venerdì 1 settembre 2017

UN PAPA ATTIVISTA?


Carlo Biancheri e Rosa Elisa Giangoia

Anche chi come noi, dopo il giovanile entusiasmo per il Concilio Vaticano II e la lunga attesa di una sua piena attuazione, ancora non avvenuta, ha salutato con speranza e soddisfazione l’elezione di questo papa che prometteva l’attenzione agli ultimi e la riforma della Chiesa, assolutamente necessaria, a distanza di quattro anni deve constatare che ci troviamo di fronte ad una situazione del tutto diversa rispetto alle attese, con molti aspetti che suscitano perplessità.
Abbiamo dovuto rilevare alcune nomine improvvide del papa stesso che hanno gettato cattiva luce sulla Chiesa, come quella di mons. Lucio Ángel Vallejo Balda e di Francesca Chaouqui al COSEA, finiti poi nelle mani della giustizia, di mons. Battista Ricca, per nulla esperto di economia, da direttore di Casa Santa Marta e della Casa del Clero a prelato dello IOR, carica da cui ha dovuto ben presto dimettersi essendo state divulgate notizie su suoi comportamenti omosessuali alla nunziatura di Montevideo, del cardinale Pell, nominato prefetto della Segreteria per l’Economia e costretto a sospendersi per correre in Australia a difendersi dalle accuse di pedofilia, del Presidente dell’Accademia della vita che invita sostenitori dell’aborto per il contenimento delle nascite a simposi scientifici. Si deve poi aggiungere la nomina di Arturo Sosa a generale dei gesuiti che avrà senz’altro avuto il placet del pontefice e di confratelli, amici suoi, come il nuovo responsabile  della Congregazione della dottrina della Fede.
A queste si aggiungono riforme non portate avanti, divisione e confusione nella Chiesa, gestione autocratica e per nulla collegiale, nomine di cardinali provenienti da regioni dove i cattolici sono un’infima minoranza, assegnazioni di vescovi nelle maggiori città italiane esperti più che altro di emarginazione ma senza l’esperienza,la cultura e la gravitas per mantenere unite grandi realtà: a Roma si aspetta ancora che il neo-vicario Angelo De Donatis batta un colpo, giacché la città lo ignora…
A lasciare perplessi è anche l’insistenza della predicazione di papa Francesco, improntata prevalentemente al conseguimento di  una giustizia sociale, più proclamata che spiegata, in cui riecheggiano temi di matrice marxista o ambientalista. Fà proprio il grido dei poveri, il diritto al cibo, quello alla conoscenza e ad essere informati dei procedimenti decisionali pubblici. A cui si aggiunge l’esaltazione del Tribunale internazionale per i crimini contro l’umanità.
Da questi e da altri elementi sembra delinearsi chiaramente il fatto che questo pontefice stia indirizzando l’operato della Chiesa Cattolica in un’attività volta ad un cambiamento della società dove la dimensione religiosa funge da sostegno. A conferma si possono citare i viaggi in Myanmar  (dove i buddisti non si convertono affatto…), in India (dove la minoranza cristiana è irrilevante e confinata nel Kerala), in Salvador con il preciso scopo della  canonizzazione di Romero, in Colombia dove avrebbe un ruolo importante come  mediatore politico.
Per i peccati come la corruzione e la mafia sembra non  esserci misericordia, bensì scomunica; anche Marx considerava il peccato individuale dei cristiani puro ‘moralismo’, in quanto prodotto dell’organizzazione sociale capitalistica che provoca l’alienazione, mentre per lui la vera colpa era l’opporsi alla liberazione del proletariato.
A differenza di quanto teorizzavano i marxisti e come hanno dimostrato i paesi in cui si è cercato di realizzare questa pseudo-ideologia ottocentesca, la Chiesa dovrebbe avere consapevolezza che non ci saranno soluzioni definitive, liberazioni messianiche, in questo tempo storico. Il Vangelo infatti dice: “i poveri li avete sempre con voi” (Mc  14,7; Gv 12,8). Questo ci dovrebbe far capire la nostra umana inadeguatezza a risolvere tutti i problemi del mondo, semmai bisogna trovare proposte che contengano e limitino il male, come insegna la dottrina sociale della Chiesa, e anche fornire conforto nelle sofferenze non solo materiali.
Si rileva una scarsa criticità nei confronti delle dittature di sinistra, specie in Sud America, mentre l’enfasi sui  cristiani perseguitati e martiri in molte regioni del mondo – insieme a tutti gli altri…- dovrebbe esser  maggiore.
