mercoledì 29 ottobre 2014

M.me NOUY E I SUOI SERVI SCIOCCHI Carlo Biancheri



E così Danièle Nouy, che non ha mai messo un piede in una vera banca in vita sua, ma che le conosce  per lunga esperienza  di ‘controllore’, cioè di uno che per necessità di cose studia un ‘modello’, ma non sa minimamente come si faccia un fatturato e  quali rischi debba veramente fronteggiare chi concede un credito, l’ha fatta bella.
M.me Nouy, per chi non lo sapesse, come capo della vigilanza (Supervisory Council) alla BCE, è responsabile di aver  provocato la perdita in un giorno del 21% del valore delle azioni di Mps e poco di meno per la Banca Carige.
La decisa Sig.ra Nouy, della stessa statura di Napoleone, poco incline all’ascolto, ma dedita invece ad attaccare  con sufficienza chi non si unisca alle sue valutazioni, assai spesso bislacche, come emergeva nei lunghi anni delle sue frequentazioni del Comitato di Basilea dove sono stati disegnati i principi bancari internazionali, sotto pressione degli americani, principi che poi, a casa loro, gli americani stessi non applicavano… ha sottoposto agli stress tests le banche europee di  rilievo internazionale.
Lo scenario disegnato dalla Nouy, insieme agli scienziati dell’EBA, l’Autorità europea di vigilanza bancaria, presieduta da un italiano… che di guasti all’Italia ne ha provocati abbastanza (vi ricordate della rischiosità dei titoli di Stato italiani, comparati a quelli di altri  Stati membri, detenuti in portafoglio dalle banche italiane in piena crisi…?) prevede, come ha spiegato molto bene il professor Quadrio Curzio, uno scenario fasullo e che cioè il Pil italiano da qui alla fine dell’anno si contragga ancora e che l’anno prossimo perda 1,6% il che, essendo l’Italia, in percentuale, il 17% del Pil della zona Euro, significherebbe una catastrofe monetaria. Ma la Sig.ra Nouy ama il noir, le catastrofi, ma solo per alcuni Stati membri non per altri...
Sia chiaro, i nostri venticinque lettori sanno benissimo che non facciamo che denunciare la pessima condizione in cui si trova il nostro Paese, aggredito dalla malavita organizzata e dai populisti da osteria e governato, generalmente, da incompetenti, nella migliore delle ipotesi... per tacere  dei senesi che per decenni hanno considerato la banca una mucca da mungere ogni giorno, con progetti ambiziosissimi come il loro Duomo rimasto incompiuto…o dei genovesi che hanno consegnato la Cassa di Risparmio, con la benedizione del vescovo ad un personaggio (amico dei massoni?) arrestato… Tuttavia, non sopportiamo la prepotenza come quella di aver trascurato che ci sono fior di banche, al di là delle Alpi, piene di crediti incagliati o inesigibili o di derivati OTC, tailored made, cioè su misura… su cui, M.me la Commissaire, sarebbe il caso di fare qualche riflessione… giacché la crisi è stata provocata proprio dalla mancanza di regole come volevano i Bolkenstein, i McCreevy e persino la Bonino, come Commissario e come Ministro per le politiche comunitarie… (self-regulation a gogo, vero? Cioè il controllo lo dovevano fare gli stessi membri della cricca… e si sono visti i risultati col fallimento dell’intero sistema bancario inglese, irlandese e di grossissime banche statunitensi…) su  strumenti finanziari, carta straccia, che finivano nei portafogli dei piccoli risparmiatori per il tramite delle gestioni individuali o collettive, nell’ignavia dei ‘vigilantes’. Approfittando dell’analisi tardiva delle cause della crisi si disegnano ora per verificare la ‘resilience’ delle banche scenari apocalittici – perché non prevedere come ‘stress test’ lo scoppio di una guerra mondiale o il lancio di bombe atomiche… - che guarda un po’… «fanno cadere i colpi all’ingiù», come diceva l’amato Manzoni. È vero che se fallisce una banca dei Laender tedeschi non succede una catastrofe, ma se falliscono tante, tutte insieme? Non sono la  cinghia di trasmissione del potere locale dei partiti? Non finanziano soggetti che non rimborseranno mai il credito? Chi siede nei Consigli di sorveglianza di queste Sparkassen? Uhm…M.me Nouy, lei ci ricorda le  terribili emicranie di M.me Verdurin ne La Recherche…
Peraltro, la Sig.ra è sostenuta da quinte colonne e cioè da quegli italiani, da tempo all’estero, che  sembrano aver  rinunciato ad identificarsi , vergognandosene, con i problemi del Paese di appartenenza: loro sono ormai europei e quindi parlano con distacco di noi, infischiandosi delle conseguenze di certe ipotesi da fumetto del tipo Archimede pitagorico. Anzi, sembra che questi scenari siano applicati dalla Fed e dalla Banca Nazionale del Canada. Ma negli USA la vigilanza bancaria quotidiana non la fa soprattutto il Comptroller of the Currency?  La Fed non si occupa principalmente di politica monetaria o di scenari macroeconomici?
E ancora, a che cosa serve a proteggere dai rischi d’insolvenza un 8% di tier 1 se in un giorno una banca perde il 20% del valore delle proprie azioni? Cultura della ‘stabilità’ come la pensava Paperon de’ Paperoni quando si tuffava nella piscina di monete d’oro: ricordate? E’ il vizio di mentalità dei banchieri centrali: più capitale che si beve in un giorno di mercato aperto…
Demagogia ed obbedienza ad appartenenze, a parole d’ordine diffuse in confraternite demenziali che continuano a far danni, elaborando teorie e regolamentazioni insensate ed inefficaci, attente solo a non calpestare gli interessi del più forte… Che bella solidarietà europea!
Allora hanno ragione gli anti-euro o certe giovani signore della nostra politica che attaccano da ‘impunite ‘come si dice a Roma?
Ma niente affatto: invece di scegliere la ‘via stretta’ che consiste nel combattere in Europa con tecnici capaci e in grado di difendere, come fanno gli altri del resto, l’interesse nazionale, si fa il pianterello  lamentando che all’estero non ci stimano .Di chi è la colpa, dopo venti anni di cene eleganti, di economisti di bassa statura accademica, come diceva un ex Presidente del Consiglio? E’ una corsa in salita, ma non c’è alternativa, anche per svelare che il ‘re è nudo’ : non è il caso di applicarlo a M.me Nouy…sia chiaro!









