domenica 28 febbraio 2016

AH, IL LATINO! CHE INSIDIA!


Rosa Elisa Giangoia


Vorrei proporre una legge certo non molto importante ma senz'altro utile per la salvaguardia della nostra dignità nazionale, secondo cui chi vuole pronunciare in pubblico un'espressione in latino deve prima far verificare il suo dire da qualcuno esperto in materia, almeno fino a quando in Italia ce ne saranno, il che penso non durerà più molto a lungo, conoscendo l'andazzo dello studio delle lingue classiche nei nostri licei...Già in passato avevamo sentito in TV leggere  l'espressione latina sine die come se fosse inglese, con una pronuncia del tipo "sain dai", cosa da inorridire, e anche oggi al Tg delle 13 su Canale5 abbiamo ascoltato una giornalista che con imbarazzo e incertezza cercava di sciogliere l'acronimo SPQR, limitandosi a dire Senatus Populus Romanus, con omissione del Que enclitico, troppo difficile!Ma si sa sono giornalisti, sempre più spocchiosamente tuttologi, a prescindere dalle loro reali competenze...Che, però, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi trasformi in latino maccheronico la famosa espressione che Livio (V 55) fa dire ad un orgoglioso centurione romano Hic manebimus optime in un ridicolo "hic manibimus" con una non ben chiara pronuncia del successivo avverbio (otimes/optimus) anche se con ben sonora -s- finale è davvero inaccettabile! Oltretutto in un'occasione ufficiale, di fronte ad un divertito Junker che, evidentemente più colto di lui, ha subito notato lo strafalcione e l'ha sottolineato con un ammiccamento che ha indotto Renzi a un tentativo di correzione e a risolvere il tutto con una poco spiritosa battuta. Episodio indubbiamente significativo della superficialità e dell'abitudine all'improvvisazione di Renzi. Infatti poteva, prima di questo maldestro sfoggio di cultura classica, almeno fare un rapido ripasso con sua moglie, recentemente immessa in ruolo ad insegnare latino ope legis! A meno che anche per lei Livio non avesse scritto così!
O forse hanno imparato il latino da qualcuno poco esperto, come il prete della favoletta che si leggeva quando anche ai genitori importava che i figli imparassero il latino e che vogliamo offrire ai nostri lettori:
"Un contadino spende un sacco di soldi per far studiare il figlio. Quando il ragazzo torna a casa per le vacanze, il padre per verificare cosa abbia imparato, lo porta dal prete, massima autorità culturale del circondario.
Lasciati soli, il prete chiede al ragazzo: come si dice acqua? Aqua, risponde. Noo,asino, abundantia perché ce n’è tanta. E fuoco? Ignis,no carnicosolum perché serve a cuocere la carne. E prete? Presbiter, no! praestor perché deve fare in fretta a dir la messa, altrimenti la gente si stufa. E fieno? Foenus;no capilli terrae; e gatto?Felis, no saltingraffia perché salta e graffia, asino! Lo dirò a tuo padre.
Il padre torna sente l’esito dell’esame e dà un bel ceffone al figlio. A casa il ragazzo medita una vendetta.
Prende un gatto, gli attacca  della carta alla coda e dà fuoco alla carta e lo lancia nel fienile del parroco. Poi va sotto la canonica e grida:"Curre praestor, quia saltingraffia cum carnicosolo iit inter capillos terrae ac nisi venit abundantia peribit omnis substantia!".

