lunedì 1 agosto 2011

SCAMPATA CATASTROFE SUI MERCATI FINANZIARI INTERNAZIONALI


Carlo Biancheri

Sembra che  il mondo non  sarà costretto   ad affrontare  un'altra crisi finanziaria dai risvolti imprevedibili a seguito del primo default nella storia degli Stati Uniti d'America per l'impossibilità del Governo federale di far fronte ai suoi impegni finanziari. E' noto che il Governo federale non può aumentare il livello del debito pubblico, senza l'accordo di Congresso e Senato e un mancato accordo provocherebbe  conseguenze catastrofiche su tutti i mercati finanziari mondiali, tenuto conto dell'internazionalizzazione dei  mercati stessi. Va ricordato che nel preambolo alle Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar sostiene che non sarebbe stata attratta da Adriano se questi non si fosse interessato all'economia, la vita quotidiana della gente...: il nostro destino, appunto, in mano ai nuovi imperatori. Obama non somiglia neppure lontanamente ad Adriano... che cercava la 'mediazione' tra popoli e culture diverse con ben altra finezza e spessore: basta visitare la sua villa a Tivoli e vedere quel che resta della biblioteca latina e di quella greca per comprenderlo o, più semplicemente, ammirare la raffinatezza delle statue che gli appartennero o soffermarsi dinanzi alle colonne che restano sotto all'Acropoli, ad Atene...
E' noto che in America si affrontano due weltanschauung: quella dei wasp (bianchi anglosassoni protestanti) per lo più repubblicani, comprensivi  delle posizioni becere dei sostenitori  dei tea party di cui era  rappresentante quella Sarah Palin, la governatrice dell'Alaska, candidata come vice-presidente contro Obama alle ultime elezioni americane, per certi versi, assimilabili alla nostra Lega, quanto a rozzezza di proposte e di linguaggio. Gente da televisione Fox, che non si riesce a vedere neppure due minuti, perché già il tratto, il modo  di esprimersi del presentatore, il linguaggio da bettola rinvia all'aspetto animalesco dell'uomo - animale razionale diceva Aristotele... - e quella dei democratici, non necessariamente tutti dei liberals ma consapevoli, almeno, che la proprietà privata, il benessere individuale non costituiscono il valore assoluto della vita: esistono altri beni, quali la convivenza, il rispetto degli altri, la solidarietà umana. I repubblicani in questione esprimono bene  quella mentalità di vita on the road, di cui, urbanisticamente, è perfetta espressione un agglomerato urbano allucinante, senza centro, come Los Angeles (altro che piazza medievale dove ci si incontra e si scambiano le idee, si negozia...). Una visione del mondo 'sulla strada' che incide profondamente nei rapporti umani: famiglia, lavoro, qualità dell'amicizia; tutto si fonda sul temporaneo e sul precario, fin  dai tempi della conquista del West, dove ogni tanto qualcuno cascava morto dai carri e non era la regola che la carovana  si fermasse a seppellirlo...; i processi erano sommari, gestiti da un giudice eletto a furor di popolo..., che decideva, per lo più, secondo le sue personali convinzioni: l'esito era spesso l'impiccagione. La proprietà privata 'precedeva' lo Stato nell'ordine dei valori, la volontà della maggioranza era la legge, senza tante costrizioni: molta violenza insieme a molte libertà individuali. Una violenza presente nella cultura quotidiana; per fare un esempio, se uno entra nel giardino non cintato di una casa privata ed il padrone gli dice “Freeze” (fermati) e l'intruso non sente e va avanti, il padrone di casa ha diritto di sparargli ed ammazzarlo e va assolto..., nell'assunto che l'intrusione possa costituire una potenziale minaccia alla sua incolumità: il fatto successe in Virginia alcuni anni fa e lo ricordo bene perché lo lessi sui giornali di Washington DC.
Nel dibattito americano, una sceneggiata politica in vista delle prossime elezioni presidenziali..., emerge però, anche in questa occasione, una  discussione tecnica che non chiarisce bene, come in molte altre occasioni, le scelte politiche sottostanti.
Volete un esempio?
Avete mai letto sui giornali le cause vere del disastro finanziario che ha scatenato forse la maggior crisi economica dalla fine della seconda guerra mondiale e che stiamo tuttora vivendo? Qualcuno  ha detto chiaramente come sia stata possibile una bolla finanziaria del genere che ha distrutto la vita e le speranze di milioni di persone?
Keynes diceva che un mercato senza regole non è un mercato ma una giungla. I grandi intermediari finanziari del mondo, principalmente le banche ma anche le compagnie di assicurazione, i fondi ecc. .., per lo più di matrice anglosassone, hanno operato indisturbati e sono riusciti a far sì che non si analizzasse veramente il cuore dei problemi  e vi si mettesse mano, Europa inclusa.
Abbiamo avuto le analisi macroeconomiche del Presidente della FSA, Lord Turner, considerate ormai come la bibbia... che non spiegano affatto le ragioni del disastro; non c'è stato nessuno che abbia individuato chiaramente come  sia stato possibile per i più grandi  intermediari del mondo (per inciso, gli stessi coinvolti nelle truffe Enron prima e Parmalat poi...) spacciare così a lungo i prodotti finanziari fraudolenti come  i c.d. sub-prime, senza che nessun controllore intervenisse. Perché, in molti Paesi chiave, nessuno ha verificato la sussistenza di adeguati  requisiti patrimoniali degli intermediari, il mancato rispetto dei quali ha favorito il fallimento dell'intero sistema bancario inglese, irlandese ecc...? (la ministra spagnola dell'economia ci ha annunciato, di recente, dopo l'esito degli stress-tests sulle banche, che in caso di crisi rilevante i requisiti patrimoniali delle banche non servono: è vero. Ma qual è la conclusione? E' inutile prevederli?).
In verità, c'è stata una precisa scelta politica: quella del lasciar fare l'industria finanziaria a spese dei risparmiatori, le pecore da tosare.

