Rosa Elisa Giangoia
La politica
della pietà, come ha teorizzato Hanna Arendt, ha caratterizzato la
Rivoluzione Francese, radicandosi poi nella concezione nata con Rousseau, che, nella
sua convinzione antiilluministica, passata nella prassi politica di
Robespierre, riteneva che la libertà dell’uomo “naturale” risiedesse nel libero
e spontaneo gioco delle passioni, ostacolato, invece, dalla ragione. Sarebbe
dunque la ragione a rendere l’uomo egoista e malvagio, mentre la reazione
emotiva spontanea alle sofferenze degli altri, e perciò “naturale”, spingerebbe
a identificarsi con chi soffre.
In
questo modo la compassione sembrerebbe diventare sinonimo di bontà. Ma questa
concezione nasce semplicemente dalla
ripugnanza nei confronti di un dolore contemplato comunque dall’esterno, a
distanza, come uno spettacolo, e considerato appartenente a un’entità astratta
nella sua universalità, quella del popolo, dei malheureux, dunque spersonalizzato. Non siamo quindi di
fronte a un sentimento di compassione, ma di pietà, indirizzata ad una massa
indistinta, per cui non ci si fa carico degli altri e non c’è partecipazione
personale alle sofferenze.
La compassione, invece, indica un rapporto
personale, come dice il vocabolo stesso (dal greco συμπἀθεια = condivisione del sentire). Essa,
infatti, a differenza della pietà, ha come oggetto sempre il singolare e il
particolare, ossia i singoli esseri sofferenti, nella loro situazione specifica
e concreta, in una relazione interpersonale in presenza per cui non la si può
provare per una collettività generalizzata e lontana, nei cui confronti si può
avere solo pietà che predilige l’espressione retorica alla prassi. Di qui
deriva l’atteggiamento del marxismo di prefigurare la liberazione degli
oppressi, affidando ad una classe (quella operaia) il ruolo demiurgico di
salvare l’umanità. Anche nel marxismo c’è pietà e non compassione. Della
compassione è invece figura emblematica quella del buon samaritano della
parabola evangelica, per cui la compassione diventa elemento determinante del
cristianesimo.
Esemplificato sulla pietà, e non sulla
compassione, è l’atteggiamento del M5S, che a Rousseau si ispira, in
particolare con il reddito di cittadinanza: infatti, con questo provvedimento, manifestano
solo pietà (con tutto il suo carico declamatorio) per i meno abbienti, ma in
modo astratto, senza vera partecipazione, con disinteresse nei confronti dei
beneficiari, avendo elaborato un meccanismo di sussidiarietà che può
rappresentare solo un’occasione di ausilio momentaneo, ma incapace di cambiare
in modo duraturo e significativo il destino di quelli che la Rivoluzione
Francese definiva maleureux.