sabato 31 dicembre 2011

SFASCIACARROZZE

Carlo Biancheri

La temperie culturale che stiamo vivendo, per usare un linguaggio dominante di scuola heideggeriana, affascinante ma inconcludente..., si caratterrizza per un pressapochismo nel pensiero, per l'acriticità sulle proprie idee anzi per un atteggiamento apodittico. Più volte abbiamo scritto che una civiltà di rumori più che di suoni, di soggettività come norma normans, di immagini, di flash, di sensazioni, di puro piacere conduce ad una diminuzione dell'umano: tutto gira attorno alla materialità, alla fisicità che costituisce l'universo 'concluso' del percorso umano. Che senso ha un amore prevedibile, non aperto al mistero, all'incognito? Viene in mente La noia di Moravia...
L'esperienza è il grande mantra: se sentite la Caramore su Radio Tre, decaduta grazie all'inserimento di leghisti e destrorsi, per lo più di bassa cultura, ripete di continuo quanto sia fondamentale l' 'esperienzialità'; se ascoltate in tv un'intervista ad un giovane vi dirà, facilmente, di esser soddisfatto delle sue performances; verrebbe da dire che anche buttarsi dalla finestra è una performance e, infatti, si era diffusa la moda di gettarsi dai balconi, ricordate? Si prescinde totalmente dai contenuti e bisogna risalire a Kant che col suo formalismo ha  trasformato tutto in metodo a scapito del contenuto - il noumeno è inconoscibile - e, come ognun può vedere, questo approccio porta al nulla o all' 'affettività', al sentimentalismo...: il famoso 'soggettivismo' che lamenta Benedetto XVI, tributario anche lui col suo agostinismo spinto di un approccio soggettivo...
Atteso che Tommaso, Dottore della Chiesa, avverte che la politica è al vertice della carità, per questo chi uccide il tiranno fa benissimo e merita un premio..., bisogna tornare al quotidiano per capire che succede.
Innanzi tutto abbiamo visto il solito vate della val Brembana, padre del trota, che, secondo i giornali, frequenta amicizie non proprimente da oratorio..., far nuovamente le corna (mai visto, fino a quarant'anni fa, far le corna da nordisti doc (!),che si sia 'imbastardito'?) e dare gentilmente del 'terun' al Presidente della Repubblica. Parla di un'indipendenza che vuol lui col suo 10/15% di disgraziati che lo votano: certamente la Padania, con la sua moneta, potrà rivolgersi da pari a pari al Liechtenstein, al Principato di Monaco, alla Slovenia e Croazia e magari anche  alla Repubblica moldava o alla Transnizia. Ringraziamo la Lega. Lo statista/dentista Calderoli ci informa che il Governo di professori ci porta dritto alla miseria. Se avessimo continuato con lui, il tagliaboschi di leggi che faceva piuttosto delle radure del tipo distruzione delle foreste amazzoniche... che richiedevano continui interventi riparatori, saremmo stati molto meglio. Lo statista parla in fretta, prima di aver pensato... Si muove bene all'estero: peccato che nessuno lo capisca, specie quando ammicca, ride tra sé in modo balordo (come si dice in Veneto da ...): gli studi dentistici non gli han consentito di apprendere il detto latino: risus abundat in ore stultorum. Questi personaggi fan notizia come la facevano Ruby Rubacuori ed amiche... e danno scandalo perché abituano la gente all'idea che sia lecito dire e fare qualsiasi cosa. Pavese diceva che vivere è un mestiere ma questo è possibile solo per chi si chiede: perché questo piuttosto di niente. Aristotele dice che la filosofia nasce con lo stupore.
