confronti di Papa Stanislao I e del cardinale Patzinger, dietro i cui nomi è ben chiaro chi si celi, i quali, a suo giudizio, “distrussero la Chiesa, smembrandola in riserve di caccia privilegiata a beneficio di gruppi e istituti che volevano solo cancellare il Concilio Vaticano secondo e ritornare alla Chiesa pre-tridentina, illudendosi di potere ricreare la christianitas, cioè società civili i cui governi dipendessero dalla gerarchia ecclesiastica, cioè da loro.
     Per la prima volta nella storia della Chiesa lo scisma si consumò per opera e impegno della gerarchia che si separò dal suo popolo e s’incamminò tra le braccia di satana, rappresentato dai governi compiacenti e immorali che essi sostenevano e appoggiavano. Nacque la nuova Chiesa: acèfala” (pp. 15-16).
     Questo avviene soprattutto in Italia, per l’acquiescenza della gerarchia ecclesiastica nei confronti del Presidente del Consiglio. “Il suo nome è Milvio Merlusconi, degenere e corrotto fin nel midollo delle ossa nella vita privata come in quella pubblica. Corruttore di tutto ciò che toccava, prostituì se stesso e le istituzioni che indegnamente rappresentava travolgendole nella sentina maleodorante di cui questo individuo era impregnato.
   Corruppe minorenni che usò come merce di piacere, e come Caligola nominò senatore il suo cavallo, egli fece nominare ministre e deputate, donne compiacenti, notoriamente prostitute, e uomini servili delle sua corte di satrapo vizioso.
    Tutto questo avvenne sotto gli occhi ciechi e la compiacenza della gerarchia ecclesiastica che si arrampicò sugli specchi per richiamare senza condannare, per parlare senza dire nulla” (pp. 29-30).                  Della situazione della Chiesa don Farinella attribuisce pesanti responsabilità all’attuale Pontefice: “Il cardinale Joseph Patzinger, capo dell’ex Sant’Uffizio durante quasi tutto il pontificato di Stanislao I, uomo fragile psicologicamente, parteggiò e appoggiò senza remore i “continuisti” e combatté senza esitazione i “discontinuisti”, ponendo le basi per una frattura più grande nella Chiesa di cui egli porta tutta la responsabilità sulle sue spalle e di cui dovrà rendere conto davanti al tribunale di Dio” (p. 143).
       Molte delle critiche che don Farinella muove alla Chiesa e all’assetto politico italiano degli ultimi decenni ci trovano concordi, essendo posizioni sovente già sostenute anche in questo blog, in particolare  nella prospettiva profetica di una maggiore sobrietà ed autenticità evangelica della Chiesa, che auspicheremmo veramente capace di realizzare nella storia quanto stabilito dai documenti del Concilio Vaticano II e in grado di liberarsi dalle connivenze politiche onde essere davvero “sale” per la realizzazione dei valori della pace e del bene comune.
    Meno condivisibile, invece, sul piano storico e teologico, quanto significato dall’intreccio narrativo che don Farinella costruisce per dar corpo all’intera vicenda. Innanzitutto, l’intervento miracoloso dello Spirito Santo nella Storia, che seppure invocato ripetutamente con il Veni, Creator Spiritus, dovrebbe agire in modo più sottile, coperto e lento, plasmando le coscienze e le mentalità. Ma a lasciar perplessi è soprattutto la conclusione, con l’improvvisa morte di Papa Francesco I, dovuta al fatto che “Quella notte le potenze del demonio si scatenarono e ordinarono ai loro servi cardinali e curiali di porre rimedio e di impedire che la Profezia e Vangelo ponessero la tenda di Giacobbe nella Chiesa che doveva restare il postribolo del mercimonio e il covo di ladri di sempre… Gli sventurati risposero” (pp. 272 – 273).
      Questa soluzione narrativa, infatti, pare prospettare una sostanziale sfiducia proprio nell’intervento stesso dello Spirito Santo nella Storia, la cui straordinaria e plateale azione sembrerebbe aver scombinato il corso degli eventi inutilmente, immediatamente vanificata dalle forze del male, capaci di prevalere, riportando la situazione allo status quo. A riproporsi è quindi una visione dualistica, improntata alla negatività della Storia e della Creazione, visione a cui è improntata anche la teologia dell’attuale Pontefice Benedetto XVI, dichiaratamente agostiniano, che non può essere quella positivamente costruttiva della Storia, come proprio la dinamica storica della cultura del cristianesimo ha dimostrato con la capacità costruttiva del Tomismo, a tutto svantaggio della linea agostiniana.
