sabato 31 dicembre 2011

SFASCIACARROZZE

Carlo Biancheri

La temperie culturale che stiamo vivendo, per usare un linguaggio dominante di scuola heideggeriana, affascinante ma inconcludente..., si caratterrizza per un pressapochismo nel pensiero, per l'acriticità sulle proprie idee anzi per un atteggiamento apodittico. Più volte abbiamo scritto che una civiltà di rumori più che di suoni, di soggettività come norma normans, di immagini, di flash, di sensazioni, di puro piacere conduce ad una diminuzione dell'umano: tutto gira attorno alla materialità, alla fisicità che costituisce l'universo 'concluso' del percorso umano. Che senso ha un amore prevedibile, non aperto al mistero, all'incognito? Viene in mente La noia di Moravia...
L'esperienza è il grande mantra: se sentite la Caramore su Radio Tre, decaduta grazie all'inserimento di leghisti e destrorsi, per lo più di bassa cultura, ripete di continuo quanto sia fondamentale l' 'esperienzialità'; se ascoltate in tv un'intervista ad un giovane vi dirà, facilmente, di esser soddisfatto delle sue performances; verrebbe da dire che anche buttarsi dalla finestra è una performance e, infatti, si era diffusa la moda di gettarsi dai balconi, ricordate? Si prescinde totalmente dai contenuti e bisogna risalire a Kant che col suo formalismo ha  trasformato tutto in metodo a scapito del contenuto - il noumeno è inconoscibile - e, come ognun può vedere, questo approccio porta al nulla o all' 'affettività', al sentimentalismo...: il famoso 'soggettivismo' che lamenta Benedetto XVI, tributario anche lui col suo agostinismo spinto di un approccio soggettivo...
Atteso che Tommaso, Dottore della Chiesa, avverte che la politica è al vertice della carità, per questo chi uccide il tiranno fa benissimo e merita un premio..., bisogna tornare al quotidiano per capire che succede.
Innanzi tutto abbiamo visto il solito vate della val Brembana, padre del trota, che, secondo i giornali, frequenta amicizie non proprimente da oratorio..., far nuovamente le corna (mai visto, fino a quarant'anni fa, far le corna da nordisti doc (!),che si sia 'imbastardito'?) e dare gentilmente del 'terun' al Presidente della Repubblica. Parla di un'indipendenza che vuol lui col suo 10/15% di disgraziati che lo votano: certamente la Padania, con la sua moneta, potrà rivolgersi da pari a pari al Liechtenstein, al Principato di Monaco, alla Slovenia e Croazia e magari anche  alla Repubblica moldava o alla Transnizia. Ringraziamo la Lega. Lo statista/dentista Calderoli ci informa che il Governo di professori ci porta dritto alla miseria. Se avessimo continuato con lui, il tagliaboschi di leggi che faceva piuttosto delle radure del tipo distruzione delle foreste amazzoniche... che richiedevano continui interventi riparatori, saremmo stati molto meglio. Lo statista parla in fretta, prima di aver pensato... Si muove bene all'estero: peccato che nessuno lo capisca, specie quando ammicca, ride tra sé in modo balordo (come si dice in Veneto da ...): gli studi dentistici non gli han consentito di apprendere il detto latino: risus abundat in ore stultorum. Questi personaggi fan notizia come la facevano Ruby Rubacuori ed amiche... e danno scandalo perché abituano la gente all'idea che sia lecito dire e fare qualsiasi cosa. Pavese diceva che vivere è un mestiere ma questo è possibile solo per chi si chiede: perché questo piuttosto di niente. Aristotele dice che la filosofia nasce con lo stupore.
Parla della Chiesa la Lega e tira i fuori la questione dei soldi cui le gerachie, ahimé, sono molto sensibili. Vuol dire che non ci sono più vescovi simpatizzanti e sciagurati alla Maggiolini? E' vero che con  personaggi di basso profilo come l'attuale Presidente della Conferenza episcopale italiana, che parla di politica e di etica e non della Parola, han poco da temere. La storia della Chiesa, dove gli uomini sono peccatori, come non si stanca di ricordare l'attuale papa, indica che i testimoni, poi canonizzati, sono stati sempre guardati con sospetto dalla gerarchia, fatta per lo più da gente come il cardinale Antonelli...: "Signora, vuol venire a vedere la mia collezione di monete?" Pensate il povero Filippo Neri, continuamente sotto esame, sottoposto al sospetto di eterodossia. Per fortuna che Pio V morì perché altrimenti l'oratorio non ci sarebbe mai stato. I testimoni rompono gli equilibri sociali, il quieto vivere perché vanno dritti al cuore dell'umano. Così don Pippo, come lo chiamavano a Roma, faceva scopare il cortile dell'oratorio a signoroni tutti vestiti di raso, come penitenza, o portare in braccio, in giro per Roma, il cane Capriccio (il cane era entrato nella sua cella e non c'era stato verso di farlo andar via...) a gente del calibro del Tarugi, nipote del papa Medici. Il povero Baronio, primo grande storico della Chiesa poi cardinale per forza..., aveva scritto sulla cappa della cucina dell'oratorio Baronius coquus perennis perché doveva far tutti i giorni da mangiare alla comunità. San Carlo Borromeo, un po' imperioso anche se santo, aveva raccomandato sua sorella a Pippo che stimava moltissimo, stima condivisa dal nipote Federigo. Questa si era sposata a Roma col figlio di Marcantonio Colonna, il vincitore di Lepanto, che aveva tutta cristianità ai suoi piedi. Era scrupolosa, la poveretta, e andava da Pippo e poi tornava dopo un'ora e veniva anche maltrattata per questo. Si inginocchiava davanti a Pippo e lui le accarezzava la testa, scompigliandole la capigliatura: la principessa Colonna!
Sì, abbiamo i leghisti e i berlusconidi e i fascisti anche perché ci manca un Francesco piccolino ("Vatti a rotolare tra i porci" gli disse il papa in San Giovanni in Laterano...) e un Pippo, gente di speranza e rispettosa dell'umano, capace di sacrificarsi perché innamorata della vita. Pippo andava a visitare le sette Chiese con duemila persone che lo seguivano, ricchi e poveri: ma per diciassette anni era stato un monaco di città e passava le sue giornate nelle catacombe di San Sebastiano, in preghiera. Non aveva tornaconto: non scherzava.
Questi decenni di chiacchere, di immagini ci hanno confuso e fatto credere che la vita sia un sogno, ma non nel senso di Calderon de la Barca... Contrariamente a tutte le massonerie, pur riconoscendo al 'sogno' americano il valore dell'affermazione della libertà e dell'uguaglianza, ritengo che ci sia pochissima umanità negli Stati Uniti e che la gente, annegata nel fare..., sia quasi disperata e certo incapace di ascolto e di accoglienza, salvo eccezioni come il Deep South di Flannery O'Connor o di Caldwell, quello di Tobacco road, ma anche la New York di Baldwin o i quadri di Hopper.