Parla della Chiesa la Lega e tira i fuori la questione dei soldi cui le gerachie, ahimé, sono molto sensibili. Vuol dire che non ci sono più vescovi simpatizzanti e sciagurati alla Maggiolini? E' vero che con  personaggi di basso profilo come l'attuale Presidente della Conferenza episcopale italiana, che parla di politica e di etica e non della Parola, han poco da temere. La storia della Chiesa, dove gli uomini sono peccatori, come non si stanca di ricordare l'attuale papa, indica che i testimoni, poi canonizzati, sono stati sempre guardati con sospetto dalla gerarchia, fatta per lo più da gente come il cardinale Antonelli...: "Signora, vuol venire a vedere la mia collezione di monete?" Pensate il povero Filippo Neri, continuamente sotto esame, sottoposto al sospetto di eterodossia. Per fortuna che Pio V morì perché altrimenti l'oratorio non ci sarebbe mai stato. I testimoni rompono gli equilibri sociali, il quieto vivere perché vanno dritti al cuore dell'umano. Così don Pippo, come lo chiamavano a Roma, faceva scopare il cortile dell'oratorio a signoroni tutti vestiti di raso, come penitenza, o portare in braccio, in giro per Roma, il cane Capriccio (il cane era entrato nella sua cella e non c'era stato verso di farlo andar via...) a gente del calibro del Tarugi, nipote del papa Medici. Il povero Baronio, primo grande storico della Chiesa poi cardinale per forza..., aveva scritto sulla cappa della cucina dell'oratorio Baronius coquus perennis perché doveva far tutti i giorni da mangiare alla comunità. San Carlo Borromeo, un po' imperioso anche se santo, aveva raccomandato sua sorella a Pippo che stimava moltissimo, stima condivisa dal nipote Federigo. Questa si era sposata a Roma col figlio di Marcantonio Colonna, il vincitore di Lepanto, che aveva tutta cristianità ai suoi piedi. Era scrupolosa, la poveretta, e andava da Pippo e poi tornava dopo un'ora e veniva anche maltrattata per questo. Si inginocchiava davanti a Pippo e lui le accarezzava la testa, scompigliandole la capigliatura: la principessa Colonna!
Sì, abbiamo i leghisti e i berlusconidi e i fascisti anche perché ci manca un Francesco piccolino ("Vatti a rotolare tra i porci" gli disse il papa in San Giovanni in Laterano...) e un Pippo, gente di speranza e rispettosa dell'umano, capace di sacrificarsi perché innamorata della vita. Pippo andava a visitare le sette Chiese con duemila persone che lo seguivano, ricchi e poveri: ma per diciassette anni era stato un monaco di città e passava le sue giornate nelle catacombe di San Sebastiano, in preghiera. Non aveva tornaconto: non scherzava.
Questi decenni di chiacchere, di immagini ci hanno confuso e fatto credere che la vita sia un sogno, ma non nel senso di Calderon de la Barca... Contrariamente a tutte le massonerie, pur riconoscendo al 'sogno' americano il valore dell'affermazione della libertà e dell'uguaglianza, ritengo che ci sia pochissima umanità negli Stati Uniti e che la gente, annegata nel fare..., sia quasi disperata e certo incapace di ascolto e di accoglienza, salvo eccezioni come il Deep South di Flannery O'Connor o di Caldwell, quello di Tobacco road, ma anche la New York di Baldwin o i quadri di Hopper.

