giovedì 12 settembre 2013

LE BOURGEOIS GENTILHOMME Carlo Biancheri

Al tempo di Luigi XIV, in Francia, il Re Sole credette di intimidire il nuovo ambasciatore del ‘Gran turco’, che gli presentava le credenziali, vestendosi di broccato d’oro tempestato di pietre preziose. All’uscita, l’ambasciatore ebbe a dire che nel suo paese il cavallo del sovrano sarebbe stato addobbato così, lasciando capire che il sovrano stesso si sarebbe vestito in modo ben più sontuoso. Per tutta risposta il Re Sole decise di ridicolizzare il personaggio affidando a Molière il compito di scrivere una pièce, musicata da Lully o Lulli che dir si voglia, nella quale il borghese, che smaniava di imitare i gentiluomini con maestri di buone maniere, di danza e… di filosofia, finiva per risultare assai comico. Leggendo l’ulteriore commento su “Repubblica” di oggi di Scalfari al papa Francesco, per associazione di idee, abbiamo pensato al Borghese gentiluomo di Molière. Si sa che, molto spesso, chi svolge una professione ritiene che la propria vocazione sarebbe stata un’altra e quando ci si avventura, ahimè, in quel settore non si brilla per competenza né per profondità. Abbiamo già avuto modo di segnalare che lo Scalfari sostiene di apprezzare Aristotele, Kant e Hegel, ciò che, quantomeno per il primo, risulta esser come i cavoli a merenda, come si suol dire. Se è vero che in filosofia o si è realisti o idealisti (sic Wittgenstein), come scelta di campo, Aristotele è realista e gli altri due no. Lo Scalfari, novello borghese gentiluomo, non solo si impanca a filosofo, ma anche a teologo. Così ci spiega che questo papa va ben oltre Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II, in contrasto con gli ultimi due papi che lo hanno preceduto. Infatti, udite, udite, si avverte in lui più Agostino, Bernardo, Benedetto che Tommaso e la Scolastica !Uhm… da dove incominciare? Diremo a Scalfari che, a ben vedere, l’agostiniano di ferro è Benedetto XVI, cui abbiamo attribuito più volte in questo blog la dimenticanza del rilievo delle realtà create e la loro autonomia relativa…, come insegna la Gaudium et Spes; agostinianamente, al contrario, nel suo magistero ordinario Benedetto poneva immediatamente… la necessità di un richiamo alla fede in Cristo, anche quando sarebbe stato più prudente lasciare all’ambito del lume naturale, la retta ragione, la scelta, una ricerca comune a credenti e non credenti. Agostino, si sa, era stato manicheo. Terrorizzato dalla presenza costante del male per la coesistenza dei due principi, bene e male, in ogni creatura terrestre, era portato a svalutare la creazione e a porre l’enfasi sulla Città di Dio, retta cioè dalla fede, lasciando al loro destino i regni umani…; storia della salvezza e storia umana sono due cose separate (v. H.I. Marrou). Bernardo è tutt’altra cosa e si inserisce nel quadro della vita monastica, come lo stesso fondatore del monachesimo occidentale, il santo padre Benedetto che conosciamo attraverso le opere del suo discepolo, san Gregorio Magno. Non vediamo come questi ultimi influenzino il pensiero del papa Francesco, formato ad una spiritualità ignaziana, se non nell’attitudine all’interiorità e alla trascendenza. Al contrario, nel discorso tenuto in occasione della veglia per la pace in Siria e nel mondo, che ha spiazzato, per il suo coraggio e chiaroveggenza, tutte le cancellerie, massoniche e non, del pianeta, ha iniziato citando il Genesi e, quindi, la bontà della creazione e la necessità della pace, della fraternità (Caino e Abele). San Tommaso, secondo Pieper, avrebbe dovuto esser chiamato Thomas a Deo Creatore…, proprio per la costante enfasi sulla bontà della creazione e sulla capacità umana di raggiungere certe verità, comuni appunto ai credenti e non credenti. Forse per questo, papa Francesco lo ha citato nella sua prima Enciclica, mentre il suo predecessore non lo faceva mai? La Gaudium et Spes ha avuto come estensore, per la gran parte, il padre domenicano M.D.Chenu, storico e profondo conoscitore di Tommaso, come il suo confratello Congar, gran tomista, ha redatto in gran parte la Costituzione Lumen Gentium, quella sulla Chiesa, nel Concilio Vaticano II. Che significa questo? Contrariamente a quel che pensa lo Scalfari, la Scolastica che, peraltro, non esiste più da un pezzo…, non genera solo dogmatici e reazionari… Di tutti i filosofi che cita il fondatore di “Repubblica”, Marx salvava solo Aristotele, specie nella parte relativa alla prassi… La retta coscienza di cui parla il papa Francesco non è propriamente una novità… Non significa, però, come crede lo Scalfari che ognuno la pensa come gli pare, ma, al contrario, che di fronte ad una ricerca sincera, si arriverà a distinguere ciò che è bene e ciò che è male; ad esempio, vale più vita che non vita, ciascuno ha diritto ad esistere e quindi i beni vanno condivisi, non si può imporre con la forza agli altri una convinzione, bisogna operare secondo i parametri della giustizia commutativa (a tutti lo stesso) e distributiva (a ciascuno in base a ciò a cui ha diritto). Il borghese non padroneggiava le conoscenze del gentiluomo… e quindi, per Molière, si rendeva ridicolo non è che lo Scalfari in questo nuovo ambito ripete come un mantra la famosa frase: “il cielo stellato sopra di me e la coscienza morale dentro di me…” che diviene la maieutica di tutto? Solo un dubbio…