È difficile capire il suo pensiero anche sui motivi per cui abbia assunto il nome di Francesco senza esser mai stato ad Assisi prima e non conoscendo le Fonti francescane che non cita mai: si ha l’impressione che Francesco sia stato inteso come un santo ‘schierato’, mentre in realtà non era affatto un pauperista. Il matrimonio con Madonna povertà faceva parte del cammino di “cristificazione”, cioè del cammino per divenire un altro Cristo, ‘il Signore poverello’, reso manifesto con  il dono delle stimmate a La Verna. Dante lo aveva capito molto chiaramente descrivendo i discepoli ‘scalzatisi’ che correvano dietro al santo… in fretta verso la Salvezza…(Par. XI 73-87).
Papa Francesco reputa che tutte le ideologie abbiano fatto il proprio tempo ma la Chiesa non può esser neutra di fronte a chi sostenga, ad esempio, che la persona umana possa esser conculcata in vista del benessere economico generale… o che la vita umana non vada protetta… Vuole anche lui sostituire la sociologia alla filosofia nel pensiero teologico, come il suo confratello Sosa? Lo sa che si tratta di scienza umana descrittiva, comportamentale che non spiega la ‘qualità’ e che non dà giudizi di valore? Nella sua predicazione emerge poco l’altra vita, la dimensione della Trascendenza e del mistero, scompare in una gioiosa macchina da guerra che dovrebbe favorire con ogni mezzo il progresso  e la giustizia sociale, in attesa dei quali non ci si deve lamentare, come recita il cartello sulla sua porta a Santa Marta.
Anche l’enciclica Laudato si’ suscita interrogativi. Infatti, se i richiami del Papa alla sobrietà (194-195) non vanno interpretati come una presa di posizione radicale contro la crescita ed il produttivismo, ma vadano visti piuttosto determinati da un’ottica di analisi terzomondista, sembra emergere una visione quasi ‘feticista’ del creato, in quanto l’enfasi sul passo del   Genesi  che lo affida interamente alla responsabilità dell’uomo - per cui è l’uomo stesso che deve individuare i criteri corretti per trasformarlo – è contenuta.
Nello stesso tempo sembra affermarsi  un generico irenismo nei confronti  delle altre confessioni cristiane, cioè un falso ecumenismo. In particolare tutta la “santificazione” di Lutero è un equivoco, in quanto la quasi totalità dei sacramenti viene meno nella Riforma, a favore di una assolutizzazione dell’interpretazione personale della Bibbia. Anche l’affermazione che ci si salva per sola fede contraddice  l’altra, secondo cui la fede senza le opere è morta. Quanto poi al pecca fortiter sed crede fortius è semplicemente un’idiozia, perché “chi bolle nel peccato” –espressione dei Padri - non riesce neppure a dire “Cristo Signore” –sempre secondo i Padri…- :occorre una metanoia, come esemplifica la parabola del figliol prodigo. E il Vangelo dice: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34 e Mt 6,21), ad indicare che ciò che il cuore desidera è ciò che si cerca…
L’elezione di questo papa è forse la conseguenza di un modo di sentire del tempo che tenta di umanizzare il mistero per renderlo credibile: basti pensare al fatto che il generale dei gesuiti dichiara che il diavolo è un mito, che non c’era il registratore per le parole di Cristo e che quanto a giudicare cosa sia male…beh! è difficile dire – anche la violenza ad un inerme?-.
Nella Compagnia di Gesù troppe volte nella sua storia si è insinuata la tentazione di conquistare il mondo con i mezzi del mondo con tecniche astute, come chiaramente indica quell’ abstrahere non est mendacium, tanto che nella Leggenda del Grande Inquisitore ne I fratelli Karamazov, Dostoievskj, ora tanto citato dai nuovi  gesuiti, scrive che il cardinale che chiede a Cristo: «Perché sei tornato?» è gesuita, e non a caso.
I primi oratoriani, su impulso di san Filippo Neri, il santo della gioia lo definiva il massone Goethe, nelle Costituzioni imponevano che nelle quotidiane conferenze dell’Oratorio non si parlasse «magistralmente et al modo parisino (S. Ignazio voleva che lo stile dell’insegnamento e della predicazione fosse improntato a quello delle Università parigine, per questo i gesuiti venivano chiamati i ‘maestri parisini’), vodo di ogni grassezza».
Factis amplius quam verbis ostendat , secondo san Benedetto, è ciò che  deve caratterizzare l’abate (Regola, caput II); tutto si inquadra, come insegna Rudolf Otto, nel fatto che «il sacro è l’orizzonte in cui allo spirito umano si costituisce l’esperienza del male radicale, non i mala mundi ma il malum mundi», la premessa per quel salto nella fede di cui parla Kierkegaard.