giovedì 22 dicembre 2011

Carlo Biancheri

Pubblichiamo questo commento per esaminare, anche se in breve, i contenuti culturali, diciamo così..., sottostanti a questo approccio che tanto riecheggia gli slogans della famigerata Lega, formazione politica  secessionista che ha molto operato in questi anni per abbassare il livello culturale del Paese e favorire un atteggiamento reazionario cioè non pensato.
Di recente ho visitato a Roma una mostra sull'emigrazione italiana, organizzata nell'ambito delle manifestazioni del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. C'erano anche le valigie di cartone, i rosari che poveri veneti o i tanti meridionali, ai primi del Novecento, portavano con loro per scappare alla fame, in tempi in cui la vita media era bassissima. Andavano a New York, in Argentina, a San Paolo in Brasile, poi a Toronto, abbandonando tutto e con dolore. I rapporti dei consoli italiani dell'epoca sono impressionanti: venivano trattati non diversamente da come molti italiani trattano oggi i Rom. Nei giornali locali, quando si parlava di loro se ne parlava come di malavitosi: ci sono voluti decenni per farsi accettare, mai nell'élite, specie in Nord America tra i WASP.
La prima cosa che emerge in questo commento è la  mancanza di consapevolezza della fraternità umana e della dignità della persona. Quella stessa carenza che fece sì che i Rom fossero soppressi, in quanto etnia, nei campi di concentramento in Germania: esseri inferiori? Come i 'down'? Come gli omosessuali? Io soffro a sentir parlare un leghista  perché ignora totalmente, nel suo cieco egoismo, che quel che ha avuto è gratuito: non lo ha meritato lui, lo ha avuto e basta e la sua identità la scopre veramente solo se sa includere anche quella dei Rom o dei Sinti, al di là del loro degrado.
Nei Paesi dell'Est in Romania, in Bulgaria e in generale nella regione balcanica sono ben più numerosi che nell'Europa occidentale .A Sofia esiste un enorme campo, chiamato con disprezzo Cayenna..., dove vivono pacificamente.Tutte le mattine all'alba Sofia è pulita da loro, pagati dalla municipalità: posso assicurare che la città è di gran lunga più pulita di Milano o di Roma. Conservano ancora le loro  professioni tradizionali che la modernità ha distrutto: calderari, artigiani dell'argento, riparatori di gronde, musicisti, ecc... . Chaplin non era per caso Rom di origine?
Si sposano anche con i locali, tra i quali si scopre ogni tanto il tratto Rom...
In questo vento della Storia, segnatamente i fenomeni migratori, che significato può avere la sciocca argomentazione: 'prima di tutto i poveri italiani'? Prima di tutto chi ha più bisogno e se la torta è troppo piccola chiediamoci da dove vengono quegli enormi SUV così diffusi nelle terre del Nord di questo Paese ma anche altrove, posseduti da gente che denuncia un reddito di 15.000 Euro annui...
Nel corso di un'audizione mi son sforzato di spiegare ad un deputato leghista che portava all'occhiello il crocione di Milano, lo stesso simbolo della mia città, Genova, per quanto io non avvertissi con lui alcuna comunanza, che la sfida del nostro tempo è simile a quella che gli italici ebbero ad affrontare nel Medioevo prima e nel XIV e XV secolo poi: essere nel mondo. Spiegai che i genovesi erano presenti a Amsterdam, a Madrid, a Smirne, a Istanbul; non se ne stavano in Val Scrivia. Erano culturalmente aperti: parliamo della cultura dell'essere e non di quella dell'avere, tanto cara ai leghisti che non operano per il bene di alcuno se non di sé stessi.
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Ottenuta la fiducia alla Camera e dato il via libera alla manovra “salva-Italia” intanto il governo, attraverso il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, propone di concedere ai Rom delle case.
Una proposta alquanto bizzarra e frutto sicuramente di un forte “abbaglio” visto che vorremmo chiedere al ministro Riccardi come la prenderanno le numerosissime famiglie italiane che forse proprio a causa della manovra “lacrime e sangue” non riusciranno neppure a sfamare i propri figli, né tantomeno a pagare il mutuo della propria casa dopo anni di sacrifici.

Sì, la proposta del ministro Riccardi riguarda proprio le case, quelle che grazie al premier Mario Monti, saranno tassate dalla nuova imposta, l’Imu: insomma, gli italiani faranno enormi sacrifici per stare sotto un tetto, mentre i Rom saranno accompagnati presso le porte delle loro nuove e accoglienti abitazioni gentilmente offerte dallo Stato.
Un consiglio al ministro: non lo dica agli italiani che muoiono di fame, o agli italiani che non riescono ad avere un futuro, o a quelli che pur avendo un reddito non riescono ad accedere ai mutui bancari, per l’acquisto di abitazioni, eccessivamente onerosi e vessatori.
Ma andiamo per gradi. La proposta del ministro Riccardi mira a favorire lo sviluppo e la crescita del nostro Paese investendo sui figli dei Rom e sulla loro scolarizzazione.
Secondo il ministro il tutto passerebbe attraverso un tetto stabile “perché la vita in una casa favorisce l’integrazione e il superamento della provvisorietà”.
Applausi! Ma avete spiegato al caro ministro che ci sono milioni di italiani che non riescono a integrarsi per lo stesso motivo? Avete spiegato al ministro Riccardi che forse “snaturerebbe” la storia del popolo Rom che per antonomasia è un popolo nomade, non dedito a radicarsi stabilmente in un territorio?
Se qualcuno, forse radical-chic, pensa che il discorso del ministro non faccia una piega, vorrei chiedere loro che non sia invece un concetto abbastanza “razzista”; sì, ma nei confronti degli italiani!
Che sia ben chiaro, al ministro sembra mancare ogni contatto con la realtà non conoscendo forse che per moltissimi italiani la casa resta un miraggio; e lui che fa? Pensa ai circa 130 mila “zingari” temporaneamente stanziati in Italia, dando forse anche a loro il cosiddetto “rimpatrio assistito” che altro non è che una cospicua somma in denaro contante per agevolare il rientro a casa.
Ma nonostante tutto i Rom restano eccome in Italia. Sintomo del fatto che forse stanno meglio che altrove e che sono integrati come non mai. Poi per dirla tutta dati statistici fanno emergere come proprio il popolo “nomade” si diverte attraverso furtarelli e scippi proprio a danno di noi tutti. Per carità, tutto il mondo è paese, ma al ministro “Rom” consigliamo di pensare più agli italiani e meno alle proposte choc che nei fatti inaugureranno la nuova casta: quella degli “zingari”.
Per gli italiani forse un’aspettativa ci sarà: quella di travestirsi da Rom e chiedere una casa a Riccardi.