giovedì 22 dicembre 2011

Carlo Biancheri

Pubblichiamo questo commento per esaminare, anche se in breve, i contenuti culturali, diciamo così..., sottostanti a questo approccio che tanto riecheggia gli slogans della famigerata Lega, formazione politica  secessionista che ha molto operato in questi anni per abbassare il livello culturale del Paese e favorire un atteggiamento reazionario cioè non pensato.
Di recente ho visitato a Roma una mostra sull'emigrazione italiana, organizzata nell'ambito delle manifestazioni del centocinquantesimo dell'Unità d'Italia. C'erano anche le valigie di cartone, i rosari che poveri veneti o i tanti meridionali, ai primi del Novecento, portavano con loro per scappare alla fame, in tempi in cui la vita media era bassissima. Andavano a New York, in Argentina, a San Paolo in Brasile, poi a Toronto, abbandonando tutto e con dolore. I rapporti dei consoli italiani dell'epoca sono impressionanti: venivano trattati non diversamente da come molti italiani trattano oggi i Rom. Nei giornali locali, quando si parlava di loro se ne parlava come di malavitosi: ci sono voluti decenni per farsi accettare, mai nell'élite, specie in Nord America tra i WASP.
La prima cosa che emerge in questo commento è la  mancanza di consapevolezza della fraternità umana e della dignità della persona. Quella stessa carenza che fece sì che i Rom fossero soppressi, in quanto etnia, nei campi di concentramento in Germania: esseri inferiori? Come i 'down'? Come gli omosessuali? Io soffro a sentir parlare un leghista  perché ignora totalmente, nel suo cieco egoismo, che quel che ha avuto è gratuito: non lo ha meritato lui, lo ha avuto e basta e la sua identità la scopre veramente solo se sa includere anche quella dei Rom o dei Sinti, al di là del loro degrado.
Nei Paesi dell'Est in Romania, in Bulgaria e in generale nella regione balcanica sono ben più numerosi che nell'Europa occidentale .A Sofia esiste un enorme campo, chiamato con disprezzo Cayenna..., dove vivono pacificamente.Tutte le mattine all'alba Sofia è pulita da loro, pagati dalla municipalità: posso assicurare che la città è di gran lunga più pulita di Milano o di Roma. Conservano ancora le loro  professioni tradizionali che la modernità ha distrutto: calderari, artigiani dell'argento, riparatori di gronde, musicisti, ecc... . Chaplin non era per caso Rom di origine?
Si sposano anche con i locali, tra i quali si scopre ogni tanto il tratto Rom...
In questo vento della Storia, segnatamente i fenomeni migratori, che significato può avere la sciocca argomentazione: 'prima di tutto i poveri italiani'? Prima di tutto chi ha più bisogno e se la torta è troppo piccola chiediamoci da dove vengono quegli enormi SUV così diffusi nelle terre del Nord di questo Paese ma anche altrove, posseduti da gente che denuncia un reddito di 15.000 Euro annui...
Nel corso di un'audizione mi son sforzato di spiegare ad un deputato leghista che portava all'occhiello il crocione di Milano, lo stesso simbolo della mia città, Genova, per quanto io non avvertissi con lui alcuna comunanza, che la sfida del nostro tempo è simile a quella che gli italici ebbero ad affrontare nel Medioevo prima e nel XIV e XV secolo poi: essere nel mondo. Spiegai che i genovesi erano presenti a Amsterdam, a Madrid, a Smirne, a Istanbul; non se ne stavano in Val Scrivia. Erano culturalmente aperti: parliamo della cultura dell'essere e non di quella dell'avere, tanto cara ai leghisti che non operano per il bene di alcuno se non di sé stessi.
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Ottenuta la fiducia alla Camera e dato il via libera alla manovra “salva-Italia” intanto il governo, attraverso il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, propone di concedere ai Rom delle case.
Una proposta alquanto bizzarra e frutto sicuramente di un forte “abbaglio” visto che vorremmo chiedere al ministro Riccardi come la prenderanno le numerosissime famiglie italiane che forse proprio a causa della manovra “lacrime e sangue” non riusciranno neppure a sfamare i propri figli, né tantomeno a pagare il mutuo della propria casa dopo anni di sacrifici.

Sì, la proposta del ministro Riccardi riguarda proprio le case, quelle che grazie al premier Mario Monti, saranno tassate dalla nuova imposta, l’Imu: insomma, gli italiani faranno enormi sacrifici per stare sotto un tetto, mentre i Rom saranno accompagnati presso le porte delle loro nuove e accoglienti abitazioni gentilmente offerte dallo Stato.
Un consiglio al ministro: non lo dica agli italiani che muoiono di fame, o agli italiani che non riescono ad avere un futuro, o a quelli che pur avendo un reddito non riescono ad accedere ai mutui bancari, per l’acquisto di abitazioni, eccessivamente onerosi e vessatori.
Ma andiamo per gradi. La proposta del ministro Riccardi mira a favorire lo sviluppo e la crescita del nostro Paese investendo sui figli dei Rom e sulla loro scolarizzazione.
Secondo il ministro il tutto passerebbe attraverso un tetto stabile “perché la vita in una casa favorisce l’integrazione e il superamento della provvisorietà”.
Applausi! Ma avete spiegato al caro ministro che ci sono milioni di italiani che non riescono a integrarsi per lo stesso motivo? Avete spiegato al ministro Riccardi che forse “snaturerebbe” la storia del popolo Rom che per antonomasia è un popolo nomade, non dedito a radicarsi stabilmente in un territorio?
Se qualcuno, forse radical-chic, pensa che il discorso del ministro non faccia una piega, vorrei chiedere loro che non sia invece un concetto abbastanza “razzista”; sì, ma nei confronti degli italiani!
Che sia ben chiaro, al ministro sembra mancare ogni contatto con la realtà non conoscendo forse che per moltissimi italiani la casa resta un miraggio; e lui che fa? Pensa ai circa 130 mila “zingari” temporaneamente stanziati in Italia, dando forse anche a loro il cosiddetto “rimpatrio assistito” che altro non è che una cospicua somma in denaro contante per agevolare il rientro a casa.
Ma nonostante tutto i Rom restano eccome in Italia. Sintomo del fatto che forse stanno meglio che altrove e che sono integrati come non mai. Poi per dirla tutta dati statistici fanno emergere come proprio il popolo “nomade” si diverte attraverso furtarelli e scippi proprio a danno di noi tutti. Per carità, tutto il mondo è paese, ma al ministro “Rom” consigliamo di pensare più agli italiani e meno alle proposte choc che nei fatti inaugureranno la nuova casta: quella degli “zingari”.
Per gli italiani forse un’aspettativa ci sarà: quella di travestirsi da Rom e chiedere una casa a Riccardi.

