martedì 1 aprile 2014

DILETTANTI ALLO SBARAGLIO




 Carlo Biancheri

L’amato Manzoni scriveva  I Promessi sposi per i suoi venticinque lettori. Anche noi ci rivolgiamo a quei pochi che vogliano comprendere i concetti sottostanti ad un tentativo di analisi di una realtà  complessa e difficile da discernere. Lo confessiamo: siamo atterriti dal chiasso di chi si impanca, oggi, a maestro; la confusione attuale non è di certo quel E questa sera si recita a soggetto… di Pirandello, che riflette sul senso/non senso dell’esistere; si tratta, invece, di mero chiasso da osteria, confusione mentale per cui si dice: sarò “circonciso” e “coinciso” quando si deve dire “conciso”…
La premessa è che la situazione politica attuale è frutto di incultura e pavidità e purtroppo corruzione di molti, a cominciare dalla generazione che ha preceduto l’attuale. Diversamente dal Veltroni, non crediamo che  Berlinguer, rispettabile persona, oggetto di un attentato a Sofia  da parte del più fedele alleato dell’URSS, Zhivkov, in ragione delle sue posizioni ‘eretiche’, dopo esser stato con lui a Varna sul Mar Nero, fosse quel gigante politico, divenuto ora un mito. Si muoveva all’interno di una lettura gramsciana di Marx che non ripudiava affatto i sacri testi e la dialettica delle classi col ruolo salvifico del proletariato che, nel farsi della storia, avrebbe portato alla fase della libertà dal capitale. Emblematica al riguardo fu la totale censura del PCI dell’epoca sull’attentato (1973), per ragion di… partito: in Italia non si scrisse nulla, silenzio totale. Ancor oggi il Veltroni sostiene che non si era sicuri che si trattasse di attentato... Qualcuno ha forse scritto che Berlinguer si fece dimettere dall’ospedale a Sofia dove era ricoverato dopo poche ore dall’incidente stradale, diciamo così…, sulla via dell’aeroporto, chiusa al traffico…, dove un camion militare faceva manovre…? Morì un vice-primo ministro che accompagnava Berlinguer e che era in disgrazia con Zhivkov e morì anche l’interprete. La macchina non cadde dal ponte di un cavalcavia solo perché sbatté contro il palo della luce che ancora esiste... Berlinguer chiese al governo, di cui non faceva parte, di riportarlo immediatamente in Italia (tanta fiducia aveva negli ospiti…) e questo avvenne con un aereo dell’aeronautica militare… Ricordo nel 2009/2010 la stampa bulgara raccontare apertamente tutto ciò e noi, ancora adesso, stentiamo a dire le cose come stanno. Forse perché la verità è rivoluzionaria, come diceva Pajetta?
Queste sono le premesse e questi sono gli istruttori di tanti conduttori/divulgatori (i più istruiti…) che ci dovrebbero aiutare a capire che succede.
Ci concentriamo su pochi punti.
Il presidente del Consiglio in carica, già sindaco di Firenze, segretario del Pd, a nostro debol parere, vuol smuovere una situazione  fossilizzata da moltissimi anni di malaffare, iniziato ben prima di Mani pulite e forse da sempre presente nella storia d’ Italia. La commistione di tanti anni, specie nell’ultimo trentennio, tra malavita e molti settori politici, la spartizione della “torta” tra appartenenze, hanno bloccato il sistema e trasformato la politica stessa in mestiere, costosissimo per la comunità, scoraggiando