lunedì 27 agosto 2012

DOVE VA L'EUROPA?

Carlo Biancheri

Si fa molto parlare e scrivere su come uscire dalla crisi europea: le 'autorità' - si direbbe in linguaggio medievale - nell'Italietta contemporanea favoleggiano di una Europa federale, mentre l'astuta ragazza della Germania dell'Est, Merkel, fa baluginare col suo Ministro delle Finanze (la cui faccia  ricorda espressioni sinistre, già viste nella seconda Guerra Mondiale...) una non meglio precisata riforma dei Trattati europei. Tutti i commentatori, come già avvenuto per  i mercati finanziari, si esprimono senza incertezze, peraltro disponendo solo di vaghe conoscenze del meccanismo dell'Unione Europea e, anche, dei termini del problema.
Siamo lontanissimi dal periodo in cui a Bruxelles avevamo  Rappresentanti Permanenti assai ascoltati  in Coreper (la Segreteria del Consiglio), se non Ministri  nel Consiglio stesso. I nostri tecnici al Governo, dei giganti al confronto di chi li ha preceduti, erano già a Bruxelles all'epoca, ma non brillavano per inventiva (al di là delle famose decisioni sulla concorrenza); erano piuttosto inclini ad un atteggiamento burocratico: Question sur la méthode...si direbbe. Quando le idee scarseggiano, si segue la procedura...: la campana del convento suona tutti i giorni per la mensa, anche in tempi di crisi, e così si ripete quel che è stato tramandato, senza vissuto o valore aggiunto.
A nostro debol parere, per usare una espressione dei Promessi Sposi, un mattone, come lo ha definito il Bossi -il vate condannato con sentenza passata in giudicato, intendo, non il trota (quante ragioni ha Dante a ricordare: “Fatti non foste a viver come bruti...”) - andrebbero considerati i seguenti aspetti che non vediamo mai citati dai commentatori.
1. L'equilibrio europeo è un equilibrio delicato. Era più facile costruire una comunità europea dopo la tragedia della seconda Guerra Mondiale e i tedeschi, all'epoca, avevano solo bisogno di solidarietà. Le varie riforme dei Trattati, da Maastricht in poi, hanno rappresentato piuttosto una velleità per la macchinosità della costruzione istituzionale, del tutto priva di  aderenza alla realtà. L'Unione è composta di popoli diversi, con tradizioni contrastanti, popoli che poco si amano: si ha l'impressione che stiano insieme per necessità più che per scelta. La fraternità massonica e il diktat americano hanno portato ad allargare l'Unione troppo presto. L'adesione del Regno Unito, seguita dai Paesi scandinavi, ha segnato l'inizio della trasformazione europea in un'area di libero scambio e non di una Unione, con normativa comune ed istituzioni comuni. Le direttive comunitarie, anche quando venivano trasposte in ambito nazionale, lo erano in modo impreciso e contrastante da Stato a Stato, anche quando correttamente adottate (il Granduca del Lussemburgo, per anni, nel suo Granducato di 350.000 persone... ha semplicemente copiato il testo delle direttive..., salvo quando c'erano opzioni...), mai veramente attuate per la mancanza di controlli e di sanzioni adeguate e armonizzate. Per ovviare a ciò, nel settore dei servizi finanziari, il cuore del mercato interno, si è elaborata  la procedura Lamfalussy, che si proponeva di eliminare normative nazionali aggiuntive ed armonizzare le prassi di vigilanza e le sanzioni; c'è stata così una cessione di sovranità a favore degli organi di controllo comunitario, a scapito di quelli nazionali, col risultato di portare parzialità in sede comunitaria invece che armonizzazione e indipendenza. Tipico esempio è l'organo di controllo sulle borse, l'ESMA, dove per scelte politiche..., duce il Commissario Barnier, l'Executive Director è un'inglese/tedesca, messa lì per non disturbare la City e Francoforte. La prova provata è il comportamento timido dell'ESMA e le rispostacce alla Consob in materia di Agenzie di rating che ESMA dovrebbe vigilare...
Allo stesso modo l'allargamento dell'Unione ha attenuato le capacità di controllo e l'elaborazione comune mettendo insieme situazioni troppo diverse.