...negli Stati Uniti

Si cominciò con Clinton (non è che i democratici siano tutti delle mammolette...) che nominò a capo della SEC americana, fino ad allora molto rigorosa, Arthur Levitt, un milionario suo amico e finanziatore della campagna elettorale, che ebbe come approccio quello del controllo  light touch, insieme a Howard Davies (dimessosi di recente da Presidente della London School of Economics, a seguito dei soldi ricevuti dal figlio di Gheddafi per il dottorato...) della FSA nel Regno Unito che propugnava, sulla scia della Thatcher e poi di Blair la de-regulation o meglio la regolamentazione basata su principi e non su regole: gli intermediari dovevano decidere caso per caso come  attuare i 'principi', al loro buon cuore...; in pratica il mercato si doveva auto-regolamentare per raggiungere la miglior efficienza: si è visto come è andata... Contemporaneamente, alla Commodity Futures Trading Commission, che controlla il mercato dei prodotti derivati statunitensi, Chicago principalmente per intendersi..., che tanta parte hanno avuto nelle varie crisi, si decideva, con la presidente Brooksley Born, di disinteressarsi delle posizioni assunte dagli intermediari fuori mercato (over the counter), facendo finta di ignorare il peso  di questo segmento sui prezzi negoziati sul mercato. Un po’ come in Italia, prima che si introducesse l'obbligo di concentrazione (poi fatto abolire dalla direttiva Mifid, grazie agli inglesi e tedeschi...) delle transazioni sul mercato di borsa: sul mercato andava circa il 30/40% del volume totale delle transazioni ed il resto si faceva 'al buio', fuori mercato. Il ”Financial Times” scriveva giustamente: non investite sul mercato italiano perché è un mercato di 'insiders' (leggi , di imbroglioni), in quanto i prezzi che si pubblicano sul mercato non sono significativi rappresentando solo il 30% del totale delle transazioni. Pensate un po’ se il valore al mq del mercato immobiliare nel centro storico di Roma o Milano fosse determinato dal 30% delle transazioni effettuate in quella zona...
Poi venne Bush e i presidenti della SEC erano addirittura membri del Congresso (abbiamo imparato da lì anche noi?) o amici suoi che avevano il mandato  specifico di far sì che i controllori non disturbassero l'industria finanziaria; regnante al Tesoro era il 'mago' Alan Greenspan, che ampliava la liquidità a dismisura per mantenere la vita 'a prestito' degli americani (meriterebbe un processo, allo stesso titolo dei presidenti del Consiglio italiani che  hanno aumentato in modo demenziale il debito pubblico italiano, scaricandone le conseguenze sulle generazioni future, cioè noi, adesso...). Si fecero grandi proclami sui revisori contabili, dopo lo scandalo Enron, si soppresse  la Arthur Andersen (all'epoca il maggior consulente e revisore mondiale), si formularono  principi di revisione internazionali, d'indipendenza dei revisori, si  adottarono in Europa principi contabili internazionali, si votò in tutta fretta negli USA il Sarbanes Oxley Act... eppure, quando si trattò di verificare quel che avesse fatto Madoff, la SEC (i suoi ispettori...) fu del tutto inefficace se non  acquiescente: il cane da guardia dei mercati, il protettore degli investitori risultava un buon amico  dei profittatori. Da qui gli annunci di sfracelli di Obama, in campagna elettorale e l'imbarazzo dei repubblicani. Ma una volta eletto, il Presidente nominò a capo della SEC,  Mary Shapiro, molto amata dall'industria..., nella sua veste di vigilante del Nasdaq, già presidente della CFTC e commissaria SEC, creando, nel contempo, un nuovo organo federale per la protezione dei consumatori (il Presidente è stato appena nominato dopo due anni...) con duplicazioni di controlli rispetto a quelli posti in essere  dalla SEC stessa: una confusione.