chi avrebbe voluto occuparsi del bene comune, disinteressatamente. In politica si entrava per affiliazione, appartenenza a certi gruppi…, a condizione di divenire un beta, ben inteso. La Chiesa, duce Ruini, che in passato aveva svolto importanti ruoli di supplenza, si è avviluppata in una lotta per il mantenimento di privilegi, appoggiando i più alieni dalla propria tradizione di pensiero e dottrina come il Berlusconi: una caduta di tensione impressionante che contrasta e stride con l’operare dell’attuale papa. A ciò si aggiunga l’affossamento del Concilio Vaticano II, pastorale…, con l’ appoggio a movimenti tradizionalisti, in senso deteriore, come certi settori dell’ Opus Dei o  Comunione e Liberazione. Maritain lo aveva previsto, profeticamente, quando scriveva ne Le paysan de la Garonne di un tempo a venire caratterizzato da due gruppi contrapposti nella Chiesa: “i montoni di Panurgo” che si buttano in fila nel burrone, i progressisti…, “i ruminanti della Santa Alleanza”  tra scettro ed altare! Altro che maestri come Chenu o Congar… L’incultura della Chiesa la paghiamo oggi: i giovani preti sono digiuni teologicamente; non distinguono tra una teoria luterana e una cattolica: salvezza per grazia o libero arbitrio, simul iustus et peccator, rifiuto della Tradizione a vantaggio della libera lettura della Scrittura, tutti concetti semisconosciuti, come il senso di colpa, del resto, perché non c’è più peccato. Aveva ragione Nietzsche, con il suo Al di là del bene e del male? La realtà è più complessa e non pare che il mondo che sta sotto cieli vuoti sia pieno di ‘allegroni’…, piuttosto vediamo soggetti caratterizzati da cupio dissolvi… Anche gli industriali ci paiono speculari ai sindacati: tutelano e hanno tutelato interessi di parte, senza preoccuparsi minimamente del destino generale. La liberalizzazione mondiale del commercio e dei capitali, senza controlli seri, da loro tanto sostenuta, è stata un disastro umano ed economico per molti...: ha consentito, in primis, ‘arbitraggi regolamentari’; pochi lo sanno e capiscono di che si tratti, sebbene abbia conseguenze rilevantissime su noi tutti.
Allora ha ragione Renzi? Per incominciare bisognerebbe spiegargli che nessuno gli chiede di cambiare l’Italia: è forse un seguace della teoria dello Stato etico? Il suo compito è di proporre qualcosa, anche di ardito, e verificare se ha il sostegno necessario, ma con metodo democratico e guardandosi da quelli di un Lorenzo il Magnifico che, secondo il Savonarola, usava qualsiasi strumento per comprare gli avversari con donne e denaro e, se non gli riusciva, cercava di corrompere i figli. Controllava tutti il Magnifico, scegliendo anche i cuochi e non sceglieva i migliori perché sarebbero divenuti autonomi da lui! Ergo, non basta il cambiamento occorre soprattutto il contenuto che, per esempio, in materia di riforma elettorale col rifiuto delle preferenze è pessimo mentre l’abolizione del Senato è pasticciata. Guai a rifarsi all’esempio di una vera Repubblica federale come quella tedesca: credete voi che ci sia molto in comune tra un bavarese ed un sassone? Forse soltanto il disprezzo per noi meridionali…, tra i più.. Quindi che il nostro Senato somigli al Bundesrat perché ci siederà Maroni, Zaia o Marino e compagnia cantante fa ridere i polli, a nostro sommesso avviso. Per non parlare del Conseil Constitutionnel francese che opera in un contesto amministrativo che parte dagli arrondissements e dai prefetti ed opera in modo diversissimo dal nostro. Sarei cauto con gli esempi che sentiamo strombazzare…
