domenica 26 febbraio 2017

LA CHIESA NON PUÒ ADOTTARE LO STILE DELLA COMPAGNIA DI GESÙ: È MOLTO DI PIÙ…

Mi sembra che prima i papi parlassero ogni tanto e si diceva che quello che dicevano era verità assoluta perché ispirata dallo Spirito Santo, mi sembra che questo si dicesse che parlavano ex cathedra. Adesso il papa parla in continuazione, ma quando è ex cathedra? cioè quando dice opinioni e quando dice verità inconfutabili? e poi adesso praticamente di papi ne abbiamo tre, il papa emerito Benedetto, che per fortuna al momento tace, il papa bianco, cioè ,e ora anche il papa nero Arturo Sosa che dice la sua alla grande. Ma se il papa Francesco è un gesuita, vale di più quello che dice lui o quello che dice Sosa che è il suo superiore in quanto gesuita?

Valentino Del Bene



E così il papa ha sdoganato il secondo matrimonio dei divorziati, ha accettato con misericordia gli omosessuali, ha invitato a non considerare più pubblici peccatori (come i diceva una volta) i conviventi (aboliamo concubini!), specie se giovani (perché c’è sempre la speranza che prima o poi si sposino), ma allora cos’è oggi peccato? Il furto e l’omicidio? o forse non fare la raccolta differenziata dell’immondizia perché si fa violenza al creato tutto? Noi che abbiamo sempre cercato di seguire la morale cattolica, tante volte con difficoltà, sacrifici e rinunce personali, siamo un po’ disorientati...
Giuseppe Grana


