lunedì 29 giugno 2015

IL CASO GRECO

Carlo Biancheri
   Il disastro cui assistiamo richiede qualche riflessione.
   Suggeriamo di tralasciare i dibattiti demenziali gestiti da conduttori incompetenti in tv: c'è da preoccuparsi dell'avvenire di questo paese ... Sii un po' meno furbo e un po' più intelligente, diceva Scalfari a Renzi ma questo vale ancor più per tanti altri politici ...
   Bisogna pur riconoscere che la gestione dell'Europa è stata affidata ad una confraternita ... di gente tecnica, più che altro esperta di procedure comunitarie e non degli argomenti trattati dalla legislazione, anche se non priva di intelligenza. La linea è sempre stata quella di non dispiacere ai più forti (Germania / Francia e, per i servizi finanziari, il Regno Unito). In ogni direttiva si è sempre cercato il compromesso, situato, il più delle volte, a livello di pasticcio, generando una legislazione farraginosa e sovente inapplicabile. I Commissari davano la linea politica (ad esempio, Bolkestein, Monti, McCreevy, liberisti nel mercato interno) mentre i funzionari preparavano i testi, servendosi di veline che giungevano da industria e da certi uffici studi, quanto mai sospetti. Se la presidenza di turno al Consiglio era in grado, tecnicamente, poteva influire un po' sul testo ed orientarlo, con potere di iniziativa col Consiglio e Parlamento ... Ma anche qui i Ministri, specie da noi, volevano la medaglia per l'approvazione delle direttive, accettando compromessi al ribasso ... La presidenza della Commissione, duce l'asse tedesco-francese, con influenza dominante della mediatrice sistematica Merkel, è stata affidata, con l'eccezione di Prodi, a sottoposti (non è il caso di Junker ...) provenienti da piccoli stati: Lussemburgo (due volte), Portogallo, cioè a individui controllabili (gli studi sotto Honecker a qualcosa sono serviti ...) mentre il Consiglio era affidato prima ad un belga, poi ad un polacco ... neofita e sodale dei tedeschi ... incapace di capire che come presidente del Consiglio europeo deve mostrarsi neutrale ...
   Sempre Frau Merkel ha messo come capo dell' Eurogruppo un giovanotto olandese, esperto di agricoltura (!), erede di quella tradizione ugonotta che proclama un dover essere ancorato ad un concetto di giustizia spietato.... Questa gente avrebbe dovuto trovare un terreno comune con un governo avventurista, stile i nostri nuovi politici ..., ma espressione di una protesta dovuta all'esito di una politica economica disastrosa, elaborata da burocrati saccenti e, udite, udite ..., incompetenti del FMI. Invece, la discussione a Bruxelles è stata centrata sulle regolette, sul sacro precedente, sulle invidie degli altri senza tener gran conto della situazione reale e senza capire che la Grecia disperata potrebbe pure rompere il fronte europeo, appoggiandosi a chiunque e creando non pochi problemi a tutti, in primis a noi che siamo al di là del mare. Ancora una volta Renzi non capisce e twitta insulsaggini che mettono sale sulla piaga. Ci vuole un respiro ampio ed una visione e la comprensione delle condizioni reali di larghi strati della popolazione, sapendo anche fare eccezione alla regola, se occorre. Ma l'etica protestante, con buona pace del pur amatissimo Manzoni, è la prova provata che centrare tutto sul giudizio soggettivo è profondamente errato ed impedisce di avvicinarsi al reale, non riducibile ai nostri giudizi ... Oggi sui mercati c'è stata una botta secca, vedremo domani ... Non credo che la soluzione del pasticcio sia più Europa finché la gente di tanti paesi e culture diverse non si amalgama ma più giustizia, più rispetto dei sottoposti (noi siamo dei Jolly che si ascoltano quando occorre ...).
E' mancata l'Italia: è evidente.