      Il rinnovamento della Chiesa, che auspichiamo e per cui ci sentiamo impegnati, può avvenire certamente solo attraverso un riaccostamento alle fonti evangeliche, insieme alla ripresa e alla realizzazione dei documenti del Concilio Vaticano II, ma senza attese miracolistiche, piuttosto con l’impegno in una elaborazione teologica, capace di costruire un pensiero fiducioso ed attento nei confronti della creazione, di cui si sappia mettere in luce la positiva bontà, e soprattutto in grado di insegnare all’uomo a costruire se stesso come uomo vero nella pienezza della sua natura, che solo nel bene e nel buono può trovare la sua autentica completezza e realizzazione. Questo vuol dire aver fiducia nell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, dotato di ragione ed intelligenza, ma implica anche un impegno costante e capillare per far crescere la consapevolezza, far maturare nuovi orientamenti e delineare una rinnovata positiva configurazione dell’uomo stesso nella Storia.

mercoledì 27 giugno 2012

IL CONTADINO DELLA GARONNE

Carlo Biancheri

Assistiamo attoniti, nello scenario europeo, ad un balletto di incontri e iniziative talune, all'apparenza, 'amatoriali' (anche per quanto attiene all'organizzazione: alla Farnesina, sembra che non funzionasse l'aria condizionata con un caldo sahariano, malgrado l'efficientissimo funzionario Terzi...), foriere di proposte la cui   attuazione è dilazionata nel tempo e quindi inefficace.Fatto inedito, il presidente degli Stati Uniti, definito light truck da chi se ne intende..., ha telefonato al presidente Monti per avere lumi prima del vertice europeo,per eccellenza.Ai suoi occhi Monti dovrebbe essere il mediatore nell'Unione Europea...
Maritain insegnava a fare come i contadini della Garonne, cioè a metter i piedi nel piatto, a parlar chiaro, il contrario di quel che fà Monti che sembra esser un allievo dei Gesuiti, rispettoso delle gerachie (dei paesi), attendista, indiretto; come nella DC di altri tempi, chi diceva le cose direttamente era un neofita... e i  risultati li abbiamo ben visti.
Da diversi lustri, in Italia, criticare la costruzione europea - euroscettici a parte di cui parleremo in prosieguo - era come parlar male di Garibaldi nel Risorgimento. La stessa fede acritica anche dinanzi a sciocchezze che si stavano realizzando: armonizzazione di aspetti non rilevanti, compromesso che svuotava le proposte originarie, mancata attuazione della normativa comunitaria in modo uniforme negli Stati membri enforcement del tutto inefficiente, vigilanza disomogenea, burocratismo... Anche l'Euro fu costruito 'illuministicamente': facciamo la moneta e il resto seguirà... Bisogna dire che la ex ragazza dei Paesi dell'Est Merkel, cresciuta con un Honecker stalinista/ hitleriano, apprezzatissimo dall'URSS, è riuscita a formare una Commissione Europea di amebe ,con al vertice un portoghese emotivo  che non conta nulla, un francese al mercato interno, tipico funzionario  obbediente a 'vuolsi così colà dove si puote...' ,che doveva portar avanti le alte strategie per la piena attuazione del mercato interno dell' 'ungherese' Sarkozy, la Kroes obbediente  ai grandi gruppi bancari e alla  multinazionali olandesi, Tajani giornalista di vaglia per la cronaca romana, mi pare... Dalla Commissione, nei momenti difficili, non è stato proposto un bel niente... Il re del Belgio, poi,ha presentato una specie di Mr Bean,Van Rompuy, per metterlo a capo del Consiglio UE (non il Consiglio d'Europa, come lo chiama il Vice-Presidente della Camera Lupi, che non sa nulla!); questo signore viaggia in tutto il mondo, ma non si comprende bene che faccia e cosa dica e a nome di chi.
