lunedì 2 marzo 2015

PAROLIERI ERRANTI

Carlo Biancheri


Non viviamo tempi sicuri non solo perché molti leader politici sono per lo più il prodotto di una cultura pragmatista usa e getta: han letto qualche libro  - se lo han fatto - scambiandolo per verità assoluta, ma perché tutto è  ‘leggero’, provvisorio, opinabile e non ci si identifica collettivamente in quasi nulla, salvo avvertire il timore di qualcosa di oscuro e imprevedibile e quasi imminente...
Se fate caso, nel nostro tempo,  i riferimenti si sono fermati all’Illuminismo, con le sue certezze indiscusse, alla teoria dell’evoluzione che viene insegnata come la geologia, al “fai da te” nel fondare un’antropologia o, più in generale, una Weltanschauung, una visone del mondo, ove ciò che è centrale è il soggetto che con la sua ‘creatività’ - la parola non è casuale – dà valore al reale; in altri termini: così è, se vi pare…
L’eloquio è persuasivo, immaginifico, prefigura il futuro anche in modo autoritario: «siamo qui per cambiare l’Italia»… ma… chi te l’ha chiesto? Non sarebbe meglio proporre un programma e cercare un consenso piuttosto che chiedere una fiducia alla persona, che assicura di metterci la faccia e di esser pronta a lasciare se non porterà a termine il suo compito? Se rimaniamo con i cocci dopo la performance infruttuosa…  come la mettiamo?
Si riaffaccia una destra che corrisponde alla violenza cui sono educati i giovani: i massoni/illuministi, che governano e hanno governato buona parte del mondo che conta in Occidente, hanno confuso e confondono la libertà con la licenza e così troppi giovani credono di potere impunemente usare ogni mezzo per soddisfare le proprie pulsioni ,in certi casi si tratta di deliri di onnipotenza: la cronaca è quotidiana. Non ci sono valori diffusi che giustifichino il sacrificio, l’accettazione del  limite, il rispetto dell’altro. Un Salvini qualsiasi, con mascottes al seguito,  ci propone una società  oggettivamente violenta; come è possibile che l’elettore italiano sia così irretito  per aver votato prima Berlusconi che ‘ha così ben operato’- come tutti possono agevolmente constatare - e poi la Lega…? Non sono bastati gli scandali della classe dirigente dei loro partiti? E quali le loro proposte? Blocchi navali (non esercitazioni ai confini…), costituzione di campi in territorio straniero, proposte che equivalgono  ad una totale nescienza del diritto internazionale, un approccio, diciamo così, di tipo troglodita. E poi il mantra: l’Europa che fà? Bisogna sbattere i pugni sul tavolo… è il leit motiv. Chi dice questo “o ci è o ci fa”… come si dice a Roma. L’Italia, in Europa, vota in Consiglio secondo le maggioranze ponderate, ma non ha la maggioranza assoluta, tale da poter obbligare gli altri a fare quel che essa desidera…
In compenso, l’alternativa degli affini a Scientology è cupamente vuota. Oggi abbiamo sentito Fico, che presiede la Commissione parlamentare di vigilanza RAI,  spiegarci con sicurezza che il fatto che lo Stato sia obbligato a  detenere per legge almeno il 51 % del capitale di RAI Way, oggetto di un’OPA ostile da parte di Mediaset, può essere aggirato con patti di sindacato per cui i privati comandano sullo Stato(?!), come già avvenuto in altre circostanze... Ci faccia capire il Fico: per quale arcano motivo il MEF dovrebbe entrare in un patto di sindacato con privati…? E poi cosa pensa? Che ci sia un obbligo di aderire ad un’offerta pubblica di acquisto? Se l’azionista non vuol vendere, come ha dichiarato, si limita a  non aderire; nella fattispecie la RAI detiene oltre il 60% del capitale. Si potrebbe dire, come ha fatto Mucchetti, che si può acquisire una quota superiore al 30% per cui nelle operazioni straordinarie si determinerebbe una minoranza di blocco: ma… l’offerta non è condizionata , ai sensi dell’art. 37 del regolamento Consob, all’acquisto della totalità delle azioni? Del resto, per ora c’è stata una mera comunicazione dell’OPA e la Consob ha tempo 15 gg, ai sensi sell’art.102 del TU,  per approvare il documento d’offerta… Quindi si vedrà se l’OPA è ammissibile o se si tratta, invece, di una mera operazione di disturbo del mercato… con fini diversi. E poi il Fico ha sentenziato (non è chiaro se l’Annunziata fosse  di conforme avviso…) che «la verità è sempre una somma. È una percezione»… Sic… Sarebbe come dire che di fronte ad uno stato di fatto (piove), anche se la somma degli astanti ritiene che non piova, ci si bagna ugualmente!
Chi decide non sa e chi dovrebbe informare è nella confusione. Un esempio? Il papa e la Curia vanno ad Ariccia per fare gli esercizi spirituali, quelli del Seicento, di S. Ignazio di Loyola, per intenderci…;  la giornalista RAI ci informava che «i lavori spirituali sarebbero durati alcuni giorni…»; pensava, all’evidenza, a riunioni di lavoro, magari con il papa che presiedeva…
Mala tempora currunt. Il frangente storico in cui viviamo è noto a tutti :guerre non dichiarate, violenze inaudite di sciagurati che vanno fermati e basta, ipocrisie, tornaconto. Ci vuole altro spessore umano in chi guida. Ma che possiamo fare noi?
«Nei tumulti popolari c’è sempre un certo numero d’uomini che, o per riscaldamento di passione, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispingere le cose al peggio; propongono o promovono i più spietati consigli, soffian nel fuoco ogni volta che principia a illanguidire; non è mai troppo per costoro: non vorrebbero che il tumulto avesse né fine né misura. Ma per contrappeso, c’è sempre anche un certo numero di altri uomini che, con pari ardore e con insistenza pari, s’adoprano per produrre l’effetto contrario: taluni mossi da amicizia e parzialità per le persone minacciate; altri senz’altro impulso che d’un pio e spontaneo orrore del sangue e de’ fatti atroci…» così l’amato Manzoni, e noi proponiamo un ‘concerto istantaneo’ con questi ultimi.