sabato 27 giugno 2015

Risposta a Gabriele Ferrandini

Questa osservazione mi offre l'occasione di fare qualche precisazione.
Conoscendo bene il mondo finanziario e in particolare i servizi d'investimento siamo stati tra i primi, in questo blog, che è ormai aperto da cinque anni (...), a denunciare la mancanza di regole e la scarsa vigilanza insieme ad una internazionalizzazione degli investimenti che si limitava, per i controlli, una volta armonizzata in parte la legislazione, a fornire agli americani le informazioni di cui avevano bisogno per controllare il mercato.
Il papa (o chi lo consiglia...) staranno bene attenti a non cadere nel manicheismo. Paolo VI che era un raffinato non condannò mai il profitto ma condannò il profitto come 'motore essenziale' nella Populorum progressio. La finanza in sé è neutra, è un'impresa che vende un servizio e vive sul margine. Senza la finanza si torna ad un'economia del baratto che non c'era neppure nel tardo medioevo, con le prime banche, quando cioè si prestava con strumenti finanziari niente affatto ingenui (eppure sentiamo gli asini in tv ripetere: si torna al medioevo!). Il problema è quello di valutare le conseguenze di un'operazione: se cioè si crea una posizione dominante o si orienta un flusso di denaro per la speculazione pura a scapito... (difficile da dimostrare, ahimè) dell'economia reale. Senza profitto non c'è più impresa ma il profitto deve essere distribuito, finalizzato all'interesse complessivo, dove entrano gli svantaggiati. Così nelle imprese industriali dovrò sempre valutare l'impatto di un investimento: si pensi al nucleare ...
Questa è dottrina comune della Chiesa dalla Rerum novarum in poi ...
Per chiudere citerò San Tommaso che pochi ahimè conoscono bene e se ne vedono le conseguenze ...
Bene, Tommaso, il quale, oltre che professore famoso a Parigi, era anche per parte di madre parente di Federico II, venne invitato alla tavola di San Luigi, re. Siamo al tempo dei catari nel sud della Francia, i perfetti, eredi dei Bogomili bulgari, puri manichei. Tommaso ascoltava senza parlare (lo chiamavano il bue muto ...), in fondo alla tavola, in quanto frate mendicante, un antagonista del tempo. Ad un certo punto il re, riferendosi ai catari, dice: certo, la povertà è importante ma bisogna anche indossare un bel vestito per piacere alla moglie ... Si sente, allora, un tremendo pugno sul tavolo e la voce del bue muto che dice: "ottimo argomento contro i manichei". Tutti credevano che lo avrebbero buttato giù da una finestra, come si faceva a quel tempo, avendo interrotto il re. Invece San Luigi che oltre ad essere santo era intelligente gli mandò a sedere accanto due cortigiani perché si facessero spiegare i motivi di quanto aveva detto.

Carlo Biancheri

venerdì 26 giugno 2015

Risposta a Matteo Allegri

Sì, lei ha ragione. Il fatto è che le scelte politiche importanti si giocano su questi fronti e non nei talk shows dove giornalisti incompetenti, fabbricanti ... di notizie, confondono i dibattiti e dove personaggi sciagurati che gridano fanno opinione. In pillole: viviamo, come noto, in un quadro di sovranità limitata. L'Europa che non esiste nelle aspirazioni delle persone perché si è pensato di concentrare tutto sull'economia e non nella cultura, la sovrastruttura ... stratificata nei secoli, che pure ha una sua autonomia 'relativa' in quanto incide anche sull'organizzazione della società, ha un gran peso nella circolazione dei capitali, nella vendita di servizi e di beni transfrontaliera nonché nella circolazione delle persone, nell'economia, insomma, che è poi la vita quotidiana della gente (la Yourcenar attribuisce ad Adriano l'interesse dell'economia per questo motivo...). Questa Europa gestita in gran parte, da un club di gentelemen..., diciamo così..., che tiene ben conto del peso di ciascun paese (noi, con la nostra impreparazione e le arlecchinate di politici formati non so dove..., questo peso lo abbiamo sostanzialmente diminuito...) è prona ai desiderata degli americani su certi 0fronti in quanto essi assicurano (assicuravano?) la sicurezza. Fino al 2008 le grandi imprese del mondo per approvvigionarsi di capitali dovevano andare a finanziarsi sul mercato americano, il mercato più liquido, e a questo punto gli americani imponevano di rifare i bilanci secondo i loro criteri. Per semplificare, la Fiat faceva due bilanci: uno secondo le norme italiane ed uno secondo quelle americane, per cui, oltre al costo, poteva risultare in utile da una parte dell'Atlantico e in perdita dall'altra ... creando confusione negli investitori. Così l'Europa decise, con regolamento, di adottare i principi contabili internazionali scritti sotto dettatura americana, auspicando una convergenza planetaria.
L'Italia, poi, che ha avuto un frate che secoli addietro ha inventato la partita doppia e che è tuttora studiato, Luca Pacioli, ha avuto la bella pensata di applicare questi principi non solo al bilancio consolidato, quello del gruppo, come fa la maggioranza, ma anche a quello annuale delle società, sul quale si pagano le imposte... Ora se questi principi si basano su un sistema di Common Law o su prassi che non si attagliano ad un determinato paese (pensate un po' alla differenza di comportamento di un tedesco e di un italiano: l'amministrazione pubblica borbonica e poi quella italica ... partiva dal presupposto che il cittadino che presentava un'istanza non fosse in regola e quindi lui doveva dimostrare di esserlo...; altro che autocertificazione...) non funzionano e forniscono un' informazione non aderente alla realtà, talvolta generando dei rischi come si è visto con la volatilità degli strumenti finanziari, detenuti dalle imprese durante la crisi; la valutazione giornaliera in molti casi aveva un effetto cd pro-ciclico sul mercato, cioè amplificava le perdite ...
Spero di aver spiegato un po' il mio pensiero ma ammetto che la materia è difficile da divulgare ...