Francesco Christian Schembri

giovedì 15 dicembre 2011

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI

Rosa Elisa Giangoia

   Il sonno della ragione genera mostri: così pensava  Francisco Goya nel 1799, quando anche la ragione, pur pretendendo di illuminare gli uomini sulla via del progresso, determinava soprusi ed eccessi da parte di chi aveva in mano in potere.  Oggi, però, questa riflessione sembra tornare di attualità, soprattutto per quanto riguarda l’uso del linguaggio. Infatti, sia nel parlare comune, anche di persone ben scolarizzate, che nei discorsi dei politici e di altre persone di potere e notorietà in vari campi, si nota un fatto grave: l’abuso totale delle parole che non corrispondono più alle cose, cioè ai concetti che si vorrebbero esprimere, sulla base di un supposto “intanto si capisce”… . La gravità di questo fatto, che in politica è iniziata con la voluta ed esibita rimozione del congiuntivo, con il dilagare di frasi del tipo “Se avevo tempo lo facevo”, da nessuno censurate, ha finito per promuovere il totale non senso del parlare, anche senza arrivare agli eccessi del parlato comico-qualunquistico, del tutto incontrollato, del senatore del PdL Vincenzo Barba. Gli esempi che si potrebbero fare sono moltissimi, dagli strafalcioni della Gelmini in una lettera a Zaia (“ i dialetti sono le base della nostra cultura”; “i professori ad esempio devono sempre di più provenire dalla stessa regione nella quale insegna”; “per questo la polemica è distituita di qualsiasi fondamento soprattutto per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto”) a quelli che possiamo riprendere dal recente scomposto dibattitto che si è svolto al Senato e alla Camera sui provvedimenti del Governo Monti, durante il quale si sono sentite frasi come “si è ucciso perché non resisteva al pudore”, oppure “oggi si è svolto un altro capitolo negativo per il Parlamento”.  Questi non sono svarioni grammaticali, solecismi, anacoluti o calchi dialettali (di cui anche i parlamentari danno prova, a cominciare dalla Gelmini, di cui possiamo ricordare “i carceri”, “piuttosto che anche”, “egìda”), ma sono lo specchio di una più profonda incapacità di usare la lingua come espressione di quel rigore logico e concettuale che dovrebbe sorreggere ogni espressione e collegarla alle altre del discorso in un rapporto di consequenzialità.  Sembra che il parlare serva solo come freccia per aggredire e non per comunicare.
Siccome è stato detto che “lo stile è l’uomo” (George-Louis Leclerc de Buffon, Discours sur le style, 1753), è chiaro che questo parlare non sostenuto e vagliato dalla logica diventa indice del vuoto di riferimento di una generazione che ha smarrito tutti i parametri, a cominciare da quelli morali, non ha storia, perché non ha un progetto, non è in grado di disegnare un futuro per l’umanità. Tutto questo porta a vivere l’istante, trascinati dall’istinto, elemento irrazionale dell’uomo, che proprio la ragione, sulla base della logica, dovrebbe saper governare, per cui si trascende quando c’è un ostacolo, si aggredisce bestialmente l’emarginato, come fatti recenti, soprattutto quelli di Torino, dimostrano, in un reciproco caricarsi emotivo, non razionalmente controllato, per quell’annullamento dell’individuo nella folla, così ben analizzato e descritto nelle pagine mirabili del tumulto di Milano dal Manzoni.
             L’accuratezza grammaticale, teorizzata da Aristotele, imponeva alla mente di conformarsi alla logica, per cui perdere la logica nell’esprimersi  rivela una perdita tout court, perché il linguaggio è la spia della visione personale e collettiva del mondo. Facciamo solo due esempi:  la struttura del periodo latino, ampia e articolata a piramide, con il susseguirsi delle proposizioni dipendenti di vario grado, rette da una principale, secondo le regole ferree della famigerata consecutio temporum, era lo specchio di una mentalità che propendeva per l’autoritarismo e il potere politico accentratore; l’avvento e la diffusione del cristianesimo hanno profondamente modificato la lingua latina, soprattutto facendo lievitare il lessico dell’astratto, proprio in conseguenza di una mentalità che alla concretezza terrena anteponeva l’apertura all’oltre. Oggi ci troviamo di nuovo di fronte ad una trasformazione epocale di mentalità, caratterizzata dalla perdita della logica.
                 Questo può dipendere da molti fattori: ad esempio, l’uomo non ha più un rilevante potere di scelta a livello economico, è trascinato da un vento che non controlla, mentre, al di fuori della realtà, cioè nel mondo virtuale, vive un’inesistente e fallace onnipotenza. Nello stesso tempo, il linguaggio in senso forte, è una contaminatio di culture, che non dialogano tra di loro, ma si allineano al livello più basso, quello più semplice ed immediato, che esprime l’emotività. Anche la produzione artistica allontana dalla logica, non tanto con il prevalere dell’astratto sul figurativo in pittura, in quanto i colori e la libertà delle forme hanno una loro validità, quanto piuttosto con il predominio dell’analogico e del liberamente associativo sul logico-consequenziale in poesia.
                   In definitiva, si potrebbe dire con Maritain che l’uomo, che ha la sua caratteristica intrinseca e specifica nella ragione, è ontologicamente mortificato, perché non pensa più, ma reagisce soltanto.