sabato 11 ottobre 2014

COS' E' STATO? Carlo Biancheri

Così il notaio, andato all’osteria con due armati per arrestare Renzo, nel corso dei tumulti di Milano, «riscontrandosi a viso a viso con uno che lo guardava fisso, con un cipiglio peggio degli altri, lui, composta la bocca al sorriso, con un suo fare sciocco, gli domandò: ’cos’è stato?’.’ Uh corvaccio!’ rispose colui. ’Corvaccio! Corvaccio!’ risonò all’intorno. Alle grida si aggiunsero gli urtoni; di maniera che, in poco tempo, parte con le gambe proprie, parte con le gomita altrui, ottenne quel che più gli premeva in quel momento, d’esser fuori di quel serra serra» (da I Promessi Sposi, cap. XV). Assistiamo oggi in occasione dell’ennesima sciagura a Genova a comportamenti analoghi da parte della classe politica e delle autorità preposte alle emergenze. O meglio c’è un singolare silenzio, quello dei giudici amministrativi che vengono additati come partecipi a questo quadro edificante dell’insipienza generale. Dunque, le opere pubbliche di prevenzione per lo scolo delle acque non si sono fatte, sebbene ci fossero progetti approvati e soldi, e questo si giustifica; secondo molti, con i ricorsi al TAR per questioni di competenza e di merito e poi appello al Consiglio di Stato, inframmezzato da un qualche intervento dilatorio della Corte dei Conti. I ricorsi in questione sono durati qualche annetto, malgrado l’urgenza arcinota, anche ai pargoli… E per caso qualcuno ha deciso la sospensiva dell’inizio lavori in pendenza del ricorso? Sembra di no, ma sta di fatto che il ricorso amministrativo è affastellato, lento e spesso foriero di decisioni improvvide. Cominciamo a dire che la giustizia amministrativa è frutto di un misto di retaggio borbonico e sabaudo (quello dell’ottusa, ottocentesca burocrazia piemontese, focalizzata sulle procedure…): la normativa comunitaria impone che ci sia la possibilità di ricorrere avverso le decisioni dell’autorità amministrativa, ma nessuno, negli Stati membri sviluppati…, si sogna di costruire le macchine barocche delle sospensive, unitamente ai tempi biblici delle decisioni, e, soprattutto, quando mai viene fatta valere in Italia la temerarietà di un ricorso e riconosciuta come tale? Perché chi è soccombente non è condannato a sostenere spese tali da scoraggiare chi faccia ricorso tanto per provare? Prima conclusione: i responsabili dello sfascio sono innanzitutto i governi inetti ed i parlamentari degli ultimi vent’anni che non hanno messo mano ad una seria riforma della giustizia amministrativa. Se è pur vero che la formazione di molti magistrati amministrativi sembra esser quella di chi vive in un iperuranio ed esercita la funzione quasi fosse un munus ad personam, prendendosi il tempo che credono per decidere, senza nessun filtro tra le cause importanti per la collettività e quelle che riguardano pochi soggetti, va anche detto che questi applicano leggi fatte con i piedi: tutti dichiarano ciò inaccettabile, financo il cardinale di Genova (adesso…), o il discendente del Granducato di Toscana, ma… chi vi mette mano e in fretta? Aspettiamo la prossima sciagura, per rifare lo stesso discorso? E della partita fanno parte tutti, anche l’opposizione in parlamento, formata, tra gli altri, dai giovanotti e dalle signorine che seguono, a tratti…, il comico e che ci assicurano al Circo massimo che loro saranno il futuro: ma quale futuro? Quello del pianeta Gaia? Dove sono le proposte a parte le critiche di cultura amatoriale o ‘procedurale’…? Quel personaggio, pregiudicato, del villone con vista mozzafiato sulle alture di Genova: oggi ci parla di Genova, la città che lui vede da lontano, da Sant’Ilario; non ci sono alluvioni lì…, ci abitano i plutocrati. Se la messa in sicurezza della città era così urgente ed importante perché non parlarne in continuazione negli ultimi due anni, invece di dedicarsi a sciocchezze come il referendum per uscire dall’Euro che impoverirebbe il nostro Paese che ha un debito pubblico denominato, appunto, in Euro e che non si può consolidare perché nessuno ci finanzierebbe più (v. Argentina)? Ma la gente non capisce queste cose: come ricorda l’amato Manzoni, il Vicario di Provvisione Ferrer diceva alla folla, durante i tumulti di Milano, provocati dalla carestia, quel che la folla voleva sentirsi dire: pane per tutti, i fornai saranno castigati (se sono colpevoli…ma questo era solo per il cocchiere Pedro…) ecc., ecc. Se qualcuno dei nostri venticinque lettori ascolta la diretta delle sedute in parlamento, si troverà di fronte a gente che fa dell’apprendistato, nella migliore delle ipotesi... Se qualcuno si deve fare operare al fegato, sceglie forse uno che ha fatto il macellaio fino al giorno prima? Non è ugualmente importante chi siede in parlamento? Invece tutti dicono qualsiasi cosa, lanciando accuse personali, quelle sì, ma non padroneggiando, all’evidenza, l’argomento che si discute, ministri inclusi. È vero l’orgia è generalizzata, basta sentire i talk shows e i conduttori il cui compito pare essere quello di far propaganda o di difendere una tesi preconcetta: un commentatore del Tg4 sosteneva che l’attuale sindaco di Genova ha aumentato le tasse ma non ha impedito l’alluvione; qual è il nesso? La disgrazia di Genova dimostra che è ora di cambiare tutti un po’, senza difesa di potentati; il primo dovere di chi esercita una funzione pubblica è quello di ricordarsi che il suo compito è la realizzazione del bene comune. Invece c’è un gran difendersi, nel rispetto delle procedure e delle competenze: del merito… poco ci cale ed è stato così fin dall’unità d’Italia. Né la risposta consiste nel rinchiudersi in un anacronistico particolarismo (dagli scandali che vengono fuori a ripetizione, non pare proprio che le autonomie locali abbiano bene operato, anzi sono particolarmente permeabili alla corruzione, da qui la nomina di Commissari anti-corruzione ad ogni spron battuto…) in un tempo in cui è illusorio rinchiudersi nel ‘particulare’, per citare Guicciardini («gli italiani si occupano solo del particulare…»). Poca carne al fuoco ma contenuti seri: non abbiamo bisogno di piazzisti e di mestatori che, con i poteri occulti, hanno ridotto male questa Italietta, a giudicare dai risultati.