RISPONDE CARLO BIANCHERI


Già nel nome, compagnia, c’è qualcosa di militaresco, di metallico,di freddo e di … volontaristico.
La scelta da subito, per cristianizzare il mondo, è stata quella efficientista di evangelizzare le classi dirigenti, non i poveracci, con l’insegnamento… S. Ignazio, inoltre, raccomandava ai suoi di non avere contatti con le donne tranne… quelle ‘altolocate’. Nessuna accoglienza umana, ma obbedienza ‘perinde ac cadaver’ ed introspezione, controllo psicologico… da qui la casistica – in certi casi bisogna dire anche utile  nell’elaborazione di  principi, come quello del ‘doppio effetto’, ma per lo più una costruzione razionalistica che ricorda le pseudo-simmetrie architettoniche francesi post-cartesiane e che in materia di sesto comandamento si trasformava in  un sofisticato manuale erotico con l’attribuzione delle pene per ogni singolo peccato, descritto minuziosamente – se facessimo un esempio, sarebbe pornografia pura…- . Si privilegia il risultato e si è agnostici sul metodo per raggiungerlo, come in Marx. In letteratura troviamo una miriade di conferme a quanto sopra. Non è casuale che il Grande Inquisitore di Dostoievskij sia un cardinale gesuita nella calura della Spagna, che incontra il Cristo nella sua seconda venuta: ’Perché sei tornato’? Ci pensiamo noi a questa gente che vuol essere guidata…, l’apparato, non la Chiesa intesa come discepoli ardenti che attendono il Maestro…
Da noi, basti citare i gesuiti di Sciascia… o quel brav’uomo del padre Pirrone ne Il gattopardo che sapeva benissimo dove fermarsi nel rimproverare don Fabrizio…: tutti al rosario la sera, anche i donnaioli…
Quando la compagnia fu sciolta, sembra che moltissimi padri confluissero nelle Logge in Europa… Conoscevano la dialettica ed il gioco razionalistico cui erano stati addestrati. Poi nell’Ottocento la gran tenzone contro i massoni e lo Stato unitario – estremamente interessante il discorso alla Camera dei deputati di Gramsci nel 1925 che difendeva la massoneria (!) contro il fascismo che introduceva le leggi anti-massoniche (di facciata…) in cui si parla, appunto, del ruolo e della politica dei gesuiti avverso ai massoni …- ma… durò poco perché i dialoghi con i massoni del p. Caprile sono arcinoti ed i massoni, per noi, sono deisti, gnostici che leggono il Vangelo di Giovanni come un testo gnostico;  della vita futura e della Trascendenza poco gliene cale… di guidare gli altri, questo si.
La smania di convertire tutti e di trovare buoni compromessi, all’occorrenza, sembra essere la dominante nella compagnia. C’era un tempo che ad ogni morte importante spuntava fuori all’ultimo momento un qualche padre gesuita che aveva raccolto la confessione in punto di morte di un non credente… Il fondatore del Cineforum, il famoso p. Arpa, che conosceva  e si reputava buon amico di Fellini (…), quando uscì Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, si affrettò ad affermare in un dibattito: ’io voglio te’, quasi riconoscendogli  una fede cristiana (implicita,come avrebbe detto  il gesuita p. Rahner?) esemplare. Ma quel film non aveva nulla di trascendente, perché il bell’attore spagnolo nel ruolo di Cristo, che piaceva tanto a Pasolini, era un giustiziere, uno preoccupato di fustigare  i vizi degli uomini, non certo uno che sapesse dire: ’Venite a me voi che siete stanchi ed affaticati ed Io vi consolerò’ o ‘Io sono dolce ed umile di cuore’… Pasolini, in realtà, non era proprio quello che speravano il p.Arpa e don Giovanni Rossi tanto che dopo Il Vangelo fece  Teorema (un angelo che libera tutti con i rapporti sessuali…), Il Decamerone… e, cupio dissolvi, Salò e le 120 giornate di Sodoma… Forse il suo Dio  era il ventre?
C’è un continuo adeguarsi per ottenere il risultato. L’esatto contrario di quel che si trova nei contemplativi e, in particolare, di quelli che mettono al centro l’umiltà. E’ vero che S. Ignazio dice fai come se tutto dipendesse da te e nulla dipendesse da te… ma, sei sempre tu che scegli, come direbbe Schopenhauer…
I giovani che convivono non se lo pongono proprio il problema  di essere accolti perché, in maggioranza, in Chiesa non ci vanno; poi non credo proprio che si tratti di una grande novità l’accoglienza: non c’è un solo peccato che non sarà perdonato? Né vedo le frotte di coppie risposate che anelano ai sacramenti: tutta questa storia dell’Amoris laetitia è stata forse un suggerimento dei tedeschi (i principali sponsor) le cui chiese sono ormai sale da concerti e balletti… Abbiamo scoperto che questi signori che danno lezioni al mondo sono pure imbroglioni, sia sotto sotto Hitler che, da ultimo,… con la Volkswagen! Veramente bastava leggere Hegel per capirlo… o  riflettere su quanto ha scritto Kant a proposito dei neri: hanno un quoziente intellettuale inferiore a quello dei bianchi…
Il papa è assistito dallo Spirito Santo quando parla ex cathedra, come dice lei, casi rarissimi, ma anche nel magistero ordinario gli si deve  ossequio.
Il problema è che la Chiesa come comunità è sbrindellata e ancora una volta il clero se ne è appropriato mentre nella Lumen gentium del Concilio  Vaticano II leggiamo che  la Chiesa è un popolo… mentre i laici che consultano le gerarchie non sono più i Maritain  e i Gilson, uditori del Concilio Vaticano II, ma dei laici generalmente  clericali…
San Francesco, come risulta da Le fonti francescane, imponeva ai suoi di sdraiarsi a terra quando incontravano un prete perché erano i ministri che rendevano il ’Signore poverello’ presente in mezzo a noi ma ciò non gli impediva di rifiutare il cibo  in casa del cardinale a Roma, o di prendersela con la verbosità dei preti o di minacciare il canonico Gedeone di Rieti, ’uomo sensuale e mondano’, che se non si fosse convertito gli sarebbe successo di peggio  della malattia che lo aflliggeva – infatti morì poco dopo per il crollo della casa a seguito di un terremoto, mentre tutti gli altri si salvarono -.
Forse ci vorrebbe un messa a punto del Concilio per riflettere sulla fede nel nostro tempo, visto che il Vaticano II non è stato attuato o è stato travisato.Tuttavia, noi crediamo che una risposta vera di fede passi attraverso ciascuno di noi: dite quello che credete veramente, diceva San Francesco ai suoi.

giovedì 23 febbraio 2017

CORSI E RICORSI DI POST-VERITA'

