sabato 30 aprile 2016

LE PROVE RAZIONALI DELL'ESISTENZA DI DIO


Come si fa a provare l'esistenza di Dio?


Mattia Marini
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Risposta di Rosa Elisa Giangoia

Beato Angelico, San Tommaso d'Aquino
Illustrare le dimostrazioni razionali dell’esistenza di Dio richiederebbe una lunga trattazione che potrebbe essere oggetto di un corso universitario… Occorre, però, anche avere  un approfondimento pregresso su certe nozioni, come quella di causa efficiente e quella di perfezione che rimanda alla nozione di atto. Nozione quest’ultima fondamentale e che occorre recuperare nella sua esattezza, in quanto su di essa per tutto il Seicento, il Settecento e l’ Ottocento c’è stato un profluvio di equivoci e di interpretazioni tendenziose che han portato a negare la validità di alcune prove. Su questo argomento si può vedere la presentazione  a Cercare l’uomo. Socrate, Platone, Aristotele di Francesco Calvo e soprattutto leggere con attenzione il libro stesso.
Per quanto riguarda le dimostrazioni razionali dell’esistenza di Dio, per il momento ci limiteremo ad alcune puntualizzazioni essenziali.
Ad elaborare dimostrazioni di questo tipo sono stati alcuni filosofi medievali, in particolare Anselmo d’Aosta (1033/34 – 1109) e il grande Tommaso d’Aquino (1225 – 1274).
Anselmo riprende una linea platonica, mediata da Agostino d’Ippona. Egli, anche se concepiva la fede come fondamento di ogni conoscenza, riteneva che un’argomentazione di tipo razionale potesse convincere dell’esistenza di Dio anche chi non credeva. Per questo nel suo Monologon dimostra l’esistenza di Dio partendo dalla constatazione che, se le cose del mondo sono caratterizzate da gradi diversi di perfezione (ad esempio, a proposito del bene), ciò dipende dal fatto che esse partecipano in maniera più o meno ampia di un essere assolutamente perfetto. Di conseguenza deve esistere un ente che goda di tutti gli attributi positivi in modo perfetto, totale, completo, assoluto; tra questi ci deve anche essere l’esistenza, per cui deve esistere un ente che abbia la perfezione assoluta e la pienezza assoluta dell’essere. A suo giudizio, tanto l’ente sommamente buono, quanto quello caratterizzato dalla perfezione assoluta e dalla pienezza dell’esistere coincidono con il Dio della rivelazione cristiana.
Tommaso d’Aquino, partendo dalla Metafisica di Aristotele, elabora le famose “5 vie dell’esistenza di Dio” che riassumiamo brevemente:
1° via: il moto
Dato che i nostri sensi ci dicono che alcune cose si muovono ma che tutto ciò che si muove è mosso da un altro, risulta chiaro che si crea una catena tra chi muove e chi è mosso che non può procedere all’infinito per cui è necessario arrivare ad un primo motore che non sia mosso da altri e che dia inizio al moto. Questo è Dio.
2° via: la causalità efficiente
Allo stesso modo dobbiamo considerare che nel mondo sensibile vi è un ordine tra le cause efficienti, mentre non è possibile che una cosa sia causa efficiente di sé medesima, in quanto altrimenti sarebbe prima di se stessa. Dato che anche nelle cause efficienti un processo all’infinito sarebbe assurdo, bisogna ammettere una prima causa efficiente che causa senza essere causata. Questa è Dio.
3°: la contingenza
Dobbiamo rilevare che tra le cose ci sono quelle che possono essere e quelle che possono non essere. Questo vuol dire che in un dato momento non c’era niente, ma se così è, anche ora non esisterebbe nulla, in quanto ciò che non esiste non può iniziare ad esistere se non per opera di qualcosa che già esiste. Di conseguenza, dato che tutti gli esseri sono contingenti, cioè possono esistere o meno, occorre che nella realtà vi sia qualcosa di necessario, cioè un essere che sia di per sé necessario e che non tragga da altri la propria necessità di esistere, ma sia esso stesso causa di necessità per gli altri. Questo è Dio.
4°: i gradi di perfezione
Ci rendiamo conto che nelle cose si trovano attributi positivi (il bene, il vero, il nobile, ecc.) in un grado più o meno elevato, determinabile sulla base di quanto si accostano più o meno a qualcosa di sommo e di assoluto. Deve quindi esistere qualcosa che abbia in sé tutti gli attributi della perfezione in grado pieno, totale, sommo e assoluto. Ora, dato che ciò che è massimo in un dato genere, è tale anche in quanto ente, quest’ente è causa di tutti gli appartenenti a quel genere, per cui vi è qualcosa che per tutti gli enti è causa dell’essere, della bontà e di ogni altro attributo positivo di cui le cose della realtà godono in modo più o meno elevato. Questo è Dio.
5°: finalismo
Noi possiamo constatare che alcune cose, come i corpi fisici, pur privi di conoscenza, operano per un fine, in quanto agiscono quasi sempre allo stesso modo per raggiungere la perfezione, per cui si deduce che raggiungano il loro fine non a caso, ma per un’insita predisposizione. Dato che chi è privo di intelligenza non può tendere al fine se non in quanto diretto da un essere conoscitivo e intelligente, bisogna dedurre che vi è un qualche essere intelligente dal quale tutte le cose naturali sono orientate al loro fine. Questo è Dio.