11 commenti:

  1. Sì, bisogna dirlo a chiare lettere: Renzi è un leader politico di tipo completamente nuovo, perché è il primo nostro leader politico senza ideologia né riferimenti politico-culturali. La sua linea è unicamente all’insegna del cambiamento, come doveva far prevedere la sua politica del “rottamatore”. Ma il cambiamento in sé e per sé non è né l’ottimo, né il massimo: bisogna vedere cosa si cambia e soprattutto come. Penso che il primo passo per capire un po’ meglio la sua linea, cioè se ha un minimo di sostanza culturale, sarà l’imminente riforma della scuola che andrà valutata molto attentamente.

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  2. Non è che i nostri politici abbiano una cultura usa e getta, hanno una cultura della forma più che della sostanza, in cui l’importante è come dire le cose piuttosto che elaborare che cosa dire. Di questo Renzi è maestro, non per nulla è ormai un leader indiscusso, senza oppositori, a parte la ricerca di affermazione di Salvini che potrebbe anche diventare pericolosa. Renzi parla con sicura sfrontatezza di quello che non c’è, dandolo per possibile in un futuro prossimo, anche se sa che non sarà così. Lui sa fare promesse e suscitare speranze, ma, tutto si ferma lì. Dopo un anno i dati sull’economia sono sempre gli stessi, con cifre in peggioramento: 13,5% di disoccupazione, 44% di giovani senza lavoro, un debito pubblico pari al 133,5% del pil. E poi che gran riforme si sono fatte? A parte quella discutibile del Jobs act, mi sembra emblematica quella delle province, il cui nome è stato cambiato in “città metropolitane” e poi tutto si è fermato.


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    1. Attenzione alle percentuali del debito pubblico in crescita…: preferisco le cifre assolute perché il numeratore varia anche lui… Quand’anche il debito fosse aumentato in valori assoluti in un periodo drammatico come questo non è un gran problema visto che i rimedi debbono essere anticiclici.
      Con il tasso di cambio attuale col dollaro e la politica monetaria espansiva sarei un po’ meno pessimista. Diciamo che il titano di Pontassieve è fortunato…e, deciso, anche se molte riforme sono mal copiate da altri paesi e temo che non funzioneranno ma… rebus sic stantibus,’questo passa il convento’.

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  3. E’ ovvio che Renzi parli secondo una cultura “usa e getta”, ma non solo per sua limitatezza personale, ma perché dietro di lui manca la consistenza del pensiero politico, dovuta alla crisi dei partiti. Si sta infatti vivendo un cambiamento di paradigma politico e di sistema che sembra andare oltre i tradizionali schemi di destra-sinistra, sia oltre i fragili equilibri su cui si reggono i poteri dello Stato. Questo l’ha capito anche l’altro Matteo, il Salvini che sta cercando di dare una sterzata e un’accelerata a destra per riportare la situazione nei tradizionali binari di contrapposizione. Le diverse aree politiche (la sinistra estrema, la sinistra riformista, il centro destra e la destra) sembrano aver affievolito la loro presenza propulsiva e le loro proposte. In Italia mancano ormai luoghi di formazione e di elaborazione della politica. I partiti sono diventati comitati elettorali in mano ai loro leader che dettano l’agenda e parlano direttamente con i cittadini dai “balconi” delle trasmissioni televisive.

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    1. Lei fà riflessioni che si ascoltano in questo periodo e che per quanto attiene alle tecniche di comunicazione ed alla struttura partitica ci sembrano condivisibili. Non pensa però che ciò che caratterizza la destra sia la difesa dell'interesse individuale e spesso dell'esistente senza alcun rispetto per i diritti altrui? E la sinistra non si rivolge in primis ai meno fortunati per rivendicare una vita migliore possibilmente rispettando i diritti della persona? Per Marx la separazione destra/sinistra era riconducibile alle classi, rese in parte liquide, per usare una parola di moda. Sta di fatto che ci sono tuttora alcuni che hanno il problema di mettere insieme il pranzo con la cena - molti- altri no... Da qui interessi contrastanti...