mercoledì 14 dicembre 2011

COMMENTI ALLA MANOVRA MONTI

Carlo Biancheri

Sono giunti tanti commenti alla manovra del nuovo  governo -  di nuovo si tratta giacché il precedente stava portando dritto dritto il paese al default - e detti commenti necessitano  qualche riflessione: merce rara in un tempo abituato alle grida di presuntuosi che accentuano più la componente animale dell'uomo (Aristotele fa l'esempio delle smanie d'amore dell'asino simili a quelle degli uomini...) che quella razionale; povero Dante che  a proposito di Ulisse ebbe a dire degli umani... «Fatti non foste a viver come bruti...».
Il prof. Monti, che pure abbiamo criticato in questo blog, in tempi non sospetti, per il lavoro svolto come Commissario per il mercato interno nella Commissione Europea, avendo consentito l'approvazione di direttive chiave nel settore dei servizi di investimento, troppo sbilanciate verso la de-regolamentazione, predicata da inglesi ed adepti, approccio che ha favorito la crisi finanziaria provocata dai grandi intermediari anglosassoni e  anche... tedeschi, è stato chiamato perché c'era necessità di disporre di qualcuno che ci capisse qualcosa e non di un  'picciotto'. A livello internazionale, peraltro, non ne potevano più di corna, di barzellette ed insulti a luci rosse, di cafonerie ed incapacità di rappresentare una nazione di sessanta milioni di abitanti: la cultura del bar Sport di Voghera o Casalpusterlengo non piace all'estero: al massimo è apprezzata in val Brembana e a Pontida.
Ciò detto, è bene ricordare agli immemori che lo spread dei nostri BTP aveva superato i 600 punti base rispetto ai Bund tedeschi e se continuavamo col fiscalista ministro dell'Economia e delle Finanze e con lo statista/dentista Calderoli e con certi scienziati leghisti che vogliono che si abbandoni l'euro per la moneta padana, si capisce bene che gli stranieri  e il mercato finanziario ('bestia feroce' l'ha definito Monti, con cui disgraziatamente tocca fare i conti perché i debiti si devono pagare... e in casa mancano i soldi..., un elementare principio di realtà...) non avessero più voglia di chiacchere di principianti.
Nuova era con Monti, piaccia o no, quanto meno per la  competenza e voglia di approfondire i problemi.
Ecco però che Brighella, la maschera dell'imbroglione..., insinua che la manovra consista nel far pagare  i soliti noti e che non c'era bisogno di un professore, definito  'pagliaccio' da un gentiluomo di grande cultura nel Parlamento italiano, per alzare la benzina, per mettere nuove tasse e soprattutto per far precipitare il Paese in recessione.
Vediamoli gli argomenti di questi saccenti.
Si tratta di un Governo imposto dalla BCE (Banca Centrale Europea) che è contro la rappresentanza popolare, contro 'la nostra gente, il popolo (per intendersi la 'loro gente' è quella che non vuol pagare le multe dovute allo sforamento delle quote latte: il principio è quello di prendere tutti i benefici dall'Europa, ma di non pagare mai il conto; per esser discendenti dei Celti non c'è male...). La BCE, va detto, non era mica obbligata ad aiutare l'Italia; ha semplicemente posto condizioni per il suo aiuto ed il Governo ha dovuto far cassa in tempi brevissimi col mare in tempesta prendendo da fonti certe..., in tre settimane...Chi accusa dov'era nei tre anni precedenti? Alle fonti del Po o sui prati di Pontida? Il Parlamento, poi, ha ben votato il governo, se non erro...