Poi c'erano gli euroscettici, che raccoglievano un'ampia platea dai liberisti ad oltranza, discepoli di quella pazza 'commerciante' della Tatcher e di Reagan, predicatori di un sistema americano malfunzionante  anche lì..., e avversari dell'Europa delle burocrazie. Come i singoli Stati di piccole/medie dimensioni avrebbero potuto affrontre lo scenario mondiale non pareva chiaro neppure a loro... Strana la sintonia di questi con tante posizioni della sinistra sindacale, ex-pciota, educata alla disciplina di partito e manichea nella critica alle banche in quanto tali: forse l'economia dovrebbe esser quella del baratto e del posto fisso anche se improduttivo...? Chi lo paga? Beh... non perdiamoci nel dettaglio ,si è già visto chiaramente con un livello del debito pubblico al 120% del PIL...
Dimenticavamo che, a grande richiesta, è ricomparso sul palcoscenico il bunga-bunghista, con le sue amazzoni gheddaffiane, per predicare l'uscita della Germania dall'Euro  o dell'Italia..., a fasi alterne! Ha fiutato aria di pasticcio: piatto ricco mi ci ficco.... e ricomincia con le sue ricette, ottime per il bunga-bunga ma per il resto, non siamo sicuri... Basti al giovanotto, considerato che vivrà fino a centoventi anni..., sapere che con un debito denominato in Euro e non propriamente piccolo... ogni uscita sarebbe esiziale...Vediamo già ora come la speculazione finanziaria ci fà ballare...
Qual è il problema? E la proposta?
Dalla crisi finanziaria globale, tutta anglosassone, ma nella quale hanno buone responsabilità intermediari globali come Deutsche Bank, ING, le principali banche svizzere e orientali ed altri..., e gli inetti governi occidentali, non è stato posto alcun serio freno ai mercati finanziari, privi di seria vigilanza..., e ai centri off-shore, pseudo-Stati, elusivi della regolamentazione prevalente in sede internazionale. Negli Stati Uniti il 'fuori borsa' è, a tutt'oggi (!), quasi del tutto de-regolamentato né vigilato (...), pur avendo un impatto fortissimo sul mercato per contanti (cash) e su quello dei prodotti derivati.
Gli strumenti finanziari tossici continuano a circolare in America ,perché ci si basa solo sulla famosa anti-fraud provision che è veramente poca cosa per controlli preventivi, come si è visto per gli scandali Enron, Worldcom, Madoff ecc..., succedutisi negli anni; non c'è controllo,  né autorizzazione allo strumento finanziario collocato tra il pubblico...: caveat emptor, altro che protezione per la parte debole nel contratto di investimento!
Il mercato dei capitali è globale grazie agli insipienti accordi OCSE e Gats sul movimento dei capitali, liberalizzazione senza controlli, in pratica...(il Tremonti ora critica quel che lui favorì ed approvò come Ministro!), senza un organo giudicante efficace ma solo arbitrati... con i giudici scelti dai litiganti...
Al G20  si parla di oves et boves et universa..., ma non si affrontano seriamente questi temi...
In Europa Monti, il professore/mediatore, non osa dire chiaramente (evidente era il nervosismo a Roma di Hollande per la posizione italiana...) alla  ex ragazza del tempo di  Honecker, abituata a considerare gli altri uno strumento per la propria affermazione e non 'persone', che la Germania trae tutti i vantaggi dalla presente situazione e che quando ci fu l'unificazione ,i tedeschi dell'Ovest furono enormemente aiutati (lei era dall'altra parte!)  da quei superficiali, vanitosi degli italiani che credevano, contro inglesi e francesi, di meritarsi la loro gratitudine eterna (esattamente come credeva il cialtrone Mussolini, entrando al loro fianco, nella seconda guerra mondiale...) per aver favorito il change-over sotto la loro presidenza UE. Non solo, i tedeschi sono stati pure finanziati coi soldi della BERD  e non han rispettato il patto di stabilità, quando hanno voluto...
