domenica 7 ottobre 2012

Nave senza nocchiero in gran tempesta

Rosa Elisa Giangoia


Nell’opinione comune sempre più si impone l’idea che la democrazia sia un valore assoluto ed indiscutibile ed i media avvalorano il concetto che solo il volere della maggioranza, risicata o qualificata che sia, possa essere proficua per il paese, in quanto garanzia di legalità. Dobbiamo però ricordarci di aver imparato dagli antichi che anche la democrazia non è immune da degenerazione, per indicare la quale sempre gli antichi avevano individuato il termine “oclocrazia”. Anche se oggi questo vocabolo è quanto mai dimenticato, questa situazione è comunque storicamente possibile e si verifica quando i cittadini chiedono privilegi allo Stato e ottengono benefici a spese di tutti gli altri, ma, dato che la maggior parte fa la stessa cosa, si crea consenso e la situazione regge per un certo tempo. Naturalmente questo stato di cose non può durare e ad un certo punto si rendono necessari provvedimenti risolutivi. E noi ne sappiamo qualcosa…
             La soluzione che si è prospettata per noi è stata quella di una temporanea sospensione della democrazia, ricorrendo all’espediente di affidare l’esecutivo ad una squadra di “tecnici”. A queste persone, però, si potrebbe dare un altro nome, cioè “filosofi”, ovvero “coloro che sanno”, in una visione di complementarietà, in quanto, essendo oggi lo scibile sempre più ampio e complesso, si richiedono competenze settoriali specifiche, pur tutte ispirate al giusto e all’onesto. L’azione di governo di questa squadra è stata prospettata come temporanea, finalizzata a risolvere un momento di crisi, la cui soluzione in realtà, anche per una serie di concause internazionali, non pare così semplice e vicina come si poteva inizialmente supporre. Ed allora all’approssimarsi della scadenza elettorale si apre una situazione completamente nuova per la politica, soprattutto  per il vuoto lasciato dal fallimento delle ideologie del secolo scorso, che vanifica la contrapposizione degli schieramenti che per lungo tempo avevano avuto posizioni consolidate e fa emergere sempre più raggruppamenti intorno a personaggi dotati di capacità di aggregare consenso. In questa situazione  ci dobbiamo chiedere chi meglio potrebbe governare. Chi ha competenza e preparazione o chi, comunque sia, sa catturare consensi e viene eletto dal popolo? Il problema non è nuovo, anzi antichissimo, per cui per una riflessione personale proporrei la lettura di quanto Platone nella Repubblica (VI 488a) fa dire a Socrate: “Immagina che su molte navi o su una sola accada un fatto di questo genere: da una parte un capitano che supera per statura e forza fisica tutto l'equipaggio, ma è un po' sordo, ha la vista corta ed è provvisto di scarse conoscenze nautiche, dall'altra i marinai che litigano tra loro per il governo della nave, poiché ciascuno è convinto di dover stare al timone anche se non ha mai imparato l'arte della navigazione e non è in grado di indicare né il proprio maestro né il periodo in cui l'ha appresa, e per giunta sostengono che quest'arte non si può insegnare, anzi sono pronti a fare a pezzi chi dica il contrario. Essi stanno sempre attorno al capitano, pregandolo e facendo di tutto perché affidi loro il timone, e se talvolta riescono a persuaderlo altri invece che loro, li uccidono o li gettano giù dalla nave, e dopo aver reso innocuo il buon capitano con la mandragora, con l'ebbrezza o in qualche altro modo, si mettono al comando della nave consumando le provviste e navigano tra bevute e banchetti, com'è logico attendersi da persone simili. Inoltre lodano con i nomi di marinaio, timoniere ed esperto di nautica chi è bravo ad aiutarli nel comando usando sul capitano la persuasione o la forza, mentre biasimano come inutile chi non si comporta in questo modo; e non hanno neanche idea che il vero timoniere deve preoccuparsi dell'anno, delle stagioni, del cielo, delle stelle, dei venti e di tutto quanto concerne la sua arte, se realmente vuole essere un comandante, anzi sono convinti che, senza sapere né in teoria né in pratica come si guida una nave a prescindere dal volere della ciurma, sia possibile imparare quest'arte nel momento in cui si prende in mano il timone. Se sulle navi accadessero fatti del genere, non pensi che il vero timoniere sarebbe chiamato dall'equipaggio di navi così combinate acchiappanuvole, chiacchierone e inutile?» «Sicuro», rispose Adimanto.
«Pertanto», proseguii, «credo che tu non abbia bisogno di analizzare l'immagine per capire che raffigura la disposizione delle città nei confronti dei filosofi, ma comprenda le mie parole».       

         Meditare su questo testo, in cui si vuole criticare la pratica politica esistente nell’Atene del tempo, dominata dai retori e dai sofisti, il cui sapere consisteva esclusivamente nell’arte di manipolare il popolo, qui rappresentato dal capitano, non cattivo, ma debole, sordo e miope, sarà senz’altro utile in vista delle prossime elezioni, quando dovremo stare attenti a scegliere non chi sappia facilmente convincere, ma chi sappia guardare lontano, al di là della nave e delle sue relazioni interpersonali. Questi sono naturalmente quegli “ottimati” (non i filosofi “acchiappanuvole”!) a cui Platone (e con lui Cicerone e molti altri nel corso dei secoli) vorrebbero affidare il governo, che non rappresentano un’aristocrazia per nobiltà di nascita o superiorità di censo, ma persone dotate di elevatezza intellettuale ed onestà morale. Deve trattarsi di uomini e donne in possesso del vero sapere, ma anche capaci di risultare convincenti per raccogliere i consensi degli elettori, ai quali dovranno rispondere nel caso la loro azione non risulti fruttuosa ed utile alla collettività. Attenzione a non identificare questi saggi col governo dei professori, che hanno pur avuto il merito di far sloggiare i saltimbanchi e le ballerine, oltre ai licantropi del Nord. Questa scelta 'elitaria' richiede che ci siano come termini di riferimento  dei limiti che sono quelli stabiliti dalle Costituzioni e che si ancorano, nei paesi europei almeno..., al rispetto del quadro istituzionale e soprattutto ai diritti fondamentali della persona umana universalmente riconosciuti.
              E’ solo il voto di tutti i cittadini che può determinare queste scelte, di qui la necessità di ri-affezionarsi alla politica, di educare in primo luogo i giovani ad una scelta consapevole, oltre all’obbligo per tutti di affrontare il voto con serietà e ponderazione, sempre sperando che la nuova legge elettorale dia agli elettori maggiori poteri reali di scelta! Ma... dove sono i plotoni di volontari preparati ad insegnare ai Renzi e ad altri giovani aitanti la criticità a proposito della faciloneria nelle proposte politiche, della politica spettacolo, e ai giornalisti la voglia di approfondire i problemi e non solo di cercare il sensazionale ad ogni costo?