domenica 23 ottobre 2016

NE SI NE NO


Perché qui tutto tace a proposito del referendum? Né SI né NO?
Umberto Minardini


Carlo Biancheri


Verrebbe da  risponderle che lei ha ragione, ma nella vita non ci sono vuoti e tocca giudicare e decidere ad ogni istante per il male minore o il bene maggiore.
Ecco perché, sia detto per inciso, è completamente errato il detto tanto peggio tanto meglio o  separare la pars destruens dalla pars construens, come vorrebbe Hegel: non si costruisce sulle macerie, anzi si fanno i conti con l’odio altrui; l’alternativa ad un approccio di scelte prudenziali  è: si vis pacem para bellum  e  diventa una guerra permanente, come la storia romana insegna.
Abbiamo assistito alla risibile contestazione sul quesito, tipica  di chi si è svegliato a mezzogiorno: non era forse il titolo della legge votato in Parlamento? Tralasciamo i commenti: il TAR non si è pronunciato sul merito, come dire ci ha dato ragione…, o non ci daremo per vinti oppure siamo contenti che gli italiani abbiano capito che si tratta di una truffa; un dialogo alla Ionesco, come quello di chi chiede ad un altro: dove vai? Porto ceci…
La riforma del Senato è una scempiaggine che parte dall’assunto che in Italia esistano delle serie autonomie locali. Ammesso e non concesso  che alcune regioni siano meglio organizzate di altre, restano un fiasco, perché hanno soprattutto ingenerato il reclutamento di gente senz’arte né parte, quando non si tratta, come in certe regioni, di manutengoli della malavita. Ricordate la Regione Lombardia dove sedevano in Consiglio il Trota e la Sig.ra Minetti, l’estetista organizzatrice di cene eleganti? E i calzoncini verdi - con l’assoluzione ancora non sappiamo da chi siano stati pagati…-? Bene i rappresentanti di questi enti, insieme ai sindaci, dovrebbero pronunciarsi  su questioni quali la normativa comunitaria in discussione a Bruxelles; sicuramente, data la loro competenza, apporteranno un notevole valore aggiunto… Fortunatamente la normativa regionale, prevista in Costituzione, è stata attuata con molto ritardo, perché i fatti hanno dimostrato che si è rivelata, allo stato, un costo e ha generato tanti piccoli staterelli con libertà di spesa senza imporre i costi ai residenti nella regione: vedi, da ultimo, l’azzimato Zaia che vuol farsi pagare dallo Stato non so quale ennesima bretella dalle sue parti che sarà un’altra autostrada deserta come quella che da Rovigo va nei Colli Euganei… Basti, poi, citare le rappresentanze  delle regioni italiane in giro per il mondo…: se non lo sapeste c’è anche casa Sicilia a Sofia che è un po’ più grande dell’Ambasciata d’Italia!