Il mediatore, circondato da ministri/professoresse del tipo Archimede Pitagorico o da bancari (...) che dovrebbero valutare il merito di progetti industriali e favorire lo sviluppo (credevo che i bancari si preoccupassero principalmete di garanzie per il rientro del debito... ; forse Cuccia, soltanto, era capace di  valutare gli investimenti...) si guarda bene dal minacciare di rimettere in discussione il mercato interno e le libertà del Trattato (movimento di persone, di beni, inclusi i capitali, e servizi con controllo del Paese di origine) o di usare clausole di salvaguardia, peraltro previste per situazioni eccezionali; questo è il solo argomento da usare non la minaccia dell'uscita dalla moneta, a fronte di un paese solido come la Germania. La mancanza di coraggio consiste nell'incapacità di dire che se non c'è solidarietà (la ex ragazza a Roma ci spiegava che lei ha la Corte di Karlsruhe e che non può aiutare le banche spagnole perché non le controlla: bella idea della solidarietà comunitaria!) allora va ridiscusso l'intero meccanismo europeo. Il giocattolo si rompe? A la guerre comme à la guerre, dicevano i francesi. Non serve ricevere il bacio di Giuda quando si rappresentano milioni di persone che affidano il loro destino alla negoziazione di un accordo equo.
Forse si è attribuito troppo potere per troppi lustri alle confratenite..., alle 'persone per bene' cooptate..., alle 'scelte condivise' et similia: i gruppi chiusi ripetono le stesse litanie e riti e non si accorgono che il re è nudo.
Ha ragione Maritain bisogna mettere i piedi nel piatto come il contadino della Garonne. Ma ci vuole coraggio!

mercoledì 16 maggio 2012

FATTI NON PAROLE

Carlo Biancheri

Gli ultimi avvenimenti  riguardanti la situazione economica  in Italia e in Europa e il buco sul mercato degli strumenti finanziari derivati della JP Morgan richiedono qualche riflessione.
I commenti che si leggono, generalmente, sulla stampa o quelli televisivi, sono improntati per lo più ad approssimazione ed errori grossolani anche da parte di giornalisti che passano per essere  autorevoli. Una volta di più la mancanza di approfondimento, la supponenza che  porta i commentatori ad avventurarsi su temi che non padroneggiano, non può che favorire la disinformazione dell'opinione pubblica in un momento molto delicato.
Facciamo qualche esempio. Su Rai News il Corradino Mineo  vuole a tutti i costi sostenere che la Germania può uscire tranquillamente dall'Euro, senza rilevanti costi economici (ipotesi  divulgata dal vice-Direttore de  “Il Sole 24 ore”, già corrispondente dagli Stati Uniti e spesso distintosi per interpretazioni infondate) oppure che fà un Euro del Nord; udite, udite...con chi? Con la Repubblica Ceca (...) o con la Danimarca ... che non aderisce all'Euro! Roba da strapaese o tipico di chi interpreta il mondo visto dalle Puglie o al massimo da Roma o da Parigi, “o cara...” dove è stato corrispondente Rai... da giovane. Che affidamento può dare per il resto delle informazioni?
Del Mentana su La 7 abbiamo già detto: annuncia con voce tragica che lo spread è salito... magari anche quando nello stesso giorno sono stati collocati titoli pubblici a tassi d'interesse inferiori al precedente collocamento sul mercato primario che è ciò che conta... Non parliamo delle Agenzie di rating. Pochissimi ricordano che gli azionisti di queste Agenzie sono i maggiori intermediari mondiali, ad esempio Goldman Sachs..., che quali che siano le regole che debbono seguire nella procedura di formazione del giudizio di rating - tra l'altro non è del tutto vietata la pratica di essere al tempo stesso consulente di un emittente e poi formulare il giudizio di rating! -sono in palese conflitto d'interesse per il semplice fatto che l'azionista di riferimento ha effettuato investimenti in una valuta piuttosto che in un'altra e puta caso può avere interesse a dare una botta all'Euro. Chi si ricorda il furore con cui inglesi, tedeschi, Bundesbank inclusa (!), ma anche francesi e Banca d'Italia vollero che le agenzie di rating, da  nessuno controllate, incluso negli Stati Uniti..., entrassero alla grande nella normativa comunitaria? Qualcuno, a parte gli addetti ai lavori, sa che i requisiti patrimoniali degli intermediari, in soldoni il capitale, varia a seconda del rating dei titoli che  detengono in portafoglio?  E il grande argomento nella Mifid contro la trasparenza del mercato secondario delle obbligazioni (adesso si è capita la necessità di reintrodurla...) ? La risposta era: ci sono le Agenzie di rating... anche dopo il glorioso comportamento di Standard and Poors su Parmalat... nel 2003! Ora sono controllate dall'ESMA, l'Autorità di controllo europea sui mercati mobiliari, quella che, da ultimo, ha preso a male parole la Consob, che aveva scritto per lamentarsi dell'approssimazione sui rating sovrani. L'Executive Director è inglese..., il presidente è olandese... e la Consob non fà neppure parte del Comitato Esecutivo dove siede invece un lussemburghese, rappresentante di un  grande Stato membro, 500.000 abitanti complessivi (...), che vive in quanto paradiso fiscale e senza vigilanza effettiva...; o il rappresentante della più popolosa Austria, un gigante di  ben 8 milioni di abitanti...?