Il giovane Renzi fa bene a provare, ma un po’ di umiltà e di approfondimento che non sia quello del medico onnisciente che gli sta accanto, non guasterebbe. La gatta frettolosa fa i gattini ciechi, si diceva in questo Paese…
Ma che dicono gli avversari?
Usciamo dall’Euro. Bravi. Con ciò intendendo che nell’Europa del Mercato interno ci continueremo a stare, secondo loro… Non parliamo ai conduttori di talk shows perché si tratta di argomenti all’evidenza complessi per loro, in quanto non lasciano mai che si approfondisca la questione: siamo condannati a dire in un minuto uno slogan che equivale a sciocchezza. Basterebbe una infarinatura della costruzione europea per capire che un’uscita dell’Italia dalla moneta unica provocherebbe uno sconvolgimento che rimetterebbe in discussione le regole del Mercato interno e quindi la libera circolazione di beni e servizi oltreché di persone. L’uscita dall’Euro, come giustamente ha ricordato Prodi su “La Repubblica”, porterebbe immediatamente una svalutazione della moneta del 30/40% con il debito che si continua a pagare in Euro (!) e se lo consolidiamo, cioè lo ristrutturiamo, chi ci darà i soldi per comprare le nuove emissioni di BTP in lire e a quale tasso d’interesse? E le pensioni e gli stipendi del settore pubblico come si pagheranno? I soldi in cassa non sono sufficienti a pagare debito e salari e pensioni, ad un tempo. Facciamo una patrimoniale? Nazionalizziamo i beni di produzione? Espropriamo? E poi? E poi? Facciamo uno Stato socialista o un regime tipo quello del defunto Chaves? E le importazioni le paghiamo con una moneta svalutata del 30 o del 40%? Cosa compriamo? Un litro di latte! È vero che l’Euro è stato fatto in modo ‘illuministico’, male, malissimo, ma l’alternativa per noi sarebbe stata demenziale. Avevamo un’inflazione superiore al 20%, qualcuno se ne ricorda? E l’Argentina? Il grande esempio… che tasso d’inflazione mensile ha adesso? Perché la gente parla di quel che non conosce? Non credo che la lira sia competitiva, ha detto Schulz, Presidente del Parlamento europeo, e ha ragione da vendere in un regime di liberalizzazione di movimenti di capitale. Aboliamo l’Euro, svalutiamo solo del 40% e torneremo a crescere: sì, come a Weimar… questo diceva qualcuno dal Veneto discendente di quelli che emigrarono per  miseria, financo a Latina (!) nel secolo scorso. E allora dobbiamo subire tutto? Diremmo di no: come sempre nella vita se c’è un pensiero ed una proposta seri (che costa fatica, però…) alla fine… si fanno strada; non è forse Aristotele a sostenere che l’errore è incomprensibile?
Ai nostri venticinque lettori chiediamo vigilanza e di rifiutare il mendacio e l’irrazionale corrente. Noi crediamo, come dice Aristotele, che la negazione implica l'affermazione di una realtà diversa e questa dobbiamo esigere dai politici: altro che la riapertura delle case chiuse!