Francesco Christian Schembri

giovedì 15 dicembre 2011

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI

Rosa Elisa Giangoia

   Il sonno della ragione genera mostri: così pensava  Francisco Goya nel 1799, quando anche la ragione, pur pretendendo di illuminare gli uomini sulla via del progresso, determinava soprusi ed eccessi da parte di chi aveva in mano in potere.  Oggi, però, questa riflessione sembra tornare di attualità, soprattutto per quanto riguarda l’uso del linguaggio. Infatti, sia nel parlare comune, anche di persone ben scolarizzate, che nei discorsi dei politici e di altre persone di potere e notorietà in vari campi, si nota un fatto grave: l’abuso totale delle parole che non corrispondono più alle cose, cioè ai concetti che si vorrebbero esprimere, sulla base di un supposto “intanto si capisce”… . La gravità di questo fatto, che in politica è iniziata con la voluta ed esibita rimozione del congiuntivo, con il dilagare di frasi del tipo “Se avevo tempo lo facevo”, da nessuno censurate, ha finito per promuovere il totale non senso del parlare, anche senza arrivare agli eccessi del parlato comico-qualunquistico, del tutto incontrollato, del senatore del PdL Vincenzo Barba. Gli esempi che si potrebbero fare sono moltissimi, dagli strafalcioni della Gelmini in una lettera a Zaia (“ i dialetti sono le base della nostra cultura”; “i professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna”; “per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto”) a quelli che possiamo riprendere dal recente scomposto dibattitto che si è svolto al Senato e alla Camera sui provvedimenti del Governo Monti, durante il quale si sono sentite frasi come “si è ucciso perché non resisteva al pudore”, oppure “oggi si è svolto un altro capitolo negativo per il Parlamento”.  Questi non sono svarioni grammaticali, solecismi, anacoluti o calchi dialettali (di cui anche i parlamentari danno prova, a cominciare dalla Gelmini, di cui possiamo ricordare “i carceri”, “piuttosto che anche”, “egìda”), ma sono lo specchio di una più profonda incapacità di usare la lingua come espressione di quel rigore logico e concettuale che dovrebbe sorreggere ogni espressione e collegarla alle altre del discorso in un rapporto di consequenzialità.  Sembra che il parlare serva solo come freccia per aggredire e non per comunicare.
Siccome è stato detto che “lo stile è l’uomo” (George-Louis Leclerc de Buffon, Discours sur le style, 1753), è chiaro che questo parlare non sostenuto e vagliato dalla logica diventa indice del vuoto di riferimento di una generazione che ha smarrito tutti i parametri, a cominciare da quelli morali, non ha storia, perché non ha un progetto, non è in grado di disegnare un futuro per l’umanità. Tutto questo porta a vivere l’istante, trascinati dall’istinto, elemento irrazionale dell’uomo, che proprio la ragione, sulla base della logica, dovrebbe saper governare, per cui si trascende quando c’è un ostacolo, si aggredisce bestialmente l’emarginato, come fatti recenti, soprattutto quelli di Torino, dimostrano, in un reciproco caricarsi emotivo, non razionalmente controllato, per quell’annullamento dell’individuo nella folla, così ben analizzato e descritto nelle pagine mirabili del tumulto di Milano dal Manzoni.
             L’accuratezza grammaticale, teorizzata da Aristotele, imponeva alla mente di conformarsi alla logica, per cui perdere la logica nell’esprimersi  rivela una perdita tout court, perché il linguaggio è la spia della visione personale e collettiva del mondo. Facciamo solo due esempi:  la struttura del periodo latino, ampia e articolata a piramide, con il susseguirsi delle proposizioni dipendenti di vario grado, rette da una principale, secondo le regole ferree della famigerata consecutio temporum, era lo specchio di una mentalità che propendeva per l’autoritarismo e il potere politico accentratore; l’avvento e la diffusione del cristianesimo hanno profondamente modificato la lingua latina, soprattutto facendo lievitare il lessico dell’astratto, proprio in conseguenza di una mentalità che alla concretezza terrena anteponeva l’apertura all’oltre. Oggi ci troviamo di nuovo di fronte ad una trasformazione epocale di mentalità, caratterizzata dalla perdita della logica.
                 Questo può dipendere da molti fattori: ad esempio, l’uomo non ha più un rilevante potere di scelta a livello economico, è trascinato da un vento che non controlla, mentre, al di fuori della realtà, cioè nel mondo virtuale, vive un’inesistente e fallace onnipotenza. Nello stesso tempo, il linguaggio in senso forte, è una contaminatio di culture, che non dialogano tra di loro, ma si allineano al livello più basso, quello più semplice ed immediato, che esprime l’emotività. Anche la produzione artistica allontana dalla logica, non tanto con il prevalere dell’astratto sul figurativo in pittura, in quanto i colori e la libertà delle forme hanno una loro validità, quanto piuttosto con il predominio dell’analogico e del liberamente associativo sul logico-consequenziale in poesia.
                   In definitiva, si potrebbe dire con Maritain che l’uomo, che ha la sua caratteristica intrinseca e specifica nella ragione, è ontologicamente mortificato, perché non pensa più, ma reagisce soltanto.





mercoledì 14 dicembre 2011

COMMENTI ALLA MANOVRA MONTI

Carlo Biancheri

Sono giunti tanti commenti alla manovra del nuovo  governo -  di nuovo si tratta giacché il precedente stava portando dritto dritto il paese al default - e detti commenti necessitano  qualche riflessione: merce rara in un tempo abituato alle grida di presuntuosi che accentuano più la componente animale dell'uomo (Aristotele fa l'esempio delle smanie d'amore dell'asino simili a quelle degli uomini...) che quella razionale; povero Dante che  a proposito di Ulisse ebbe a dire degli umani... «Fatti non foste a viver come bruti...».
Il prof. Monti, che pure abbiamo criticato in questo blog, in tempi non sospetti, per il lavoro svolto come Commissario per il mercato interno nella Commissione Europea, avendo consentito l'approvazione di direttive chiave nel settore dei servizi di investimento, troppo sbilanciate verso la de-regolamentazione, predicata da inglesi ed adepti, approccio che ha favorito la crisi finanziaria provocata dai grandi intermediari anglosassoni e  anche... tedeschi, è stato chiamato perché c'era necessità di disporre di qualcuno che ci capisse qualcosa e non di un  'picciotto'. A livello internazionale, peraltro, non ne potevano più di corna, di barzellette ed insulti a luci rosse, di cafonerie ed incapacità di rappresentare una nazione di sessanta milioni di abitanti: la cultura del bar Sport di Voghera o Casalpusterlengo non piace all'estero: al massimo è apprezzata in val Brembana e a Pontida.
Ciò detto, è bene ricordare agli immemori che lo spread dei nostri BTP aveva superato i 600 punti base rispetto ai Bund tedeschi e se continuavamo col fiscalista ministro dell'Economia e delle Finanze e con lo statista/dentista Calderoli e con certi scienziati leghisti che vogliono che si abbandoni l'euro per la moneta padana, si capisce bene che gli stranieri  e il mercato finanziario ('bestia feroce' l'ha definito Monti, con cui disgraziatamente tocca fare i conti perché i debiti si devono pagare... e in casa mancano i soldi..., un elementare principio di realtà...) non avessero più voglia di chiacchere di principianti.
Nuova era con Monti, piaccia o no, quanto meno per la  competenza e voglia di approfondire i problemi.
Ecco però che Brighella, la maschera dell'imbroglione..., insinua che la manovra consista nel far pagare  i soliti noti e che non c'era bisogno di un professore, definito  'pagliaccio' da un gentiluomo di grande cultura nel Parlamento italiano, per alzare la benzina, per mettere nuove tasse e soprattutto per far precipitare il Paese in recessione.
Vediamoli gli argomenti di questi saccenti.
Si tratta di un Governo imposto dalla BCE (Banca Centrale Europea) che è contro la rappresentanza popolare, contro 'la nostra gente, il popolo (per intendersi la 'loro gente' è quella che non vuol pagare le multe dovute allo sforamento delle quote latte: il principio è quello di prendere tutti i benefici dall'Europa, ma di non pagare mai il conto; per esser discendenti dei Celti non c'è male...). La BCE, va detto, non era mica obbligata ad aiutare l'Italia; ha semplicemente posto condizioni per il suo aiuto ed il Governo ha dovuto far cassa in tempi brevissimi col mare in tempesta prendendo da fonti certe..., in tre settimane...Chi accusa dov'era nei tre anni precedenti? Alle fonti del Po o sui prati di Pontida? Il Parlamento, poi, ha ben votato il governo, se non erro...
L'errore è consistito nell'aver aderito alla moneta unica.
Questi signori fan la voce grossa in un Parlamento fatto di tanti Scilipoti e sono pochi coloro che sappiano dire basta a certi schiamazzi indecorosi.
Se noi non avessimo aderito all'Euro, col debito pubblico che avevamo, saremmo stati costretti a far salire alle stelle i tassi d'interesse per raccogliere capitali ed avremmo dovuto svalutare la lira del 50 o 60 %.A quel punto il petrolio, il gas...e le altre materie prime, chi li pagava? In una parola si sarebbe determinato un impoverimento dell'Italia del 50%.
Se le popolazioni del Nord formassero la Padania (abbiamo già spiegato più volte che tra un ligure ed un veneto non c'è alcuna comunanza come tra un torinese ed un bergamasco e persino, come ricorda l'amato Manzoni, tra un lecchese ed un bergamasco...; ricordate Lucia, la bella 'baggiana' quando 'emigrò' dopo il matrimonio con Renzo?) cosa conterebbero in Europa e nel mondo? Come i Paesi Bassi? Non c'è male...davvero una felice prospettiva!
E ancora. La manovra premia le banche. Si vede che la Lega non ha dimestichezza col settore creditizio dopo la storiella di Creditnord, banca gestita dalle camicie verdi e fallita, al soccorso della quale giovarono le pressioni del tomista di Arvito, Fazio...
Certo non fa piacere salvare enti creditizi non trasparenti ma sono quelli che mantengono il sistema nel bene e nel male: dovremmo forse creare nuove banche dall'oggi al domani o invece vivere senza intermediari finanziari e tornare al baratto? Il problema non è forse quello dei controlli efficaci?
Siccome il sistema Euro, dice Brighella, non andrà avanti, scavalliamo qualche mese...: qui siamo ai dilettanti allo sbaraglio, alla Corrida. Ma chi li ha eletti certi signori? Ci sono o ci fanno, si dice a Roma? Sarebbe come se un alpinista si trovasse su l'Aguille noire de Peterey (pur essendo in territorio padano, sono certo che pochi di quelli la conoscono...) in piena tempesta e dicesse: beh, aspettiamo un po’ per vedere che succede!
La manovra non è equa. Forse ,anzi senza forse, certi personaggi ignorano che Aristotele ebbe a dire che ogni volta che facciamo una negazione affermiamo una realtà diversa. E quale sarebbe la loro realtà diversa? Qual è la loro alternativa praticabile per far cassa e in fretta, altrimenti lo Stato non paga più stipendi e pensioni? Torniamo alla vignetta di Novello con i due signori in tram: 'Se fossi il presidente del Consiglio...'
Certo senza interventi per la crescita, senza cambi nella pubblica Amministrazione, senza tagli di spesa ivi compresi quelli per quell'imbecillaggine del federalismo alla padana, la manovra non basterà a curare. Ma il governo è insediato da neppure un mese e perché mai deve far miracoli a fronte di anni di pasticci di un governo con ministri sospettati dalla magistratura di esser collusi con le varie mafie? Siamo seri, se potete...
Se si avesse qualche voce in capitolo certo in questo frangente  bisognerebbe ridurre fortemente le spese militari, anche se il quadro internazionale è incerto e rischioso, e i gruppi occulti internazionali non ce lo consentono.
Più modestamente sarebbe bene incominciare a disboscare con le province che servono a  poco: sul punto le mammolette non ci stanno perché  non saprebbero dove piazzare tanti Renzo la trota...
In sintesi si nota il solito atteggiamento acritico dove si scambiano i propri desideri per la realtà tout court.