L'errore è consistito nell'aver aderito alla moneta unica.
Questi signori fan la voce grossa in un Parlamento fatto di tanti Scilipoti e sono pochi coloro che sappiano dire basta a certi schiamazzi indecorosi.
Se noi non avessimo aderito all'Euro, col debito pubblico che avevamo, saremmo stati costretti a far salire alle stelle i tassi d'interesse per raccogliere capitali ed avremmo dovuto svalutare la lira del 50 o 60 %.A quel punto il petrolio, il gas...e le altre materie prime, chi li pagava? In una parola si sarebbe determinato un impoverimento dell'Italia del 50%.
Se le popolazioni del Nord formassero la Padania (abbiamo già spiegato più volte che tra un ligure ed un veneto non c'è alcuna comunanza come tra un torinese ed un bergamasco e persino, come ricorda l'amato Manzoni, tra un lecchese ed un bergamasco...; ricordate Lucia, la bella 'baggiana' quando 'emigrò' dopo il matrimonio con Renzo?) cosa conterebbero in Europa e nel mondo? Come i Paesi Bassi? Non c'è male...davvero una felice prospettiva!
E ancora. La manovra premia le banche. Si vede che la Lega non ha dimestichezza col settore creditizio dopo la storiella di Creditnord, banca gestita dalle camicie verdi e fallita, al soccorso della quale giovarono le pressioni del tomista di Arvito, Fazio...
Certo non fa piacere salvare enti creditizi non trasparenti ma sono quelli che mantengono il sistema nel bene e nel male: dovremmo forse creare nuove banche dall'oggi al domani o invece vivere senza intermediari finanziari e tornare al baratto? Il problema non è forse quello dei controlli efficaci?
Siccome il sistema Euro, dice Brighella, non andrà avanti, scavalliamo qualche mese...: qui siamo ai dilettanti allo sbaraglio, alla Corrida. Ma chi li ha eletti certi signori? Ci sono o ci fanno, si dice a Roma? Sarebbe come se un alpinista si trovasse su l'Aguille noire de Peterey (pur essendo in territorio padano, sono certo che pochi di quelli la conoscono...) in piena tempesta e dicesse: beh, aspettiamo un po’ per vedere che succede!
La manovra non è equa. Forse ,anzi senza forse, certi personaggi ignorano che Aristotele ebbe a dire che ogni volta che facciamo una negazione affermiamo una realtà diversa. E quale sarebbe la loro realtà diversa? Qual è la loro alternativa praticabile per far cassa e in fretta, altrimenti lo Stato non paga più stipendi e pensioni? Torniamo alla vignetta di Novello con i due signori in tram: 'Se fossi il presidente del Consiglio...'
Certo senza interventi per la crescita, senza cambi nella pubblica Amministrazione, senza tagli di spesa ivi compresi quelli per quell'imbecillaggine del federalismo alla padana, la manovra non basterà a curare. Ma il governo è insediato da neppure un mese e perché mai deve far miracoli a fronte di anni di pasticci di un governo con ministri sospettati dalla magistratura di esser collusi con le varie mafie? Siamo seri, se potete...
Se si avesse qualche voce in capitolo certo in questo frangente  bisognerebbe ridurre fortemente le spese militari, anche se il quadro internazionale è incerto e rischioso, e i gruppi occulti internazionali non ce lo consentono.
Più modestamente sarebbe bene incominciare a disboscare con le province che servono a  poco: sul punto le mammolette non ci stanno perché  non saprebbero dove piazzare tanti Renzo la trota...
In sintesi si nota il solito atteggiamento acritico dove si scambiano i propri desideri per la realtà tout court.