sabato 18 aprile 2015

MORTE PER ACQUA

   
Rosa Elisa Giangoia

   Il mare era azzurro, prima che i venti e le nubi lo facessero diventare tempestoso e minaccioso. Un barcone carico di profughi lo percorreva nell’incertezza della sorte e nella fiduciosa speranza del futuro, ma ad un certo punto tutto tra loro cambiò. La minoranza di profughi cristiani, provenienti dal Ghana e dalla Nigeria, era stata confinata in un angolo ristretto e a loro venivano razionati l’acqua e i già magri viveri, anzi la maggioranza musulmana voleva abbandonarli in mezzo al mare. Gli animi si accesero rapidamente, nacque una rissa e i musulmani riuscirono a scaraventare in mare una dozzina di cristiani: ciascuno di loro come  “Fleba il Fenicio, morto da due settimane, / Dimenticò il grido dei gabbiani, e la profonda risacca del mare”. Intanto i superstiti in preda al terrore cercavano di salvarsi avvinghiandosi gli uni agli altri, facendo quasi un corpo unico, attaccato al barcone. E ci riuscirono, tanto da poter denunciare il fatto alle autorità italiane, una volta sbarcati...
    Non è il racconto di un romanzo a tinte forti o la descrizione dello spezzone di un film terrificante, ma è qualcosa che è successo ieri e sui cui particolari forse non si saprà mai la verità completa, ma che meriterebbe la forza espressiva di un grande scrittore per essere narrato.
   A noi non resta che farci delle domande. Innanzitutto perché è potuta succedere una cosa del genere? Senz’altro, come ha affermato mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, per una questione di “imbarbarimento”;va anche detto che le idee che prima si elaborano in un ambiente sofisticato, nelle classi sociali elevate culturalmente, poi scendono  a livello di populace, come dicono i francesi, in modo rozzo e animalesco.  Discorsi di rivendicazione e di contrapposizione, basati sulla religione, ma che nulla con essa hanno a che fare, vengono utilizzati a livelli spiccioli e di contrasti individuali. Si invoca molto il nome di Dio, ma si prega poco… diceva di recente un intellettuale musulmano, ciò significa che non si tratta di fede, ma di risentimento…
    Occorre anche rilevare che la tesi illuminista che riposa sulla fiducia assoluta nella ragione in grado di dar conto di ogni problema, inclusi i temi religiosi, risulta gravemente carente. Non basta stabilire dei confini (“la mia libertà finisce dove comincia la tua...”) per risolvere il problema. Non si può più ignorare il contenuto di quel che si professa. È facile criticare le sette che propugnano il suicidio collettivo o chi propone la pedofilia come filosofia o l'incesto (ma perché non riflettere sull'andamento della poligamia e della poliandria sulla psicologia? Levy Strauss dell’Antropologia strutturale non è un dogma...).
    In conclusione, se la punizione tramite lapidazione (va detto che era praticata, in base alla Torah, anche dagli Ebrei) o, in generale, l'uccisione di chi professa una religione che si avversa, è legittima, significa che si viola la Carta fondamentale dei diritti dell'uomo che nessun credo può contrastare nell'assunto della libertà di coscienza, come direbbero gli illuministi; Rousseau, poi, era persuaso della bontà originaria dell’uomo, traviato dalla civiltà…
   Sembrano fatti piccoli, ma, come sappiamo dalla storia, da una piccola scintilla può poi divampare un grande incendio; così infatti è avvenuto in passato per le discriminazioni nei confronti di altri gruppi religiosi. Per questo non si può far finta di non vedere, di non sapere che dove vige la libertà di religione si può protestare per le discriminazioni, mentre in molte aree del mondo i cristiani rischiano la vita, se solo proclamano la propria fede.  Le prese di posizione devono essere concordi e rispettare tutti, almeno in Europa, dove invece Valls, di osservanza laicista (se non massonica come  anche il suo presidente?) annuncia un provvedimento contro antisemitismo e islamofobia... e i cristiani debbono forse fare la fine della selvaggina come al tempo di Nerone  al Vaticano o deve loro toccare in sorte di essere preda fisica come al Parc-aux-cerfs  sotto Luigi XV?