Perché l'ABI invece di gridare al complotto sul declassamento delle 26 banche italiane, complotto che, peraltro, esiste  da tempo con la speculazione sfrenata sui mercati, in un quadro di totale liberalizzazione dei movimenti di capitali, non chiede la modifica immediata della normativa comunitaria sulle Agenzie di rating ai suoi deputati peones, nel Parlamento Europeo? Perché l'ABI stessa non si rivolge  al Governo per chiedere a Monti, visto che è stato invitato da Obama ad introdurre il dibattito alla prossima riunione del G8 (vi immaginate il Presidente del bunga-bunga farlo?) sui temi economici (intendiamoci non è nulla di epocale come ritengono i commentatori italiani...) di formulare la  proposta di vietare i  naked CDS (Credit Default Swaps)? Questi sono i fatti, non le teorie alla Obama che vuole, dopo lo scandaletto JP Morgan, maggiore regolamentazione (ha aspettato qualche annetto...). Nomina, però, la Mary Shapiro presidente della SEC,  non competente di mercati finanziari (è stata sì Presidente della CFTC,  ma senza capire il meccanismo degli strumenti derivati che doveva controllare, poi è passata al NASD, ma sempre per motivi  di appoggi politici, una giurista ammanicatissima col Congresso...). Del resto noi non abbiamo forse un esperto di contabilità pubblica Presidente della Consob? Non avevamo un giudice della Corte dei Conti, ora passato alle Ferrovie dello Stato Presidente della Consob? All'evidenza si dicono sciocchezze quando non si ha familiarità con certi temi. “Non bisogna sottostare alla dittatura dello spread”, frase cara al Tremonti..., ha detto Vegas. Che significa? Nulla, semplicemente... Se devo raccogliere denaro debbo farlo sul mercato dove si raccolgono i capitali e dove ci sono gli spreads.
E allora non è il caso che le anime belle, i tenori del liberismo economico alla Monti, alla Bonino, alla Martino per intenderci..., che per anni sono stati paladini del liberoscambismo economico senza restrizioni e che si sono sempre opposti a tutte le regolamentazioni e ad un sistema di vigilanza serio e non burocratico, non comincino a riflettere sulla necessità di por mano agli eccessi (per esempio, perché l'Italia nel G20 non propone di finirla di lasciar campare i centri off-shore che non cooperano e che sono fonte di opacità e di turbolenze sui mercati con gli Hedge funds deregolamentati...)? Perché non si affronta di petto il problema di veicoli societari come i trust, dove si celano tutte le frodi perché non trasparenti? Perché le banche internazionali o almeno quelle  di impatto sistemico possono mettere fuori bilancio le posizioni in strumenti derivati, come nel caso di JP Morgan? Qui sta il confine politico e di questo si dovrebbe discutere. Invece si fà una confusione tremenda che porta gli estremisti ad assumere posizioni manichee per cui le banche sono un male in sé e non strumenti necessari al mercato di capitali, senza i quali l'economia torna al baratto!
Abbiamo assistito alla Conferenza stampa Hollande-Merkel: forse il presidente francese riporterà la Francia al cuore dell'Europa, dopo la parentesi di 5 anni di uno sciagurato di origini ungheresi che di Europa occidentale non sa nulla... ed una cancelliera tedesca educata sotto il regime di Honecker che ha disumanizzato i giovani rendendoli cinici ed aggressivi, per motivi di sopravvivenza..., come peraltro avvenuto in quasi tutti i paesi dell'Est.