giovedì 17 ottobre 2013

CONTRO I DETRATTORI DI PAPA FRANCESCO di Rosa Elisa Giangoia

Chi come noi ha sempre espresso dalle pagine di questo blog disagio per l’impostazione tradizionalista degli ultimi due papi, più che fedele a quella Tradizione viva della Chiesa, fonte, insieme alla Scrittura, della Verità, nonché per l’indulgenza nei confronti di governi, come quello allora in Italia, discutibile, se non esecrabile, ha puntato il dito contro i legami del Vaticano e in particolare dello IOR con i poteri economico-finanziari, ha polemizzato contro gli intrecci tra uomini di Curia e lobby intra ed extra ecclesiastiche, ha subito iniziato a vivere con grande entusiasmo e profonda speranza la nuova stagione di papa Francesco. Il modo di pensare, di operare, di parlare, di comunicare, di mandare messaggi di papa Francesco è davvero nuovo e per questo non c’è da stupirsi che si determinino posizioni di dissenso e di critica, dovute a chiusure e rigidi attaccamenti alla Tradizione, sopravalutata al di là dell’obiettivo del papa di rivitalizzare la Chiesa alla fonte diretta del Nuovo Testamento e della vita delle origini. Le critiche sono iniziate negli Stati Uniti, dove viva è la battaglia in campo politico, capeggiata dal conservatore arcivescovo di New York, Timothy Dolan, sui cosiddetti “principi non negoziabili” (aborto, contraccezione e nozze omosessuali). Le riserve e le critiche a papa Francesco si sono intensificate dopo la Giornata Mondiale della Gioventù, soprattutto a seguito della frase pronunciata sull’aereo durante il viaggio di ritorno: “Chi sono io per giudicare un gay?”. A questo proposito bisognerebbe ricordare la raccomandazione evangelica alla prudenza nel giudicare: “Siate misericordiosi com’è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. Date, e vi sarà dato: vi sarà versata in seno buona misura, scossa, traboccante; perché con la misura onde misurate, sarà misurato a voi” (Lc 6,36-38). Poi ci sono stati attacchi sempre più serrati e frequenti dei cattolici tradizionalisti, ad iniziare dai lefebvriani della Fraternità di san Pio X, per passare al gruppo Inter Multiplices Una Vox, che per confondere le idee usa l’inganno di un sito con la grafica identica a quella del sito del Vaticano, e ad altri gruppi, come Rorate Coeli, Pontifex, ecc., che cercano (ed anche ottengono) consensi in rete, anche tra i giovani. Si sono determinate, però, anche spaccature all’interno di questo schieramento di critici, come dimostra l’espulsione dei giornalisti Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro da Radio Maria, che inizialmente aveva accolto con freddezza il nuovo corso impresso da papa Francesco, mentre successivamente ha iniziato ad enfatizzare il suo sostegno al pontefice, forse perché molto amato dall’opinione pubblica. Anche la lettera che Lucrecia Rego de Plana, dal Messico, dove ricopre un ruolo importante nel movimento Regnum Christi, ha indirizzato al papa per esprimere interrogativi e dubbi, non sembra aver trovato sostegno e appoggio da parte dei Legionari di Cristo. Il quotidiano “Il Foglio” negli ultimi tempi ha aperto un confronto di opinioni pro o contro il Papa, che ha visto due fronti, quello di chi afferma che papa Francesco “sta fondando una nuova religione opposta al Magistero Cattolico” e quella di chi propendo per una comprensione del “disagio” da parte di certe aree cattoliche, da vivere, però, nell’ottica che “nella Chiesa si cammina col Papa o si va verso lo scisma”. A nostro avviso, sono tutte posizioni dettate da ristrettezza mentale e miopia culturale. Posizioni che si basano sulla ripetizione pedissequa, senza andare al nocciolo del contenuto e della comprensione della Verità, che non si identifica con la Tradizione, in quanto come afferma la Dei Verbum “la Tradizione di origine apostolica progredisce nella Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo; cresce infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro (cfr Lc 2, 19 e 51), sia con la esperienza data da una più profonda intelligenza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. La Chiesa cioè, nel corso dei secoli, tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengono a compimento le parole di Dio” (8). Papa Francesco ha indubbiamente un orizzonte di vedute più ampio e cristianamente più vero, al di là dell’attaccamento a quella Tradizione, tanto invocata dai suoi detrattori, che altro non è che una creazione storica cristallizzata, mentre il cristianesimo, nel suo vivificarsi alla linfa del Vangelo, va rivivendo in autenticità nel divenire della realtà del tempo, perché, come ha ben evidenziato Mario Pomilio nel suo romanzo, si realizzi in quel "Quinto Evangelio" che è la capacità dei cristiani di seguire il Vangelo nell’hic et nunc in cui ci si trova a vivere. L’ottica di papa Francesco, che sui “principi non negoziabili” ha detto nell’intervista a “Civiltà Cattolica” che “l’opinione della Chiesa è nota e non c’è bisogno di parlarne sempre”, si apre ad un orizzonte molto più ampio, che privilegia l’attenzione alla povertà, nonché gli atteggiamenti di misericordia e di pietà cristiana. Soprattutto ritiene che di questi temi se ne debba parlare soprattutto nel contesto adeguato, come ha dimostrato pronunciando parole durissime contro l’aborto, nell’ udienza ad una delegazione di medici cattolici. I critici di papa Francesco, in primis i lefebvriani, lo accusano di essere “modernista” per la loro incapacità di comprendere che il Papa, quando parla ai credenti, alla Chiesa in quanto tale, è attentamente rigoroso, e ben lo dimostrano i recenti discorsi pronunciati durante la visita ad Assisi, mentre, quando è necessario, è aperto al dialogo con i non credenti e, per avvicinare le pecorelle smarrite, cerca, almeno inizialmente, un terreno comune da cui partire. I fedeli, però, aperti di mente e generosi di cuore, comprendono la verità del messaggio di papa Francesco; infatti più si intensificano le condanne alla dittatura del denaro e ai peccati della Chiesa, più i fedeli aumentano. Nonostante la campagna diffamatoria, i fedeli alle udienze generali del mercoledì e agli Angelus domenicali sfiorano quasi sempre la cifra record di 90 mila presenti. Il papa si rivolge a loro, come pastore che predica al suo popolo e non assume vesti e toni da accademico, privilegia l’obiettivo di indirizzare l’attenzione della Chiesa e del mondo a Gesù Cristo. Evidenzia che la fede cristiana è una grande affermazione della vita, dei suoi fondamenti positivi, dell’ordine naturale e soprannaturale del creato, i quali esprimono una realtà voluta e redenta da Dio che è Amore. Naturalmente la sua è la fede di sempre, senza concessioni al modernismo, ma il suo intento è quello di rendere amabile questa fede di sempre, scendendo sul terreno che accomuna gli uomini di oggi, che vuol dire parlare di Gesù anche sui giornali, parlando un linguaggio alla portata di tutti, sapendo utilizzare forme espressive efficaci, di immediata presa comunicativa, confrontandosi anche con chi ha fatto dell’ateismo la sua bandiera. Questa è la vitalità della Chiesa, che sa cambiare la forma, fedele sempre alla sostanza.