Rosa Elisa Giangoia


Nella sua diffusione ad gentes il Cristianesimo delle origini, rivolgendosi ad un mondo che aveva elaborato un ampio patrimonio culturale, si è confrontato con esso in modo molto accorto, da un lato accogliendo quanto poteva essere funzionale ad un’accettazione del messaggio evangelico, in primis la metafisica, ma anche ponendosi come la risposta sicura e convincente alla diffusa aspettativa di vita eterna con certa ricompensa, aspirazione  molto sentita dalla mentalità del tempo, a cui né i culti misterici, né le varie soteriologie di derivazione filosofica sapevano dare soddisfazione.
C’erano, però, nella visione culturale del tempo altre concezioni, condivise e radicate, che contrastavano con il messaggio evangelico e tra queste di particolare rilievo erano le diseguaglianze tra gli uomini con l’inferiorità della donna e l’accettazione della schiavitù, oltre alla mentalità bellicista. Il nucleo del superamento della condizione di schiavitù nella nuova visione di fraternità tra tutti gli uomini è nella Lettera a Filemone (16) di San Paolo, in cui chiede all’amico di accogliere nuovamente Onesimo, non più come schiavo ma come fratello nel Signore.
Sostenendo l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini, in quanto tutti figli di Dio, il Cristianesimo ha portato da culturalmente elitaria a visione di massa la critica nei confronti della schiavitù per cui quello che era un orientamento filosofico dello stoicismo romano, ben rappresentato da Seneca (ad Luc., V, 47), è diventato un principio condiviso e rivendicato che con la sua attuazione, pur non risolvendo le disparità socio-economiche, ha elevato in dignità gli uomini tutti, come ha conferito un livello di parità alla donna, seppure con residue limitazioni, attestate nelle lettere di San Paolo (1 Cor 11, 7-8; 14, 34-35; Col 3, 18; I Tim 2,12; Tit 2,5; Ef 5,22).
Per quanto riguarda il superiore valore della pace, la questione è stata resa più complicata per la svolta costantiniana  con la divisione del lavoro tra clero e laicato, che trova terreno fertile con il diffondersi progressivo del cristianesimo nell’area germanica e per la successiva contrapposizione con l’Islam occupante la Terra Santa. Infatti nei primi tre secoli dell’Impero al militarismo dominante nella mentalità Romana si contrappone il rifiuto della violenza in generale, specie della violenza istituzionalizzata, che si manifesta attraverso le guerre, da parte dei cristiani che arrivano in diversi casi anche a subire il martirio per la loro obiezione di coscienza al servizio militare e in molti altri si fanno obiettori di fronte a singoli ordini ritenuti ingiusti.
Attraverso un cammino di riflessione in ambito patristico,  che trovò piena teorizzazione nella Demonstratio evangelica di Eusebio, si venne poi affermando la divisione tra preti e monaci, esentati da ogni obbligo militare, e laici, chiamati agli affari e anche, se necessario, alla guerra, attività progressivamente valorizzata dalle classi elevate germaniche anche per ragioni dinastiche. E la non violenza venne recuperata solo dopo molti secoli come valore…
In parallelo va sottolineato il fatto che il Cristianesimo abbia opposto fin dalle origini un deciso rifiuto di quella violenza che impedisce la libera espressione di un proprio convincimento, in quanto la libertà di coscienza non è un privilegio di pochi intellettuali, ma un diritto fondamentale di ogni persona, anche di quelle socialmente e culturalmente più sprovvedute.
Queste sono le linee guida che sono prevalse e  che ancora oggi devono servire d’orientamento nei processi d’inculturazione del Cristianesimo in nuove aree territoriali.
Il Cristianesimo ha una scala di valori che non possono essere messi da parte, per cui il suo inculturarsi non può essere indiscriminato: i discrimina vanno individuati soprattutto per esercitare, quando sia necessario, quell’azione di ribaltamento nei loro confronti, come appunto è avvenuto in certi casi (schiavitù, donne) nei confronti del mondo greco-romano. Di conseguenza, se facciamo nostro il fondamento che tutti gli uomini sono liberi, che tutti sono uguali, che vale di più la vita che la non vita (principi basilari anche nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo) come possiamo inculturare il Cristianesimo in quelle aree dell’India dove persiste la mentalità che non sia reato uccidere gli appartenenti alla casta degli intoccabili senza operare un ribaltamento di valori? O dove permanga l’idea dell’inferiorità della donna e quindi del diritto di qualunque sopruso, abuso e violenza nei suoi confronti? O in Cina dove Confucio insegna che la morale va rispettata principalmente all’interno della famiglia …, in una visione di scarsa soteriologia trascendente? Per non parlare di concezioni molto radicate nella visione della famiglia così lontane dal modello cristiano, come la poligamia nel mondo musulmano o la poliandria in Oceania… E peggio ancora la necessità di sopprimere chi professa una diversa fede, presente in una certa interpretazione dell’Islam, nei confronti della quale anche noi giustifichiamo la guerra…, come è stato per secoli con la colonizzazione.
L’elemento base della differenziazione è la visione del mondo inclusiva di una corretta antropologia. Per capire meglio questo concetto possiamo rivedere quanto diceva Jacques Maritain  in Il contadino della Garonna (ma il concetto era già in Umanesimo integrale e ne I gradi del sapere ), secondo cui, per una corretta teologia occorre una filosofia adeguata, riprendendo il concetto medievale di philosophia ancilla theologiae. La filosofia, infatti, secondo il filosofo francese, è come il missile che mette in orbita la navicella spaziale. Se la filosofia non è corretta, la teologia – navicella - non va in orbita… Finché si è usata una filosofia funzionale, cioè l’aristotelismo, tutto è andato bene, quando invece ci si è serviti di altre filosofie per elaborare una teologia cristiana, le cose sono andate diversamente… Sintomatica al riguardo è l’intervista rilasciata dal venezuelano generale dei gesuiti, padre Arturo Sosa di recente su L’Espresso. Secondo lui anche le parole di Cristo nel Vangelo a riguardo del libello del ripudio vanno reinterpretate in quanto recepite da uomini… Ma con quale canone ‘ermeneutico’? Forse l’inopportuna idea ottocentesca di matrice tedesca del progresso della Storia? Come interpreteremo, allora, San Paolo che sostiene che  l’impudicizia è idolatria, perché è totalizzare il corpo come valore, il piacere come sufficiente a sé stesso (I Cor 6, 12-20; I Ts 4, 3-7; Gal 5, 19-21; Col 3, 5-6; Ef 5, 3-5), con precisa associazione all’avarizia: perché mai? Perché l’avaro trattiene le cose per la sua sicurezza, per il suo egoismo, e l’impudicizia significa trasformare l’altro in cosa per il proprio piacere. Anche Aristotele nell’Etica Nicomachea dice la stessa cosa che verrà ripresa da San Tommaso nella Summa, I, Secundae. Basta leggere Sade o Edmund White o Proust per trovare conferma del fatto che l’impudicizia è idolatria,in quanto totalizzante. Non assume consistenza proprio con questi argomenti capziosi il relativismo?