Carlo Biancheri

martedì 23 giugno 2015

CHE FARE?

Carlo Biancheri

Secondo Marx ciò che rileva è la struttura dell'economia che, pur con oscillazioni di pensiero, determina la sovrastruttura che definiremo, per semplificare, l'idealità, cioè il quadro complessivo di valori in cui si muove una società. Una sorta di causa ed effetto che riflette, seppur in chiave materialistica, il mito ottocentesco delle soluzioni definitive, un po’ come la favoletta del progresso della Storia in Hegel. Gli  eventi hanno dimostrato che in paesi caratterizzati dal controllo pubblico dei mezzi di produzione non vi è  stata alcuna liberazione delle persone anzi vi è stata una oppressione di pochi burocrati (in Cina li chiamano i principi rossi...) sulle masse abituate a vivere in un'economia di sussistenza. Eppure la struttura dell'economia ha una qualche influenza sulla sovrastruttura: in un'economia ad alta disoccupazione, ad esempio, una vita senza futuro destabilizza il modo di essere, di pensare.
Non ci sono alternative, allo stato, all'economia di mercato ma un mercato senza regole è una giungla, aggiungeva Keynes. La mania di soluzioni politiche illuministiche, cioè pensate come un modello matematico a tavolino, del tipo: 'abbiamo fatto l'Italia ora bisogna fare gli italiani...', sembra che dopo centocinquant'anni non ci si sia ancora riusciti..., ha portato a delle iniziative pasticciate con impatto  rilevante. Abbiamo più volte evocato in questo blog la frenesia liberalizzatoria che ha prevalso in tutte le istanze internazionali negli ultimi trent'anni: FMI,OCSE,GATT,UE ecc. che doveva portare ad un sicuro sviluppo dell'economia mondiale abbattendo tutte le barriere ed i protezionismi. Presidenti americani incoscienti tipo Reagan e Bush ma anche Clinton con la diminuzione dei controlli sui mercati mobiliari, la Thatcher, Blair, Sarkozy, Aznar e da noi l'anfitrione delle cene eleganti erano i cantori delle felici, progressive sorti di un liberismo di stampo darwiniano. In economia, poi, guai a non essere monetaristi. L'autoregolamentazione e lo smantellamento dei controlli su mercati di borsa e sugli intermediari, a partire dagli USA, che, dopo la crisi del '29, avevano introdotto, tra l'altro, una separazione tra banche d'affari e banche commerciali con il Glass Steagall Act (ora semi-risuscitato: ma gli stolti che lo avevano smantellato sono tutti vivi e nessuno dice nulla?) per distinguere tra investimento e raccolta dei depositi; la liquidità senza freni e la cartolarizzazione dubbia dei debiti, stile Greenspan, hanno costituito un modello fino al brusco risveglio della crisi finanziaria che alcuni impudenti, come l'allora presidente della FSA-Financial Services Authority inglese, spiegavano come conseguenza di una  cattiva allocazione delle risorse  del risparmio e non  una truffa organizzata, specie per opera dei global players, come si trattava. La liberalizzazione comporta crescita economica ma se mal regolata può creare arbitraggi regolamentari e quindi imbrogli nella concorrenza. Se si estende come si fa nel GATS o in sede OCSE la clausola della nazione più favorita che va oltre al trattamento nazionale riconosciuto  a soggetti stranieri provenienti da paesi dove non esistono oneri sociali per le imprese, ove la fiscalità è al limite del dumping, i controlli sono quasi inesistenti si finisce spesso per creare