venerdì 16 giugno 2017

IN QUALI MANI METTIAMO GENOVA?


Rosa Elisa Giangoia



Il fatto che 88.781 genovesi abbiano votato per Marco Bucci al primo turno delle elezioni comunali lascia piuttosto stupiti per il fatto che il suddetto candidato, pochi giorni prima, aveva dichiarato in un’intervista a “Panorama” che Genova può diventare il più bel sobborgo di Milano, indicando così una linea di decadimento della nostra città che, privata della sua antica connotazione di Superba, verrebbe ridotta ad un sobborgo, entrando in competizione con altri comuni satelliti di Milano, come, ad esempio, Abbiategrasso, entrambi a 45 minuti dal centro del capoluogo lombardo, con la costruzione del Terzo valico nel giro di pochi anni. Evidentemente questi genovesi hanno poco amore per la loro città, per la sua identità storica e culturale e privilegiano il fatto che ad Abbiategrasso ci siano gelaterie che producono gelati di oltre 60 gusti, mentre a Genova, tradizionalisti e poco fantasiosi, si rimane legati alla panera e al paciugo!  Ma, scherzi a parte, prospettare una tale evoluzione per Genova vuol dire privilegiare per il futuro i collegamenti ferroviari veloci con Milano, con molte conseguenze per l’assetto cittadino, in primo luogo la rivitalizzazione delle zone abitative vicine alle stazioni ferroviarie e l’abbandono delle altre ad un loro non meglio precisato destino…
Domenica 25 Marco Bucci dovrà vedersela al ballottaggio con il candidato della sinistra Gianni Crivello che ha realizzato circa 12.000 voti in meno. La competizione per il Comune di Genova è dura e indubbiamente la sinistra, a guida PD, deve fare un intenso sforzo di convincimento e di propaganda per sperare di poter continuare a governare il Comune di Genova. Al momento non ci pare lo stia facendo. Indubbiamente i cinque anni in Comune di Marco Doria non aiutano, in quanto riverberano sulla sinistra un’immagine di immobilismo e di assenteismo dai problemi cittadini, aureolati solo dal mito della sua onestà. Siamo però convinti che serva poco agitare nei confronti di Bucci lo spauracchio della peggiore destra o il becerume trumpiano di troppi consiglieri e affini, appoggiandosi su foto di Bucci stretto tra Salvini e Meloni, accusando tutti loro e il governatore regionale Toti di xenofobia neofascista.
Ci sembra che il discorso da fare ai genovesi dovrebbe essere molto diverso, alternativo anche alle generiche promesse di una città più pulita e ordinata, di un ipotetico sviluppo che dovrebbe portare nuovi posti di lavoro in città. Occorre prendere atto con consapevolezza e sincerità dei problemi che l’amministrazione Doria ha lasciato insoluti e/o inaffrontati e proporre documentate ipotesi di soluzione, suffragate da precise ipotesi  e possibilità di spesa. Alle promesse elettorali non ci crede più nessuno, come non serve la demonizzazione dell’avversario. Per vincere servono delle idee, gli spauracchi non bastano Ai genovesi bisogna dire qualcosa di chiaro e risolutivo su AMT, sui rapporti AMIU IREN, sulla gestione dell’immigrazione e sulla sicurezza; occorre concludere opere che si  trascinano da troppo tempo, come la copertura del Bisagno o lo scolmatore del Fereggiano e dar inizio ad altre.
Ma occorre anche mettere Marco Bucci difronte a precise e responsabili scelte. Lui si è sempre dichiarato cattolico e recentemente ha presenziato alla Messa di papa Francesco. E allora, come concilia questa sua scelta con le dichiarazioni del suo patronus politico Matteo Salvini che ha affermato che “per i migranti serve una pulizia via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti, se serve, perché ci sono interi pezzi d’Italia fuori controllo”. Le posizioni del papa sono completamente diverse e Bucci deve dire da che parte sta.