sabato 18 febbraio 2017

PANE AL PANE

Secondo me questa ventilata scissione del PD è una sceneggiata che fanno tutti d’accordo tra di loro nel partito, per far finire il paese in mano al M5S, perché non sanno più come fare per risolvere i problemi dell’Italia, così se ne lavano le mani e se l’Europa metterà delle regole dure se la vedranno i 5S, mentre loro si godranno le prebende in parlamento senza più problemi... e noi poveretti ne porteremo tutte le conseguenze.

Federico Sorrento


Risponde Carlo Biancheri


Lo abbiamo già scritto: lo scenario è desolante in questo paese e chi guida sembra del tutto inadeguato al ruolo che svolge e non ci riferiamo  ai dilettanti/fai da te  in politica della setta, ma all’intero arco costituzionale, perché non si percepisce la capacità tecnica né il senso di responsabilità di fronte ai problemi rilevanti che l’Italia deve affrontare subito.
Nel PD, che non è mai stato un vero partito, perché le due anime non si sono mai fuse – se uno resta convinto che la lotta di classe sia la chiave della Storia e che la democrazia sia semplicemente una fase tattica in vista della conquista del potere, come può accordarsi con chi mette al centro il primato della ‘persona’, il rispetto per la sua dignità, la realizzazione della giustizia non solo commutativa (a tutti lo stesso) ma anche distributiva (a ciascuno secondo il merito e le esigenze specifiche:  sul punto rinviamo ad Aristotele nella più volte citata Etica a Nicomaco, Aristotele che Marx stimava…, ma quelli della sinistra PD non sono al corrente di queste cose…)- ; da una parte abbiamo una vaga ispirazione ad un laburismo blairista che ha fatto sufficienti danni con guerre improvvide ed una liberalizzazione non governata, non guidata nelle sedi internazionali, come gli accordi OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) od OCSE (Organizzazione per lo Sviluppo Economico), in quanto disegnata a beneficio delle grandi imprese multinazionali; dall’altra abbiamo gente come il nobile Governatore della Toscana Rossi, uno dei capi della rivolta, che legge la Costituzione italiana così: la Repubblica è fondata sul lavoro, ergo tutti hanno diritto ad avere un lavoro ed una giusta retribuzione che consenta una vita dignitosa. Si, ma… se non c’è lavoro? E la legge del mercato, la domanda e l’offerta? Le imprese lavoreranno in perdita o si nazionalizzeranno i mezzi di produzione? Le imprese pubbliche hanno dato sin qui buona prova in tutto il mondo? Non sono per caso passate dalle mani di pochi privati a quelle di pochi appartenenti alla Nomenklatura (o da noi a certe combriccole… come in  IRI, ENI, nelle partecipate degli enti locali e compagnia cantante…)? E perché in Cina cambiano? Per caso per timore dell’insurrezione per fame nelle campagne? Vogliamo fare un’analisi della situazione attuale in un paio di paesi Est-europei come Polonia e Bulgaria per capire come è andata? Siamo pronti.
Perché tutto deve ridursi a sceneggiata, a grida in questo paese e non c’è mai una riflessione meditata? Certo stiamo faticosamente uscendo da una crisi epocale, causata dalla finanza de-regolamentata dei paesi anglosassoni che per decenni si sono opposti ad ogni forma di regolamentazione e controllo, Stati Uniti inclusi – per gli ingenui…- in quanto anche loro hanno le Self Regulatory Organizations come il Nasd che non fanno quasi mai l’enforcement, cioè applicano sanzioni…, crisi poi trasformatasi in  economica e ora l’impatto delle nuove tecnologie che diminuiscono i posti di lavoro, le migrazioni bibliche e le guerre, il terrorismo.
Invece di lanciare accuse sul piano personale, specie quando non si sono sufficientemente elaborate le problematiche, non sarebbe meglio scontrarsi sulle soluzioni da dare ad alcuni problemi del tipo di quelli sopraenunciati? Invece sui grandi temi, tutti allineati e coperti: la NATO non si discute… ma Trump la mette in discussione e dice: difendetevi da voi… L’ Europa è una realtà irreversibile, si ma come starci dentro?Senza italiani in posti chiave nella Commissione ed in Consiglio? O meglio quei pochi che ci sono si mimetizzano e non favoriscono l’Italia come fanno invece tutti gli altri con i loro paesi? Problemi antichi, direte… ma sempre irrisolti.
Dopo diversi lustri di una società permissiva, edonista, fatta di immagini e di narcisismo perché mai occorre sacrificarsi?
La giunta Raggi a Roma è paradigmatica: si fanno pasticci? Si dà la colpa agli altri, come insegnavano i nazisti al momento della conquista del potere. Del resto una bugia ripetuta mille volte diventa una verità, o no?
Vorremmo le proposte da discutere, le persone vengono dopo. E’ chiedere troppo?