POST SCRIPTUM Abbiamo sentito alla radio un rappresentante dei giudici amministrativi dichiarare che ci sono voluti due anni per esaurire il procedimento amministrativo e che questo, per lui, è un periodo accettabile… Per lui, appunto! Se tutti i giudici amministrativi fanno queste valutazioni stiamo a posto. Si sono mai posti problemi di urgenza della collettività, specie se ci sono vite umane a rischio? O la questione è irrilevante? Oppure,come egli ha detto,l’autorità amministrativa doveva procedere comunque in pendenza di ricorso?! A suo rischio e pericolo,ovviamente? 

mercoledì 17 settembre 2014

A SCUOLA I CONTI NON TORNANO Rosa Elisa Giangoia

La scuola è iniziata da pochi giorni, ma quest’anno con la prospettiva che tutto debba andare in modo diverso, verso nuovi orizzonti… Così dice Renzi, proponendo non una riforma, ma un rinnovamento totale, uno dei tanti che ha prospettato per il paese, in un primo tempo da realizzare in cento giorni, scaduti i quali, il tempo si è allungato a mille giorni. Ma, se esaminiamo quello che Renzi propone, vediamo che per la scuola di nuovo c’è ben poco, anzi, sotto molti aspetti si torna indietro, cosa che, in molti casi, però, non è un male. Che a scuola ci siano gli insegnanti, che questi siano regolarmente assunti, che non ci sia una girandola di supplenti, sembrerebbe una cosa normale, non un progetto innovativo, così infatti era fino a qualche decennio fa…, prima che iniziassero le immissioni in ruolo ope legis, invece che in seguito a concorsi, banditi e svolti a scadenze regolari, in base ai posti disponibili. Appunto i concorsi…: strumento per il reclutamento degli insegnanti, come di tutti i dipendenti pubblici, previsto dalla Costituzione, di prammatica fino a qualche decennio fa, caduto poi in disuso per varie ragioni: la gran massa dei concorrenti, i tempi lunghi di svolgimento, ma anche la grande difficolta che nelle ultime tornate si è evidenziata da parte dei concorrenti a superare le prove proposte, con l’inevitabile conseguenza … di premiare l’ignoranza! Cosa è successo infatti? Che i candidati, respinti ai concorsi, a poco a poco, a partire dalla metà degli anni Settanta, anche per creare consenso politico, sono entrati in ruolo ope legis. Ristabilire i concorsi non sarà facile, soprattutto non sarà semplice individuare attraverso quali tipi di prove si stabiliscano i requisiti culturali, metodologici e pedagogici adatti a selezionare gli insegnanti. Temo che ritornerà in campo la questione del rapporto tra competenze disciplinari e competenze pedagogiche. Bisognerà che il Governo si renda conto che nei decenni passati i vari Ministeri della Pubblica Istruzione, sia di sinistra che di destra, hanno commesso l’errore di affidare la scuola ai pedagogisti, la sinistra, prevalentemente a quelli laici, la destra, a quelli cattolici, sempre con cattivi risultati, a tutto danno delle competenze disciplinari, mentre sarebbe da riprendere come regola aurea l’antichissimo monito di Catone rem tene verba sequentur, cioè che se una questione, e quindi una materia, la conosci bene, sai anche spiegarla, illustrarla, comunicarla opportunamente e di conseguenza farla apparire interessante… L’insegnante bravo è quello che conosce bene la sua materia, che ne è appassionato, che ama la sua professione, che l’ha scelta per passione, per cui ama anche i suoi allievi e vuole il loro bene, cioè l’acquisizione del vero sapere. A questo proposito entrano in gioco due altre questioni, la prima quella appunto della retribuzione, che deve essere per il docente adeguata e sicura, permettendogli un tenore di vita soddisfacente, in modo tale che la professione risulti attraente e non sia scelta solo come ripiego lavorativo, diventando temporaneo ammortizzatore sociale, con conseguente demotivazione e scarso attaccamento alla professione. La seconda questione è quella che ha messo in campo anche Renzi, cioè della progressione di carriera sulla base del merito e non della semplice anzianità: affermazione in teoria giustissima, ma di difficile realizzazione, che ha determinato anche le dimissioni di