Tuttavia, l’eliminazione della legislazione regionale concorrente con quella statale è un’ottima cosa perché il difetto italico, irriso all’estero, è quello di sovrapporre e non saper decidere e quando poi si decide lo si fa spesso con sventatezza dopo estenuanti discussioni definitorie. Del resto, forse questo è vizio antico: nel diritto romano ciò che conta è la definizione, l’applicazione della norma è un fatto secondario… L’esatto contrario di un approccio pragmatico come quello dei paesi di Common Law dove una legge  ha senso se c’è enforcement, cioè un’applicazione efficiente; per questo nei paesi anglosassoni, una volta approvata, la norma è sottoposta ad un periodo di rodaggio, per così dire…; se non va si modifica. Sarà centralismo il nostro? Ma dopo vent’anni e più di inefficienza? Tra i sostenitori del no ci sono tanti che dicono: bisogna pensarci bene, facciamo una bicamerale (non ce ne sono già state…?), la Costituzione è bella (non stiamo parlando della prima parte…), mandiamo a casa il Governo e poi… Sorge il dubbio amletico che tra certi padri nobili la vita consista nel pensare…: non fanno che pensare, parlare… Forse come Cartesio anche loro avranno il problema del ponte tra il loro Ego e la realtà esterna?
Un uomo solo al comando per il combinato disposto con la legge elettorale. E qui il giovinotto di Rignano sembra ciurlare nel manico…
L’impatto internazionale per un paese indebitato, disorganizzato come il nostro, con la vittoria del no sarebbe negativo. Non ci riferiamo al giudizio dell’agenzia di rating che non ha alcuna credibilità ma che pure continua a contare molto sui mercati finanziari che vogliono stabilità e che si muovono come mandrie di bufali senza cervello e pesano moltissimo sulla vita quotidiana di noi tutti: non si tratta, come pensano gli adepti della setta nostrana, di un piccolo gruppo che dirige l’orchestra ma certo l’opinione di certi pezzi da novanta conta il triplo degli altri… perché quando operano sul mercato succede come se un elefante mettesse la zampa nella vasca da bagno piena d’acqua…
Dove sono tutti quelli che dicevano che la Brexit non avrebbe avuto conseguenze? I grillini non erano gli alleati di Farage? La sterlina  quanto ha perso? E l’inflazione nel Regno Unito come va? Ci si prepara ad un esodo del settore finanziario da Londra che pesa sul PIL più del 13 %,come dicono alcuni giornalisti male informati, incluse le Clearing Houses, cioè dove stanno i soldi? E le banche americane resteranno a Londra senza passaporto europeo o andranno dai massoni di Amsterdam? E poi che significa rimanere nel mercato interno? Per farlo, a parte il rispetto delle altre libertà del Trattato che sono negoziabili, checché ne dica la Commissione, occorre che gli inglesi rispettino le norme ed i controlli europei e forniscano la cooperazione. Sono disposti a farlo? Un pasticcio. Non lo avevamo scritto?
Se vince il no ci troveremo in un altro pasticcio, purtroppo, perché lo spread salirebbe e la raccolta per pagare le scadenze del nostro debito  per il 50% è internazionale e gli investitori non ascoltano quel che si dice a Gallipoli… Ci vorrebbe un po’ di saggezza, prudenza, anche senza fidarsi di Renzi, ma temiamo che i votanti preferiscano i videogiochi e non riflettano  sulle conseguenze negative per noi nel respingere una brutta riforma.