delle disuguaglianze che danneggiano chi opera in un mercato regolamentato ed in una società  evoluta, falsando la concorrenza. Peraltro, non si dice mai che alcuni sono più uguali degli altri, per così dire... e che impongono non solo scelte politiche, come sanzioni o presenze militari, ma modelli e regolamentazioni. Se si prendono ad esempio i principi contabili, fondamentali per la redazione dei bilanci, bisogna sapere che l'Europa, la sola Europa, ha adottato alla lettera (carbon copy approach) i principi internazionali, IAS/IFRS, dettati dagli americani (e dalla famiglia anglosassone at large...) anche se gli stessi americani non li applicano, preferendo i loro US GAAP. Avevamo dei bilanci delle società che non riflettevano la situazione reale delle imprese, applicando il costo storico ed il principio di prudenza, portato agli eccessi, e che determinavano riserve occulte a scapito degli azionisti, segnatamente nella distribuzione dei dividendi. Per volere statunitense e nell'assunto di creare un linguaggio comune in sede internazionale, per rendere i bilanci comparabili e quindi consentire di investire su soggetti operanti in una vasta platea di mercati, si è passati al principio del fair value ed ad una serie di regole che si attagliano agevolmente ad un contesto di economia di mercato anglosassone  che è diversa da quella europea. Per fare un esempio, chi può dire nell'immobiliare, quale sia il valore di mercato, con pochi margini di oscillazione, di un cespite in Italia rispetto a quello che si ha in un mercato trasparente come quello americano, dove gli acquisti avvengono tramite un sistema ad asta? Se le nostre imprese non avessero adottato questi principi contabili avrebbero dovuto produrre un altro set di conti se interessate a raccogliere fondi sul mercato statunitense. Altre grandi aree del mondo come Cina ed India  non sono state così solerti come in Europa, in quanto applicano questi principi adattandoli, con il sistema del carve out..., secondo le esigenze nazionali...; non va dimenticato che qualche anno fa un ministro delle finanze  cinese di fronte al fatto che le società cinesi non producevano utili disse: cambiamo i principi contabili!
Non ci saranno nel medio termine ritorni a barriere doganali e a controlli ed autorizzazioni sui flussi di movimenti di capitali se non per fine di repressione dei reati. Questo dovrebbe far riflettere chi impunemente ed in mala fede propala l'uscita da una moneta unica, mal costruita, ma insostituibile in un contesto di globalizzazione. Resta però il fatto che l'attuale classe politica nazionale  è ben al di sotto delle problematiche che quotidianamente ci troviamo ad affrontare. Capisco che ci voglia l'apprendistato ma non può essere a scapito della collettività. I giovani deputati o senatori  sanno poco e non hanno spesso una professionalità in un settore specifico, anzi spesso sono professionisti della politica... senza neppure un forte bagaglio culturale. La gente non sa dove andare dopo che  chi ha gestito il potere politico ed economico ha convinto generazioni che si poteva vivere con l'effimero; il mondo è terra di conquista per il proprio narcisismo...
Forse bisogna atterrare... e uscire dal virtuale, riprendendo un atteggiamento 'artigianale' che privilegi la durata, la stabilità, la fatica: "lavorare stanca"... scriveva Pavese ma è la vita. 

