lunedì 16 dicembre 2013

LE PAROLE DELLA POLITICA Rosa Elisa Giangoia

Il linguaggio politico ha perso quella raffinatezza che la storia della cultura ci aveva insegnato, dagli oratori greci a Cicerone, da cui molti, con la ripresa dell’Umanesimo, avevano preso modello per dare alla politica un tono elevato, essendo un’attività nobile, come ci ha insegnato Aristotele, in quanto finalizzata al bene di tutti. La riflessione politica era, quindi, fatta di parole, ma parole attraverso cui si esprimevano valori, si disegnavano strategie e si davano consigli ai governanti (anche quelli di Machiavelli!), si prospettavo soluzioni, parole a cui corrispondeva la realtà della vita. Ora invece il linguaggio politico è arrivato ad un livello che potremmo definire “bestiale”, in quanto, attraverso le parole si vorrebbero realizzare percosse, morsi, zampate ed altre cose simili nei confronti dell’avversario. Bastano pochi, recentissimi esempi: il Salvini, dall’alto della sua nuova posizione di segretario della Lega, per un diverso corso, fondata su un nuovo immaginario, oggi è stato tutto insulti e turpiloquio e ha pensato di aver raggiunto il suo vertice oratorio, quando, per difendere il suo sodale, governatore del Piemonte, ha detto che i giornalisti che parlano delle mutande verdi del Cota, comprate con fondi pubblici in America, ”verranno cacciati a calci in culo”. La competizione con gli 'intellettuali' dei forconi si può così esemplificare: “i forconi padani faranno un mazzo così” e “a Bruxelles sono dei criminali in giacca e cravatta”. Mancano solo rutti e pernacchie. Il sedicente cattolico Borghezio vorrebbe più o meno impalare gli immigrati: per uno che si definisce cattolico, non c'è male... Forse dovrebbe sostituire nel Vangelo la parola amore con odio. Grillo risponde al segretario del Pd chiamandolo “Renzie” (per squalificarlo), senza entrare mai nel merito dei problemi del paese. Sulla stessa linea, un ragazzo deputato del Movimento recita in tv una lezioncina col visino compunto e con le ciglia sistemate in modo muliebre (chi ci rappresenta dovrebbe, anche nell'aspetto, mostrare una qualche gravitas...: i senatori romani indossavano la toga; anche in certe professioni, come i revisori contabili, bisogna dare pure l' 'apparenza' dell'indipendenza...). Ma per parlare di Grillo bisogna avere idee chiare per non confondere destra e sinistra. Esempio ne è la polemica tra Scalfari e la Spinelli, indicativa dell'atteggiamento presuntuoso di una parte della sinistra che fà la maieutica dei contenuti politici altrui. Noi siamo convintissimi, con buona pace dei Travaglio e soci, che le proposte del comico di Scientology (o affini) siano delle baggianate, dannosissime per il paese. La Spinelli sarà pur figlia di 'qualcuno', ma ciò non dà valore aggiunto ad un discorso, povero, retorico in cui traspare una gran concetto di sé stessa, mal riposto. Sostenere Grillo è indecente, altro che bene comune! Le posizioni alla Spinelli favoriscono appunto quella confusione di destra e sinistra, già sperimentata nella storia, che portò all'ascesa del nazismo. Lo abbiamo già detto: esponenti della sinistra come Fo o Spinelli non sono un apporto costruttivo al linguaggio politico perché privi di proposte serie, le loro sono solo declamatorie... E poi c’è il movimento dei “forconi” che fonda il suo linguaggio sugli insulti a tutti coloro che rappresentino qualcosa di pubblico, a cominciare dagli impiegati dei municipi (come è avvenuto a Genova) e dei comuni (ad Imperia). In questi casi il meccanismo psicologico è chiaro e il linguaggio, come sempre (lo diceva bene Saussure) lo rivela in pieno: la colpa è solo e sempre degli altri, per cui non si trova di meglio che rovesciare sugli altri il proprio rancore. Ma oggi il linguaggio, come si evince analizzando il dire del nucleo portante del movimento dei “forconi” (padroncini, artigiani, piccoli imprenditori) e del M5S, che ha portato la mentalità dei padroncini in politica, è tutto incentrato sul soggetto, in quanto ciascuno sente e crede di avere a disposizione la sua piazza, nel web: quello che poteva essere il circolo al bar, ha trovato ora una cerchia di possibili lettori/ascoltatori senza confini, ma anche senza volto, con la messa in moto di meccanismi psicologici inediti, ma anche con la possibilità di una nuova, più diretta, libera e coinvolgente democrazia. E’ proprio nella solitudine del web, in cui l’individuo si