Post scriptum: apprendiamo con raccapriccio che alla messa del papa c’erano rappresentanti di tutte le forze politiche, grillini inclusi. Siamo atterriti: mettere insieme la credenza sull’esistenza delle sirene, il pianeta Gaia e il Signore ‘poverello’ di cui parla Francesco ‘piccolino’ ci turba.


21 commenti:

  1. Egregio Biancheri, il suo testo è molto interessante per la documentazione di prima mano e perché porta argomenti e considerazioni fuori da quelle comunemente giornalistiche. Le chiedo però una cosa: oggi lo stipendio medio è sui 1500 euro, che permette solo un tenore di vita basso, di pura sussistenza, per lo scarso potere d’acquisto; quando invece prima dell’euro si guadagnavano 3000000 di lire, si aveva un reddito medio-alto e perché, stando così le cose, non si parla di inflazione? che cosa in realtà è cambiato?

    La ringrazio.


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    1. Questione complessa. Se ben capisco trae origine dalla famosa conversione con raddoppio dei prezzi, nell’ignavia o con l’accordo (?) del governo di allora… Forse c’è stata qualche intesa sottostante con quelli che non ci volevano subito nella moneta unica…
      Vivevamo meglio, è vero, ma sempre in una condizione di estrema fragilità, con inflazione e svalutazioni ricorrenti e con il peso del debito, allora già alto, che non consentiva risorse per investimenti. Non sono economista e non mi avventuro in un’analisi più approfondita, ma in una tempesta finanziaria prima ed economica dopo, come quella che abbiamo attraversato, e con un disordine come il nostro, non ne saremmo usciti indenni. Il colpo di grazia, a mio avviso, è stato dato dalla non gestione e dal laissez faire berlusconiano che ha favorito nei fatti l’insinuarsi della malavita organizzata e ha tolto speranza alla gente, fattore determinante in economia, come noto.
      Bisogna sapersi muovere con destrezza nell’UE che ha avuto in questi anni una Commissione di destra, guidata da esponenti modesti di paesi minori, succubi dei tedeschi. Noi mandavamo come vice-presidenti un giornalista che curava la cronaca di Roma…: si sono visti i risultati! Sarà capace il giovanotto? Per ora si muove da neofita ed è pure mal consigliato. Quel che conta, però, è il paese, siamo noi, nella misura in cui ce lo consentono; siamo abituati a guardare ai politici come a dei papà, buoni o cattivi, dobbiamo invece operare da adulti, come abbiamo fatto poche volte in passato in situazioni estreme.



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  2. Quello che dice Francesco Bassi è il nocciolo della questione e, secondo me, se non si capisce come e perché in vent’anni ci siamo così impoveriti, si rischia di continuare sulla stessa strada diventando sempre più poveri e non sapendo dove si andrà a finire. E’ inutile che si facciano tante parole, ci vogliono fatti. Ora Renzi fa tante parole, ma se in sei mesi non si vede qualcosa di meglio, perderà tutti i consensi e non si potrà neanche pensare di votare di nuovo Berlusconi perché in 20 anni di potere ci ha ridotto in miseria, per cui molti finiranno per votare Grillo o qualche altro demagogo che verrà fuori e sarà ancora peggio.

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  3. Certo che lei, Biancheri, scrive delle cose molto importanti, per cui mi stupisco che lei scriva solo su questo blog. Perché non scrive su dei giornali? perché non scrive dei libri? magari lo fa, ma sono io che non lo so! e allora mi scusi per l’ignoranza.

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    1. Ringrazio per le gentili parole, ma noi non facciamo parte di certi gruppi e quindi siamo dei 'commoners', ma questo è anche un vantaggio perché dà luciditaà e libertà di giudizio. Quanto ai presagi su Renzi e al riconoscimento di aver votato Berlusconi (ma perché mai?) abbiamo scritto che qualcosa in questo paese cambierà solo se noi, tutti noi, esigeremo politici diversi perché noi saremo differenti. Quanto a Grillo, per noi è solo l'epifenomeno della crisi.

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  4. Sulla base della mia memoria ho fatto questo specchietto di confronto dei prezzi tra il 2000 e oggi:

    2000:
    Stipendio medio 1.300.000 lire
    Giornale 1.500 lire
    Caffè 1.400 lire
    Pane 4.500 lire
    Latte 2.000 lire
    Pasta 1.800 lire
    Carne 25.000 lire
    Benzina 2.000 lire

    2014
    Stipendio medio 1.000 Euro ( 1.936.270 lire )
    Giornale 1-2 Euro ( 1.936-3872 lire )
    Caffè 1 Euro ( 1.936 lire )
    Pane 3 Euro ( 5.808 lire )
    Latte 1,35 Euro ( 2.613 lire )
    Pasta 1,20 Euro ( 2.323 lire )
    Carne 15-30 Euro ( 29.044-58.088 lire )
    Benzina 1,60 Euro ( 3.098 lire )

    Direi che chi guadagnava 1.300.000 non aveva più da largheggiare di chi oggi guadagna 1.000 euro, la differenza forse era che allora c’era meno disoccupazione giovanile e meno estromissioni dal lavoro di persone di mezza età che oggi non riescono più ad inserirsi, per cui l’idea che si starebbe meglio tornando alla Lira è una semplice illusione.




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  5. E ora che lo spread è così basso dovrebbe andare tutto meglio. Speriamo.

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  6. Più che di inflazione oggi si incomincia a parlare di deflazione, che, però, al momento sembra riguardare quasi unicamente gli immobili, mentre il resto rimane stabile. Direi che siamo in un momento di grande incertezza; c’è attesa per vedere dove andrà a parare Renzi, sperando che almeno lui lo sappi!

