martedì 14 agosto 2018

NON SIAMO RICATTABILI


Carlo Biancheri

Se voi suonerete le vostre trombe, 
noi suoneremo le nostre campane! 

Il vicepresidente del Consiglio, giovinetto di Pomigliano d’Arco, pluridecorato come Ministro, non teme i mercati finanziari che hanno già fatto sì che i titoli di Stato a dieci anni paghino un tasso d’interesse di oltre il 3 % con una differenza di circa 280 punti base rispetto al rendimento di analoghi titoli tedeschi e poco di meno in confronto a quelli francesi. Gli ignoranti – absit iniuria verbis- che non capiscono queste questioni, pur arrogandosi il diritto di sputare sentenze, non comprendono che la situazione è comparabile ad una corsa dove uno dei concorrenti, cioè noi, corra con una gamba ingessata in quanto con il debito pubblico che ha deve pagare un tasso d’interesse del 3% per rimanere in gara, mentre gli altri saltellano, pronti a scattare perché pagano zero o quasi.Questo è il primo regalo degli allocchi perché con il governo Gentiloni i punti erano poco superiori a 100.Il ragazzo crede che i mercati finanziari siano come il gioco delle tre carte e, secondo gli insegnamenti della setta, immagina, evidentemente, che ci sia sempre qualcosa sotto ogni attacco speculativo. Nel caso di Berlusconi le dimissioni  del governo, a suo avviso, furono dovute per salvare le aziende ma lui no, non ha aziende da salvare e quindi... hic manebimus optime. Si dà il caso che i flussi cioè i volumi siano da capogiro sul mercato all’ingrosso dei titoli di Stato e quindi non c’è il solito Soros che solingo, fosse anche con Goldman Sachs, possa spostare i  valori e il rendimento dei titoli; è il sentiment, cioè la fiducia del mercato che orienta gli investitori che stanno molto a sentire le agenzie di rating. Dispiace dirlo ma questo governo non piace: o presepe nun me piace, recitava il grande Eduardo. Il governo è confuso, contraddittorio, vuol fare qualcosa che stime prudenti valutano il costo a cento miliardi di Euro complessivi, anche se ripartiti in più anni e i soldi non ci sono e non soccorrono le missioni di Savona a Francoforte a spiegare la teoria che, tenuto conto degli attivi in essere delle famiglie italiane, possiamo andare in deficit perché una cosa è il debito pubblico, un’altra sono gli assets dei privati giacché non siamo ancora un regime socialista o fascio-socialista come quello di Salò. E perché mai gli investitori si dovrebbero fidare di questa gente che sta gestendo dossiers come la TAV, la Tap, l’ILVA, l'Alitalia come se si giocasse a tre sette? Forse il medico ha prescritto agli investitori internazionali di continuare a comprare i titoli italiani? Ma se sono gli italiani residenti a non credere a questo governo considerati i rilevanti flussi di capitali che hanno lasciato l’Italia da quando il cambiamento (in pejus) si è insediato! Se il ragazzo, invece dei due anni di frequenza della facoltà di ingegneria e i due di legge, si fosse dedicato un po’ all’economia forse capirebbe queste cose. Il sorrisetto costante risulta patologico e cominciano ad accorgersene i lavoratori coinvolti nei vari tavoli di crisi che sollecitano l’urgenza dell’operare: il manovratore della cosa pubblica (e non parliamo del Vis-conte dimezzato) sembra essere il cappellaio matto di Alice. Marguerite Yourcenar, nell’introduzione alle Memorie di Adriano, dice che non si sarebbe interessata così a questo imperatore se questi non si fosse tanto occupato di economia  che è la vita quotidiana della gente… Noi affidiamo la nostra vita quotidiana a chi sconsiglia i vaccini per i bambini in età scolare anzi inventa l’obbligo flessibile, a chi sostiene che la scienza debba stare sotto la politica… e via discorrendo…