sabato 26 novembre 2011

Menzogneri, arroganti e incompetenti perseverano

Carlo Biancheri


Le dichiarazioni che si vanno diffondendo a proposito del Governo Monti e delle Autorità comunitarie da parte delle  componenti della precedente maggioranza richiedono qualche commento.
Il Vate delle valli della Bergamasca, marito in seconde nozze della pensionata trentanovenne, padre della trota, consigliere eletto (...) della Regione Lombardia, incapace di articolare un discorso qualsivoglia in relazione alle funzioni che, immeritatamente, ricopre, ha dichiarato che questo Governo è uno schifo e che il capo cordata (Monti) che doveva scalare le montagne, queste montagne le ha viste solo in cartolina. I suoi cantori,  tipo Cota e Reguzzoni, esperti da sempre di mercati finanziari..., non hanno mancato di ricordare che il famoso spread non cala malgrado che ci sia Monti.
La gravità di queste affermazioni risiede nel fatto che questi signori, diciamo così..., rivestono cariche pubbliche e, all'evidenza, parlano come degli storditi  o meglio come lo smemorato di Collegno... e quel che è peggio sono anche stati votati/nominati...
Perché si tratta di affermazioni sciagurate?
Sotto il loro beneamato Governo la crisi, ci veniva detto, non c'era in Italia: si parla di venti giorni fa...
Lo spread, quando il Conducator si ritirò, aveva ampiamente superato i 550 punti e chissà dove sarebbe adesso se fossero rimasti i governanti del 'fare'!
Urge per questi signori, diciamo così..., un corso accelerato di finanza e di tecnica di negoziazione dei valori mobiliari, obbligatorio però, per limitare l'uso di parole al vento...
Vanamente gli esperti cercano di spiegare che i fattori che fanno aumentare lo spread non dipendono solo dalle aspettative e dalla fiducia dei mercati verso il Bel Paese, ma da tanti fattori anche esogeni; per esempio, il flop dell'asta dei Bund tedeschi ha un impatto generale e penalizza chi ha il maggior debito in essere, come noi...
Gli impuniti si rallegrano pure del fallimento dell'asta dei Bund: vedete, dicono, anche la Germania soffre. Mi ricordano quel marito che per dispiacere alla moglie... Siamo in una moneta unica, signori, lo sapete? 
Pensano, invece, di uscire dall'Euro, ammesso che non crolli da solo, senza minimamente conoscere quali saranno le conseguenze e i costi.
Vi immaginate, si affrettano a dire in coro gli economisti, cosa sarebbe stato per noi se fossimo rimasti con la lira? La svalutazione a quanto sarebbe ammontata? Il petrolio come lo avremmo comprato? Probabilmente le famiglie si sarebbero spostate in bicicletta o sul mulo. La mancanza di serietà di questi ... inqualificabili soggetti, che hanno distolto l'attenzione dei più, per tanti anni, dai veri problemi del Paese col federalismo (peraltro costosissimo) o le berlusconate, si  manifesta  anche in questo frangente.
Il padre Sorge, nel suo ultimo libro, sembra abbia denunciato con vigore il silenzio delle gerarchie cattoliche nei confronti della pseudo-cultura della Lega. La Chiesa non ne parla sebbene si tratti di idee palesemente anti-cristiane; forse per servilismo verso il papa attuale che conosce Bossi? Non va bene; come non siamo entusiasti del  rapporto del papa col popperiano Pera, 'ateo devoto'! Una definizione degna del Ferrara, giornalista...
Sempre il Vate, con la cravatta  o il fazzoletto verde che riecheggiano l'orbace..., ci ha comunicato che il Berlusconi se ne è andato perché - lui lo sa - facevano (...) fallire le sue aziende. Bell'esempio di interesse generale: voce dal sen sfuggita... Si vede che ragiona così il Senatore: si sta in politica fino a che c'è un tornaconto personale... Il suo pensiero 'filosofico' passerà alla Storia e verrà senz'altro studiato nelle scuole del sole che ride!
L'ineffabile Bondi, da parte sua, non ha perso occasione per criticare il vice presidente della Commissione Europea Rehn: non rispetta la sovranità democratica del nostro Paese. Questo signore da Ministro dei Beni Culturali verrà ricordato per l'incuria  nei confronti di Pompei (cascavano i muri e lui stanziava fondi per la comunicazione...); pur essendo stato Ministro sembra non capire che in forza del Trattato UE, che lui ha contribuito a modificare e ha approvato, il nostro Paese ha rinunciato a parte della sovranità... Agli altri poco importa che l'unto, l'eletto sia stato votato dal popolo: le chiacchere stanno a zero, Bondi! Ci sono impegni presi dall'Italia che gli altri prendono seriamente ed applicano, a cominciare dagli ugonotti finlandesi.
Questo Governo è lento, forse ha paura di sbagliare, ma è la nostra ultima chance, sappiate però che i mestatori della precedente maggioranza (almeno molti di loro..) dell'interesse generale se ne infischiano: mirano al governo di Pontida e dei pascoli attigui.


