martedì 24 gennaio 2017

LIBERALIZZAZIONE DEGLI SCAMBI E PROTEZIONISMO NELL'ERA DI TRUMP


Carlo Biancheri


 La settimana trascorsa non è stata senza conseguenze per il mondo e per il nostro quotidiano per cui merita una riflessione.
   Innanzitutto, il terremoto nel cuore del nostro paese che sembra non abbandonarci e che crea  un senso d’incertezza e d’impotenza. Come suonano superficiali e costruite le parole del vescovo di Rieti quando afferma che le cause dei crolli – e delle vittime… - per il terremoto sono le colpe degli uomini, non un Act of God , come si esprimono i giuristi di Common Law per descrivere un evento imprevedibile, fuori della portata umana e quindi… (per loro) contrattuale... Un terremoto insieme ad un freddo polare - pare  determinato dal riscaldamento globale che ci costringe ormai, dopo aver cancellato primavera ed autunno, a climi estremi – e ad una nevicata eccezionale. Come corollario, la tragedia in Abbruzzo che  mostra tanta generosità spontanea ed abnegazione, insieme a tutte le nostre incapacità, in primis, quella di decidere in tempo, di prevenire, di evitare  di trincerarsi dietro il rispetto delle procedure, spesso redatte da incapaci. Leggi fatte male, artatamente – grazie anche al contributo dell’opposizione e in particolare degli adepti di Scientology ed affini con i loro emendamenti solitamente infantili e privi di ponderazione e competenza - e mancati controlli sono una costante di questo paese: chi esercita una funzione pubblica non paga quasi mai per i suoi errori, basti vedere quel che succede a Roma adesso: ’scusate’, ’dateci tempo’, ’stiamo lavorando’… e la vita continua, ma … male, in città.
   Trump si è insediato come presidente negli Stati Uniti con un discorso rozzo, di sfida. Non si riesce a scorgere l’umanità in quest’uomo aggressivo che sprizza squilibrio, furbizia, animalità, voglia di comando; appare  del tutto inautentico come quella sua terza moglie, enigma sloveno, catapultata dal paesino a New York City: il cuore dov’è? Ha imparato a dire  di essere ‘proud’  come First Lady del Commander in Chief, così si è espressa alle Forze Armate americane… e lì finisce.
   Viene dopo Obama, un professore che come molti di loro teorizza, discetta, parla, parla, ma non della vita reale, di ipotesi, di interpretazioni, sovente errate… In politica estera un disastro, ’fischi per fiaschi’, in molti scacchieri: Medio Oriente, Turchia, Africa, Afganistan, Russia, Europa dell’Est; in generale sul problema islamista. Approfittando del peso del paese è riuscito  a farlo riprendere, inondandolo di liquidità, ricreando posti di lavoro e ripristinando la crescita del PIL, ma le retribuzioni hanno perso potere di acquisto  e molti lavori sono precari. Per la verità, pochi sanno che,paradossalmente, i repubblicani americani, quelli tradizionali, nei controlli soprattutto in materia finanziaria, sono più rigorosi dei democratici forse perché eredi delle tradizioni puritane. La crisi finanziaria mondiale del 2008, che si è trasformata  in quella economica, è stata provocata da molti fattori ma anche favorita dalle decisioni della Presidenza Clinton che ha cominciato a smantellare la vigilanza della  SEC sulla borsa ( anche della CFTC,restringendone l’ambito di sorveglianza,organo  già presieduto dalla moglie del famoso Senatore Gramm, Wendy) nominando   un finanziatore di Clinton stesso, plutocrate, Arthur Levitt  jr. come presidente. Costui, con il presidente di allora della FSA inglese, Howard Davies, poi cacciato da Presidente della London School of Economics per aver accettato finanziamenti da Gheddafi che aveva mandato il figlio a studiare lì, diciamo così…, patrocinava e divulgava l’auto-regolamentazione dei mercati finanziari: regulation by principles era il leit motiv degli amici inglesi e sotto Levitt si controllava poco e si sanzionava con parsimonia... Il mercato, in realtà, era una giungla, dove naturalmente tutti sono ‘fratelli’, cioè incappucciati, ma si doveva autoregolamentare con le Self Regulatory Organizations. Bush jr., un ex alcolizzato dipendente dalla moglie,infischiandosene della linea dei repubblicani tradizionali, completò il quadro scegliendo presidenti della SEC dei membri del Congresso,in paleseconflitto col principio di