qualche ministro della Pubblica Istruzione, come Giovanni Berlinguer. In che modo infatti si valuteranno i meriti degli insegnanti? Con quali criteri? Chi li valuterà? I presidi? Un’apposita commissione? In quest’ultimo caso si tornerebbe al concorso “per merito distinto”, in uso fino ad una cinquantina di anni fa e poi abolito perché la meritocrazia basata sullo studio e sull’impegno nel lavoro sembrava ingiusta… Resta una questione nodale: quasi tutti questi progetti comportano spese, spese per immettere gli insegnanti in ruolo, spese per far svolgere i concorsi, spese per realizzare la progressione di carriera… E dove sono i soldi? C’è proprio da temere che si tratti solo di miraggi, di Fate Morgane, se prendiamo in considerazione la realtà, a partire dalla Provincia di Genova dove a tutte le scuole è stato imposto dall’Amministrazione Provinciale di contenere l’orario in cinque giorni settimanali, per far sì che, tenendo le scuole chiuse il sabato e la domenica, si realizzi un sensibile risparmio sul consumo di carburante per il riscaldamento e sull’energia elettrica. Questo provvedimento, che di fatto dà l’impressione di essere proprio messi male quanto a finanze, viene, però, ben accettato, perché agli insegnanti fa piacere avere il sabato libero, ai ragazzi pure, alla maggior parte dei genitori va bene che i figli restino a casa il sabato per organizzare autonomamente la vita familiare, mentre della voce dei pochi che lavorano di sabato non si tiene conto, come non si tiene conto delle ben più rilevanti esigenze didattiche. Infatti per i ragazzi rimanere a scuola ogni giorno sino alle 14, non è certo produttivo, in quanto non favorisce lo studio e l’apprendimento personale, abitua all’idea che si fa tutto a scuola, mentre oggi diventa sempre più importante imparare ad imparare, anche da soli, con una mentalità duttile e flessibile. Per apprendere prevalentemente in classe ci vorrebbe un’organizzazione delle nostre scuole completamente diversa fin dalla prima classe elementare, un’organizzazione per gruppi-classe molto meno numerosi di quelli ormai abituali da noi, una presenza di docenti e una disponibilità di strutture molto più ampia di quelle che la nostra scuola fornisce, quindi … ancora una questione di soldi, tanti soldi… Per dire che soldi non ce ne sono abbiamo un’altra spia: nell’intervista di lunedì 15 settembre, infatti, il Ministro dell’Istruzione Giannini ha presentato come innovativa la proposta di affidare gli esami di maturità unicamente agli insegnanti della classe, con un presidente esterno, ma che non venga da lontano… (non è il caso, sembra voler dire il Ministro!). È veramente maldestro il tentativo di far apparire questa novità sulla maturità come un’innovazione, da un lato perché questa forma di esame è già stata sperimentata negli anni passati, poi superata con la commissione mista (interni ed esterni), dall’altro perché risulta evidente a chiunque che si tratta di un’inutile ripetizione dello scrutinio finale o, e questo è peggio, di un suo annullamento con il conseguente affidare la valutazione degli alunni ad una casuale prova suppletiva. Resta poi l’enorme problema di che cosa oggi sia importante imparare a scuola e qui avverrà il grande confronto-scontro tra gli specialisti delle discipline e i pedagogisti, speriamo con la capacità di una visione e di una sintesi chiara, opportuna, efficace, evitando quei tira e molla, quei togli e metti tra le varie discipline che abbiamo visto in questi ultimi anni, in cui più che veri interessi didattici e culturali hanno pesato spinte corporative di gruppi e categorie. Ma tutto questo, per una demagogica parvenza di democrazia, viene dato in pasto alla rete: tutti possono dire tutto sulla scuola! Allo stesso modo allora tutti potremo dire le nostre opinioni (e pretendere di essere ascoltati!) sulla formazione della nazionale di calcio, perché pare che in Italia le competenze contino sempre meno, almeno a livello politico, surclassate dalla ricerca di acquisizione del consenso, secondo il metodo Renzi, che ieri in Parlamento sulla scuola ha sorvolato: perché?

