venerdì 30 ottobre 2015

METTETECI ALLA PROVA

Carlo Biancheri


   Questo è lo slogan ricorrente degli adepti del comico in disarmo e del guru cultore di Scientology, una setta, come noto, dove proliferano i "fideisti"; del resto non è un invito a credere e basta lo slogan del titolo?
   Per la verità non vorremmo tediare i nostri venticinque lettori facendo un'analisi del pensiero, diciamo così..., del Grillo, del Casaleggio, o del giovane Di Maio, della Lombardi, di Di Battista - quello che vuole capire le ragioni dell'Is...- o del Tominelli: c'è poco da analizzare perché i contenuti sono poverissimi; manca una strategia complessiva al di là del "decidono i cittadini" (lo rispettano sempre?) e, soprattutto, non c'è una proposta seria, articolata che vada oltre un mero gioco di rimessa, la sola cosa che sembrano fare. Perché non proporre una legge di stabilità alternativa che ci spieghi, tra l'altro, con quali risorse finanziare il reddito di cittadinanza? Perché non indicano come affrontare l'emergenza immigrati? Perché non ci parlano del funzionamento della Pubblica Amministrazione?        Del processo di riduzione e semplificazione delle norme? Del funzionamento della Giustizia? Quando si avventurano sugli aspetti tecnici, le sciocchezze abbondano. Per esempio, continuano a sostenere che, siccome nell'azionariato di Banca d'Italia ci sono i vigilati, la vigilanza è di parte. Lo hanno letto lo Statuto della Banca d'Italia, o meglio, hanno capito come funziona? Lo sanno quante sono le Banche centrali quotate in borsa nel mondo? Citiamo solo la Bank of England, la Banca Centrale del Giappone, la National Bank australiana: forse non esercitano la vigilanza perché gli azionisti sono dei privati? E tutti i Regulators del mondo, Consob inclusa, non sono, per caso, finanziati dai vigilati? Non sono indipendenti? Conoscono i ragazzi direttive/regolamenti comunitari del settore? O i principi della IOSCO, la International Organization of Securities Commissions, cioè i vigilanti borsistici? O quelli di Basilea, cioè quelli bancari? Precludono, forse, in assoluto la presenza dei vigilati per evitare i conflitti d'interesse? Non si parte per caso dal presupposto manicheo, da parte di alcuni del gruppo, diciamo così..., che la banca sia un male in sé? Parliamo dell'a, b, c, per chi voglia pronunciarsi in queste materie ed invece, ahimè, in Parlamento, sentiamo degli esagitati aggredire il Ministro Padoan, ripetendo, come un mantra, assunti insensati, senza che il Presidente di turno, all'oscuro di tutto, ovviamente..., riprenda il parlamentare facendogli notare che l'aggressione è immotivata perché basata su aria fritta.
   Abbiamo già scritto che dedicarsi alla cosa pubblica è una vocazione che suppone qualità morali e competenza, altrimenti si cade nella oclocrazia, nel populismo; diversamente da quello che scrivono certe cassandre sui giornali, il disordine attuale non è solo un problema tecnico, di formazione della classe dirigente: quello a cui assistiamo è il risultato di qualcosa che viene da lontano, provocato da cause molteplici ed che ci ha portato ad un malessere, ad una confusione totale.
Si dice spesso che le ideologie sono finite. Noi diremmo "certe ideologie", autoreferenziali, incapaci di confronto: si può forse operare nella vita sociale senza avere una visione del mondo, un'antropologia? E dunque un'ideologia, intesa come un insieme di valori di riferimento? Privilegio la vita rispetto alla non vita; tutti gli uomini sono uguali indipendentemente dal colore della pelle o dalle credenze... Cos'è questo? Come lo chiamiamo? Weltanschauung? Sono italiano e la chiamo ideologia.
