domenica 18 gennaio 2015

IL PUGNO DI FRANCESCO E LA LEZIONE DI VOLTAIRE


Carlo Biancheri

Dal titolo dell’editoriale di Scalfari di oggi su “la Repubblica”, abbiamo creduto di capire dove si andava a parare: rimbrotto al papa, celebrazione di Voltaire.
In realtà, la stima che il fondatore di Repubblica ha per il papa Francesco è tale che il rimbrotto si  esaurisce in un buffetto: non vorrete mica pretendere che il papa sia volterriano!
L’articolo però suscita altre riflessioni.
Ci viene detto che la Caritas, l’agape fraterna dovrebbe essere il segno distintivo dei liberali che amano il bene comune… Ma dove, quando? Nel  mondo di Alice nel paese delle meraviglie, forse… E tutta la teorica di  homo homini lupus, ricorrente tra i liberali classici, la limitazione delle libertà disegnate a partire dalla libertà individuale, o il rigore calvinistico, ispirazione del capitalismo – non c’è pietà per i perdenti…, è come per i predestinati alla dannazione; per Calvino l’insuccesso nella vita non era per caso segno che Dio non era con il soccombente? – dove li mettiamo?
Voltaire, sia in Candide che nella sua corrispondenza con i grandi del suo tempo, non è propriamente uno che trasudi pietà per il genere umano. Rivendica dei diritti, sì, si oppone ad un ordine imposto, ma per il resto fà i fatti suoi, anche nella vita privata, con la nipote…
Da buon deista e massone, come Diderot - del resto anche lui citato nell'articolo con gli Enciclopedisti - ha, in linea con la teoria del  fratello massone Kant, un gran concetto della ragione, facoltà delle regole, che diviene superiore all'intelletto, facoltà dei principi, diceva Aristotele; e, pour cause…, giacché  non si può conoscere il reale, cioè il noumeno, secondo l’illustre maestro di Heidelberg… Alla fine della fiera la filosofia  si riduce a epistemologia; altroché chiedersi il che cos'è delle cose…, lo stupore di fronte al reale, teorizzato da Aristotele.
Ma non aveva forse ragione Marx a  qualificarle libertà ‘formali’? Cioè che non incidevano sulla vita quotidiana delle persone, specie se appartenenti a classi che non partecipavano alla torta...
Abbiamo capito financo noi, con l’amato Manzoni che prediligeva gli umili piuttosto che il Conte zio o il padre della monaca di Monza e la sua parentela…, che la proclamazione di certe libertà, solo per alcuni direbbe Marx, è andata insieme alla divisione dell’umanità in due categorie: gli eletti che guidano, decidono e  i più che debbono essere guidati.
Oggi a Manila una bambina presa dalla strada, dell’età di dodici anni, vittima di abusi e oggetto di prostituzione, ha chiesto al papa tra le lacrime: perché Dio permette che succedano queste cose ai bambini? È stato un momento molto forte. È il tema  che angosciava  Dostoievskj: il dolore degli innocenti. Cosa  ci avrebbe raccontato il mondano Voltaire con i suoi fratelli massoni?
Il papa ha risposto da par suo: non ho la risposta, ma la risposta nasce dalle lacrime. Occorre sapersi commuovere, saper piangere sul genere umano, sul suo destino per imparare a formulare la risposta. Nel tempo moderno e, forse anche per gli Enciclopedisti, la risposta sarebbe: bambina mia è il fato, il mondo è pieno di ‘sfigati’, prendi la gioia che ti è consentita e stà contenta. Ma…, come Elettra, la bambina non vuol esser consolata, abbraccia il papa, vuole salvezza, riconciliazione.
Da queste situazioni nasce il rispetto per l’altro, Dottor Scalfari, che debbono imparare anche i superstiti di “Charlie Hebdo”.


4 commenti:

  1. La bambina che piangendo ha rivolto così inquietanti domande al papa, non credo di sua spontanea iniziativa, ma certo istruita da qualcuno per fare scena televisiva, rappresenta certo tutti i bambini violentati e abusati, non solo nel silenzio della Chiesa, ma anche dentro la Chiesa. Era ora che finalmente si facesse chiarezza!



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    1. Ma che sta dicendo? Lei l’ha vista? E si piange a comando?Che c’entrano i preti pedofili su cui Francesco non mi pare sia tenero? Di questo "e se non piangi, di che pianger suoli?"; dubito, da come si esprime, che conosca (ed abbia compreso) chi l’ha scritto…

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  2. A quale Elettra si riferisce? Quella di Sofocle è una donna molto diversa da quella che ritroviamo nella omonima tragedia di Euripide, o nelle Coefore di Eschilo.

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    1. Il riferimento è alla figura di Elettra in quanto tale, a prescindere dalle caratterizzazioni dei diversi autori, come simbolo di una donna che non poteva essere consolata per la morte del padre, se non ristabilendo la giustizia, anche attraverso una strada che avrebbe poi richiesto espiazione.

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