venerdì 10 febbraio 2017

UN SANO MENEFREGHISMO


Carlo Biancheri


Ci ha fatto uno strano effetto sentire dal papa Francesco l’elogio del  “sano menefreghismo” degli italiani per sopportare il male della corruzione che imperverserebbe in Vaticano.
L’osservazione sull'atteggiamento italico è un “centone” tipico degli stranieri che non conoscono bene lo Stivale e pensano che sia omogeneo, interamente classificabile con la pizza ed il mandolino ed il “tira a campà…”. Nelle terre gianseniste (i cattolici calvinisti per intenderci…) del Nord Italia, come Liguria e Piemonte, prima dello spostamento di intere popolazioni dal Sud, usare un’espressione come menefreghismo era una stranezza, giacché la vita era considerata un compito duro che comporta di rimboccarsi le maniche ad ogni istante… Non è neppure un’espressione molto in uso nelle Venezie (non parliamo del Friuli…) e neppure in Lombardia, men che meno nella Bergamasca, e financo in Emilia.
Lo sapevano bene i massoni/carbonari che hanno unificato l’Italia quando facevano dire al loro re caricatura: abbiamo fatto l’Italia, adesso bisogna fare gli italiani. E già gli italiani che non sono i romani – e anche qui …tempo fa si diceva che Roma è la seconda città siciliana dopo Palermo- e questo gli stranieri non lo capiscono proprio: senza alcuna valutazione di merito, sarebbe come sostenere che un parigino ed un marsigliese sono la stessa cosa.
Mussolini usava il “me ne frego”, ma stava a significare la sua mascolinità,  la sua virilità,” così ben descritta da Gadda che ne ha analizzato il linguaggio priapeo.
Non è una gran trovata considerare il “sano menefreghismo” come segno di saggezza, di distacco, tanto più che se il papa è al corrente che c’è corruzione in Vaticano, essendo un sovrano assoluto, perché non vi pone mano? Deve licenziare tutti? Perché no? Vada a vivere a  Guidonia ed i credenti capiranno, del resto Celestino V…
Temiamo che questo linguaggio lasco ed approssimativo tradisca in realtà un certo provincialismo sudamericano che  porta a considerare, per esempio, tra gli intellettuali cattolici la teologia tedesca come “superiore”; negli anni in cui furoreggiava la teologia della liberazione ricordo intellettuali famosissimi parlare con molto rispetto di quel che si elaborava in centro Europa, quasi che nel Nuovo mondo non si disponesse dell’acribia necessaria ad affrontare certi temi ... Noi leggiamo i testi e gli autori e decidiamo con la nostra testa, senza alcun timore reverenziale e senza troppo nasconderci dietro l’argomento di “autorità” medievale. La teologia della scuola di Tubinga ha messo Hegel al posto di Aristotele, ma, finalmente, col relativismo ed il soggettivismo imperante che porta al nulla, abbiamo capito che l’idealismo tedesco ha fatto il suo tempo. I cattolici di professione no. E già, perché, se non lo sapevate, ci sono certi laici, magari sociologi o laureati in legge che insegnano liturgia negli Atenei pontifici che si avventurano in campi teologici ad un livello tra il divulgativo ed il giornalistico, propalando le ultime idee correnti come verità. Se noi leggiamo i Padri o testi come la Regola di San Benedetto, non troviamo mai qualcuno che scriva per difendere le proprie opinioni: si affrontano i problemi con umiltà, con argomenti non per prevalere sulle idee altrui, come fanno certi storici della religione/giornalisti che affrontano problemi teologici quasi si trattasse di propaganda. Un esempio: l’adulterio è intrinsece malum? Non diciamo sciocchezze e la soggettività dove va a finire? Ma… lo dice Aristotele che cristiano non era… nell’Etica a Nicomaco, suo figlio, tanti secoli prima di Cristo… Su quali argomenti? Perché fermarsi alla prima osteria e all’impeto passionale e non approfondire? Si capisce che i gesuiti siano una Compagnia guerresca, ma allora si comprende anche perché il secondo Apostolo di Roma, San Filippo Neri, non ci sia mai voluto entrare.