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  4. Perché per lei Biancheri lo Jobs act è di sinistra, contestato dai sindacati, approvato dagli imprenditori? Penso lo sia di più il reddito di cittadinanza, ma a proporlo è il M5S non il Pd!



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    1. Allora, se vogliamo approfondire, cominciamo col dire che il reddito di cittadinanza, che molti paesi hanno, non può stare insieme, per mancanza di risorse – il reperimento dei fondi proposto dal comico Grillo ci sembra una sciocchezza - ad un ampio uso della cassa integrazione che, così come concepita, è una specialità ‘tipicamente italiana’ e che ha dato luogo ad abusi, sia da parte dei datori di lavoro, che se ne servivano per ristrutturazioni surrettizie, sia da parte dei lavoratori, quando, prima della crisi, potevano esercitare il lavoro in nero in pendenza della cassa integrazione. Sul Jobs Act non sono un esperto, so solo che le assunzioni in Italia sono ingessate e che gli investimenti esteri sono diminuiti anche per la farraginosità della legislazione e delle normative sul lavoro: il paese, se non cresce, muore e quindi a mali estremi, estremi rimedi, come dice il proverbio…

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  5. Probabilmente Renzi stesso si rende conto dei limiti di cultura politica suoi e di molti parlamentari della sua generazione, nel suo partito e negli altri, e per questo ha messo Padoan dove ci volevano solide competenze e poi un politico completamente diverso da lui al Quirinale, come Mattarella, che non comunica, a differenza di Renzi, con gli slogan e non usa i social network, uno che per capirlo bisogna leggerlo e ascoltarlo con attenzione, non un brillante arringatore di folle, ad effetto, ma un uomo riflessivo, che sceglie cosa dire con parsimoniosa precisione. Non sa comunicare, si dice. Ottimo: di grandi comunicatori in Italia ne abbiamo anche troppi. Bisogna ripartire da questi esempi e superare la politica dell’improvvisazione.



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  6. Bel tipo Renzi, vero esemplare di paroliere errante! Ieri sulla scuola ha superato se stesso: promesse, promesse e poi... retromarcia! Per di più sempre più indietro. Ritiriamo fuori dall’armadio i concorsi a cattedra, gli togliamo la naftalina e li rimettiamo nella scuola in classi che non devono essere sovraffollate! Certo che è una riforma straordinaria, ci voleva una mente eccelsa per capire che i docenti vanno esaminati, selezionati prima di mandarli in classe e che poi vanno aggiornati. Cose normali fino agli anni Settanta, poi la scuola è stata mandata al macero! E che le classi non debbano essere pollai con i soffitti che cadono sugli studenti, anche questo roba da cervelli sopraffini!

    Speriamo almeno che non si dicano soltanto queste cose, ma che poi si facciano!


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    1. Fermo restando che il fatto che docenti insegnino da vent'anni senza essere di ruolo è una situazione inaccettabile per i docenti stessi, ma anche per gli studenti e per la scuola in sé, come sono inaccettabili le classi troppo numerose e i soffitti che cadono in testa! (Quest’ultima eventualità, per me, in quarant'anni di insegnamento è stata una realtà per ben due volte). La risoluzione di questi problemi richiede soldi, molti soldi, e Renzi non ha detto nulla a proposito dei finanziamenti, come non ha detto nulla riguardo ai 500 euro all’anno che darebbe ai docenti per “spese culturali”, anche questa una non-novità, in quanto già qualche decennio fa agli insegnanti era stato concesso il recupero fiscale delle spese di aggiornamento culturale e professionale, subito tolto l’anno dopo!
      Tutto il resto che ha detto Renzi rientra davvero nella categoria delle “parole in libertà”. Si rende conto che cosa vuol dire “Il Preside sceglie dentro l’albo dei docenti e individua la persona più adatta senza automatismi”? I presidi provengono da ben precise competenze disciplinari a cui si è aggiunta una preparazione normativa, amministrativa, legislativa, organizzativa, ecc. che ne ha fatto dei manager, dei dirigente, ecc. ecc., ma se, ad esempio, un preside proviene da una classe di concorso di Latino e Greco o di Storia dell’Arte, come farà a scegliere il docente più adatto di Sistemi Informatici, di Tecnica bancaria o di molte altre discipline? E poi, a proposito di premiare il merito dei docenti, Renzi ha detto che “lo valuterà il Preside, sentito il collegio dei docenti, secondo modalità che sceglieranno. Decideranno loro”. Così ogni scuola deciderà e sceglierà autonomamente, in modo diverso? E allora in una scuola sarà premiato il docente che ha fatto meno assenze, in un’altra quello che ha promosso più studenti, in un’altra ancora quello che ha fatto più pubblicazioni? In ogni caso troppo potere ai presidi, con rischi di personalizzare eccessivamente i rapporti all’interno delle scuole, creando conflitti e contenziosi a non finire... Renzi ha detto ancora “bandiremo un concorso molto più serio”: “più serio” di cosa, di quelli di trent’anni fa? e ha aggiunto “se vinci bene, se no ciao”, un modo davvero serio e professionale di parlare.

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