domenica 14 settembre 2014

A ME CHE IMPORTA? Carlo Biancheri

«A me che importa?» ha detto oggi il papa nel cimitero di Redipuglia citando Caino che così risponde a Dio riguardo alla sorte di suo fratello Abele. Si riferiva il papa all’insensatezza della guerra, come più volte ribadito dal magistero ordinario e da quello solenne della Chiesa, alle vite spezzate per nulla, alle tragedie dovute alla cupidigia degli imbecilli, reggitori di popoli. La vita è, in fondo, una scelta tra la ricerca della solidarietà, del vivere insieme, e la violenza, la prepotenza , l’egoismo. ‘Me ne frego’ diceva il Mussolini e i suoi fascisti e anche oggi gli epigoni, come quella donna apportatrice di divisione, aggressiva della Le Pen, seguono lo stesso approccio: ci sono io innanzi tutto, prima di tutto ed il resto deve esser subordinato ai desiderata soggettivi. Per contrasto, si parva licet, ci vengono in mente le parole, a nostro avviso dissennate, del segretario di quel movimento leghista che auspica la fine di ‘Mare nostrum’ per lasciare chi fugge con bambini al loro destino: a me che importa? appunto… Anzi, c’è qualcuno del suo movimento che dice pure che i migranti se li deve prendere il papa in Vaticano… È mai possibile che i gestori dei mass media che spessissimo dimostrano nell’eloquio un’ignoranza crassa e la totale nescienza di ciò di cui parlano ci propinino in continuazione dichiarazioni di un personaggio politico, il Salvini, che va in viaggio col Razzi in Corea del Nord e che ce la descrive come una sorta di Svizzera? Come si formano le nuove generazioni a sentire queste sciocchezze? Non conosciamo la cultura del segretario leghista, ma se è al corrente della storia romana da cui noi continuiamo ad esser marcati (lasci perdere i celti che non hanno lasciato traccia, con buona pace del Miglio…) dovrebbe sapere: desertum fecerunt et pacem appellaverunt (hanno fatto un deserto e l’han chiamato pace…), come scrive Tacito. A me che importa… Forse è la chiave di questo tempo dell’effimero, del successo a tutti i costi, del denaro, del narcisismo, del fare senza sapere perché fare, del piacere ininterrotto, dell’angoscia e quindi della fuga, del sogno senza soluzione di continuità con la realtà. Caino è incapace di piangere, ha detto ancora il papa e, infatti, oggi quanti sono sensibili alle esigenze degli altri? Si piange per la morte dell’orsa, ma per la sorte di un povero? Che vita è questa? Non siamo per caso come al tempo dei monaci in Egitto che lasciavano Alessandria, sentina di vizi, per protesta e si rifugiavano nel deserto della Tebaide per ritrovare l’uomo. Nessun contemptus mundi come hanno scritto per secoli dei superficiali disinformati, ma protesta di fronte ad una società che aveva smarrito il volto dell’uomo. Anche noi oggi, mettendo al centro il benessere soggettivo, discettiamo di procreazione assistita per i singles o di eutanasia. Alla fine dell’impero romano, lo abbiamo già ricordato, il prete pagano Svetonio, descrive i barbari che entrano in Roma e dice che i romani con vesti sontuose «e morivano e ridevano» (et…et… in latino indica simultaneità).Ci siamo?

sabato 6 settembre 2014

CATTOLICI DI PROFESSIONE Carlo Biancheri

Apprendiamo che l'azzimato Governatore della Regione Veneto è cattolico e dall'alto del suo cattolicesimo può assicurare che la provetta è benedetta ed è l'ultima spes. Evidentemente la sua conoscenza del cristianesimo è pari a quelIa de I Promessi sposi, cosa su cui ci siamo intrattenuti più volte in questo blog; per intenderci l'esperto dichiarava, tra l'altro..., che il romanzo è ambientato nella seconda metà del Seicento, mentre basta leggere l’inizio per apprendere che i fatti avvengono nella prima metà del secolo... Il nostro politico che si definisce di formazione cristiana (forse ignora quel che scrive la Costituzione Gaudium et Spes: nessuno rivendichi per sé il nome di cristiano a difesa delle proprie idee politiche...), evidentemente di moda con l'attuale papa, ha così ben compreso il messaggio evangelico da far sì che la sua regione sia una di quelle che ostentatamente si rifiuta di accogliere, anche temporaneamente, immigrati che sbarcano sulle coste del Sud, a differenza di quanto ha raccomandato il Segretario della CEI di recente. Cosa ha letto nel Vangelo nel corso della sua formazione? «Qualsiasi cosa avrete fatto a qualcuno che sia importante l'avrete fatta a me?» Inoltre, giacché nel Vangelo i cristiani si riconoscono dai frutti, diversamente dai santi che si ritenevano indegni personalmente, il nostro è così certo del suo ben operare che non esita ad autodefinirsi cattolico, anzi, innova teologicamente perché sarebbe anche favorevole acché i single ricorressero alla fecondazione eterologa (i gay no, sia chiaro...): profondissima visione della famiglia e del destino del nascituro... Il suo cattolicesimo fai da te che viene sbandierato sui media da professionisti poco esperti della materia (lo dimostrano i quesiti) rivela una volta di più il livello di confusione culturale col quale dobbiamo confrontarci: se lo ricordino gli pseudo-cattolici di destra che hanno votato questo azzimato signore!