Post Scriptum

Si apprende che i grandi intermediari americani stanno studiando un piano in caso di crollo dell'Euro (se si avvera, c'è da fare un monumento alla stupidità della ragazza venuta dall'Est: Angela Merkel...).
Gli americani che sono i principali responsabili della crisi finanziaria col loro sistema falsamente regolamentato, come provato dai fatti, ed inquinato ulteriormente dagli amici di Bush che erano a capo delle Autorità di vigilanza che favorirono la 'de-regulation' (il mercato si regolamenta da solo...) per anni... reagiscono ora in modo isterico, al solito.
Viene in mente il chiasso e le miriadi di riunioni che obbligarono tutti a fare nelle sedi multilaterali per il millenium bug (il baco che avrebbe creato la catastrofe al passaggio del nuovo millennio), con controlli a tappeto in tutti i settori.
In realtà il problema era solo loro, che, all'epoca, avevano nell'amministrazione e in talune banche un soft-ware obsoleto nei computer! Anche adesso ipotizzano catastrofi, nel qual caso rimarranno il solo referente mondiale: saranno imperatori sulle macerie altrui.


venerdì 25 novembre 2011

ABBIAMO RICEVUTO E PUBBLICHIAMO

Costituzione Concilio e Cittadinanza
Per una rete tra cattolici e democratici
Roma – Domus Pacis, 20 novembre 2011
Comunicato
Al termine di un percorso preparatorio in atto da qualche tempo, nei giorni 19 e 20 novembre, si sono riuniti a Roma, presso la Domus Pacis, esponenti di un nutrito numero di associazioni afferenti all’area cattolico-democratica e provenienti da varie regioni d’Italia.

domenica 20 novembre 2011

Menzogneri, arroganti, incompetenti

Carlo Biancheri

I commenti alla caduta del Conducator, della sua parte politica e dei soci richiedono qualche riflessione.
Abbiamo passato tanti anni durante i quali i rappresentanti politici di maggioranza invece di affrontare ed approfondire  i problemi - missione impossibile per  signorine da avanspettacolo, portaborse, lenoni, burocrati piduisti e quant'altro... per lo più digiuni di qualsiasi competenza tecnica –, di educare alla riflessione e alla criticità, si adagiavano sul sentire comune, caratterizzato, lo abbiamo detto tante volte nel blog, da egoismo, furbizia, fuga dal reale e, soprattutto, da una rottura tra le parole e le cose: si parla per creare il reale, secondo i propri desideri, un reale virtuale, se poi corrisponde o meno alla realtà non rileva... Da qui i giudizi di valore nel dibattito politico, non supportati da fatti: “lei è un comunista, lei è un mascalzone e si vergogni...” oppure: “ma anche voi... (il famoso mal comune mezzo gaudio, diversamente tradotto in spagnolo...).
Se questo è il metodo, per seguire Cartesio, sotto questo cappello ci può stare qualsiasi cosa e la menzogna la fa da padrone. Nel '68 la casa editrice Paideia, nel turbine delle assemblee studentesche e delle occupazioni, le prime fino ad allora..., delle Università, pubblicò dei quaderni contenenti la descrizione dei metodi seguiti dai nazisti nei dibattiti pubblici per conquistare il potere: interruzione dell'avversario politico mentre parla, interventi  conformi e convergenti su un unico tema, squalifica di chi si oppone sul piano personale e infine, in caso di difficoltà nel corso del dibattito, buttarla 'in caciara', come si dice a Roma, cioè confondere le idee o rovesciare il tavolo...
Mi domando se il giornalista Ferrara, persuaso di esser colto, che parla con rara arroganza in televisione con un cane sulla pancia, non piccola peraltro, si sia ispirato a questi metodi.
Vediamoli un po’ questi argomenti (diciamo così...).
Prima della caduta, il giovine incauto segretario Alfano comincia col proclamare alle folle che il governo del fare, del bene operare, delle riforme (quali...?), quello che ha mantenuto la stabilità finanziaria, tra i migliori in Europa per la tenuta  dei conti pubblici non si farà dettar la linea dai mercati e men che meno dalla Goldman Sachs, alludendo al fatto che questa società d'investimento mobiliare ('Investment firm') faccia parte di una congiura mirante alla caduta di Tartarino.
E ancora altri: il governo dettato dai mercati sarebbe un colpo di Stato perché l'unto, l'eletto dal voto popolare non si può rovesciare senza tornare a votare. Il padre costituente Mortati aveva introdotto il concetto di Costituzione 'materiale', usato, ahimè, dai piduisti di gelliana memoria per stravolgere l'esistente. Va detto, peraltro, che in una democrazia parlamentare come la nostra, salvo cambiamenti..., si eleggono rappresentanti che sono giuridicamente liberi di esprimersi come meglio credono, anche di cambiar casacca: sarà moralmente riprovevole ma nessuna norma lo vieta. D'altra parte alcuni dei transfughi dell'attuale maggioranza si sono sinceramente stancati di un 'Conducator' tutto dedito ai suoi affari, alle cenette eleganti, all'acquisto di truppe e del tutto disinteressato alle sorti del paese giacché sosteneva, fino a pochi giorni fa, che le pizzerie erano piene e che non si trovavano posti in aereo: non hanno pane? Diamo loro delle brioches..., si parva licet... La crisi non c'è...
Ma i mercati finanziari hanno osato non credergli... E qui comincia il rebus.Gli avvocati, gli storici, i letterati, i giornalisti, dei mercati finanziari poco ne capiscono; si ricordano al massimo, alcuni..., che il nonno comprava le azioni Montecatini per la pensione, figurarsi comprendere il funzionamento del mercato finanziario internazionale! Non hanno la più pallida idea dei volumi trattati ogni giorno sui mercati né degli strumenti finanziari (avete notato che molti politici scambiano i milioni coi miliardi di Euro?) e quindi ignorano che vi è una impossibilità materiale a manipolare un mercato del debito pubblico delle dimensioni di quello italiano da parte di un singolo intermediario con l'intento nascosto di far cadere  il comandante in capo. Sostenere il contrario tradisce una psicologia di uno che si crede di esser re  a... Zagarolo o, come nelle bellissime vignette di Novello, uno che  impartisce lezioni sul tram del tipo: Se io fossi il Presidente del Consiglio...Infatti, l'interpretazione dei movimenti dello spread tra i titoli pubblici italiani e quelli tedeschi in televisione rasentava il teatro dell'assurdo .L'ineffabile Gasparri, ve lo ricordate a dire vedete che Monti non risolveva nulla perché lo spread non scendeva? Trascurando, l'incauto, l'andamento di altri fattori rilevanti come l'andamento dello spread di titoli di altri grandi paesi... La sobrietà e la modestia non sono propriamente tra le spiccate qualità di questi signori.
I mercati, ahimè..., dettano legge perché viviamo in un sistema capitalistico. D'altronde c'è forse nostalgia nel Pdl o tra quei personaggi della Lega  di un sistema ad economia pubblica?
Quelli delle famose vallate verdi con abitanti celti (...) sono mai stati per ragioni diverse da un certo 'turismo', diciamo così..., nei Paesi dell'Est a verificare le macerie umane lasciate  dai passati regimi?
I mercati finanziari, in modo accentuato in epoca di globalizzazione, funzionano sulla base di aspettative, di fiducia. E che fiducia volete che ispiri un parlamento che vota a maggioranza che il Presidente del Consiglio era intervenuto con la questura di Milano  per Ruby Rubacuori, convinto che si trattasse della nipote del Presidente egiziano? E quando uno dei parlamentari di punta è il dottor Scilipoti che parla di sé in terza persona...? Nani e ballerine. Se foste stranieri investireste in un paese di questo tipo? Non che negli Stati Uniti certi membri del Congresso siano migliori di Scilipoti ma esistono regole e contrappesi che impediscono la deriva: si è visto col Watergate e con Clinton.
Allora non c'è rimedio? Siamo in balia dei grandi intermediari che decidono la caduta dei governi  e che, tuttavia, funzionano da principio di realtà contro i deliri di onnipotenza, così correnti ai tempi del Conducator: sono bello/a, sono bravo/a e ho perciò il 'diritto' di esser riconosciuto da voi; in pratica, un narcisismo da strapazzo, il meccanismo del Grande Fratello. Il rimedio ci sarebbe ma il problema è che il governo di Tartarino nulla ha fatto per porvi mano: sono le regole di funzionamento dei mercati.
Il commercialista/filosofo Tremonti, che ha retto  il Ministero dell'Economia e delle Finanze così a lungo e che ha scritto libri sulla globalizzazione, nulla ha fatto in Europa per opporsi alla liberalizzazione mal costruita nel settore dei servizi di investimento, né si è minimamente preoccupato della liberalizzazione in sede mondiale, il GATS. Anzi, andava spesso da Ministro a Londra, il maggiore mercato off-shore del mondo - perché non c'è alcun controllo esercitato dalle Autorità di vigilanza, come dimostrato dal fallimento del sistema bancario inglese - a decantare la bontà delle transazioni transfrontaliere, senza sufficiente armonizzazione delle norme ed omogeneità dei controlli, aggiungiamo noi...nonché dei nuovi prodotti finanziari: l'innovazione finanziaria! Potremmo fornire il dettaglio di molti interventi sbagliati di questo signore che han contribuito a far sì che l'offerta di servizi anche nel 'mercato interno' non fosse controllata da nessuno: un quadro perfetto per favorire la crisi che c'è stata.
Il Governo Monti non sarà esente da limiti ma ha  il grandissimo merito di far sloggiare un potere corrotto, tentacolare, con improvvisatori che seguivano i diktat di incapaci come i leghisti che tanto male han fatto a noi tutti, nel silenzio complice dei vescovi, sordi ai proclami egoisti, razzisti e fondati sul populismo e non sul bene comune .Il nostro principio di realtà sono i nostri creditori, non italiani..., che ci faranno credito se saremo capaci di serietà negli impegni e competenza nelle scelte: l'opposto di quel che è successo fino ad ora.


