venerdì 15 dicembre 2017

La performance di Vegas in Commissione interparlamentare sulle banche


Carlo Biancheri


Oggi i giornali sono pieni di titoli sulle dichiarazioni di Vegas che dopo sette anni lascia la Consob molto peggio di come l’abbia trovata, perché disunita, immotivata e burocratizzata. Sinceramente non ce ne importa molto se la Boschi che anche lei non dà prova di grande competenza – ma dove sono i politici competenti ?- vada a parlare col Presidente della Consob delle sue preoccupazioni circa la ventilata fusione tra Banca Etruria e la Banca Popolare di Vicenza in ragione della concorrenza dei distretti per la lavorazione dell’oro…; cosa c’entrasse la Consob lo sa solo la giovine avvenente Ministra.
Quel che vogliamo esaminare invece è l’aver affidato la guida di un’istituzione delicata come la Consob ad un politico di Forza Italia, Sottosegretario del Governo Berlusconi,esperto di contabilità dello Stato e non certo del mercato borsistico, che votò la fiducia, salvando il Governo , pur essendo già stato nominato Presidente e quindi obbligato ad essere indipendente dalle forze politiche.
Non entriamo nel merito delle decisioni della  Commissione, nelle quali il Presidente si è trovato spesso con Commissari contrari, né sul fatto che nella ristrutturazione egli abbia introdotto figure apicali di persone, all’oscuro del mercato di valori mobiliari, che, di fatto,  hanno ingessato la Consob  trasformandola in una sorta di Ministero.
Esaminiamo un po’ quel che ha detto nell’audizione, infilando qua e là qualche paroletta in inglese, come i neofiti .
Dunque per lui  la crisi  delle banche è stata determinata da una serie di fattori concomitanti, connessi alla crisi finanziaria iniziata nel 2008 ed all’improvvida decisione di applicare il bail-in anche ai titoli emessi prima della sua entrata in vigore, trasformandone la natura,  come nel caso delle obbligazioni subordinate che con il bail-in diventavano molto più rischiose per i piccoli investitori –investitori retail, li chiama Vegas, facendoci capire che ha studiato – e quindi  non vendibili ai piccoli risparmiatori, secondo i profili di rischio indicati dalla direttiva Mifid.
La Banca d’Italia non ha dato le informazioni alla Consob, derivanti  dall’obbligo di cooperazione previsto nel TUB (Testo unico bancario) e nel TUF (Testo unico sulla Finanza)? Beh… lui lo capisce benissimo, perché, se uno si occupa di stabilità, può ben sacrificare diecimila portatori di obbligazioni per salvare i correntisti; è l’eterno conflitto tra stabilità e trasparenza… e sembra quasi dire che è meglio la stabilità, salvo aggiungere che ci vuole un organo superiore di coordinamento tra Autorità di controllo, che esiste, ma  che non è mai stato convocato… Uhm… Del resto c’è un obbligo  di cooperazione, ma non c’è sanzione per il mancato rispetto di detto obbligo. C’è da chiedersi se in Parlamento siano dei mentecatti ad approvare leggi che prevedono obblighi non sanzionabili…
Il Presidente aggiunge, del resto, che è così dappertutto e che il sistema di Autorità unica, Single Regulator, è stato abbandonato dagli inglesi che l’avevano introdotto – è arcinoto che il Regno Unito in certi ambienti (…) è come Gerusalemme per Ebrei e cristiani, la luce…- mentre rimane solo in Germania ma … i tedeschi si sa come sono…
L’alternativa è quella di due Autorità, two peaks dice (e ci ricorda che ha studiato…). Peccato che questo sfoggio d’inglese non si sia tradotto in una presenza efficace in sede internazionale, a cominciare dall’ESMA, che riunisce le Commissioni di borsa europee, dove la Consob ha un ruolo residuale, come si è visto quando voleva sanzionare le Agenzie di rating che provocavano sfracelli sui mercati finanziari italiani,operando in palese conflitto di interesse.
Aggiunge pure, mostrando di non avere molta dimestichezza con i Regulators mondiali, che anche la cooperazione tra la FED americana e la SEC presenta discrasie e qui cominciano gli svarioni, perché il Presidente dimostra di non sapere che in realtà negli USA il controllo diuturno sulle banche non è prerogativa della Banca Centrale che si occupa di vigilanza dei grandi gruppi, ma del Comptroller of the Currency… e che i Regulators tra loro non si sognano di non scambiarsi informazioni, salvo che Trump riesca a creare lo sconquasso anche lì. Evidentemente, troppo occupato a tessere i rapporti con il sistema bancario italiano che lo ha sostenuto, non si è peritato di viaggiare e di comprendere meglio il quadro internazionale che è stato determinante in questi anni.
E poi la chicca degli scenari probabilistici ed il quadro europeo.
Il Presidente ha affermato che l’inclusione degli scenari, peraltro contestabilissimi, come giustamente hanno rilevato alcuni membri della Commissione parlamentare, in Portogallo è facoltativa  e non obbligatoria… rispondendo ai soliti membri della setta che credono di aver trovato l’Eldorado con questa sciocchezza. Vegas ha avuto buon gioco a dimostrare che nel caso di uno scenario,  accettato a suo tempo dalla Consob, per la vendita di titoli delle banche in questione non si prevedeva la perdita del capitale… anzi! Tuttavia qui ha mostrato di non aver compreso il concetto di massima armonizzazione della normativa comunitaria e del ruolo dell’ESMA che, secondo la procedura Lamfalussy, funge da consulente della Commissione Europea, abilitata ad emanare le norme applicative della direttiva o del Regolamento comunitari. Non è che gli emittenti italiani scappino all’estero se non c’è armonizzazione, come ha detto lui, ma, semplicemente, se non c’è armonizzazione  nel mercato interno circolerebbero prospetti, con passaporto europeo, con contenuti divergenti, imponendo ad altri paesi un’informazione che le Autorità del paese ospitanti giudicherebbero rischiosa e fuorviante: questo significa armonizzazione.
Il Portogallo lo fà? È stato chiarito che gli emittenti ‘possono’ e non sono obbligati ad includere gli scenari, come per incultura sostenevano i pentastellati, ma qui va aggiunto - e Vegas non lo ha fatto perché forse lo ignora- che il mercato portoghese  è considerato residuale, trattandosi di piccolo paese, e che, se la Commissione Portoghese lo consente, questo probabilmente avviene in violazione della normativa comunitaria; se il caso non è stato preso in carico dalla Commissione Europea la ragione è che si tratta  di una fattispecie con scarsissimo impatto sul mercato interno. Del resto, tante volte la Commissione Europea tarda a fare l’enforcement per violazione dell’acquis communautaire, in ragione dell’analisi costi/benefici.
Questo è quanto. La morale è che le persone contano a volte più delle istituzioni che  rappresentano…