mercoledì 20 agosto 2014

GUERRA GIUSTA



  Rosa Elisa Giangoia


 Il Papa, durante il viaggio di ritorno dalla Corea del Sud, a proposito dei conflitti in Siria e Iraq, ha affermato che «è lecito fermare l’ingiusto aggressore»  e ha poi aggiunto «Sottolineo il verbo: fermare. Non dico bombardare, fare la guerra: fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito.» A suo giudizio, questo compito di valutare e scegliere come intervenire spetta all’ONU e non può essere assunto da una sola nazione.
   Queste parole del Papa, secondo quanto sostiene Massimo Cacciari nell’intervista pubblicata oggi su «Repubblica», aprirebbero una nuova visione della guerra da parte del Pontefice, che avrebbe superato la teoria della “guerra giusta” con una visione, a suo dire, “laica”, diversa da quanto affermato tradizionalmente dalla Chiesa fino a Giovanni Paolo II. Ma, se si leggono i documenti della Chiesa al riguardo della “guerra giusta”, nulla di sostanzialmente nuovo e contrastante si può rilevare nelle parole di papa Francesco.
   Infatti il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2309 giustifica la «legittima difesa con la forza militare», purché sottoposta ad alcune condizioni: che l’uso della forza sia l’extrema ratio; che il danno da cui difendersi sia durevole, grave e certo; che ci sia speranza di successo; che la risposta difensiva non provochi più danni di quelli che si intende evitare. Poi al numero successivo (2310) precisa: «I pubblici poteri, in questo caso [quando vi siano le suddette previste condizioni], hanno il diritto e il dovere di imporre ai cittadini gli obblighi necessari alla difesa nazionale».
    Occorre poi prendere in considerazione la Gaudium et Spes e la Populorum progressio.
    Il documento conciliare al n. 79 dice: «La guerra non è purtroppo estirpata dalla umana condizione. E fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa. I capi di Stato e coloro che condividono la responsabilità della cosa pubblica hanno dunque il dovere di tutelare la salvezza dei popoli che sono stati loro affidati, trattando con grave senso di responsabilità cose di così grande importanza. Ma una cosa è servirsi delle armi per difendere i giusti diritti dei popoli, ed altra cosa voler imporre il proprio dominio su altre nazioni. La potenza delle armi non rende legittimo ogni suo uso militare o politico. Né per il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra le parti in conflitto.
Coloro poi che al servizio della patria esercitano la loro professione nelle file dell'esercito, si considerino anch'essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch'essi veramente alla stabilità della pace.»
     L’enciclica di papa Paolo VI al n. 31 legittima la guerra civile, purché ricorrano le condizioni indicate. Dice infatti: «E tuttavia sappiamo che l'insurrezione rivoluzionaria - salvo nel caso di una tirannia evidente e prolungata che attenti gravemente ai diritti fondamentali della persona e nuoccia in modo pericoloso al bene comune del paese - è fonte di nuove ingiustizie, introduce nuovi squilibri, e provoca nuove rovine. Non si può combattere un male reale a prezzo di un male più grande.»
     Prima di trarre avventate conclusioni dalle parole del Papa anche Cacciari farebbe meglio a documentarsi sul Magistero della Chiesa...
 

NEL MONDO DI TWITTER


 Carlo Biancheri

Noi non siamo affatto tra i cantori della superiorità del sistema statunitense, del sogno americano. Ci siamo stati là e abbiamo potuto renderci conto che c'è chi vive bene in senso materiale e chi vive malissimo. Colpisce l'appartenenza ad un gruppo quale che sia, come condizione di sopravvivenza. Non c'è vera solidarietà, c'è invece molta retorica e soprattutto un equilibrio nel fare delle cose, la famosa performance, in altri termini nell'avere e non nell'essere... La mancanza di un futuro, che non sia secondo i canoni di Disneyland, suscita angoscia, nevrosi nella gente. Le case, salvo rare eccezioni per i super ricchi, sono tutte uguali, come quelle dei quadri di Hopper; si può sognare qualcosa che non sia di celluloide in quel paese? Tra le molte meraviglie che abbiamo importato da loro e che ci hanno svuotato, c'è anche twitter: si comunica con 140 caratteri. Che senso ha? Slogans... basta. Tipico esempio di questo tipo di cultura è la teorica del giovane degagé, parlamentare di 5 stelle che si è avventurato ad analizzare gli atti di terrorismo con mezzi culturali rudimentali, non dissimili da quelli del capo-comico, guida e fondatore del movimento. E sì, secondo il nostro parlamentare, non resta che farsi saltare in aria in una metropolitana se non si può, in altri modi, far valere le proprie ragioni. L'ineffabile Pannella ha tenuto subito bordone ricordando che lui voleva dialogare con le Brigate rosse... Peccato che Bonhoeffer non avesse alcuna intenzione di dialogare con i nazisti...; e quello "era un uomo"... Il disprezzo per la vita umana, forse sarebbe meglio dire la totale nescienza di questo valore, porta a privilegiare l'obiettivo, di per sé abietto perché basato sulla prevaricazione e sulla violenza - qualsiasi cosa uno sostenga è legittima?-, a scapito dei mezzi. Nella mente di chi formula certi interrogativi la morte degli innocenti e il suicidio sono poca cosa rispetto al risultato: colpire l'avversario. Riconoscere uno status culturale a questi dell'ISIS è di per sé aberrante: gente da twitter, appunto. I terroristi sono capaci di una messinscena disgustosa, come quando fanno lanciare ad un prigioniero accuse tremende contro i suoi, subito prima di ucciderlo. Se si dà un minimo di credito a questi soggetti che hanno smarrito la loro umanità, significa che ciò che conta nella vita è il successo, l'obiettivo da raggiungere, quale che sia, o l'immagine di sé come in Narciso e Boccadoro... E' per questo che si può trasgredire ed insultare gli altri in un dibattito politico perché non c'è più alcuna norma comune che ci consenta di riconoscerci. Se io devo provocare un male ingiusto ad un altro per raggiungere il mio obiettivo, che problema c'è? Fa' parte dei costi del mio operare...; creerò, forse, una società più giusta con la violenza, le uccisioni ecc. quando avrò raggiunto il mio obiettivo? Quel che ci preoccupa è che ci si debba confrontare con simili riflessioni: significa che siamo caduti molto in basso e che abbiamo affidato i nostri destini a persone la cui maturità umana è del tutto inadeguata.

