domenica 2 aprile 2017

SIT PRO RATIONE VOLUNTAS!


Carlo Biancheri


‘…il capriccio tiene luogo della ragione’ così Tommaso da Celano, beato, nella Vita seconda di Francesco piccolino (cap. CXXXI).
A chi si riferisce il figlio del conte di Celano, gran feudatario, che sotto una  montagna priva di boschi dell’Abbruzzo aveva il suo impressionante castello, squadrato, che dominava e domina tutt’oggi la piana,come dal castello dell’Innominato, ’dando un’occhiata in giro, scorreva… i pendii, il fondo, le strade praticate là dentro…’ (I promessi sposi, cap. XX)? A Giovenale, alla VI Satira perché il figlio di questo gran signore era colto ed aveva lasciato ogni cosa per seguire Francesco. Tommaso non poteva dimenticarsi da dove veniva, così, salendo a La Verna con Francesco che, già malato, cavalcava una mula, mentre lui era a piedi, pensava tra sé, sfinito per il caldo e la fatica: lui stà sopra ed io a piedi, ma mica i nostri genitori giocavano insieme a palletta da bambini… E Francesco, che conosceva, per grazia, i pensieri, salta giù subito dalla mula e gli dice: sali tu… ma Tommaso si inginocchia. Eppure ancora oggi il castello fà pensare alla grandezza dell’uomo che senza strepito può liberamente lasciare ogni cosa attratto da uno che  essendo colto anch’egli – il primo poeta italiano si studiava in altri tempi nei manuali…- invitava  ad immedesimarsi nel ‘Signore poverello’, rinunciando a tutto e mendicando…
E già, Giovenale, che oggi sarebbe processato per omofobia, viene preso come riferimento per  sostenere che bisogna guardare più ai fatti che alle parole e ’Se i superiori parlassero anche la lingua degli uomini e degli angeli ma non accompagnano le parole con esempi di carità, a me giovano poco, a sé  stessi niente. In realtà quando chi corregge non è temuto in nessun modo e il capriccio tiene luogo della ragione, bastano forse i sigilli della salvezza? (cioè l’autorità…)’ (Vita seconda, cap. CXXXI, Fonti francescane, Editio minor).
Da tante altezze passiamo alla prosa quotidiana ed alla setta che   vuole conquistare il  quaranta per cento dei votanti…
Capiamo la stanchezza di tanti elettori di fronte ad una politica che per decenni è stata autoreferenziale, sostenuta da una grancassa indecorosa dei media che si appoggiano su una cultura che più che la verità cerca l’interesse ed il conformismo. L’abbiamo già scritto: ci vorrebbe un Molière…
Ma la conclusione di buttarsi in mano a gente incompetente e che mente  e  si difende solo a parole e non con l’agire; lo provi il fatto che il moralista comico in disarmo vive nel villone…, è un segno di decadenza grande: l’uomo non spera più e non ama la vita.
Facciamo un esempio: il Di Battista ed il suo compare sono stati denunciati per diffamazione per aver rovesciato il tavolo a male parole nella misteriosa selezione del candidato sindaco a Genova. Persino i sodali della sinistra perfetta si sono turbati: allora non si possono più votare… Ebbene, il giovanotto deputato, che ammira Mussolini e Che Guevara (perché non Kim Il Sung o Hitler e Stalin?), ci dichiara che lui di denunce ne ha avute a iosa ma non gli fanno un baffo… Invece di rispondere sul merito, ne fà una questione di metodo, avendo evidentemente mangiato pane e volpe…, come si suol dire… E ministro di cosa diventerà costui?
Chi vota questa gente è come se affidasse la custodia del gregge al lupo!