lunedì 6 febbraio 2017

IN 600 CONTRO LA SCUOLA


Rosa Elisa Giangoia

La lettera che hanno scritto i 600 docenti universitari sulla inadeguatezza della conoscenza della lingua italiana da parte degli studenti universitari è la denuncia  della grave incapacità del nostro sistema scolastico di fornire a tutti competenze adeguate ad un uso attivo e passivo della lingua madre, requisito base per accedere a tutte le altre conoscenze e competenze, sia di ambito umanistico che tecnico-scientifico, per cui la scuola dovrebbe farsi carico di portare tutti ad un adeguato livello.
Testo interessante, ma poco efficace, per il fatto che constata un fallimento, ma non ne affronta le cause e non propone nessuna strategia che possa risolvere o almeno migliorare la situazione.
Se basso  è il livello di quanti accedono all'Università, è facilmente immaginabile quale sia quello di chi ha completato l’obbligo scolastico a 16 anni o anche di tutti gli altri che, magari, pur avendo studiato fino alla maturità, non hanno voglia o opportunità di proseguire, anche se oggi l’Università continua spesso a ricoprire il ruolo di “parcheggio” per i giovani, data la grande difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro per la fascia 18-25 anni.
La denunciata scarsa conoscenza della lingua italiana ha origini e cause lontane e complesse, cause nei confronti delle quali la scuola deve prendere consapevolezza del  proprio fallimento.
Per analizzare il problema occorre tracciare un minimo di retrospettiva storica.
Fino agli anni Settanta del secolo scorso accedevano agli studi medio superiori davvero solo “i capaci e i meritevoli”, raramente sostenuti da quegli aiuti che la Costituzione prevedeva, quasi sempre grazie ai sacrifici dei genitori che si impegnavano per dare maggiori opportunità ai figli. Si trattava, però, di ragazzi motivati nello studio, con buone capacità e determinazione, sostenuti anche dall'idea che quegli anni di impegno nello studio avrebbero poi consentito loro occasioni di lavoro adeguate nella vita. 