indipendenza, e smantellando il Glass-Steagall  Act, approvato dopo la crisi del 1929,che separava le banche d’affari che operavano in borsa (o meglio le Securities firms) dalle banche commerciali che raccoglievano i depositi. Era il tempo della teoria della raccolta all’ingrosso per le banche, prescindendo, cioè, dagli impieghi (la distinzione tra credito a breve termine e lungo termine veniva meno anche da noi…), e andava di pari passo con la teoria della banca universale che avrebbe reso i controlli pubblici impossibili. Basilea (il Comitato/Club da dove viene la famosa M.me Nouy che tanto ama l’Italia…) diede un contributo non da poco con l’introduzione del risk model approach , poi recepito dalla legislazione europea, cioè un modello di rischio predisposto dai vigilati che doveva esser approvato dai controllori col risultato che nessuno lo capiva, vigilanti inclusi… I modelli di rischio in questione dovevano in qualche modo sostitutire i ratios  di capitale (ad esempio, per le banche, il famoso 8% e cioè il c.d. solvency ratio) erano già applicati,prima della loro formale entrata in vigore, dalle grandi banche in certi paesi e hanno funzionato così bene da portare al fallimento l’intero sistema bancario inglese, poi salvato e riprivatizzato, i principali istituti di Mortgage (gli erogatori di mutui , per intenderci) americani, Leehman Brothers… ecc., ecc. Nella UE dove tutti dicono adesso che c’è una leadership della Commissione (e del Consiglio aggiungiamo noi, col polacco Tusk…) del tutto inadeguata – non ci si scordi che il lussemburghese Juncker viene da un granducato da operetta, paradiso fiscale… con cinquecentomila abitanti, residenti esteri inclusi…  - per decenni la parola d’ordine, dettata da Think Tank di iniziati del tipo di CEPS a Bruxelles e su ordine dell’industria finanziaria, specie statunitense ma con base a Londra, è stata la liberalizzazione, la lotta alla regolamentazione burocratica e cioè, ancora una volta, la diffusione dell’auto-regolamentazione. Tutto questo si è tradotto in una legislazione farraginosa della UE sui servizi finanziari che non si capisce bene se protegga di più i consumatori o l’industria finanziaria. Né erano indenni da questo approccio iniziatico, che ha clamorosamente fallito, l’OCSE con i suoi codici di liberalizzazione dei movimenti di capitale e delle transazioni invisibili correnti, e l’OMC, l’organizzazione mondiale del commercio.
Dove sta l’errore? La libertà di circolazione di merci, capitali e di servizi nel mondo è un bene e può essere fattore di ricchezza, ma non deve essere ‘dopata’ dai paesi partecipanti, messi sullo stesso piano, prescindendo da costi regolamentari interni cui sono sottoposti gli operatori e dalla legislazione, né deve esser disegnata in modo da avvantaggiare solo i pesci grossi, si tratti di Stati o di imprese. Un bene o un servizio costerà certo di meno in un paese dove i salari sono risibili, non esistono  le pensioni né il servizio sanitario pubblico,  o dove non ci sono costi ‘regolamentari’, dove, cioè, i bilanci delle società sono soggetti a controlli fasulli… ecc. ; paesi strutturati così debbono essere considerati sullo stesso piano di quelli più sviluppati? Cui prodest? Le famose multinazionali…Va detto anche che, in caso di contenzioso cioè di arbitrato, paesi come il nostro sono soccombenti perché privi dell’expertise internazionale necessaria su quei tavoli.
   La risposta di Trump con il protezionismo è sbagliata, perché, se si costruiscono barriere tariffarie, i prezzi per i consumatori americani aumenteranno in un contesto in cui la produzione è già organizzata su scala globale. Addirittura comica ci pare l’aspirazione della Sig.ra Forse (Theresa May-be…) di fare del Regno poco unito  un global player mondiale: vendendo thé,biscotti o maglie di cachemire? Difficile uno sviluppo dei servizi sulla piazza finanziaria di Londra senza il passaporto  e la partecipazione al mercato interno europeo: il tempo chiarirà… e intanto la sterlina è scesa parecchio.
   Quel che è mancato negli anni è stata una semplice considerazione: la liberalizzazione può esser fatta solo senza imbrogli, in modo equo e cioè con regole giuste e controlli imparziali, ma questa forse è una ricetta per un altro pianeta…