sabato 27 giugno 2015

Risposta a Gabriele Ferrandini

Questa osservazione mi offre l'occasione di fare qualche precisazione.
Conoscendo bene il mondo finanziario e in particolare i servizi d'investimento siamo stati tra i primi, in questo blog, che è ormai aperto da cinque anni (...), a denunciare la mancanza di regole e la scarsa vigilanza insieme ad una internazionalizzazione degli investimenti che si limitava, per i controlli, una volta armonizzata in parte la legislazione, a fornire agli americani le informazioni di cui avevano bisogno per controllare il mercato.
Il papa (o chi lo consiglia...) staranno bene attenti a non cadere nel manicheismo. Paolo VI che era un raffinato non condannò mai il profitto ma condannò il profitto come 'motore essenziale' nella Populorum progressio. La finanza in sé è neutra, è un'impresa che vende un servizio e vive sul margine. Senza la finanza si torna ad un'economia del baratto che non c'era neppure nel tardo medioevo, con le prime banche, quando cioè si prestava con strumenti finanziari niente affatto ingenui (eppure sentiamo gli asini in tv ripetere: si torna al medioevo!). Il problema è quello di valutare le conseguenze di un'operazione: se cioè si crea una posizione dominante o si orienta un flusso di denaro per la speculazione pura a scapito... (difficile da dimostrare, ahimè) dell'economia reale. Senza profitto non c'è più impresa ma il profitto deve essere distribuito, finalizzato all'interesse complessivo, dove entrano gli svantaggiati. Così nelle imprese industriali dovrò sempre valutare l'impatto di un investimento: si pensi al nucleare ...
Questa è dottrina comune della Chiesa dalla Rerum novarum in poi ...
Per chiudere citerò San Tommaso che pochi ahimè conoscono bene e se ne vedono le conseguenze ...
Bene, Tommaso, il quale, oltre che professore famoso a Parigi, era anche per parte di madre parente di Federico II, venne invitato alla tavola di San Luigi, re. Siamo al tempo dei catari nel sud della Francia, i perfetti, eredi dei Bogomili bulgari, puri manichei. Tommaso ascoltava senza parlare (lo chiamavano il bue muto ...), in fondo alla tavola, in quanto frate mendicante, un antagonista del tempo. Ad un certo punto il re, riferendosi ai catari, dice: certo, la povertà è importante ma bisogna anche indossare un bel vestito per piacere alla moglie ... Si sente, allora, un tremendo pugno sul tavolo e la voce del bue muto che dice: "ottimo argomento contro i manichei". Tutti credevano che lo avrebbero buttato giù da una finestra, come si faceva a quel tempo, avendo interrotto il re. Invece San Luigi che oltre ad essere santo era intelligente gli mandò a sedere accanto due cortigiani perché si facessero spiegare i motivi di quanto aveva detto.

Carlo Biancheri

2 commenti:

  1. In merito alla questione del libero mercato bisognerebbe anche dire che la Centesimus annus di san Giovanni Paolo II ha di fatto sancito l'alleanza tra Chiesa e mercato liberista e che la Sollicitudo Rei Socialis dello stesso santo Papa non fa nessuna menzione in relazione all'accumulo di rendite finanziarie. In questo sembra ravvisarsi una linea diversa rispetto alla "Rerum Novarum" di Papa Leone XIII che condannò decisamente l'usura e la "Caritas in veritate" di Papa Benedetto XVI che muove dure obiezioni al capitalismo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, grazie. Il fatto è che gli esperti economico-finanziari dei papi non sono tutti equilibrati ... Peggio di tutti quelli di Benedetto XVI che gli han fatto condannare i prodotti finanziari derivati in quanto tali, una sciocchezza. Anche la speculazione va analizzata: non va condannata di per sé ... ma vanno valutate le conseguenze ... Fino a che la gestione di queste cose, in contrasto con la "Gaudium et Spes, resta clericale è un problema ...
      Prima almeno si discuteva ...

      Elimina