In questi casi la difficoltà dell’apprendimento della lingua italiana era per lo più dovuta alla persistenza dell’uso del dialetto nell'ambito familiare e sociale, quindi con diversificazioni regionali, ma abbastanza facilmente individuabili e superabili.
In seguito, grazie anche alle migliorate condizioni socio-economiche del nostro paese, la frequenza agli istituti medi superiori è diventata progressivamente sempre più ampia, con diversificazione sociologica degli studenti, caduta dell’uso dei dialetti, forte aiuto della radio e della tv per il progressiva diffuso  miglioramento dell’uso della lingua. Ma, nello stesso tempo la scuola ha iniziato la sua rapida discesa, con gli snodi determinanti della semplificazione dell’esame di maturità e dell’abolizione degli esami di riparazione, che hanno portato all'accettazione di lacune disciplinari, non essendo possibile per ragioni economiche compensarle con adeguati corsi di recupero. Questo ha creato un ulteriore abbassamento del livello con promozioni  per voto di consiglio (per i non addetti ai lavori vuol dire far diventare sufficiente un’insufficienza anche grave in sede di scrutinio) quando la scuola non era in grado di provvedere didatticamente.
Nel frattempo i vari Ministri della Pubblica Istruzione di sinistra e di destra che si sono susseguiti nei decenni hanno dato i loro negativi contributi con scelte inopportune che sono iniziate con la liberalizzazione degli accesi universitari dettata dalla demagogia pseudomarxista  di uno poco  equilibrato come  Donat Cattin  (lui stesso non laureato) e sono proseguite  con le sperimentazioni mai verificate, con i corsi di aggiornamento per insegnanti “fai da te”, con il cambiare i nomi degli istituti tecnico-professionali, facendoli diventare tutti licei (da quello della Panificazione a quello della Moda!), dando eccessiva enfasi alle famose tre “i” (impresa, informatica, inglese) e nello teso tempo, rendendo le classi più affollate, demotivando i docenti con l’eccessivo precariato, eliminando la continuità didattica.
Tutto questo ha trasformato la scuola in un sempre più lungo e affollato parcheggio per giovani, sempre più diversificati  anche per l’accesso degli immigrati di lingue e culture molto differenti, giovani che non sempre accedono alla scuola con seria motivazione e determinazione, ma piuttosto per l’obbligo fino a 16 anni (sulla cui organizzazione e offerta ci sarebbe molto da dire!), e poi per mancanza di alternative, sovente sfiduciati per la consapevolezza che, usciti dalla scuola, non avranno una condizione lavorativa adeguata.
Di fronte a tutto questo ci sarebbe voluta una seria politica di rielaborazione della didattica funzionale alla realtà, mentre tutto è affidato alla buona volontà e alle capacità d’iniziativa degli insegnanti (i meno pagati d’Europa!). Sarebbe stato importante ricordarsi della Lettera a una professoressa e della Scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, per capire che non è un buon criterio quello di abbassare la qualità  nell'assunto che non tutti possono accedere... Infatti la Scuola di Barbiana è stata un esempio dell’importanza di  legare l'istruzione alla vita (quella degli emarginati), ma nel contempo dell’attenzione a mantenere la qualità  dell' insegnamento. Riprodurla su larga scala, sarebbe stato molto, molto costoso…
Gli ultimi interventi nella scuola hanno visto diminuzioni di ore di insegnamento di Italiano e di Latino nei licei classici e scientifici, quindi provvedimenti non certo utili ad un miglioramento delle conoscenze della lingua italiana da parte dei ragazzi, anche se per chi esce da questi due tipi di scuola la tenuta è ancora buona. Il problema si pone per tutti quei ragazzi diplomati in licei tali solo di nome, nonché negli istituti tecnico-professionali, tutti con possibilità di accedere a qualunque facoltà universitaria. Ragazzi con scarsissimo retroterra di cultura familiare, non abituati alla lettura e all’ascolto della radio, spettatori di tv spazzatura, ghettizzati  in ambienti periferici autoreferenziali, privi di contatti con altre agenzie educative (tramontati ormai gli oratori e le scuole di partito!), frequentatori dei social, con l’unico contatto culturale rappresentato dalla scuola, incapace di fronteggiare bisogni educativi di massa e di far corrispondere le valutazioni ai livelli reali di apprendimento.
Come risolvere la situazione? La risposta sembrerebbe ovvia: eliminando il lassismo dilagante nella scuola italiana, ponendo delle barriere per cui chi non ha acquisito conoscenze e competenze sufficienti non va avanti fino a quando non ha adeguatamente colmato le sue lacune, per raggiungere il quale obiettivo la scuola dovrebbe metter in atto strategie efficaci, naturalmente con impiego di risorse.
Purtroppo l’andazzo sembra opposto: le prime iniziative del neo-ministro Valeria Fedeli vanno in tutt'altra direzione. Innanzitutto dal 2018 si abolirà la terza prova dell’esame di maturità, che almeno obbligava gli studenti a studiare alcune materie, tra cui l’Inglese, sempre presente, poi si verrà ammessi all'esame di maturità anche con insufficienze in alcune discipline, purché la media (a cui concorrono anche Educazione Fisica e Condotta) sia sufficiente. Non sarà raro, lo prevediamo con cognizione di causa, che studenti con l’insufficienza in tutte le materie vengano ammessi avendo 10 in Educazione Fisica e Condotta!
Viene da chiedersi perché tutto questo. Non ricorriamo all'antica presunzione del sovrano che pensava che fosse meglio l’ignoranza del popolo così lui sarebbe apparso colto, pensiamo che la ministra Fedeli, priva di un diploma di maturità quinquennale, tema che l’esame lo facciano sostenere a lei!