giovedì 13 ottobre 2016

DOMANDA e RIPOSTA

Renzi ha detto che se vince il NO si torna indietro di 30 anni. Ma si rende conto di come si viveva meglio allora? Va beh, lui aveva solo 10 anni, ma la storia dovrebbe conoscerla...
Allora non esistevano i contratti cococo, a progetto, lo jobact, la partita iva, i voucher, si andava in pensione ad un’ età decorosa con una pensione soddisfacente, c'era l'articolo 18 e le tutele per il lavoratore, la benzina costava £1.258 tradotto in €0,65 al litro, c'erano tanti concorsi per i posti pubblici, non c'era il ticket nella sanità pubblica, a 25 anni ci si poteva permettere di metter su famiglia perché non c’era la disoccupazione giovanile di adesso. E chi ha rovinato tutto?

Andrea Finotti
Carlo Biancheri
Guardi noi non amiamo Renzi che consideriamo espressione della decadenza del paese.
Abbiamo sentito il dibattito in Parlamento oggi e ci è parso, però, che gli altri siano molto peggio.
Se vince il no non è vero affatto  che non accadrà nulla, come dicono mentendo degli insipienti. Viviamo in un contesto eccessivamente condizionato dagli eventi internazionali – a ben vedere forse è sempre stato così nella Storia…- e la vittoria del no verrà presa all’estero come il rifiuto di cambiare o meglio come la volontà di affidarsi a dei poveretti che non conoscono neppure l’abc della gestione della cosa pubblica e che  proferiscono in continuazione propositi da  squilibrati.
Il Grillo si è persino avventurato a contestare le cifre fornite da Padoan, forte della sua cultura economica da avanspettacolo:  lui sa come si deve governare…
All’estero il pregiudizio nei confronti del paese è ormai atavico: italiano è, salvo eccezione, sinonimo di chiacchierone, superficiale, orecchiante  da tener fuori dai consessi che contano perché inaffidabile. Al massimo è un buon albergatore…
Lei ricorda gli aspetti positivi di trent’anni fa ma omette di dire che il governo si cambiava annualmente fino a Craxi, la svalutazione della lira, prima dell’aggancio al marco, per cifre superiori al 20% avveniva periodicamente ed il Tesoro non riusciva a collocare il cospicuo debito pubblico nelle aste. Il tasso d’interesse era alto e anche con l’inflazione… Inoltre, la bolla immobiliare cominciava a crescere. Negli anni Settanta la situazione era quasi insurrezionale e nel periodo successivo seguirono gli scandali, il patto stato/ malavita organizzata, un partito comunista al governo ed all’opposizione al tempo stesso (il compromesso storico…), i sindacati che  contribuivano allegramente ad aumentare il macigno del debito pubblico che ci ritroviamo ora, il cui aumento serviva ad assicurare la pace sociale. L’Europa era residuale (diversamente da come la consideravano i centroeuropei che la gestivano); la normativa della UE non la rispettavamo: eravamo il paese col maggior numero di condanne per mancato recepimento della legislazione europea. Senza far parte di  confraternite laicissime… non si faceva carriera nel paese e poi la commistione del potere politico con i servizi segreti, il parastato…,gli attentati, più tardi, contro i magistrati, le bombe a  S. Giovanni in  Laterano, agli Uffizi, alla basilica paleocristiana attigua all’arco di Giano… Gli anni ’80 ci hanno poi regalato il governo del ben operare col cavaliere cantante per ben vent’anni, dopo il fattarello di Gelli…
È difficile comparare epoche storiche anche perché il contesto varia ed oggi noi ci confrontiamo con una crisi economica superiore a quella del 1929. Dopo la crisi della finanza determinata dagli anglosassoni che hanno voluto ed imposto un mercato mobiliare senza regole e senza controlli per decenni, in sede OCSE, FMI, Basel Committe, UE, G7, G20  abbiamo subito un liberismo darwiniano scriteriato in economia che ha portato ai demenziali accordi GATS e GATT -  approvati da quel Tremonti amico della Lega che ora li disconosce! – dove in pratica si privilegiava solo il minor costo: come faceva l’Italia a competere con paesi che garantivano un salario mensile di 150 dollari? Senza pensione e senza assistenza sanitaria? Tutto ciò è stato fatto sull’altare delle multinazionali, fregandosene del futuro e dell’equilibrio dei paesi. I politici pensavano: tanto io duro per dieci anni e après moi
Come vede non c’è da brindare né si può lodare il tempo che fu, quando in Confindustria comandava la FIAT e l’Amministrazione, sempre inefficiente…, prendeva ordini… C’era chi diceva che Gianni Agnelli dicesse sciocchezze in tre lingue e dai risultati… forse non aveva torto. Adesso noi ci troviamo in una fase di profondo cambiamento del sistema produttivo e del modo di vivere e la gente, gli investitori sono nell’incertezza sulla piega che si prenderà. In un tempo di cambiamento ci vorrebbero  degli umanisti al comando cioè gente veramente dedita a salvare ciò che è umano e invece si vedono tanti saccenti presuntuosi incapaci di sintesi, purtroppo… dei demagoghi.


martedì 4 ottobre 2016

EFEMERIDI SUI 5S

Finalmente qualcuno incomincia a capire e trova il coraggio di parlare! Speriamo che Pizzarotti abbia seguito e che il M5S si sgretoli da sé!
 