giovedì 18 giugno 2015

IL SALUMAIO E LA DIVINA COMMEDIA


Carlo Biancheri

Al tempo in cui si leggevano e, soprattutto, si studiavano i libri, un grande teologo della provincia piemontese, Alba, Natale Bussi, compagno di liceo di Fenoglio e di Pavese, cui il primo, morendo, affidò la figlia, in grado di leggere in tedesco Heidegger (c'erano solo lui e Chiodi, allora, che lo sapessero fare in un paese provinciale come il nostro) e Barth, soleva fare l'esempio, a proposito di certi teologi della liberazione che imperversavano  alla fine degli anni ‘60, del salumaio e della Divina Commedia: il salumaio ha davanti a sé la Divina Commedia aperta sul banco, arriva un avventore che gli chiede un etto di salame, lui lo taglia, strappa una pagina della Divina Commedia e lo incarta... Per analogia,  ci vengono in mente le dichiarazioni odierne del Salvini, già studente fuoricorso con l'orecchino paragonabile alla «canizie vituperosa» del vecchio malvissuto dell'amato Manzoni, stile Griso o Nibbio: anche se loro non potevano farsi fotografare nudi in cravatta, li immaginiamo di uguale sentire o mood, come direbbero le signorine/signore in tv che augurano buon pomeriggio (ma non buona mattina) ad ogni pié sospinto... No, il Salvini non ha bisogno del perdono per il trattamento riservato a chi ha solo i vestiti che indossa e scappa con bambini, rischiando la morte e sfidando l'incerto: lo fanno perché non perdono alcunché. Anzi, lo studente fuori corso che scambia gerundio e participio presente, ma dà lezioni, caspita, chiede al papa quanti migranti ospiti in Vaticano in modo subdolo e noi diciamo canagliesco. Perché? È al corrente lo studente fuoricorso di quanto sia grande il Vaticano? I migranti il papa li dovrebbe mettere  nella sede, patrimonio dell'umanità, della Pontificia Accademia delle Scienze? O nella Sistina? O in San Pietro magari accanto alla Pietà di Michelangelo già presa a martellate? Il papa che svolge compiti di supplenza rispetto a tutte le amministrazioni (si fà per dire...) della città di Roma, che fosse sindaco il laico... Rutelli, il Veltroni, il già fascista Alemanno o l'efficientissimo Marino, occupandosi per la prima volta (o quasi ) dei barboni. I predetti sindaci se ne sono forse mai interessati? E adesso il papa che parla al suo gregge, in primis, ed è corretto da un'alta autorità morale..., vestito questa volta, il Salvini, dovrebbe tacere sull'egoismo che ci ha reso incapaci in questo mondo edonistico e senza  futuro di vivere umanamente? Gli incolti e gli sciocchi pensano che la libertà consista nel fare quel che ci pare e non nel controllare gli istinti (consigliamo al riguardo il film La grande abbuffata...), nel contenere la violenza, nel realizzare quella fraternità che i massoni francesi dal 1789 in poi hanno sempre proclamato e mai vissuto, come tutti i proclami illuministici, del resto, che si fermano alle asserzioni senza prassi... e, quindi, sono pura retorica.
   Il Trattato di Dublino fu una sciocchezza, approvato dal Parlamento italiano improvvidamente e patrocinato da quel Ministro degli Esteri e Commissario europeo che ha lasciato una profonda traccia... Frattini. Se lo studente fuori corso sapesse chi è Ammiano Marcellino forse rifletterebbe su quanto scrive sulle migrazioni epocali dei barbari nel tardo impero: flussi ininterrotti di gente su chiatte di legno, uomini donne e bambini che attraversavano il Danubio e che le legioni romane non potevano fermare. È ora di finirla con sciocchezze da bar Sport dove si commentano le partite il lunedì: rimpatri (ma dove sono gli accordi con i paesi di origine?), campi in Libia (come no? Bombardiamo prima? Senza ok dell'Onu? Perché non mandiamo lui ad organizzare una maggioranza  di Stati favorevole, visto che è già così rinomato al Parlamento Europeo?), blocco navale (magari dichiariamo la guerra prima...). Disgraziatamente l'Italietta ha ratificato  tutte le Convenzioni dell'Onu su immigrati: non è il caso di denunciarle in attesa di fare una nuova Comunità internazionale con la Corea del Nord, la Russia e la Transnizia? In tutta questa storia quel che è sconvolgente è il silenzio dei cattolici veneti, se ce n'è ancora..., che hanno votato l' azzimato Zaia o dei lombardi che sostengono il suonatore d' orchestrina avvocato Maroni. Che vergogna, umanamente...



lunedì 1 giugno 2015

Il vescovo di Verona e la leghista

Carlo Biancheri

Non sappiamo se la notizia di stampa sia vera; se lo è, si tratta di un caso raccapricciante.
Scrive il quotidiano "La Repubblica" che il vescovo di Verona sarebbe intervenuto in una trasmissione radiofonica per redarguire il suo portavoce che criticava l'’intervento a favore di una candidata leghista, operato dal suddetto presule, come emerso da notizie di stampa. "’Che fai? mi critichi?"’ avrebbe detto...… La cosa ci sembra scandalosa, se confermata. Qualora il predetto vescovo avesse sostenuto una candidata leghista, avrebbe dimostrato disprezzo per il Concilio Vaticano II, segnatamente per la Costituzione Gaudium et Spes che attribuisce chiaramente le scelte politiche ai laici e, per giunta, avrebbe patrocinato il membro di un partito incompatibile con la morale cristiana.
Lo sappiano, le frotte dei veneti che oggi hanno votato per l'’azzimato' Zaia. I propositi razzisti, manifestati in più occasioni (‘radere al suolo i campi Rom…’, il viaggio provocatorio in motoscafo in Tunisia, il blocco navale nel Mediterraneo, in perfetto contrasto con quel che insegna il papa...) gli insulti e le prese   di posizione aggressive e di estrema destra sono lontanissime da orientamenti di ispirazione cristiani. Forse il vescovo non è cattolico e ha fondato una sua Chiesa che legge il Vangelo in modo difforme dal Santo Padre... Ma …il cardinal Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, prodigo di interventi in ogni circostanza, tace? Cosa sta diventando la Chiesa?
una DC di
altri tempi con le correnti? E il Vangelo?