LA PRESUPPONENZA DI ALCUNI PRETI


Carlo Biancheri

Non essendo clericali abbiamo accolto come una liberazione la definizione della "Chiesa  come popolo" nella Lumen Gentium del Concilio Vaticano II; definizione che tanto dispiaceva al Cardinale Siri ("ma allora cambia tutto…!") ed ai conservatori/reazionari del tempo, nonché l’enfasi del sacerdozio comune dei fedeli, tanto che, subito dopo il Concilio stesso, i laici intervenivano (spesso abusandone…) dopo l’omelia del sacerdote nella messa domenicale...
Senza scomodare Francesco piccolino che non fu mai prete…, tutti i credenti sono uguali in materia di fede, papa incluso, anche se  esercitano carismi diversi.
Notiamo, al contrario, che  in esito all’educazione clericale, il prete, spessissimo, si reputa su un piano diverso dagli altri e si sente  in dovere di insegnare, predicare, di pronunciarsi su qualsiasi tema, invece di annunciare semplicemente il Vangelo: dite quello che credete veramente, fà dire la Cavani a Francesco quando manda i suoi a due a due a predicare e ancora Gregorio Magno, a proposito di San Benedetto: "non insegnò diversamente da come visse…". Benedetto XV, vissuto in piena epoca di potere massonico e di modernismo, costretto a prendere atto della poca fede dei cattolici pronti a fare una carneficina tra loro con la prima guerra mondiale, veniva descritto, dagli emissari del Governo italiano, composto di massoni, come ‘non untuoso’…, e questa era reputata una grande qualità, abituati come erano a trovare negli interlocutori ecclesiastici quel sussiego, quell’atteggiarsi, quel recitare che riduce l’umano a caricatura.
Dal Concilio in poi abbiamo visto frotte di ex-preti od ex seminaristi continuare a predicare, ad insegnare da sposati su questioni attinenti alla Chiesa, molti dei quali ancor ora si spacciano per teologi, vaticanisti, ecc. - se uno ha sbagliato a scegliere perché continuare ad esercitare un ruolo che non è il suo ? – e ciò insinua il sospetto di una egolatria, talora malata, come in certi casi di pedofilia dei preti che dopo aver violentato un minore gli dicevano che era un onore aver avuto un rapporto con un messaggero di Dio…
Dispiace di dover rilevare che nella lettera di don Farinella e soci preti sulla legge Cirinnà si ritrovino atteggiamenti di chi predica con argomenti inconsistenti e con esibita certezza .
"Noi affermiamo che se in Italia vi fosse  anche una sola coppia di persone che convivono i suoi componenti hanno il diritto di esser tutelati e garantiti non solo come singoli ma anche come nucleo affettivo e familiare senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione…" (art 3,2 Cost.).
Se fosse stato Mortati, Esposito o l’attuale presidente  della Corte costituzionale o il suo predecessore ad affermarlo ci saremmo soffermati a riflettere per comprenderne il senso. Si dà il caso che ci sia stata una sentenza complessa della Corte che riconosce che in base alla Costituzione il matrimonio è quello tra un uomo ed una donna… le altre unioni, pur legittime, sono altra cosa… e la competenza da costituzionalisti di Farinella e soci ci appare dubbia.
Non paghi, i preti firmatari ci avvertono che nella Bibbia non si parla della famiglia e che l’attuale è solo il prodotto della Storia… Uhm, la Storia… come la intende Hegel? Verità di fede pure questa? E se nella Bibbia non è citata la famiglia, anzi si danno esempi di famiglia poligamica,che significa? Vogliamo allora dire che il serpente ha parlato? Che la lapidazione è un modo usuale per esercitare la giustizia? Capisco che ai preti in questione San Tommaso stia antipatico perché con Aristotele ha sviluppato il concetto di natura umana da non confondere con naturalismo (…) ma noi non crediamo  che la natura sia un fatto culturale, come sostenevano il massone Kant e poi il Rousseau e poi il massone Herder che ingaggiò proprio una battaglia con la Scolastica per sopprimere il concetto di natura: sembra ci siano riusciti dopo duecento anni a convincere le persone… ma la natura non cambia, non se ne dispiaccia Edgar Morin col suo Le paradygme perdu: la nature humaine. Aristotele diceva che in una società in cui  tutti sono pazzi i savi sono considerati pazzi dagli altri…
Ancora, i preti dicono: occorre interrogarsi valutando non il diritto all’adozione (meno male…) ma la disponibilità e l’idoneità affettiva degli adulti… Che ne sanno i preti di bambini e di pediatria? C’è già una casistica sufficiente per stabilire gli effetti sui bambini con due mamme e due papà? Saremmo molto prudenti prima di dire come il giovanotto di Pontassieve: vince l’amore… Crediamo che non abbia letto Edmund White… dove emerge che l’amore è inquieto.
Queste cose non sono  da preti ma da laici, come insegnano il Concilio e anche laici specializzati…
Probabilmente l’aver abbandonato la ‘scienza’ dei principi rende del tutto disarmati dinanzi al concetto di natura, specie quando si devono affrontare temi come quelli della genetica o di cosa è vita, come più volte abbiamo scritto in questo blog.
Confessiamo che ci piace di più il curato d’Ars nel suo essere prete che incontrava tutti, anche  massoni e mangiapreti: è dubbio che fosse colto, è certo che era illuminato.