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  7. Lo specchietto di Fabrizio Ferri si basa su un vizio di fondo: chi nel 2000 guadagnava 1.300.000 lire, col passaggio all’euro ha percepito meno di 650 euro ed oggi a distanza di più di dieci anni percepisce la stessa cifra ed inoltre deve pagare molte più tasse. Il vero nodo del problema che fa morire letteralmente di fame la gente è questo, che riguarda molte categorie di lavoratori e soprattutto la stragrande maggioranza dei pensionati, che con 1.300.000 lire vivevano con 650 euro NO!

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  8. La riforma del Titolo V della Costituzione (“Le Regioni, le Province, i Comuni”), a mio giudizio, deve correggere le incongruenze, ma non deprimere le nostre autonomie territoriali, a partire dall’Ente Regione. Insomma, le differenze e le differenziazioni sono un bene ed è bene che rimangano tali. Si avverte invece nel testo proposto, nemmeno tanto latente, una certa diffusa ostilità di principio: nessun “democratico” dovrebbe farvi affidamento.
    Regioni e autonomie territoriali, un potere importante della nostra democrazia diffusa, da sempre hanno bisogno di una grande arena di confronto tra loro e di espressione unitaria in faccia alla politica nazionale. Il Senato “copia” della Camera dei Deputati è invece una inutile complicazione della vicenda necessariamente “unica” della volontà popolare (della volontà politica).
    Ben venga, dunque, la riforma del Senato nel senso del “Senato delle Autonomie”. Sarebbe un necessario completamento del percorso autonomista e nello stesso tempo una vitale ricompaginazione della Repubblica e dei suoi poteri (di quelli dotati di una vera legittimazione di funzione!).
    Per il Senato delle Autonomie (che non è rappresentativo della “volontà popolare”) non è essenziale la forma elettiva. Essa, probabilmente, sarebbe solo disfunzionale. Dovrebbe valere (ancora!) il modello del Bundesrat tedesco.

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    1. Io sono cresciuto nel mito delle autonomie locali che avrebbero favorito la democrazia diretta, partecipata, tenuto conto delle diversità esistenti nel paese. Questo tema, caro a tanti esponenti politici di ispirazione cristiana (del resto il Gioberti non prevedeva una federazione di Stati?), alla prova dei fatti dovrebbe esser attentamente riconsiderato. Le regioni si sono rivelate dei piccoli stati con tutte le disfunzioni dello Stato e hanno moltiplicato spesa pubblica e corruzione, non fosse altro che con la speculazione edilizia che ha rovinato, ad esempio, il paesaggio di Emilia, Veneto e Toscana, per parlare dei cosiddetti virtuosi... Molte leggi regionali (bisognerebbe studiarle un po’!) sono demenziali e fatte da incompetenti. Il nostro codice civile, scritto da pochissime persone è durato settant’anni circa e invece adesso è invalsa la moda che le leggi possono esser fatte da tutti anche da incapaci. E’ noto del resto che il livello universitario è sceso in caduta libera, comparato agli anni Sessanta, perlomeno per alcune facoltà.

