sabato 11 ottobre 2014

COS' E' STATO? Carlo Biancheri

Così il notaio, andato all’osteria con due armati per arrestare Renzo, nel corso dei tumulti di Milano, «riscontrandosi a viso a viso con uno che lo guardava fisso, con un cipiglio peggio degli altri, lui, composta la bocca al sorriso, con un suo fare sciocco, gli domandò: ’cos’è stato?’.’ Uh corvaccio!’ rispose colui. ’Corvaccio! Corvaccio!’ risonò all’intorno. Alle grida si aggiunsero gli urtoni; di maniera che, in poco tempo, parte con le gambe proprie, parte con le gomita altrui, ottenne quel che più gli premeva in quel momento, d’esser fuori di quel serra serra» (da I Promessi Sposi, cap. XV). Assistiamo oggi in occasione dell’ennesima sciagura a Genova a comportamenti analoghi da parte della classe politica e delle autorità preposte alle emergenze. O meglio c’è un singolare silenzio, quello dei giudici amministrativi che vengono additati come partecipi a questo quadro edificante dell’insipienza generale. Dunque, le opere pubbliche di prevenzione per lo scolo delle acque non si sono fatte, sebbene ci fossero progetti approvati e soldi, e questo si giustifica; secondo molti, con i ricorsi al TAR per questioni di competenza e di merito e poi appello al Consiglio di Stato, inframmezzato da un qualche intervento dilatorio della Corte dei Conti. I ricorsi in questione sono durati qualche annetto, malgrado l’urgenza arcinota, anche ai pargoli… E per caso qualcuno ha deciso la sospensiva dell’inizio lavori in pendenza del ricorso? Sembra di no, ma sta di fatto che il ricorso amministrativo è affastellato, lento e spesso foriero di decisioni improvvide. Cominciamo a dire che la giustizia amministrativa è frutto di un misto di retaggio borbonico e sabaudo (quello dell’ottusa, ottocentesca burocrazia piemontese, focalizzata sulle procedure…): la normativa comunitaria impone che ci sia la possibilità di ricorrere avverso le decisioni dell’autorità amministrativa, ma nessuno, negli Stati membri sviluppati…, si sogna di costruire le macchine barocche delle sospensive, unitamente ai tempi biblici delle decisioni, e, soprattutto, quando mai viene fatta valere in Italia la temerarietà di un ricorso e riconosciuta come tale? Perché chi è soccombente non è condannato a sostenere spese tali da scoraggiare chi faccia ricorso tanto per provare? Prima conclusione: i responsabili dello sfascio sono innanzitutto i governi inetti ed i parlamentari degli ultimi vent’anni che non hanno messo mano ad una seria riforma della giustizia amministrativa. Se è pur vero che la formazione di molti magistrati amministrativi sembra esser quella di chi vive in un iperuranio ed esercita la funzione quasi fosse un munus ad personam, prendendosi il tempo che credono per decidere, senza nessun filtro tra le cause importanti per la collettività e quelle che riguardano pochi soggetti, va anche detto che questi applicano leggi fatte con i piedi: tutti dichiarano ciò inaccettabile, financo il cardinale di Genova (adesso…), o il discendente del Granducato di Toscana, ma… chi vi mette mano e in fretta? Aspettiamo la prossima sciagura, per rifare lo stesso discorso? E della partita fanno parte tutti, anche l’opposizione in parlamento, formata, tra gli altri, dai giovanotti e dalle signorine che seguono, a tratti…, il comico e che ci assicurano al Circo massimo che loro saranno il futuro: ma quale futuro? Quello del pianeta Gaia? Dove sono le proposte a parte le critiche di cultura amatoriale o ‘procedurale’…? Quel personaggio, pregiudicato, del villone con vista mozzafiato sulle alture di Genova: oggi ci parla di Genova, la città che lui vede da lontano, da Sant’Ilario; non ci sono alluvioni lì…, ci abitano i plutocrati. Se la messa in sicurezza della città era così urgente ed importante perché non parlarne in continuazione negli ultimi due anni, invece di dedicarsi a sciocchezze come il referendum per uscire dall’Euro che impoverirebbe il nostro Paese che ha un debito pubblico denominato, appunto, in Euro e che non si può consolidare perché nessuno ci finanzierebbe più (v. Argentina)? Ma la gente non capisce queste cose: come ricorda l’amato Manzoni, il Vicario di Provvisione Ferrer diceva alla folla, durante i tumulti di Milano, provocati dalla carestia, quel che la folla voleva sentirsi dire: pane per tutti, i fornai saranno castigati (se sono colpevoli…ma questo era solo per il cocchiere Pedro…) ecc., ecc. Se qualcuno dei nostri venticinque lettori ascolta la diretta delle sedute in parlamento, si troverà di fronte a gente che fa dell’apprendistato, nella migliore delle ipotesi... Se qualcuno si deve fare operare al fegato, sceglie forse uno che ha fatto il macellaio fino al giorno prima? Non è ugualmente importante chi siede in parlamento? Invece tutti dicono qualsiasi cosa, lanciando accuse personali, quelle sì, ma non padroneggiando, all’evidenza, l’argomento che si discute, ministri inclusi. È vero l’orgia è generalizzata, basta sentire i talk shows e i conduttori il cui compito pare essere quello di far propaganda o di difendere una tesi preconcetta: un commentatore del Tg4 sosteneva che l’attuale sindaco di Genova ha aumentato le tasse ma non ha impedito l’alluvione; qual è il nesso? La disgrazia di Genova dimostra che è ora di cambiare tutti un po’, senza difesa di potentati; il primo dovere di chi esercita una funzione pubblica è quello di ricordarsi che il suo compito è la realizzazione del bene comune. Invece c’è un gran difendersi, nel rispetto delle procedure e delle competenze: del merito… poco ci cale ed è stato così fin dall’unità d’Italia. Né la risposta consiste nel rinchiudersi in un anacronistico particolarismo (dagli scandali che vengono fuori a ripetizione, non pare proprio che le autonomie locali abbiano bene operato, anzi sono particolarmente permeabili alla corruzione, da qui la nomina di Commissari anti-corruzione ad ogni spron battuto…) in un tempo in cui è illusorio rinchiudersi nel ‘particulare’, per citare Guicciardini («gli italiani si occupano solo del particulare…»). Poca carne al fuoco ma contenuti seri: non abbiamo bisogno di piazzisti e di mestatori che, con i poteri occulti, hanno ridotto male questa Italietta, a giudicare dai risultati.


POST SCRIPTUM Abbiamo sentito alla radio un rappresentante dei giudici amministrativi dichiarare che ci sono voluti due anni per esaurire il procedimento amministrativo e che questo, per lui, è un periodo accettabile… Per lui, appunto! Se tutti i giudici amministrativi fanno queste valutazioni stiamo a posto. Si sono mai posti problemi di urgenza della collettività, specie se ci sono vite umane a rischio? O la questione è irrilevante? Oppure,come egli ha detto,l’autorità amministrativa doveva procedere comunque in pendenza di ricorso?! A suo rischio e pericolo,ovviamente?