martedì 29 luglio 2014

LA RIFORMA DEL SENATO E' UNA SCIOCCHEZZA Carlo Biancheri

Ebbene sì, abbiamo atteso a criticare l’attor giovine per mancanza di alternativa, ma i suoi scherani ci hanno seccato e la misura è colma. Non ci attarderemo nella critica minuta di una riforma, come quella del Senato, che scassa il sistema di pesi e contrappesi voluto dai costituenti: si introduce un Senato di nominati (da chi? Dai sindaci e dai rappresentanti regionali? In omaggio ad un sistema di autonomie locali che hanno sin qui così bene operato? Non passa giorno che la magistratura non apra fascicoli sulle malefatte di politici di professione delle amministrazioni locali o di nobili signori, prestati alla politica, che non disdegnano di violare la legge, all’occorrenza…, quando il tornaconto personale sia in gioco) e questo Senato, insieme alla Camera, voterà il garante per eccellenza del quadro costituzionale e cioè il Presidente della Repubblica! Per il resto sarà un ente inutile che lavorerà part-time e avrà la funzione di compensazione tra le cosiddette autonomie locali, quelle della Minetti e del trota, di Cota o di Penati, di Cosentino per intenderci…, ed il governo. Tramite la proposta di riforma elettorale verranno, di fatto, accresciuti i poteri dell’esecutivo nei confronti degli altri poteri. Una migliore democrazia? Le decisioni saranno rapidissime, speriamo meno rapide delle decisioni del Gran Consiglio dove il Duce, quando vi partecipava, stava solitamente due minuti, secondo l’EIAR… Come si diceva allora? Duce, conduci (verso dove?). Velocità, velocità, giovinezza, giovinezza, modernità: siamo in pieno manifesto futurista… guerra a parte… Apprendiamo che l’attor giovine parla con Verdini e il cuor non si rallegra…, non per le pendenze giudiziarie del personaggio o per le sue frequentazioni politico affaristiche, ma per quel che rappresenta: un democratico non può addormentarsi serenamente accanto ad uno che professa idee o pone in essere prassi come quelle del forzaitaliota, che ha avuto la gran sorte di esser nato nel perimetro di quel territorio che fu, in altri tempi, il dominio del Granduca di Toscana: mica tutti buoni i Granduchi, sapete? Pensate, per esempio, a un Giangastone… E con Verdini cosa conviene? Se non votate la riforma preparata dalla neofanfaniana (lo sa, cara Ministra, che al tempo della DC molti fanfaniani non si dichiaravano tali, ad alta voce, perché nella corrente c’erano personaggi spregiudicati di prima forza…e pure massoni…?) andiamo al voto. L’attor giovine è convinto di ottenere un plebiscito che lo rafforzi e per come è ridotto il Paese c’è da aspettarsi di tutto…, ma noi venderemo cara la pelle, ci conti pure. Peccato che il plebiscito non lo ottenga in Europa dove cominciano le frenate e le bevute e il conto lo paghiamo noi... A livello internazionale molte decisioni vengono prese mediante il ‘consenso’ che non è né maggioranza né unanimità: è una via di mezzo, una sorta di maggioranza qualificata basata sulla buona volontà dei partecipanti. Certo, alcuni sono più uguali degli altri…, ma per assurgere a quel ruolo bisogna conquistarselo (lo aveva ben capito il Cavour al tempo della guerra di Crimea…) e non basta la parlantina. Per questo ci è parso infantile insistere sulla candidatura della povera Mogherini, probabilmente battuta da una abile bulgara (un paese il suo di sei milioni di abitanti circa…). Non sarebbe meglio partecipare a qualche ripasso serale per affrontare i problemi uno alla volta con un po’ più di serietà invece di giocare con la cultura di ‘Lascia o raddoppia’ per vincere resistenze che pure sono difficili da vincere? Dopo tutto, c’è la vita di tutti in questione che merita maggior rispetto di una proposta purchessia che si caratterizzi soltanto per velocità e cambiamento… E se il rimedio fosse peggiore del male? Noi, caro attor giovine, consigliamo meno protagonismo ed essere piuttosto che apparire…