      E chi sarebbero i legislatori regionali? Dobbiamo citare ancora gli scandali quotidiani che compaiono sui giornali? Ricordate le mutande? Che vanno a fare le regioni in America? Perché hanno rappresentanze permanenti all’estero come a Bruxelles (ma anche negli Stati Uniti e in molti paesi, financo la Bulgaria)? E’ serio che si occupino anche di politica estera? In un mondo in cui l’Italia conta poco -i proclami come “la faremo vedere noi a Bruxelles” mi ricordano tanto quelli del Mussolini “noi gli spezzeremo le reni” o “Dio stramaledica gli inglesi”- quanto potrebbe contare ad esempio un Veneto indipendente? Mi voglio rovinare: come la Slovenia o poco più? Ipotizzare qualcosa di simile significa non essersi mai seduti ad un tavolo di rappresentanti di Stati e non sapere che anche se parla l’Italia (e non il Veneto!) non è che tutti siano in attento ascolto di quel che viene detto , fossanco un Ministro o il Presidente del Consiglio: l’Italia conta per quanto pesa e questo è un principio di realtà che non tocca coloro che fanno sciagurati proclami per piccole patrie, del tutto irrilevanti nella scena mondiale. Diventeremo gli Schiavoni, quelli della riva, noi non i croati se tornassimo agli statarelli italiani dove Francia e Spagna, gli Stati nazionali, si sono fatti la guerra per secoli, piuttosto che sul loro territorio… Con la Cina e l’India e quant’altri si crede forse con i tessili e le fabbrichette di conquistare il mondo? La Repubblica di Venezia è volata per un tratto di penna di Napoleone, come piange il Foscolo… e vogliamo rifarla anche soltanto con le autonomie? La burocrazia anche regionale non funziona perché i funzionari sono pochi e spesso non qualificati e soprattutto perché in regione (come nello Stato) la legislazione concorrente si è rivelata un disastro, una sovrapposizione; le leggi sono fatte malissimo e sono illogiche e la Corte costituzionale deve mettervi mano continuamente. Questa è l’origine di tanti mali: la scarsa serietà (o peggio…), l’impreparazione (circonciso/coinciso/conciso) di tanti che esercitano un ruolo che non meritano. Insisto: non è un modello quello tedesco perché la Germania è una repubblica federale vera e le nostre regioni sono una parodia dei Länder!




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  9. Dopo la netta vittoria di Renzi alle primarie e nonostante l’oggettiva forzatura con cui è diventato Presidente del Consiglio, penso vada sostenuto, anche se non tutte (forse troppe) proposte che ha avanzato mi abbiano convinto. Mi preoccupano soprattutto le grandi aspettative che sta alimentando e il metodo sbrigativo del prendere o lasciare su questioni anche piuttosto complesse. Penso però che sia comunque da sostenere per contrapporsi all’idea qualunquista e populista che la politica sia sterile e parassitaria, ma anche perché il consenso di cui gode può davvero propiziare molte riforme di cui il paese ha bisogno, infine perché si è fatto interprete di una generazione a cui bisogna dar credito concedendogli la possibilità di mettersi alla prova.

    Di Renzi soprattutto non mi convincono le riforme costituzionali. Prescindo dal merito, mi limito al metodo, che tuttavia è decisivo in tema di Costituzione. Mi chiedo come si può chiedere un sì cumulativo alla riscrittura della seconda parte della Costituzione a modo di soluzione pacchetto? che si avalli la forzatura di un testo governativo su materia eminentemente parlamentare? che si condensi in una sola legge costituzionale titoli diversi per cui si prospetta un solo referendum confermativo di tipo plebiscitario anziché pronunciamenti distinti per materie? come si possono liquidare con fastidio gli argomenti di una parte qualificata della nostra cultura costituzionalistica?che senso ha applicare la coppia conservatori-innovatori alla materia costituzionale, considerato che la durata nel tempo delle Costituzioni è spesso indizio della loro bontà (gli Usa insegnano)? come si può tacere a fronte di riforme di sistema di rango costituzionale (bicameralismo, titolo V, province) concepite e proposte sotto la voce della riduzione dei costi e delle indennità?