giovedì 17 novembre 2011

GLI ANTICHI AVEVANO RAGIONE

Rosa Elisa Giangoia 

Le recenti vicende del nostro paese, che hanno portato ad un rapido cambio di governo, testimoniano ancora una volta come i classici greci e latini avessero saputo, attraverso l’osservazione acuta delle vicende dei loro tempi, teorizzare quanto sempre succede nelle vicende umane.
Nel nostro caso occorre recuperare la teorizzazione dei sistemi politici che fa Polibio, rifacendosi ad Aristotele, concezione ripresa e consegnata al pensiero moderno da Cicerone nel I libro del suo De re pubblica.
Il pensatore romano, infatti, in questo suo dialogo, muovendosi nell'ambito dello stoicismo, espone la teoria della costituzione di Roma antica, stabilendo il nesso fondamentale tra la morale dei costumi politici e le virtù morali dei comportamenti individuali.
Cicerone innanzitutto introduce la discussione mostrando come gli uomini non siano nati per uno studio meramente astratto: la ricerca della verità filosofica, egli argomenta, non dovrebbe mai prescindere da una sua concreta applicabilità, in una prospettiva che risulti utile ai grandi interessi della filantropia e dell'amore per la patria.
Passa poi ad esporre la dottrina aristotelico-polibiana delle tre forme di governo (monarchia, aristocrazia, democrazia), delle loro rispettive degenerazioni in tirannide, oligarchia e oclocrazia e del necessario passaggio dall'una all'altra di esse. Degenerazioni  che sarebbe evitabili solo grazie alla stabilità assicurata dalla costituzione mista, che contempera in sé gli elementi fondamentali delle tre forme di governo, come appunto nella Repubblica Romana del II secolo a.C., in cui i consoli, il senato e i comitia riproducevano le tre forme canoniche.
Queste teorie hanno ispirato molti di coloro che hanno operato per la realizzazione della democrazia moderna, sia a livello teorico (Charles de Montesquieu) sia nella pratica politica (Padri fondatori degli Stati Uniti d’America), per cui anche il regime di democrazia in cui siamo vissuti noi in questi ultimi sessant’anni in buona parte ne deriva.
E ora cos’è successo? La democrazia stava degenerando in oclocrazia!
Se infatti la definizione di ‘oclocrazia’ è “governo della parte peggiore del popolo”, ben si adatta al governo Berlusconi, eletto sì dal popolo, ma che per comportamenti morali e politici stava ampiamente dimostrando degenerazione ed aspetti negativi. Quindi, come saggiamente ci hanno insegnato gli antichi, non c’era altra via che ridare il potere in mano ad un “uno”, saggio ed esperto, che, facendosi aiutare da saggi ed esperti nei vari settori della vita pubblica, data anche la complessità della nostra attuale società, riporti la vita politica del paese nel solco della democrazia, quella vera, non quella degenerata.