lunedì 28 luglio 2014

CON LA SUORA O CON LA PROF.? Rosa Elisa Giangoia

Il recente caso presentato dalla stampa di un’insegnante a cui non è stato rinnovato il contratto di lavoro per supposte ragioni di omosessualità suscita interrogativi e problemi davvero rilevanti, che prima o poi dovevano presentarsi alla coscienza e alla giurisprudenza in quanto determinati da conflitti tra due sfere di diritti che nella nostra realtà sociale e culturale tendono ad acutizzarsi progressivamente. Occorre innanzitutto ricordare che la Costituzione Italiana riconosce il diritto ai privati di istituire scuole, ma precisa che non ci debba essere onere per lo Stato. In Italia i privati che istituiscono e gestiscono scuole sono di due tipi. Alcune sono persone di impostazione manageriale che lo fanno principalmente a scopo di lucro, trasformando (purtroppo!) sovente queste scuole in “diplomifici”, dove appunto si può conseguire con scarso impegno un titolo di studio: cosa triste, ma che per esperienza professionale abbiamo dovuto constatare… Gli altri sono soggetti di ispirazione religiosa e in Italia, oltre alle scuole cattoliche, ci sono quelle ebraiche e quelle islamiche, per ora non ne conosco gestite da protestanti. È chiaro che questi tipi di scuole hanno un preciso progetto educativo che si basa su una pedagogia finalizzata a costruire una persona secondo la concezione religiosa di fondo. Queste scuole hanno già, nell’ordinamento scolastico italiano, la possibilità di scegliere personale docente ritenuto coerente con il proprio progetto educativo, prescindendo dall’ordine di merito delle graduatorie, purché fornito di abilitazione all’insegnamento, ritenuto cioè dallo Stato professionalmente idoneo all’insegnamento di quella determinata materia. Nello specifico il caso dell’insegnate di Trento, al di là di quanto siano precise e veritiere le informazioni fornite dalla stampa, presenta con evidenza la situazione di contrasto tra il diritto della docente a non essere discriminata per ragioni sessuali, come prevede la Costituzione, e il diritto della scuola cattolica di avere docenti che non si pongano con la loro condotta di vita su una linea di comportamento difforme dal progetto educativo che la scuola vuole attuare finalizzato alla formazione di una persona cristianamente orientata, progetto liberamente scelto dai genitori. Allo stesso modo, infatti, in una scuola cattolica potrebbero non essere accettate persone che pratichino la convivenza o che siano state soggetti attivi di un divorzio. Tutto questo perché non si possono imporre docenti che non condividano il progetto pedagogico in quanto la presentazione pedagogica del modello di vita cristiana ha bisogno di coerenza per essere veramente educativo ed edificante, secondo la pregnanza etimologiche dei due termini. L’educazione, basata su un preciso progetto e orientata ad una determinata realizzazione della persona, avviene tramite un processo pedagogico complesso, in cui non basta la proposta teorica, ma che occorre sia sostenuto dal convergere di aspetti di vita diversi. Lo stesso si potrebbe dire anche per altre impostazioni ideologico- religiose: non sarebbe certo ammesso all’insegnamento in una scuola islamica chi sostenesse l’opportunità di mangiare carne di maiale! Il problema trova un’ulteriore complicazione, a cui la stampa ha dato molto rilievo anche con prese di posizione e dichiarazioni di esponenti politici, per il fatto che la scuola cattolica in cui il fatto si sarebbe verificato riceve sovvenzioni pubbliche, il che vuol dire, come avviene anche in altre realtà locali, che le amministrazioni comunali, provinciali e regionali possono dare a queste scuole sovvenzioni, non contravvenendo al dettato costituzionale. Ed è quest’altro nodo tra finanziamento e condizionamento che andrebbe risolto.

martedì 22 luglio 2014

ACCOGLIENZA PROFUGHI A GENOVA

Cercansi volontari per distribuzione pasti ai profughi accolti in emergenza presso la Palestra di Via della Fontane. 28 profughi provenienti da Pakistan, Ghana e Nigeria e giunti in Italia con gli sbarchi di questi giorni, sono ospitati a Genova presso la Palestra di Via delle Fontane, struttura che il Comune di Genova riserva all'accoglienza straordinaria in situazioni di emergenza. Il Comune ha chiesto a Fondazione Auxilium di provvedere alla gestione di questa permanenza fino al 31 luglio: insieme alla Coop. Soc. Il Melograno e alla Coop. Soc. Emmaus Genova, Auxilium si è attivata quanto più rapidamente per rispondere ai bisogni primari di questi giovani stranieri. In questo quadro, in collaborazione con Caritas Diocesana e l'associazione Volontari per l'Auxilium, si cercano volontari disponibili ad affiancare gli operatori nella distribuzione dei pasti, in particolare in queste fasce orarie: - dal lunedì al venerdì, dalle 19.00 alle 21.30 - sabato e domenica, dalle 12.30 alle 14.00 e dalle 19.00 alle 21.30: Chi volesse dichiarare la propria disponibilità può contattare Leonardo Cebrelli: 3484790660 - leonardo.cebrelli@caritasgenova.it Ogni aiuto è davvero prezioso per queste persone sradicate dal proprio paese, che hanno messo a rischio la vita pur di tentare un destino migliore. Grazie per quanto potrete fare.