domenica 13 gennaio 2019

IL GOVERNO DEL TITANIC


Carlo Biancheri

Sono passati molti mesi da quando questa bell’accoppiata di circensi è al governo e non fa che vantarsi dei grandi risultati sin qui ottenuti che vedono solo loro.
Disgraziatamente il paese è quasi in recessione tecnica, i posti di lavoro non aumentano, mentre crescono gli sfiduciati che non cercano più lavoro (fonti ISTAT).
Lo spread tra i BTP italiani e Bund tedeschi è fermo tra i 260/270 punti, quasi il doppio di quel che era col governo Gentiloni e questo vuol dire sfiducia; si tratta di un costo rilevante per tutti noi, giacché bisogna pagare maggiori interessi sul debito pubblico in essere, ma anche per le imprese che sono meno competitive rispetto alle concorrenti francesi o tedesche per il maggior costo del denaro. Anche le banche e le assicurazioni soffrono per lo spread elevato, perché i titoli pubblici in portafoglio valgono di meno e prima o poi saranno costrette a ricorrere al mercato per finanziarsi a costi proibitivi anche per le migliori tra loro – ricordiamo, da ultimo, l’emissione obbligazionaria di Unicredit-. C’è anche il rischio che le banche stesse siano costrette a chiudere i rubinetti del credito, anche a seguito della fine dell’intervento della Banca Centrale Europea, e in corso d’anno dovrebbe esserci scarsa liquidità. Il settore immobiliare continua la lunga sofferenza e le opere pubbliche sono bloccate; siamo costretti a correr dietro alle dichiarazioni del ministro che parla con il cuore (Toninelli) e che non vuole capire, come del resto il ragazzetto di Pomigliano d’Arco o il Che Guevara all’amatriciana, che un tunnel del 1860 va sostituito. Altro che analisi costi benefici fatte fare da ‘convertiti alla causa’! Dov’è l’oggettività dell’analisi e soprattutto quali le premesse per valutare? Gli investimenti sono diminuiti drasticamente ed i trasferimenti  di capitali all’estero sono considerevolmente aumentati.
Non c’è una visione di sviluppo del Paese, semplicemente perché non si imparano queste cose allo Stadio san Paolo di Napoli o a Milano Rogoredo. Non sarà certo l’aiuto alle microimprese o l’assistenzialismo col reddito di cittadinanza, che non crea lavoro, ad accrescere il PIL del  Paese: altro che crescita dell’ 1% nel 2019,sarà lo 0,5%, se va bene!
Eppure l’affabulazione continua ed il ragazzetto, novello Robespierre alla pummarola, ci assicura che ci sarà un boom come negli anni Sessanta che lui non ha vissuto e noi si. Parla a schiovere, si direbbe dalle sue parti. La Lega, invece, fà dieci parti in commedia: è al governo ed all’opposizione, come si vede con la TAV, ma quando siede al governo tace, come ha fatto con i pensionati, categoria debole che è stata utilizzata come Bancomat in modo vigliacco: forti con i deboli e deboli con i forti. Infatti, non c’è stato nessun ricorso alla fiscalità generale in senso progressivo, come vuole la Carta Costituzionale, per reperire risorse per i meno abbienti. Nella narrazione quotidiana ci si trincera dietro la scusa di un’invasione di migranti, che non c’è, mentre si fà finta di ignorare la mancanza di efficienza ed organizzazione per accogliere in modo decente e sensato chi arriva. La Spagna, che ha ricevuto nel 2018 ben più immigranti di noi, ne ha anche rimpatriati molti di più… Mistero ineffabile: sorge il dubbio che il vice presidente del Consiglio -che si cambia divisa in ogni circostanza – non si accorga del ridicolo e, non essendo colto, neppure conosca Jacques Tati e il personaggio di Monsieur Hulot, con la donna public relations, che si cambiava d’abito in ogni circostanza: se la macchina si rompeva tirava fuori la tuta da meccanico; se doveva andare ad un ricevimento, indossava un cappello a larghe falde  che  teneva al posto della ruota di scorta nella topolino decappottabile, primo modello…e così via- per apparire invece di essere, magari prendendo istruzioni dal capo del KGB sovietico che dirige tanti in Europa, come la sua amica Le Pen.
Nessuna preoccupazione per il futuro del paese tanto che, per finanziare i loro programmi di bandiera, quelli al governo hanno  previsto clausole di salvaguardia/garanzie capestro che non potranno essere escusse tanto sono rilevanti: evidentemente pensano di non durare. Oppure dureranno, trasformando la RAI, che paghiamo noi, in EIAR fascista, cioè con informazione a senso unico, senza contraddittorio (il governo occupa già il 70% degli spazi), tagliando i finanziamenti agli avversari, che si tratti di organi di informazione – Radio radicale, Avvenire, il Manifesto ecc.- oppure organizzazioni senza fini di lucro, non cambia: solo lo Stato deve occuparsi dei cittadini. Lo stesso sosteneva Ceaucescu che perseguitava con il carcere duro chi faceva la carità ai bambini abbandonati.
Siamo isolati come mai prima in Europa e i viaggi del Salvini non condurranno da nessuna parte: nel loro provincialismo i sovranisti nostrani non sanno che i polacchi difendono la loro identità, come hanno fatto per secoli, ma non correranno in soccorso dell’Italia. Erano interessati a noi quando la FIAT investiva lì, ma erano altri tempi.
Non capendo nulla di banche, 5S e Lega si sono lanciati su CARIGE, ventilando, trionfanti, la nazionalizzazione della banca: alla Lega non è bastata l’esperienza con la loro banca fallita? Cosa credono? Che sia semplice gestire una banca? La conoscono la storia delle banche IRI, le banche di interesse nazionale che perdevano soldi a tutto spiano? Oppure quella del Banco di Napoli o del Banco di Sicilia? Tutte banche pubbliche o no? Ma tornate a zappare, se lo sapete fare…
L’ultima minaccia è quella del superamento del quadro costituzionale con la democrazia diretta che significa obbligare le persone a dire sì o no su questioni che non capiscono.
La grande manipolazione di un popolo che subisce tutto, passivo.
Ma noi ci rifiutiamo di affondare, come l’orchestra sul Titanic… e speriamo che i nostri venticinque lettori concordino.