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    1. Le sue perplessità sono tutte pertinenti.
      C’è un errore di fondo, nell’approccio corrente, a nostro avviso: ritenere che il fattore anagrafico sia di per sé un fatto positivo. Riteniamo che l’età aiuti ma non è condizion sufficiente. Modestamente ho incominciato a sentirmi sicuro nel mio lavoro, molto tecnico, dopo i quarantacinque anni…San Tommaso d’Aquino considerava le persone giovani a quarant’anni! Ammetto che ci siano eccezioni, ma quante sciocchezze sentiamo dire in questi giorni? Neppure si può chiedere ad un medico di esser esperto di diritto costituzionale o di diritto amministrativo o di fiscalità delle rendite finanziarie…: la conoscenza dei soli strumenti finanziari è comparabile alla fisica perché implica conoscenze di matematica finanziaria e di diritto ad un tempo…
      Bisogna cambiare una situazione incancrenita, ma non con slogans, del tipo "è tutta colpa delle banche" (di colpe ne hanno e tante…) senza sapere che le banche sono imprese e poi che è impossibile controllare i mercati finanziari una volta liberalizzati, atteso che la cooperazione internazionale tra controllori nazionali funziona solo a babbo morto.
      Il giovanotto è disinvolto, lui e le girls, ma attenzione, con buona pace del Segretario fiorentino, mezzi e fini sono interconnessi e i mezzi pre-giudicano i fini (socialismo reale docet). Per me non ne usciremo se non cambieremo noi stessi e cercheremo di informare l’opinione pubblica in modo adeguato, senza, cioè, affidare questo compito ad incompetenti o populisti. Solo allora potremo scegliere: ma ci vuole tempo.

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  10. Per quanto riguarda Machiavelli, lasciamo stare la questione del fine che giustifica i mezzi, perché ormai è anche accertato che non è neppure autentica del Machiavelli. A Renzi si addice piuttosto il cap. XXV del Principe, sui rapporti tra virtù e fortuna, con un esplicito riferimento ai giovani. Riporto la conclusione “Concludo, adunque, che, variando la fortuna, e stando li uomini ne' loro modi ostinati, sono felici mentre concordano insieme, e, come discordano, infelici. Io iudico bene questo, che sia meglio essere impetuoso che respettivo; perché la fortuna è donna, et è necessario, volendola tenere sotto, batterla et urtarla. E si vede che la si lascia più vincere da questi, che da quelli che freddamente procedano. E però sempre, come donna, è amica de' giovani, perché sono meno respettivi, più feroci e con più audacia la comandano”.

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    1. Non so chi abbia l'autorità di aver l'ultima parola sui fini e i mezzi, ma questo testo non fà che confermare l'autonomia dei mezzi che invece a nostro parere non portano, se disonesti, a quella pace, a quella tranquillitas ordinis che noi auspichiamo in questo blog. Sempre con un buona pace del cinismo del Segretario fiorentino...

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  11. Alessandro Pellegrini9 aprile 2014 alle ore 07:24

    Si capisce che Matteo Renzi fa di tutto per acchiappare voti in vista delle prossime elezioni e questo suo comportamento demagogico e populista è ridicolo e stucchevole, specie per quella storia degli 80 euro che sembra debbano salvare l’Italia, ma nessuno dice che i buoni-spesa del governo Monti non li ha mai ricevuti nessuno, per cui chissà di questi soldi promessi cosa succederà... Sembra l’acquisto di un voto, per cui è davvero fastidioso, anche per quel suo dire falso-democratico che chi ha avuto di più deve restituire “il mal tolto” a chi nella crisi ha sofferto di più: cose ridicole! Però, però... Se Renzi non ce la farà cosa succederà? Chi abbiamo come ricambio? ormai ci hanno provato tutti, da Monti a Luca Cordero di Montezemolo a Passera che non sa se buttarsi nella mischia o no,ma nessuno sembra in grado di fare qualcosa di buono.



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    1. Chissà che non sia vero quel che dice D’Agostino in tv e cioè che la lotta politica in Italia consiste in una battaglia per il potere tra logge.Si cambia quando anche noi cambieremo e non mendicheremo più l’aiuto dei potenti come ‘anime morte’…

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  12. Certo che l’Italia con questa ridicola condanna di Berlusconi ha perso un’altra occasione di mostrare serietà... Per la politica, però, va tutto bene: ci vuole Crozza per evidenziare la cosa! E dispiace che questa volta sia stata anche la magistratura a cadere in una situazione così poco apprezzabile. Forse si dovrebbe dedurre che la magistratura avrebbe voluto punirlo, ma la politica non era d’accordo.