A questo punto la salvezza potrebbe venire solo dai docenti universitari che dovrebbero stabilire rigorosi esami di verifica delle conoscenze e delle competenze per l’accesso a tutte le facoltà. Abbiamo seri dubbi che questo accada: il Ministro della Pubblica Istruzione è anche Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica…

sabato 4 febbraio 2017

SE QUALCUNO MI HA INTESTATO UNA POLIZZA ASSICURATIVA,PER FAVORE, ME LO DICA!


Carlo Biancheri


Confesso che spero sempre o di vincere alla lotteria di Capodanno o di avere un giorno un bel gruzzoletto inaspettato, per questo ho appreso con qualche invidia che il famoso sindaco di Roma, Avv.ssa Raggi, votata a furor di popolo per un cambiamento purchessìa…, ha appena saputo di esser la beneficiaria di due polizze assicurative, stipulate a sua insaputa. ’Sono sconvolta. Chiedo a chi ci ha messo i soldi di cambiare il beneficiario…’. Confessiamo che per libera associazione di idee ci viene in mente il caso di chi ha comprato casa per un prezzo, essendone stato pagato un altro ‘a sua insaputa’. Ma per quale motivo  Romeo lo ha fatto? Capisco che non sia un reato… (ipotesi di…, allo stato…) ma anche io sono stato stimato da alcune persone che non mi hanno, però, mai intestato una polizza!
Spero tanto che un giorno questo mi accada e neppure conosco gente che sia caduta in una disavventura del genere. La giovane Sig.ra, leggiadramente, non rileva alcunché di strano, così come quando riferiva che il Marra, attualmente in carcere, era  solo uno dei ventitremila dipendenti del Comune di Roma, come dire… ’chi lo conosce?’, o che la nomina della Muraro ad assessore è stata un errore…, o che i cittadini romani avrebbero dovuto pronunciarsi  sulle Olimpiadi, anzi no, non sono una priorità… Insomma, stiamo lavorando e lasciateci lavorare! Dopo tutto ho il sostegno di Beppe Grillo… Caspita! Di Beppe Grillo! Il pifferaio magico di Sant’Ilario, capace di catalizzare dietro di sé una folla di irosi, in grado di distruggere sì, ma non di costruire, quel Grillo dell’alleanza con i razzisti di Farage in Europa e che apprezza Trump (ma… Il Fatto Quotidiano che si professa di sinistra…, queste cose le sa? Oppure è leninista e quindi privilegia il risultato?). Si fà sempre, da parte dei giornalisti che devono salvare la faccia per aver tirato a lungo la volata al M5S, l’esempio di Madamìn a Torino che non ha determinato i guasti di Roma: ha ottenuto i voti della buona borghesia torinese e delle periferie, si  è fatta fotografare in prima fila alla manifestazione  per le nozze gay, ha minacciato destituzioni per rappresentanti designati dal Comune nelle Fondazioni, ha sfrattato l’Osservatorio TAV, essendo lei una no-TAV, in perfetta coerenza con i voti dell’alta borghesia torinese che ha raccolto, non è riuscita ad arginare lo spacchettamento della fiera del libro a Torino, sull’inquinamento non ha deciso nulla di rilevante, se non la raccolta su base  volontaria delle alghe aliene nel Po,nulla sulle partecipate del Comune e  per il resto piatta ordinaria amministrazione,soprattutto  senza iniziative contro la stagnazione dell’economia della città, ma…  è buon governo!
L’amministrazione di Roma è in uno stato lamentevole: il cambiamento c’è stato sì ma, come ampiamente previsto in tempi non sospetti da questo blog, in peggio. Le scelte, finora assunte, sono state poche ed improvvide: le società partecipate sono nella condizione di sempre e la città non è più ordinata di prima, anzi è più buia e pericolosa, nel consueto traffico caotico, con furti negli appartamenti aumentati in modo rilevante;  i mezzi pubblici  non funzionano o  mancano del tutto in certe zone,  le periferie sono abbandonate,  la sporcizia è diffusa ed il verde pubblico degradato,  le buche nelle strade sono ormai rischiose per il transito,  i cimiteri dove il Comune incassa molti soldi sono in stato di semi-abbandono - le entrate vengono usate per altre finalità -  il debito consolidato è esplosivo… se tanto basti!
I giornali la chiamano ‘fatina’ e ha goduto del fatto che chi l’ha votata non vuole riconoscere di essersi sbagliato clamorosamente . Ma, ormai, il tirocinio è scaduto e sin qui ci siamo dovuti occupare solo dei suoi fatterelli personali. Adesso fà freddo a Roma, ma se tornasse sui tetti chissà che qualche buona ispirazione non la raggiunga, come quella di andarsene .