mercoledì 22 luglio 2015

GERMANOFILI DI PROVINCIA

Rosa Elisa Giangoia
 
   L'interrogativo che si pone Massimo Cacciari nell'articolo Germania gigante d'Europa senza auctoritas, apparso su La Repubblica del 21 luglio scorso, "Come storicamente la Germania si è immaginata europea?" merita, per una risposta, anche considerazioni diverse da quelle presentate dal filosofo.
    Innanzitutto occorre considerare che l'"europeizzazione" della Germania ha come fulcro storico-culturale storico-culturale il Sacro Romano Impero, tentativo di riprodurre l'unico valido modello politico conosciuto. Questo ha portato nella storia la contrapposizione tra potere del Papa e potere dell'Imperatore, con momenti di forti contrasti, durante la cosiddetta "lotta per le investiture", ma anche ad uno strisciante dualismo che si è perpetuato fino alla Riforma Protestante quando i principi locali assecondarono istanze di maggiore autonomia e libertà dal Papato Romano, dando quindi al mondo germanico occasioni di nuovo protagonismo.
       L'attenzione si sposterà nuovamente sulla Germania con il Romanticismo, in quanto espressione di una sfera emotivo-sentimentale individuale, in contrapposizione al livellamento egualitario teorizzato dall'Illuminismo francese.
        Complesso è in questo momento storico il rapporto tra il mondo germanico e la classicità, soprattutto quella greca, scevra da vicende di conquista, a differenza del mondo romano. Infatti alla razionalità illuministica e al culto della classicità, soprattutto come serbatoio di immagini e di simboli da parte del potere napoleonico, il Romanticismo contrappone la spiritualità, l'emotività, la fantasia, l'immaginazione e soprattutto l'affermazione dei caratteri individuali di ogni uomo, in particolare di ogni artista. In questo spirito si fa strada anche l'idea di un'arte primigenia in cui si esprime la voce autentica e libera di un popolo, anche se attraverso il veicolo di un cantore, e in questo sentire vengono accomunate opere ascrivibili ad un'originaria epica espressione di un determinato popolo, per cui accanto ai poemi omerici, si collocano i Canti di Ossian, la Saga dei Nibelunghi e altri testi su un piano paritario, senza quelle contrapposizioni fra romanticismo e neoclassicismo, limitate al provincialismo letterario italiano, in cui i due termini trovano nell'essere caricati di rappresentatività politica le ragioni dell'essere avversari.
      La filologia tedesca poi, mettendo sullo stesso piano la lingua greca e la loro, ha fatto il grave danno di creare buna metodologia di apprendimento delle lingue classiche molto rigida, quel metodo grammaticale-traduttivo che, introdotto in Italia con la Riforma Gentile e mai superato, ha minato la conoscenza del mondo classico nella sua complessità, varietà e ricchezza e ne ha fortemente indebolito lo studio e la conoscenza a livello scolastico.
         Complesso e variegato il rapporto del mondo tedesco con quello greco, per cui come si può dire che Hoelderlin sia il miglior interprete e veicolo del mondo classico nella cultura germanica? Un poeta che in Iperione ha scritto: "un dio è l'uomo quando sogna, un mendicante quando riflette". Questa è una fuga dal realismo di Aristotele, dalla vetta più alta del pensiero greco. E' la dimostrazione che gli intellettuali del tempo non sono realisti e vivono delle loro suggestioni romantiche proiettate sul mondo greco, atteggiamento che durerà a lungo, fino a Rilke, sentono la vita come pensata, anche scetticamente, immanentisticamente alla Montaigne... Restano solo la nostalgia o l'eredità. degli affetti, come diceva Foscolo...
          E poi lasciamo da parte l'ex pluribus  unum come modello di concordia sovranazionale lasciatoci in eredità dal mondo classico, perché questa è un'espressione presa da un testo di poesia gastronomica (il Moretum dell'Appendix Virgiliana) per indicare una salsa uniforme composta da diverse erbe aromatiche e che i massoni statunitensi hanno fatto assurgere a massima di valore sociale e politico, ignari che l'imperativo dell'antica Roma era divide et impera!