mercoledì 22 novembre 2017

ANCORA SU CONSOB E MPS

Carlo Biancheri

L’audizione del  Direttore Generale della Consob dinanzi alla Commissione di inchiesta bicamerale sul caso MPS  fornisce uno spaccato impressionante dello stato della politica in questo povero Paese e fà riflettere sul seguito che continuano ad avere certi gruppi che esprimono il niente.
La premessa è che il ruolo della Consob, una delle due autorità di controllo sulla borsa in Europa che hanno competenza in materia di impugnativa dei bilanci, grazie alla preveggenza di Guido Rossi, il padre della legge istitutiva della Consob e suo primo presidente, nel caso MPS è consistito sostanzialmente nella valutazione dei bilanci – e del prospetto per l’offerta di titoli-  dell’istituto ed in particolare di uno strumento finanziario rivelatosi fraudolento.
La Consob ha ritenuto, in una prima fase, che lo strumento in questione non dovesse esser iscritto a bilancio come un derivato,applicando il principio contabile  internazionale IAS (ora IFRS) – detti principi in Italia (nella UE…) sono legge per le società quotate - in base al quale la sostanza prevale sulla forma e ciò comporta che si debba indagare sulle intenzioni reali dei contraenti un contratto per qualificarlo in un senso o nell’altro.
La Consob è addivenuta alla conclusione iniziale di non ritenere lo strumento in questione un derivato dopo aver chiesto lumi ,per il tramite dell’organismo italiano di contabilità, OIC, all’IFRIC l’organismo istituito per interpretare i principi contabili dallo IASB, organizzazione internazionale con sede a Londra, a dominanza anglosassone. L’IFRIC ha risposto che lo strumento in questione non dovesse automaticamente esser considerato un derivato, in quanto si doveva conoscere la reale intenzione dei contraenti nell’applicare il principio della substance over form e cioè il business purpose. Per inciso va detto che il sistema Italia è riuscito ad ottenere una risposta dall’IFRIC,in tempi ragionevoli,solo grazie al fatto che la Consob per moltissimi anni ha svolto un ruolo di primo piano nell’elaborazione dei principi contabili internazionali ed anche in sede europea.La Consob stessa ha coordinato a lungo gli europei nel processo di endorsement dei principi contabili internazionali, mediante l’elaborazione di commenti sul merito,in sede mondiale e cioè la IOSCO- International Oganization of Securities Commissions,ed il Direttore Generale Apponi ha svolto un compito assai rilevante al riguardo,tanto che in ambito europeo ha poi elaborato i principi di enforcement in materia contabile poi adottati dall’ESMA.
Tuttavia, la Consob ha imposto, ad abundantiam, che venisse rappresentato pro-forma l’impatto che avrebbe avuto in bilancio lo strumento in questione, qualora lo strumento finanziario fosse stato considerato un derivato piuttosto che un repo, assicurando così la corretta informativa al pubblico.
Successivamente, considerato il ruolo di Deutsche Bank ed i provvedimenti assunti dalla Bafin,  in relazione all’operazione in questione, la Consob ha chiesto la cooperazione internazionale alla Bafin stessa,che, in violazione delle norme europee – direttiva Transparency- si è rifiutata di fornire le informazioni in suo possesso,accampando un presunto divieto da parte della Costituzione tedesca;come noto alcuni sono più uguali degli altri... Per inciso va detto che secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia europea, il Trattato non è incompatibile con le Costituzioni degli Stati membri e, di conseguenza, anche la normativa comunitaria in vigore.La Consob ha poi ottenuto l’informazione,per il tramite dell’Autorità giudiziaria italiana che l’aveva ricevuta, nell’ambito degli accordi di assistenza giudiziaria.A quel punto la Consob scopre la frode perché di frode si trattava cioè di falso con tutto ciò che comporta in materia penale,incluso il reato di ostacolo alla vigilanza.In pratica il repo che portava guadagni rilevantissimi alla controparte di MPS era un derivato che doveva esser soggetto al fair value, la cui valutazione si sarebbe ripercossa,  naturalmente, sul conto economico, anche se MPS lo aveva sempre negato.
Questo l’assunto.
Le domande che hanno fatto seguito nel dibattito in Commissione al Direttore Apponi svelano la pochezza,l’incompetenza e la presunzione di molti parlamentari dell’opposizione che fà preoccupare grandemente sul futuro di questo povero paese, affidato a questa gente.
Incomincia uno della setta 5S che obietta che l’IFRIC nel suo parere afferma che la valutazione va fatta con ‘judgement’ che, per il poveretto, significa ‘severità’ (!) al che Apponi risponde che basta controllare Google per vedere qual è la traduzione! It is my judgement, è espressione corrente nel settore contabile e significa ovviamente ‘valutazione’ ma il tizio non ci voleva stare e riteneva con ciò di aver rinvenuto la prova provata del cattivo operare della Consob.
Interviene un altro che  pretende la documentazione relativa all’approvazione del prospetto informativo di MPS in Commissione – la documentazione era già stata consegnata…- e poi commenta:è stato approvato da due Commissari con il voto del Presidente che valeva doppio!A questo punto va chiesto dov’era il Parlamento  quando ha approvato il provvedimento del Governo Monti che riduceva a tre,in modo sciagurato, i Commissari della Consob e,in caso di parità, il voto del Presidente vale doppio!Per una volta il governo Renzi ha fatto la cosa giusta riportando a cinque membri i Commissari e il caso in questione lo prova.
Interviene un altro ,un veneto,che, con un italiano non certo corrispondente a quello del Foscolo, era interessato allo ‘scavalco’ nei rimborsi per le banche venete… mentre si parlava di MPS…
Un altro ancora si chiede come mai la Consob intervenga sempre dopo e non prima. I nostri venticinque lettori sanno benissimo che  una frode è una frode – così disse il presidente dello IASB,Sir  David Tweedie alla Consob dopo il caso Parmalat ma lo stesso vale per il caso Enron o Worldcom o quando la SEC soppresse l’Arthur Anderson…- e che è difficile sapere prima che uno con una pistola in tasca sparerà…Ma tant’è,la gente vuole che la protezione significhi che quando investi devi guadagnarci, sempre. Così avviene, anzi avveniva, nelle economie stataliste dove non c’è rischio né mercato.
Si può affidare la sorte di tutti noi a della gente che ragiona così?