...in Europa

Mica  si è operato meglio in Europa col Commissario del mercato interno, il francese Barnier, che è riuscito nell'impresa di far nominare come direttore esecutivo della nuova autorità di vigilanza sui mercati di borsa, ESMA, una inglese, tedesco-inglese, che viene da una cultura di bassa regolamentazione e vigilanza (il grande argomento inglese control'introduzione di maggiore regolamentazione è sempre quello che il mercato emigrerebbe su piazze meno controllate. E allora? I prodotti dove si vendono? Nelle isole caraibiche?).
Il Commissario in questione ha annunciato al mondo di voler controllare le Agenzie di rating, affidandone la vigilanza all'ESMA, che deve esser ancora a lungo rodata... (sia detto per inciso i nostri parlamentari della Commissione finanze della Camera sono così provinciali che hanno, secondo i giornali, denunciato le agenzie di rating all'ESMA per le valutazioni espresse sui titoli pubblici italiani... Le prove di un abuso di mercato, chi le raccoglie? La Consob che rappresenta l'Italia in un ruolo minore...nell'ESMA? su commissione del Parlamento...?).

...che fare?

Fino a che non si affronterà il toro per le corna e non si capirà che :
- i mercati finanziari che operano correttamente e che sono vigilati in modo efficace e tempestivo sono la condizione necessaria per consentire la raccolta di capitali senza cadere in una giungla;
- la concorrenza tra Stati, anche all'interno dell'UE, tra  paesi esportatori ed importatori di servizi finanziari rischia di vanificare le regole del gioco: si pensi al Lussemburgo che vive da parassita di arbitraggio regolamentare, 'di fatto', cioè nei controlli quotidiani..., ma anche altri Paesi esportatori di servizi come Austria (Banca Medici dice nulla?), Regno Unito... e, prima della caduta..., l'Irlanda;
- se non opera una efficace cooperazione internazionale costante e non sollecitata tra organi vigilanza, si possono continuare a perpetrare frodi o  creare un doping nel sistema per eludere le maglie strette della vigilanza di un singolo Paese: non solo opera il passaporto europeo nel settore finanziario ed il controllo del Paese di origine (prodotti come fondi comuni d'investimento oppure offerta di servizi d'investimento) ma esistono accordi in tal senso anche con Paesi al di fuori della UE, dove i controlli sono del tutto teorici (qualcuno conosce come operano i controllori dei mercati in Cina, India o Russia? o a Singapore?);
- bisogna esercitare pressione sui  centri off-shore (isole caraibiche, isole del canale, Svizzera, Gibilterra... Monaco, Liechtenstein, San Marino...ecc. Ricordo che un contadino del Liechtenstein era membro del consiglio di amministrazione di venticinquemila società...) che sono un vulnus nel sistema di connessione dei mercati internazionali e non solo per ciò che attiene al riciclaggio del denaro sporco o all'antiterrorismo o alle frodi fiscali ma anche alla mancanza di regolamentazione e di controlli dei vigilanti locali. Si pensi agli Hedge funds domiciliati in tutti i paesi off-shore che offrono servizi a residenti di Paesi non off-shore e che hanno tanta parte nelle crisi ricorrenti. Gli interessi a mantenere lo status quo sono stati fin qui preponderanti...;
- occorrono regole comuni poste in essere in ogni Paese per cui se in Italia si proibisce di vendere allo scoperto un titolo non deve esser consentito che lo stesso si possa tranquillamente a vendere a Londra, ad esempio...;
- il buon fine delle transazioni deve esser assicurato da organismi che rispondano a standards e  metodi di vigilanza internazionalmente accettati;
ecc.,ecc.
Un programma così dovrebbe esser posto in essere da chi? Leader in Europa sono la Merkel e Sarkozy, non certo chi ha a cuore la nipotina di Mubarak...; ma la prima è cresciuta in un paese dell'Est, dove la norma era una variabile nelle mani del capo di turno e l'arbitrio la regola...; il secondo è figlio di immigrati ungheresi che ancora deve capire che la Francia, essendo al cuore dell'Europa occidentale, se non svolge un ruolo di guida per tutti smarrisce la propria identità.