Walther Canepa

Carlo Biancheri

Sarebbe utile fare una riflessione sulla situazione complessiva delle forze politiche che ci governano e del loro rapporto con gli elettori.
Da lustri non c’è alcun rapporto tra governanti e governati, si assiste a votazioni in Parlamento ed in Assemblee elettive dove i votanti eseguono  ordini impartiti da chissà chi, mentre il dibattito, quando c’è, non è mai approfondito e non si delineano vere alternative sulle scelte di merito. Dei collegamenti col malaffare sono piene le cronache.
Si parla senza cognizione di causa dell’Unione Europea, ignorando, al di là degli insulti, che siamo vincolati da norme giuridiche che noi stessi abbiamo scelto e che ci siamo imposte: ci si potrebbe stare in modo diverso ma ci vogliono risorse, know-how, coraggio ed efficienza, in genere tutto quello che  manca ad un paese provinciale come il nostro.
Oltre ai terremoti, che si sono sempre verificati perché siamo in zona altamente sismica, abbiamo guerre vicine e, silenziosamente, continua il flusso migratorio epocale cui presto non riusciremo a far fronte. Ma è l’affabulazione - esse est percipi sostiene la cultura dominante, cioè la chiave è il valore che io attribuisco alla realtà anzi la realtà è per me - la fà da padrone: si parla e così si esorcizza il reale.
In questo quadro, si è inserito anni fa il movimento 5S con un misto di indignazione per l’esistente, di desiderio di cambiamento e di stretto comportamento da setta con capi occulti che gestivano gli attori in modo rigidissimo e senza dover rendere conto ad alcuno dell’operato. Un fai da te unito a presunzione, alla convinzione, cioè, che governare sia facile, all’invito ad aderire a molti opportunisti, spesso gente per tutte le stagioni, pronti a salire sul carro: fà impressione leggere le dichiarazioni di tecnici della Corte dei Conti che spiegano le ragioni che li avevano spinti ad aderire al governo di Roma… “per dare una mano”: ma con quei compagni di viaggio?
Nella difficoltà  l’impostura si manifesta e viene fuori che il garante non eletto ha un potere assoluto, incluso quello sprezzante, significativo del suo modo di essere, di squalificare l’avversario su un piano personale - Pizza(rotti), goditi  i tuoi quindici minuti di popolarità…-, metodo seguito da nazisti e leninisti (abbiamo già rinviato ai quaderni di Paideia al riguardo). Le regole non valgono per tutti ma si applicano a seconda delle convenienze. Verità e menzogna si alternano senza soluzione di continuità, soprattutto non c’è alcun interesse manifesto per il bene comune. La sindaca di Roma, dopo il recente crollo della palazzina a Ponte Milvio, è venuta ben tre volte in un giorno per la gioia dei fotografi, ma il Comune non ha fornito alcun supporto sostanziale alle persone colpite, come, per esempio, la decisione di abbattere l’immobile a spese del Comune stesso, di stanziare fondi per venire incontro alle esigenze dei sinistrati: è tutto nelle mani del magistrato, sembra sia stata la risposta…
Cosa se ne ricava?
Per fare politica occorre disporre di valori di riferimento; l’onestà è condizione necessaria ma non sufficiente e una qualche ideologia, senza la quale non si riesce ad interpretare il reale se non con un pragmatismo esasperato, è necessaria perché stabilisce una gerarchia nei valori. Di questo non c’è traccia nel cosiddetto movimento. Ricordo Pajetta del Pci che contraddetto dai fatti della rivoluzione di Praga sosteneva, fedele a sé stesso e con molta faccia tosta, che la “verità è rivoluzionaria”; adesso, invece, abbiamo il giovanottello, figlio di mamma, che ci dichiara che ha sbagliato, dimenticando forse che la politica è per definizione ciò che riesce e che chi sbaglia cambia mestiere.
L’importanza che ha assunto il Movimento va anche attribuita a una sinistra saccente e a molti media come “Il fatto quotidiano”, “La 7”, ecc., che vedevano un’alternativa radicaleggiante, sanculotta, al sistema politico attuale. Nei loro salotti potevano continuare, col loro sogno impotente, ad impartire lezioni di dover essere, trascurando del tutto che uno dei fondatori del gruppo era un adepto del pianeta Gaia e che, per realizzarlo, ha imposto metodi oscuri, di setta, ed il metodo non è irrilevante nel realizzare il fine…: lo pre-giudica. Soprattutto, ha influito il vizio manicheo di taluni  e cioè tutto il bene da una parte e tutto il male dall’altra e la personalizzazione della politica: non si difende più un disegno, una scelta ma la persona. Tuttavia, il diavolo fà le pentole ma non i coperchi e ci pare che stiamo assistendo alla pentola che bollendo senza coperchio crea disastri…