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  13. Con Renzi non ci siamo, perché continua anche con lui la politica personalistica, per cui si sceglie una persona e non una linea politica. Di conseguenza la persona, per attirarsi i consensi, deve fare della demagogia, come appunto sta facendo Renzi adesso con questa storia degli 80 euro che non finiscono mai di parlarne in TV, anche se non è mica ancora del tutto chiaro se li danno una volta sola o per sempre. Io credo che staranno a vedere l’effetto-abboccamento, nel senso che vorranno vedere come vanno le elezioni del 24 maggio, poi decideranno. Intanto le cose che fa Renzi, non le fa perché sia convinto che sono giuste e che vanno bene per gli italiani, ma le fa solo per attirarsi simpatie e consensi e rimanere dov’è riuscito ad arrivare senza nessun merito.

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    1. Su Renzi abbiamo esitato a dire fuor dai denti quel che pensiamo per non favorire i movimenti di protesta che sono incapaci di farsi proposta seria: in primis i pentastellati le cui proposte reputiamo sciagurate per il paese anche se a volte fanno interventi in Parlamento quasi perfetti, come in occasione del recepimento del Regolamento comunitario che consente alle banche centrali di avvalersi, tra gli altri, di esperti esterni, come i revisori contabili, nella valutazione degli attivi delle banche (ma sarà farina del loro sacco?): gli altri interventi brancolavano nel buio o si avventuravano in battaglie donchisciottesche che c'entravano come i cavoli a merenda, quali la critica all'Euro, al fatto che si favorivano così le banche tedesche che lo Stato (!) avrebbe agevolatoto: sic la Lega... Si parlava invece di Regolamento comunitario già approvato (!). Renzi fà come Berlusconi con un elettorato bue, all'evidenza... Ma durerà? Non ci paiono ben costruiti i suoi propositi e ci vuol altro per convincere il contesto internzionale e soprattutto per invertire la tendenza interna dell'economia e per affrontare i tremendi problemi che han portato tanti alla povertà. Ma bisogna sempre cercare il bene maggiore/male minore...

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  14. Tra i fattori che hanno determinato la crisi della politica è indubbiamente fondamentale la caduta della cultura del progetto, strumento caro alla tradizione moderna e alla sua decisa volontà di redenzione dell’uomo e di trasformazione della società.
    Questa caduta ha coinciso con la fine della stagione ideologica e l’estenuazione della modernità che hanno posto anche la politica sotto il segno dell’incertezza e della relatività.
    Nonostante le rigidità dottrinali e le devastazioni sociali, le ideologie fornivano, comunque, alla politica, una grammatica interpretativa del mondo e suggerivano ai partiti una visione lunga del loro agire, finalizzato, secondo le intenzioni programmatiche, a saldare, nelle istituzioni democratiche, la crescente frattura tra il privato e il pubblico, tra gli interessi particolari e l’interesse generale, tra la società e
    lo Stato.
    La crisi dei partiti ci ha evidenziato il fallimento dei loro compiti istituzionali ma non il superamento, come alcuni vorrebbero, della loro funzione, mentre continua a sollecitare il passaggio dalla
    “repubblica dei partiti” alla “repubblica dei cittadini”, come auspicava Pietro Scoppola.
    Anche questo auspicio ha accompagnato la felice intuizione di dar vita al Partito democratico. Ma l’ambizioso progetto di raccogliere in una sintesi alta le culture che vi sono confluite è tutto da elaborare.
    L’accelerazione impressa da Matteo Renzi alla politica italiana e il suo precipitoso passaggio a Palazzo Chigi ne rendono ancora più urgente l’elaborazione, nello spirito della partecipazione e della condivisione, interne al partito, prima ancora che nella vicenda del Paese.
    La scommessa del PD rimane quella di darsi un progetto, proprio nella stagione in cui ne registriamo la caduta.
    Mi pare che anche voi vi stiate muovendo su questa linea.

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