domenica 2 ottobre 2011

Il treno ha fischiato

Carlo Biancheri


Il treno ha fischiato, Signor Cavaliere, dice l'impiegato modello Belluca, immerso in partite doppie e ristorni senza mai alzare il capo, afflitto da tre cieche, la madre, la moglie e la zia, due figlie vedove e sette nipoti in casa, che dormivano in tre letti ampi, urlando e litigandosi fintantoché si faceva silenzio, a notte fonda, proprio quando il nostro Belluca udì di lontano fischiare il treno...
Esisteva un mondo: il Congo, la Siberia, le montagne e le nevi...
Così Pirandello, da par suo, nelle Novelle per un anno... per chi se lo ricorda...
Dapprima il silenzio assordante dei capi/generali (non ha il grado di generale il vescovo Bagnasco?) sullo scandalo relativo ai comportamenti nelle cene eleganti, accuse per corruzione di minori, nipotine di Mubarak affidate a prostitute, ragazzine che in coro lo chiamano papi, lui che non ha mai fatto male a nessuno ma che invece ha fatto  sempre del bene, aiutando famiglie bisognose e desiderose di avviare attività nel settore dei servizi sociali, come quella di Tarantini, un ragazzo viziato e un po’ coglione, dice l'amico consigliere,  factotum (massone da giovane..., però subito entrato in 'sonno'...) Lavitola.
Poi, improvvisamente, il treno ha fischiato e... Bagnasco, a grande richiesta (...) ha parlato!
Per poco però... perché il povero Crociata, portavoce CEI, ha dovuto di carriera spiegare che la Chiesa italiana non fa né disfa governi e i sedicenti cattolici del Pdl hanno avuto pubblicata la loro lettera su “Avvenire” nella quale invitano i Vescovi a chiarire che i riferimenti del teologo Bagnasco non dovevano riferirsi solo a quel poveruomo... per eccellenza..., perseguitato dall'Autorità giudiziaria italiana. Anzi il garrulo Ministro Rotondi ci ha informati che il Pdl  è il maggior partito di ispirazione cristiana e... massonica, aggiungiamo noi: mirabile sintesi! A Rotondi, che si esprime come uomo di grande cultura, dice nulla la Gnosi? Il grande argomento di certi cattolici che, in perfetto contrasto con la Costituzione conciliare Gaudium et Spes, rivendicano l'autorità della Chiesa a difesa delle loro idee politiche è che i laicisti non possono  permettersi di rivendicare condanne... Ritorna  l' argomento, assai debole peraltro...,  del 'mal comune mezzo gaudio'...; non ci siamo stancati di ricordare in questo blog che in spagnolo si traduce con: mal de todos, remedio de tontos! Molto più saggi e sottili di noi, gli spagnoli...
Ma i comportamenti 'tristi e vacui' (...) che cita il Bagnasco (ricorda un po’  una espressione scritta in caratteri cirillici, comprensibile per chi ha passato un po’ di tempo nei Paesi slavi, ma non per altri...) a chi si riferiscono?
A tutti? Anche al PD? Forse la Bindi e Franceschini attuano comportamenti 'vacui'? E poi perché 'vacui'? Pieni di significato, no? Financo blasfemi, come la bestemmia che va 'contestualizzata' però... per non parlare d'altro...
Gli 'agnelli' della Chiesa di Dio auspicano un maggior livello di eticità nella vita pubblica. L'auspicio risulta difficilmente credibile se non sostenuto da un esempio forte dei vescovi stessi. Ricordano quel che dice Gregorio Magno quando nei Dialoghi vuol sintetizzare in due parole la vita del suo maestro, San Benedetto? 'Non predicò diversamente da come visse...'.
Risulta difficile capire perché il Bagnasco, invece di parlarci a piene mani del Signore 'poverello', per usare l'espressione di Francesco 'piccolino', si avventuri a pronunciarsi sulle agenzie di rating e sulla loro opacità... Di cosa è preoccupato il Presidente della CEI? Delle modalità di autorizzazione di dette agenzie? Dei conflitti di interesse insiti nella proprietà? Del mancato rispetto del codice etico cui debbono attenersi o della carenza di vigilanza da parte delle Autorità a ciò preposte? O forse se la prende col legislatore comunitario che nel calcolo dei requisiti patrimoniali degli intermediari finanziari attribuisce una diversa ponderazione ai titoli forniti di un grado di rating rispetto a quelli che non lo possiedono, senza preoccuparsi dell'indipendenza e dell'operare delle agenzie in questione? Come si vede, si tratta di problemi complessi che sconsigliano ai vescovi di pronunciarsi, anche se consigliati da membri dell'opificio/Opus Dei, che non sembrano particolarmente versati nel mercato finanziario, avendo fatto dire al Papa, nella sua enciclica sociale, che la speculazione tramite i prodotti finanziari 'derivati' costituisce un male in sé... ignorando che non c'è un capitalismo etico, ma che il problema è piuttosto quello delle regole e dei controlli che impediscano, per  quanto possibile, le posizioni dominanti che falsificano il mercato... Lo abbiamo già ricordato: Keynes diceva molto bene che un mercato senza regole è una giungla... Il Bagnasco dovrebbe prendersela allora con la direttiva Bolkestein, ultra-liberista, in materia di servizi, chiedendosi: come si fa a liberalizzare quando le condizioni di armonizzazione comunitaria ed i controlli sono diseguali da paese a paese? Non si favoriscono frodi o arbitraggi regolamentari? Le paiono questi, Eminenza, argomenti di cui debbano parlare i vescovi?
E non sarebbe molto meglio, invece, esprimersi sui temi che possono esser di ostacolo alla fede? A cominciare dagli  argomenti razzisti, egoisti e umanamente degradanti della Lega?
Non si parla del pansessualismo se non come querimonia, né si affronta il dibattito sul genere e sessualità biologica che impazza in moltissimi paesi dell'Occidente. Basta la dichiarazione dell'ex Santo Uffizio del 2005? Nessun interesse per le questioni che pone un Edgar Morin che sostiene  essersi smarrita  la nozione di natura umana (Le paradygme perdu:la nature humaine)? E la presunta rottura tra natura e cultura, dominante nel pensiero contemporaneo?
Forse uno dei motivi del disorientamento attuale risiede nel fatto che nella gerarchia onnipresente, la scelta, preconizzata dal Wittgenstein del Tractatus, tra realismo ed idealismo in filosofia è a favore del secondo. Pochi leggono San Tommaso  nell'ottica di Aristotele, come faceva il padre Chenu che ebbe tanta parte nello schema XIII al Concilio. Non si parla che di Agostino... che, come si sa, si muoveva nell'ambito del neo-platonismo del suo tempo. Dovremo dunque seguire quel che dice Plotino nelle Enneadi (Perì Kaloú, 16) e cioè “fuggire al Padre” verso la nostra cara patria? La patria nostra è là donde venimmo. Là dove è il Padre... Per noi non è così. Come dice Tommaso d'Aquino, l'uomo è in confine corporeum et incorporeum, sul limite di ciò che è esistenza sensibile e di ciò che invece è qualcosa che la trascende. Noi non crediamo, come certo platonismo (non si pensi minimamente che tutta la filosofia moderna e contemporanea, seppur scettica, sia immune da questo...) che, poiché lo spirito è superiore alla carne, allora abbandoniamo il carcere e voliamo là dove è la nostra radice più vera. Crediamo invece con il Genesi che Dio vide che tutto ciò che aveva creato era buono…

