giovedì 5 ottobre 2017

ABUSO DEL NOME DI DEMOCRAZIA

Rosa Elisa Giangoia
   Quello che sta succedendo in Catalogna evidenzia quei rischi insiti nel concetto stesso di democrazia nei cui confronti, fin dalle origini della sua teorizzazione e della pratica nella polis greca, menti accorte e sagge, come quelle di Platone e Aristotele, misero in guardia, privilegiando le capacità di analisi e di decisione di pochi di fronte alla prevaricazione di quanti potessero facilmente farsi trascinatori sfruttando l’incompetenza, l’irrazionalità e l’emotività.
   In Catalogna tutto questo sta avvenendo. Infatti ci troviamo di fronte ad una minoranza del 40% dei votanti che, avendo ottenuto un’adesione del 90% alla separazione dalla Spagna, vuole imporre la propria volontà, facendola passare per una decisione democratica, mentre si tratta dello stravolgimento stesso del concetto di democrazia, in quanto la soggettività di una decisione viene imposta come maggioritaria. Nello stesso tempo si infrange unilateralmente un patto di coesione sociale e politica che si era stretto di comune accordo quando si era unitariamente sottoscritta la costituzione spagnola.
   Un’accettabile decisione di separazione di una regione da uno Stato nazionale potrebbe avvenire solo nel caso in cui in quello Stato si promuovesse un referundum tra tutti i cittadini dello Stato stesso con un alto quorum di partecipanti per la sua validità e in tale votazione i favorevoli alla separazione fossero maggioranza.  E questo dovrebbe essere buon metodo di determinazione per tutti, anche qui da noi in Italia per evitare fughe velleitarie nella prospettiva del prossimo referendum del lombardo-veneto.
   La riflessione deve essere profonda, in quanto si stanno iniziando a mettere in discussione il patto sociale e la coesione nazionale a cui si legano i diritti dell’uomo e la solidarietà. Il pericolo è quello dell’affermarsi di una mentalità che privilegia i diritti e accantona i doveri verso il resto della comunità, incentrandosi in modo marcatamente esclusivo sul singolo e sulla sua sfera soggettiva nell’intreccio di imporre ciascuno le proprie convinzioni in una situazione di prepotenza ammantata di democrazia.