2. Storicamente l'Italia ha avuto il ruolo di ago della bilancia nell'ambito dei quattro grandi. Era anche un membro determinante del cosiddetto Club Med (Francia, Belgio, Italia e. solo in seguito, Spagna e Portogallo), che tanto peso ha avuto nell'elaborazione delle norme e prassi comunitarie. Ma le istituzioni le fanno camminare gli uomini e noi per oltre quindici anni siamo stati guidati  da un populista con background da piazzista, che prometteva 'liberi tutti' da tasse e doveri e l'arricchimento collettivo: le ragazze erano invitate a trovarsi un ricco per risolvere i loro problemi, la malavita faceva affari, la legge era allegramente violata da quelle che poi furono definite cricche che comprendevano anche cardinali, seduttori di seminaristi e coristi delle cappelle pontificie. A Bruxelles si andava con un occhio alla rassegna stampa nazionale, mica per affrontare i problemi europei. L'astuta ragazza dell'Est europeo, cresciuta sotto il fascismo rosso di Honecker, con la complicità di un cane sciocco franco/ungherese, del tutto digiuno della Storia e del ruolo della Francia, Napoleone a parte..., ne ha approfittato per smantellare la Commissione Europea, già indebolita dalla gestione pessima del lussemburghese Santer. Ha messo a capo un portoghese prodigo di parole, esperto in niente e sempre pronto a ricevere ordini dai forti. La ragazza era  ben lieta che il  vice Presidente italiano della Commissione fosse un uomo di peso come il giornalista della cronaca di Roma Tajani, berlusconiano di ferro o uno come Frattini che imparò un inglese stentato quando era commissario europeo. Il Governo italiano esprimeva posizioni umilianti. Non parliamo poi del  Ministro dell'Economia e delle Finanze, l'inquilino del caro amico finanziere Milanesi, che teneva i conti a posto (diceva lui...), ma che si è ben guardato da proporre riforme qualsivoglia per metter seriamente mano al debito pubblico che è anzi cresciuto! Ci ricordiamo ancora delle sue cartolarizzazioni e dei numeri che dava e delle teorie sulla globalizzazione che falsa il mercato a cui, sia detto per inciso, lui non si è mai opposto quando poteva farlo nel negoziato GATS, da ministro... Questa assenza dell'Italia dalla scena europea ed internazionale è durata troppo a lungo e ha favorito un'immagine disastrosa. Sono mancate proposte di mediazione, storicamente appannaggio dell'Italia (la teoria del mercato interno fu Craxi a farla passare a Milano nel 1985). La truffa Parmalat poteva costituire per l'Italia l'occasione per buttare sul piatto  delle discussioni internazionali la necessità di regolamentare la finanza, giacché vi erano coinvolti i maggiori intermediari internazionali che hanno poi patteggiato con Bondi per più di un miliardo e mezzo di Euro... Eravamo nel 2003. Risulta che sia stato fatto alcunché? Quanto tempo e quali uomini ci vorranno per ridare credibilità al Paese in quelle sedi?
3. L'assenza di un equilibrio tradizionale nell'Unione, grazie alle sparate dei vari Berlusconi, Aznar, poi Sarkozy nell'era dell'ex alcolizzato Bush (...) ha generato un nazionalismo che non esisteva nella costruzione europea e in Germania la consapevolezza del predominio, dopo aver beneficiato dell'aiuto comunitario nell'unificazione tedesca. La ragazza ha nominato a capo della Bundesbank un saccente quarantenne che ha fatto il suo apprendistato in apparati burocratici come l'FMI o il gruppo degli Sherpa per gli inconcludenti G20, oltreché nella Banca Centrale del Rwanda... (alla Banca di Francia era uno stagiaire).Si può comparare il giovanotto con un Tietmayer? Nei Paesi dell'Est, il Capo fa quel che gli pare e la ragazza ha deciso di metter a capo di un gruppo di fanatici (bisogna aver parlato con i dirigenti della Bundesbank..., la prima impressione è quella che ci sia necessità di avvalersi di uno psichiatra) il giovanotto che fa il politicuccio e che rispetto a quel che sa Draghi è uno studentello. Risultato disastroso. A questa situazione pregiudicata dove alla ragazza, che non conosce i problemi, ma è un'opportunista politica pura, non si può rispondere né con le mediazioni datate di Monti né con le teorie dei liberisti che propongono un'Europa federale. Chi lo propone ha mai parlato a un danese? a un finlandese? a un cipriota? e... a un inglese? Tutti insieme appassionatamente? Non è il caso di esser tanto ambiziosi...
4. Forse la via, più modestamente, è quella di far proposte pragmatiche nella consapevolezza che i tedeschi non hanno mai proposto alcunché per quanto attiene all'armonizzazione comunitaria, ma si sono sempre adeguati alle proposte altrui (che prima venivano dalla Commissione, ora  inesistente...) all'ultimo momento dell'ultima ora. La sola arma dell'Italia è quella di minacciare di far saltare anche il mercato interno se l'Euro non è difeso in modo equo (Visco ha ragione da vendere sullo spread, frutto della speculazione che va veramente combattuta). Se salta il mercato interno non danneggia anche noi? Forse ma non ci sono amici, bisogna prenderne atto:...à la guerre comme à la guerre...