giovedì 26 aprile 2018

UN GOVERNO PURCHESSIA?


Carlo Biancheri


I soliti Cacciari, filosofo del nulla e politico ad un tempo, sindaco di Venezia in occasione  del rogo de La Fenice, o il politologo Passigli, esponente della cultura radical chic, si chiedono che senso abbia esser votati per fare la minoranza e quindi spingono il Pd a concludere il governo con quelli del pianeta Gaia: a noi pare che i votanti si esprimano a sostegno di un partito e quel che avviene dopo dipende dal risultato del voto. Il ragionamento, tuttavia, si radica nella teoria hegeliana dell’Ottocento  per cui la Storia ha una sua razionalità  che va oltre i soggetti, essendo il farsi dell’Idea, ragione  per cui l’essenziale è essere protagonisti, gestire il potere…, altro che la Storia degli  ‘esclusi’ teorizzata dall’amato Manzoni! A questi si aggiunge l’irenista cardinale Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana in missione a Bruxelles, attentissimo a sostenere la linea papale che sta trasformando la Chiesa cattolica nella Compagnia di Gesù, inclusi i molti difetti di attivismo, autoritarismo e disinvoltura, specie nei confronti della Verità: bisogna fare un governo sostiene. Già, ma che governo? Si ricordi della Chiesa italiana che ha definito Mussolini “l’uomo della Provvidenza”; solo pochi intellettuali ed universitari cattolici (FUCI) salvarono l’onore della Chiesa stessa, opponendosi… Non è il caso di vedere i contenuti dell’azione politica ed il tipo di governo o è esercizio troppo difficile per i credenti?
Prescindiamo per un momento dal programma: abbiamo letto il Paper (paperino…) del prof. Della Cananea che in stile cassesiano giustappone, compara ed elimina i punti più controversi e qualificanti… inclusa la compatibilità economica delle proposte. Gli inglesi nei loro clubs comparano molto meglio perché aggiungono qualcosa, formulano proposte, diversamente dal tecnico (…) che, secondo la trovata del ragazzo Di Maio, come ‘esperto’ avrebbe dovuto sciogliere il nodo gordiano dei contrasti tra i partiti. Questo la dice lunga sulle idee confuse del capo politico pro-tempore della setta: le scelte le affidiamo ai tecnici perché noi non siamo capaci a farle!
Il Di Maio è arciconvinto (o fà finta) che gli italiani vogliano il governo del ‘suo’ cambiamento e critica il lepenista - dove sta l’antifascismo della Carnia?- Salvini che sta battendo il Friuli ma anche la Venezia Giulia che col Friuli non ha nulla a che fare, anzi… per convincere soprattutto i friulani gente laboriosa, indipendente, ma anche bizzarra, a votare lo scialbo Fedriga. Per Di Maio il Salvini, rifiutandosi di sacrificare Berlusconi, preferisce il bene dei suoi alleati al bene degli italiani che, secondo lui, consiste senz’altro nel realizzare il programma proposto dalla setta, omettendo di rilevare che il Salvini all’europeismo e all’atlantismo non ci crede… 
La setta che preconizza il pianeta Gaia è pura, come i Catari e cioè i Manichei (…) - tutto il bene da una parte, tutto il male dall’altra -, per cui non si allea; offre un ‘contratto’ con soggetti che sostengono tesi opposte; sarebbe  come dire: tu sei un mascalzone ma io ti affitto ugualmente il mio terreno con le dovute garanzie…; come premessa non c’è male, per il momento non c’è accordo sul canone ma neppure su chi voglia concludere con un proprietario così arrogante...
Come interpreti del ‘nuovo’ - anche Hitler era nuovo al suo tempo…, anche Lenin…, anche Maduro  in Venezuela… - si arrogano il diritto di ‘primogenitura’ per guidare il governo perché sono il primo partito… eppure nessuno  ha spiegato loro che in una democrazia parlamentare non siamo alle Olimpiadi e  prevale chi è in grado di raccogliere voti sufficienti per avere la maggioranza parlamentare…, altrimenti si fà un nuovo sistema in cui, come sostenuto  da Rousseau, per l’appunto…, qualcuno interpreta la ‘volontà generale’ ed elimina, ad esempio,  quell’impostura della proprietà privata -sempre Rousseau-…: altro che democrazia rappresentativa, altro che delega! Come si sa Rousseau è finito pazzo, ma non importa, serve sempre per uscire dal ‘pantano’…, come lo chiama il Di Maio, costretto a riconoscere che ‘nessuna forza politica può fare da sola’ nell’attuale quadro, con citazione implicita di  Monsieur de La Palisse…
Alleanza di governo, a casa nostra, significa  che i motivi di accordo sui contenuti sono superiori a quelli di contrasto per cui si lavora insieme per un progetto concordato che diviene comune e ciò comporta fiducia reciproca, necessaria in qualsiasi associazione di persone, in qualsiasi progetto. Ci sono problemi enormi incombenti che ci riguardano, come le scelte in Europa a giugno prossimo, l’attesa dei mercati finanziari, per ora sotto controllo ma non per sempre…, con rischi di turbolenza  grave che inciderebbero sulla nostra vita quotidiana. In sede internazionale, malgrado i peana del conte Gentiloni che invita l’Europa a non decidere senza l’Italia, il ruolo del paese è sempre più residuale: fanno senza di noi e questo dipende anche da chi saremo rappresentati; non è vero che tutti sono interscambiabili come sostiene la setta –si vede dove amministrano che risultati producono!- o negli ambienti massonici che considerano le persone come soldatini, ispirandosi alla gerarchia militare: ognuno, invece, ha il suo carisma, le sue qualità.
Un governo con soggetti così eterogenei non potrebbe durare perché le idee hanno bisogno di gambe  e le persone rilevano; del resto basta guardare alla storia, neanche lontana, del nostro paese ed ai governi cosiddetti ‘balneari’ della prima Repubblica per capirlo.
Il Partito Democratico deve ripensare quel che intende fare e rinunciare a divulgare in Italia un blairismo che ha fallito nel Regno Unito;  ci vuole tempo, fiducia ed un confronto ideologico e tecnico, senza scorciatoie. L’opposizione ad un governo populista, se si formasse, consentirebbe la sedimentazione delle tensioni e di ritrovare una ragione di unità. Se poi non ci fossero maggioranze idonee a  formare un governo, bisognerà prepararsi ad una campagna elettorale ben diversa da quella condotta dal Pd e cercare di spiegare a quelli del ‘contado’ –per contrasto con la popolazione  delle aree urbane…-  che hanno votato per protesta che se persistono ne va di mezzo il loro pane quotidiano.
Purtroppo pochi sofisticati conoscono Aristotele che nell’Etica grande scrive: «Il comandare non è possibile a tutti: tu non hai nell’anima nulla per cui tu possa comandare e governare» e Tommaso d’Aquino chioserà: «chi non sa governare sé stesso non può neppure governare gli altri». Et de hoc satis.