domenica 1 febbraio 2015

IERI IN ITALIA E' FINITA L'ERA DI WOYTJLA

Mi sa che in questa elezione di Mattarella al Colle ci abbia messo qualcosa di suo anche Papa Francesco, magari, chissà, solo con la preghiera! perché qui con Renzi giovanilista boy-scout e Mattarella che viene dall’azione Cattolica, dalla Fuci, dai cattolici popolari di sinistra, si cambia scelta del cattolicesimo in politica. Messo da parti Buttiglione come filosofo di papa Giovanni Paolo II, che sarà anche diventato santo col suo aiuto, e di CL a Milano, che portava dritto a Berlusconi, che si voleva anche far diventare buon cattolico, facendolo incontrare all'aeroporto con papa Benedetto e dandogli la comunione ai funerali di Vianello, nonostante il divorzio e i festini di Arcore, sperimentato senza successo il cattolicesimo di Sant’Egidio come supporto al tecnocrate Monti, adesso si ritorna al cattolicesimo stile vecchia DC e non credo proprio che papa Francesco non c’entri. Il brutto è che la vecchia DC l’abbiamo già provata e non ha portato per niente bene all’Italia, il finto cattolicesimo (festaiolo, disonesto, ecc. ecc.) di facciata di CL & C, l’abbiamo pure provato ed è andata male. Con Monti, non parliamone... si rischiava di diventare tutti poverissimi e di dover ricorrere tutti a Sant’Egidio! E allora? ripeschiamo nel passato sperando che vada meglio? Non sappiamo proprio inventarci niente di nuovo e di meglio?

Vincenzo Priano

CARLO BIANCHERI risponde:

Ci è parso cogliere con la nomina di Mattarella a Presidente  della Repubblica Italiana qualcosa di più di un ritorno al passato, come dicono alcuni, e cioè la nomina di una persona che aveva avuto una formazione da cattolico democratico non integralista, le cui radici si fondano nella rilettura di un tomismo elaborato a Le Saulchoir a Parigi ed a Lovanio, ma anche da rari maestri all’Angelicum a Roma; basti fare i nomi di Maritain, di Chénu, di Lyonnet, ma anche di La Pira e di Mounier, ma … non di Dossetti (…) per inquadrare l’elaborazione di una ideologia - sì lo diciamo senza vergogna … -dove si sosteneva l’autonomia relativa delle realtà create (v. Gaudium et  Spes) e in ultima analisi la convinzione che dai valori cristiani non ne discendesse una ricetta politica immediata, ma che, invece, è cristiano ciò che è ‘pienamente’ umano (v. Umanesimo integrale); contestualmente, si sviluppava l’elaborazione del concetto di persona e dei diritti inviolabili ad essa  connessi, ma anche la nozione di pace come tranquillitas ordinis, concetto dinamico che nella Populorum Progressio di Paolo VI porta a dire che lo sviluppo è il nuovo nome della pace nei rapporti internazionali.
Perché diciamo che è finita l’era woytjliana in Italia?
L’uomo è certamente eroico nel senso che ha subito un gravissimo attentato ed ha continuato imperterrito a svolgere il suo ruolo con molto coraggio, in un tempo difficile, con un comunismo dell’Est trasformato in mera gestione cinica del potere da parte di una oligarchia e, nella malattia, fu  fedele fino alla fine, senza risparmiarsi.
Tuttavia, la sua formazione teologica era inadeguata (studiò un solo anno all’Angelicum filosofia e fece la tesi su Max Scheler…). La sua era una preoccupazione politica globale che gli veniva dall’esperienza tragica della sua Polonia e dalla conoscenza dell’oppressione brutale dei regimi dei paesi dell’Est  – abbiamo ricordato più volte in questo blog la conoscenza diretta della Bulgaria  ( v. i post del 2009/2010) con la constatazione delle macerie umane che i regimi comunisti hanno provocato nelle persone, nella  vita civile e nella cultura, le cui tracce sono visibili ancora adesso: chi ha visto queste cose comprende meglio gli avvenimenti di questi giorni nei paesi dell’Europa orientale.
Nella visione di S. Giovanni Paolo II l’essere cristiano non era una scelta individuale, ma di popolo, e da qui i raduni oceanici, effimeri: molto spesso accadeva che l’interesse per la persona  fosse inversamente proporzionale ad una ricerca  interiore. Gente aliena da qualsiasi credo religioso, come Pertini, ne sentiva il fascino, ma anche un uomo come Clinton che la sua stagista chiamava il ‘bruco’, con rara acutezza psicologica, era della partita. Aveva dato via libera ai movimenti: CL, Opus Dei, Focolarini, Neo-catecumenali, Pentecostali che soppiantavano o invadevano ,in alcuni casi, le parrocchie, ed erano caratterizzati da attivismo e da una chiusura settaria, con una teologia, spesso, debole ed incapace di reggere il confronto con il tempo. Filosofi laici, come Cacciari, divenivano esperti di questioni religiose e la confusione era massima.
La gestione della Curia aveva sempre più carattere politico  e non  spirituale; il papa, peraltro, accentrava tutto quel che riteneva importante. La gestione economica delle finanze vaticane era affidata a gente senza scrupoli come Marcinkus o peggio …, associazioni religiose neo-costituite con molti soldi, come i Legionari di Cristo, il cui fondatore si è rivelato un vero mascalzone, operavano liberamente fondando scuole ed Università in tutto il mondo, senza controlli sul contenuto di quel che  divulgavano; bisognava fare santi a tutti i costi e così si moltiplicavano le canonizzazioni.
Il dibattito nella Chiesa, che esisteva prima del suo avvento, fu impedito. In Italia tutto era in mano a Ruini, la cui teologia è profondamente discutibile;  ha rotto con la tradizione consolidata di prudenza della Chiesa ed ha spinto attivamente i cattolici nelle  spire di uno che figurava nelle liste della P2, che non aveva nessuna delle preoccupazioni della dottrina sociale della Chiesa nel suo programma politico, anzi proclamava il diritto/dovere alla ricchezza, valorizzando quel che si ha (anche il corpo in prosieguo…). Il tale, chiamato “il caimano”, una volta tacitata la Chiesa con i soldi per i preti funzionari – definiti giustamente così dal papa Francesco – e soddisfatta sulle richieste relative ai valori non negoziabili (va detto che la teoria di questi valori, che non è una priorità del papa Francesco, contraddice la raffinata elaborazione che si era elaborata fin dai tempi di Pio XII…) ha fatto quel che gli è convenuto. In una parola l’abbandono di una nozione laica del bene comune, con il supporto del pur intelligente prof. Buttiglione, ha portato ad un integralismo strisciante ‘scassando’ la spiritualità, divenuta in prosieguo appannaggio dei ‘ruminanti della Santa Alleanza’, come li chiamava Maritain ne Le paysan de la Garonne, e cioè gli ex-scismatici lefevriani.
Né la situazione è mutata sotto il pontificato di Benedetto XVI che ha continuato a fare lo studioso o il melomane da papa, lasciando la gestione della macchina al card. Bertone che, sinceramente non sapremmo dire se si tratti di alto burocrate, di manager senza scrupoli, di vescovo principe, circondato da personaggi più volte inquisiti e massoni.
L’era del caimano e di Ruini ha accentuato in modo esponenziale l’attitudine all’apparenza che ha formato generazioni di giovani: quel che contava era la presenza, esserci, non il contenuto del messaggio; sintomatici al riguardo erano i raduni oceanici della gioventù con papa Woytjla, che cantava con loro,  il  giorno dopo ai quali gli  operatori ecologici raccoglievano montagne di preservativi dove avevano dormito: non c’è male, no? Un’inclinazione, un rincorrere lo spirito del tempo e in questo erano tutti hegeliani, disgraziatamente.
Lo stesso valga per la politica spettacolo, auspici i conduttori dei media (non si parla di quel che non si conosce…), che ci ha portato fino ai tweet di Renzi.
Ma la crisi ha spaventato ed i giovani cominciano a porsi qualche domanda perché capiscono che i cosiddetti maestri quarantenni non sanno dove andare.
Renzi è un animale politico, ma è un tattico: lui vende qualsiasi contenuto anche delle sciocchezze come la riforma del Senato. Del resto l’opposizione è formata da un comico in disarmo, da un adepto di Scientology, da uno che dice che bisogna capire l’Isis quando uccide da bestie, da un altro che prende il presepe come corpo contundente e si fa fotografare seminudo, che avvia una relazione, con famiglia alle spalle, e si definisce cattolico… Che volete?
Il tempo si fa breve, per così dire, e uno come Mattarella ha il respiro di chi ha riflettuto sulla vita e  sui problemi del Paese  e sa come mettervi mano.
È in linea col clima che il papa Francesco, una ventata di aria fresca, ha portato nella Chiesa: un ritorno ai valori fondanti e basta chiacchiere.