lunedì 29 agosto 2011

LA GRANDE MALATA

Rosa Elisa Giangoia

La grande malata in Italia è la scuola, ma, per capire la grave situazione in cui si trova, bisogna andare indietro di circa quarant’anni, quando è stata investita dall’ondata di richiesta d’istruzione superiore da parte di una sempre più ampia parte della popolazione giovanile. In questo momento era necessario un enorme sforzo di  innovazione culturale, pedagogica e didattica, nonché una grande progettualità organizzativa. Il passare da una scuola classista, selettiva e d'élite ad una scuola di massa, capace di fornire a tutti una cultura generale e nello stesso tempo competenze professionali, con possibilità per tutti di accedere agli studi universitari di qualunque tipo, era senz'altro un progetto complesso e molto ambizioso, soprattutto  senza modelli, né precedenti storici, per cui richiedeva un ripensamento generale dell'istruzione a tutti i livelli. Questo purtroppo non è avvenuto.  Sono state attuate solo e sempre piccole modifiche e innovazioni parziali, sovente di carattere demagogico, in particolare la liberalizzazione degli accessi alle facoltà universitarie con provenienza da qualunque tipo di scuola superiore, che ha provocato difficoltà negli studi e frequenti abbandoni, situazioni che l’introduzione dei successivi test d’ingresso ad alcune facoltà non ha certo risolto, anche per il modo in cui sono organizzati.  Accanto ai modesti cambiamenti, è stata messa in atto tutta una serie di sperimentazioni, mai verificate, mandate avanti per inerzia, nel disinteresse dei vari ministri che si succedevano al dicastero, senza un progetto pedagogico, educativo e didattico globale. E' stato messo profondamente in discussione il nozionismo, senza riuscire a costruire modalità e percorsi diversi in grado di formare davvero autonomia di giudizio e capacità critiche, al di là del possesso saldo di conoscenze e dell’ acquisizione dei testi della tradizione culturale. A questa complessa riorganizzazione dell’offerta formativa doveva provvedere lo Stato, che ormai, dopo l’unità d’Italia, si era fatto carico dell’istruzione del paese, rendendo marginale l’apporto di altre agenzie educative che storicamente avevano avuto un grande peso, come era stato per alcuni ordini religiosi, Gesuiti in primis. Ma con il conferimento del valore legale ai titoli di studio, lo Stato aveva progressivamente avocato a sé l’organizzazione dell’istruzione del paese, in quanto anche gli altri avevano dovuto uniformarsi al modello proposto dallo Stato. Ma quando l’organizzazione gentiliana della scuola italiana è stata investita dalla richiesta di scolarizzazione di massa, lo Stato non è stato in grado di far fronte alla situazione in modo adeguato ed ora, appunto a quarant’anni di distanza, si possono fare un esame ed un bilancio della situazione. Cosa è successo? Innanzitutto con la scuola media unica, diventata scuola dell’obbligo, già si era abbassato il livello di conoscenze, competenze ed abilità rispetto a chi precedentemente aveva frequentato la vecchia scuola media, e nel contempo erano state del tutto eliminate le competenze professionalizzanti che le precedenti scuole commerciali e di avviamento professionale fornivano ad una parte consistente dei  ragazzi con la possibilità di un rapido inserimento nel mondo del lavoro. Ma anche quando la massa giovanile ha iniziato ad iscriversi sempre più numerosa alle scuole medie superiori, salvo pochissime modifiche strettamente necessarie, come quelle inerenti l’insegnamento del Latino in IV ginnasio, si è conservato per parecchi anni il sostanziale impianto gentiliano.  In questo ampio e generalizzato accesso all’istruzione le preferenze sono andate polarizzandosi verso il liceo scientifico, che è diventato di fatto una sorta di liceo “moderno”, gradito per la maggior attenzione riservata alle materie scientifiche, tra le quali è andata sempre più affermandosi la Biologia, e alle lingue straniere. Il liceo classico è cresciuto di poco, mentre in una prima fase hanno avuto un forte aumento gli istituti tecnici commerciali e industriali e quelli professionali, per subire progressivamente una flessione con una sempre più ampia frequentazione da parte dei figli degli immigrati, in concomitanza con l’aumentare del fenomeno migratorio verso il nostro paese. In questo modo gli istituti tecnici e professionali, invece di continuare ad essere canali di buona formazione tecnica con la trasmissione di una cultura generale e di competenze ben spendibili sul mercato del lavoro, anche per i collegamenti che vi erano con l’industria, hanno finito per diventare di fatto scuole superiori di serie B, in cui devono essere fronteggiati soprattutto problemi di carattere sociale, con la conseguenza che l'apprendimento è limitato, per cui l’inserimento nel mondo del lavoro sempre più problematico. Tutto questo anche perché non è stato fatto nessun progetto pedagogico e didattico per gli immigrati a livello nazionale, lasciando di volta in volta la soluzione dei problemi alle singole scuole con risorse economiche sempre più limitate. Se aperture culturali e innovazioni metodologiche e didattiche sono entrate nella scuola il merito va tutto all’editoria scolastica, che, soprattutto negli anni Settanta, si è fortemente impegnata in operazioni di introduzione delle novità culturali, in tutti i campi, nella didattica, anche se non sempre supportata dalla fiducia degli insegnanti, ragion per cui successivamente anche in quest’abito c’è stato un forte ripiegamento verso la tradizione e la semplificazione.
L’elemento rilevante è che, anche nei licei, si è venuta progressivamente instaurando di fatto una facilitazione degli studi, di tipo demagogico, con una tacita riduzione dei programmi ed uno scadimento della qualità dell’apprendimento, in quanto l'ampliamento generalizzato dell'utenza scolastica non consentiva più di operare selezioni in base a criteri che potevano essere attuati e accettati solo in una scuola elitaria. Nonostante questo, le difficoltà da parte dell’utenza giovanile sono venute sempre più aumentando, con esiti scolastici ampiamente deludenti. A questo punto è stata messa in atto la quanto mai deleteria teoria del “debiti”, in base alla quale, anche con l’insufficienza in più materie (importanti e d’indirizzo) si andava avanti comunque, fino ad arrivare all’esame di maturità, che nella maggior parte dei casi, avendo avuto per parecchi anni una normativa fortemente demagogica, come quella di essere interrogati su due sole materie (per lo più scelte dallo stesso candidato), veniva superato. Ad un cero punto, di fronte al sempre più ampio dilagare dell’impreparazione, nel tentativo di ovviare a questa situazione, si è teoricamente introdotto il principio del recupero e del sostegno all'interno della scuola stessa,  secondo cui la scuola deve al suo interno farsi carico di sostenere e di recuperare gli studenti che dimostrino difficoltà e carenze nell’acquisizione delle conoscenze e delle competenze. Principio di per sé corretto e importante, ma che richiedeva ben altri mezzi finanziari di quelli messi in campo e ben altro rigore nell'attuazione.  Fino ad arrivare alla situazione attuale in cui, davanti a indicatori di ritardo, dispersione, dissipazione allarmanti,  nessuno muove un dito (se non per tagliare le risorse destinate alla scuola) al fine di rispondere significativamente dal punto di vista della scuola a queste necessità. L’attuale Ministro Gelmini, che non continua a far altro che danni nella scuola, non ha assolutamente preso in considerazione la questione.
A dequalificare la scuola ha contribuito e continua sempre più a contribuire il peggioramento delle condizioni degli insegnanti. Ad un’ondata di entusiasmo, con progetti e innovazioni, messa in atto da una generazione di insegnanti giovani negli anni Settanta, sull’onda lunga delle posizioni di don Milani, che hanno cercato di scalzare le “vestali della scuola”, madri di famiglia carducciane, imprestate a tempo molto parziale alla scuola, è succeduta una ormai lunga generazione di insegnanti sempre meno preparati culturalmente e meno motivati.  Altro che le figure di grandi maestri, come Augusto Monti, ai tempi di Pavese! Occorre rilevare che gli insegnanti italiani sono tra i meno pagati in Europa e nello stesso tempo, anche per questo, hanno perso considerazione sociale e diminuito le motivazioni professionali, soprattutto in una situazione come quella degli ultimi cinque-sei anni in cui le condizioni di lavoro (orari, numero degli studenti, carichi di lavoro, ecc.) sono notevolmente peggiorate senza una significativa contropartita salariale. A questo si aggiunge l’endemica condizione di precariato, ulteriormente aggravata dalla mancanza di criteri validi per l’assunzione in ruolo. Aboliti i concorsi a cattedre, che almeno operavano una selezione di tipo culturale, archiviata, senza motivazioni e verifiche, l’esperienza delle SSIS, ci troviamo attualmente in un vuoto normativo che vede l’immissione in ruolo unicamente sulla base di graduatorie in cui determinante è l’anzianità di servizio, a cui si aggiungono titoli acquisiti a pagamento soprattutto presso istituzioni culturali molto discutibili e la cui serietà è sovente stata messa in discussione.
Dobbiamo inoltre sottolineare quella che potremmo chiamare la solitudine della scuola. Infatti, mentre in passato esistevano altre agenzie educative di rilievo, indubbiamente di grande importanza la Chiesa con il suo tessuto delle parrocchie e il capillare associazionismo giovanile, e meno diffuse le scuole di partito (pionieri, ecc.), capaci di fornire orientamenti e chiavi di lettura della realtà, da vent'anni a questa parte la scuola si trova a dover fronteggiare, senza nessun aiuto, neppure quello delle famiglie, l'assalto diseducativo delle TV, a cui molto spesso gli stessi genitori delegano funzioni di intrattenimento-educazione dei bambini e dei ragazzi. Le conseguenze sono, da parte dei giovani, il disinteresse per la "cosa pubblica", l'individualismo, la falsa scala dei valori, fortemente legata al consumismo, il seguire modelli sbagliati, imposti dal divismo televisivo, ecc.
Per tutte queste ragioni ci ritroviamo con l'attuale ampia fascia dei diciotto-ventenni sempre meno istruiti a livello di conoscenze e competenze, meno criticamente scaltriti e, se avviati agli studi universitari, destinati ad una preparazione tecnico-scientifica sempre più settorialmente ristretta, il che diminuisce ulteriormente la capacità di valutazione della realtà nel suo insieme.
Da questo stato di cose deriva il quietismo, l’acquiescenza che i giovani d’oggi dimostrano nei confronti della grave situazione in cui si trovano a vivere, con la più elevata percentuale di disoccupazione giovanile in Europa, con un alto tasso di lavoro precario, con difficoltà a crearsi un’autonomia personale e famigliare, con prospettive a lungo termine piuttosto inquietanti per quanto riguarda aspetti importanti del loro futuro (occupazione stabile, pensioni, ecc.).  I problemi veri della loro generazione sembrano, però, lontani dal loro orizzonte, dalla loro presa di coscienza, a consolarli pare basti un cellulare ultimo tipo (magari regalato dai genitori, dagli zii o dai nonni, che con le loro pensioni sovente riescono a tamponare situazioni difficili) o un televisore ad alta definizione per vedere meglio la partita della squadra del cuore! Questo è quello che voleva e che è riuscita ad ottenere la casta al potere, anche perché la sinistra non ha saputo dare prima un indirizzo corretto alla scuola e poi non ha fatto nulla per contrastare ed impedire l’orientamento prevalente. Il fatto che nessuno tenga seriamente in considerazione che la scuola è il futuro della società fa emergere chiaramente l’atavico cinismo italico, già denunciato da Machiavelli e Guicciardini, a causa del quale non ci si preoccupa affatto del bene comune, ma si guarda solo al tornaconto individuale immediato.