sente protagonista, che si rafforza in ciascuno l’attaccamento ad un unico valore assoluto, il proprio interesse, di fronte al quale tutti gli altri diventano antagonisti, a parte quella ristretta consorteria che possa condividerlo in pieno. In quest’ottica si diventa indifferenti a tutto il resto e ci esprime solo con il linguaggio dettato dalla rabbia. Gli altri sono in primo luogo la classe politica, che anche i soggetti stessi hanno votato, cosa che, accantonando la logica, non mettono in conto. Il linguaggio politico o è privo di senso o, come scriveva Gadda per Mussolini, diviene un linguaggio fisico, priapeo, che cerca di essere persuasivo utilizzando i bassi istinti. Ma non dovrebbe esser finalizzato, come indica il quadro del Buon Governo a Siena, a proporre soluzioni per il trionfo della pace, della giustizia e di tutti quei valori che possono determinare l’ordinata convivenza dei cittadini, ai quali deve essere garantito il miglior benessere possibile? Ma anche nel mondo classico, dalle altezze della grande oratoria politica, si cadde nel contrario. Al tempo dei sofisti, infatti, si arrivò all'afasia, come può succedere sempre se nella vita sociale non c'è più un parametro, un fattor comune... La crisi contemporanea ha forse un primo forte impatto nel Settecento francese con gli enciclopedisti, quando Diderot e i fratelli massoni illuministicamente, cioè razionalisticamente, ridisegnavano il mondo, usciti da quello che loro definivano “il sonno dogmatico della ragione” con la critica ad ogni metafisica, il che riduceva tutto ad un antropocentrismo e, di conseguenza, in definitiva, ad un soggettivismo. Le proposte per vivere e per morire, dopo il regicidio e la critica ad ogni fede trascendente, bollata come illusoria e primitiva, non sono sufficienti a formare solide basi per una società che si fondi su valori capaci di giustificare rinunce e sacrifici. Esempio lampante è la retorica religiosa dei presidenti statunitensi, che son tutti deisti, in quanto massoni. Negli USA il motto ufficiale stampato anche sui dollari è In God we trust (adottato nel 1956, in sostituzione del precedente E pluribus unum, solo per contrapporsi all’ateismo sovietico), ma si tratta di una vuota liturgia, a cui non corrisponde nulla di reale, anche per la libertà religiosa del paese, che ovviamente comprende la possibilità di non credere. Più aderente alla realtà americana è l'Antologia di Spoon River, in cui i personaggi non sono affatto conclusi nella loro esistenza, ma in tensione verso un compimento, come lo sono autori quali Kerouac per il cui slancio vitale l’esistenza umana non è sufficiente, o Baldwin o pittori come Hopper, nei cui quadri regnano il vuoto e il silenzio, carichi di attesa. ***************************************************************************************************** POST SCRIPTUM A dimostrazione dell'imbecillità di molti soggetti deputati e senatori cui siamo nostro malgrado affidati, citiamo le critiche dei Brunetta e dei beta di M5S al sacrosanto emendamento del Governo nella Legge di Stabilità che riporta, com’è sempre stato, sin dal 1974, a cinque i Commissari della Consob. Cinque sono i Commissari della SEC e Guido Rossi che disegnò con molta intelligenza negli anni '70 l'organo di controllo sui mercati mobiliari, ispirandosi alla SEC, si preoccupò che per scelte delicatissime ci fosse una vera collegialità con esperienze professionali diverse. Fu il famoso Monti che tra i molti pasticci del suo Governo ridusse anche il numero dei Commissari a tre, senza avvedersi che rompeva un delicatissimo equilibrio e trasformava di fatto in organo monocratico il watch-dog dei mercati mobiliari, per cui, se il presidente è un incapace o un dittatore, che succede? Nella fattispecie l'attuale presidente, che votò, pur nominato, per il Governo Berlusconi, in spregio a tutti i principi internazionali sull'indipendenza e terzietà degli organi di vigilanza (IOSCO), conosce la contabilità di Stato, ma non conosce affatto la borsa (gli emittenti quelli sì...) e ha trasformato la Commissione in una sorta di Ministero, disperdendo l'altissima professionalità che la caratterizzava: si pensi che la Consob vigila, tra gli altri, sui casi Telecom, MPS, ecc.... Gli scienziati di Forza Italia e i beta di Scientology (o affini) ne fanno, nella loro dappocaggine e ignoranza crassa, una questione di poltrone! Avviso ai naviganti che li votano... Carlo Biancheri