   Aristotele è stato sbeffeggiato fino alla fine dell'Ottocento dalle truppe cammellate dei conformisti del 'pensiero critico', cioè da Kant in poi, che ci avrebbe svegliato, pensava lui, dal sonno dogmatico, poi i fenomenologi, poi i cultori dei sentieri interrotti... nel bosco... che cioè non conducono da nessuna parte (Chemins qui ne mènent nulle part... o Holzwege). Con quali esiti? L'egolatria..., il soggettivismo.
   I realisti - non ci stancheremo di ringraziare Wittgenstein del Tractatus logico-philosophicus che in due parole sostiene che in filosofia o si è realisti od idealisti, tertium non datur...- si rifanno, come Marx del resto, ad Aristotele. Ed Aristotele, come scrive magistralmente Francesco Calvo in Cercare l'uomo. Socrate Platone Aristotele (Il Mulino), dice che l'atomo costitutivo dello Stato è l'individuo, nel presupposto che lo Stato sia una koinonia di individui, ma per Aristotele l'individuo considerato isolatamente è un'astrazione, non potendo neppure sussistere se non inserito in una più vasta comunione di individui; la nozione di autarchia non deve mai esser interpretata in modo anarchico, quasi che l'individuo potesse ritirarsi da tutti in una completa solitaria soddisfazione di sé: chi vive solo o è un dio o è una bestia, sostiene Aristotele...
   L'individuo si accoppia come gli animali ma con coloro che gli sono affini per natura (v. Etica Eudemia). Da questa tendenza ha origine la famiglia, la oikia, la casa, la forma minima di koinonia che Hegel definirà la prima forma dell'eticità concreta dove i due "esercitano l'essere presso di sé nel proprio altro" - e qui siamo nel mondo come rappresentazione.. aggiungerà dopo qualcun altro...
Nella famiglia si manifesta subito il koinon, la casa che costituisce la prima comunità. Tutto il primo libro della Politica è dedicato ai rapporti che si stabiliscono all'interno della casa: padrone-schiavo; marito-moglie; padre-figlio, e l'economia domestica in vista del bene comune. Ogni forma di koinonia per Aristotele si sviluppa nella direzione contraria a quella di un livellamento e di una omogeneità forzosa dei membri della comunità. Sia detto per inciso, per Platone, al contrario, il Bene è estrinseco all'individuo cui non resta altra scelta che aderirvi: perciò lo Stato sarà il governo degli ottimati e al limite di un unico saggio... Per Aristotele, invece, ogni unione politica, che si tratti di famiglia, di villaggio o di Stato deve costituirsi in modo da preservare la diversità dei suoi membri perché solo questa diversità e la cooperazione che la cementa sostiene all'interno della comunità l'integrazione del benessere proprio e di quello comune, fino al riconoscimento che il vero benessere comune è quello che si realizza nell'identificazione dell'interesse proprio come il ridondare dell'uno sull'altro.
   Se si applicassero queste categorie al dibattito sulla step child adoption, a quali conclusioni si perverrebbe? La sig.na Cirinnà sostiene, come una Erinni, che si tratti di un diritto... ma che soddisfa chi? I partners dello stesso sesso? E non viene privilegiato un diritto, escludendo quella cooperazione di cui parla Aristotele, dove deve trovar spazio anche il diritto del bambino e di tutti quelli con cui si vive in koinonia e cioè la Società? Gli uomini non sono isole... e questa è la prova provata che la filosofia di Locke e compagni è solo l'espressione di un egoismo borghese che costruiva la società come un insieme di individui , con regolamento dei confini.
   Aggiungiamo che il mito rousseauiano del buon selvaggio ha fatto il resto perché, contrariamente a quel che pensava il nevrotico svizzero, già ospite del Lazzaretto di Genova, l'uomo vive naturalmente in comunità... e si realizza solo in essa.
   Quel che manca è un'antropologia che vada oltre l'anomia e il piatto materialismo: dice nulla che nella crisi solo i centri estetici non ne abbiano risentito? E questo è progresso nella Storia?