Il papa di recente ha detto che bisogna tornare a pregare… quasi opponendo  all’agire quotidiano, ma per un cristiano senza la preghiera la fede cos’è?

21 commenti:

  1. Complimenti! Siete davvero una coppia straordinaria, oltre che intelligente, colta, informata, capace di approfondire, acuta e originale, siete anche coraggiosi!
    Come mi farebbe piacere conoscervi e potervi frequentare!

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  2. Ma il papa quando scrive le encicliche non è sotto l’infallibilità per volere e ispirazione di Dio? Non bisogna accettarle per fede?

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    1. Il papa impegna quando parla ex cattedra; nelle encicliche quando non vi sono argomenti di fede si può dissentire con motivate ragioni, specie se siano in contrasto con la dottrina comune della Chiesa o con l'insegnamento dei papi precedenti.

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  3. A me pare che questo papa faccia di tutto per attirare l’attenzione su di sé e far parlare di sé. Adesso ci mancavano le sedute psicanalitiche con la psichiatra ebrea! Così tutti a dire che il cristiano non dovrebbe andare dallo psicanalista, ma... e perché Bergoglio allora c’era andato, ecc. ecc., così tutti a parlarne, a dire la loro e i riflettori tutti sul papa, sempre al centro dell’attenzione!

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    1. Per esser onesti la psicoanalisi nella misura in cui non si trasforma in una Weltanshauung non ha nulla che osti al cristianesimo. Diciamo piuttosto che sull'efficacia della terapia psicoanalitica ci sono le più ampie riserve: quando funziona è grazie allo stesso transfert che ci sarebbe con lo sciamano o con il confessore, per dirla con Freud. Ormai è quasi pacifico che serva come strumento di analisi più che come terapia..., almeno nella maggior parte dei casi.

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  4. Massimiliano Gaudenzi2 settembre 2017 alle ore 10:37

    Nella storia abbiamo avuto papi e antipapi, su posizioni spesso molto lontane in ambito teologico e politico. Oggi sembra riprodursi qualcosa di simile tra il papa emerito Benedetto (rimpianto da molti cattolici) e papa Francesco, da cui il mondo cattolico sta sempre più prendendo le distanze. Francesco ha subito voluto segnare la discontinuità rispetto a Benedetto, innanzitutto defenestrando i cardinali a lui più vicini (Burke, Meisner, Mueller, Brandmueller) e innalzando il suo oppositore, il cardinale Kasper. L’enciclica “Amoris laetitia”, poi, contrasta con altre precedenti e, di fronte ai “dubia” dei cardinali, papa Francesco ha innalzato un muro di silenzio, non rispondendo, né ricevendoli, isolando così anche il card, Carlo Caffarra, teologo morale di fiducia di Giovanni Paolo e di Benedetto. C’è poi l’atteggiamento nei confronti dei “principi non negoziabili”: Francesco ha taciuto in occasione dell’approvazione dei matrimoni gay in Irlanda e in Germania, come delle unioni civili in Italia, non ha mai rivolto nemmeno un saluto ai partecipanti ai due Family day, mentre ha dimostrato grande attenzione e simpatia nei confronti degli oppositori dei “valori non negoziabili”, cioè Marco Pannella, Emma Bonino ed Eugenio Scalfari.

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    1. Maritain, lo abbiamo scritto più volte, profeticamente ne "Le paysan de la Garonne", ha scritto che il tempo a venire dopo il Concilio sarebbe stato caratterizzato dall'avvento di due gruppi: i montoni di Panurgo, cioè i progressisti che seguono il capo montone che li butta nel burrone ed i ruminanti della Santa Alleanza. Noi ci rifiutiamo di aderire ad uno dei due gruppi. Abbiamo però l'impressione che l'elezione di questo papa sia dovuta al fatto che i candidati italiani fossero impresentabili e che si sia verificata una mirabile alleanza tra tedeschi, americani del Nord e terzomondisti che ha portato a questa scelta. Si è già visto nella politica internazionale quando queste coalizioni guidano a quali risultati portano a cominciare da Suez, dalla guerra in Corea, in Vietnam e "giù per li rami" come si dice a Roma... Quando mancano la prudenza,l'acribia dei greci, l'equilibrio, questi sono gli esiti. La prudenza forse è una qualità tutta italiana, insieme all'inconcludenza...

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  5. Mi sembra che sia da citare anche la dichiarazione solenne di papa Francesco, a proposito della riforma liturgica avviata dal Concilio Vaticano II: "Possiamo affermare con sicurezza e con autorità magisteriale che la riforma liturgica è irreversibile". La dichiarazione è stata interpretata dai più come un altolà intimato da papa Francesco alla presunta retromarcia avviata da Benedetto XVI col motu proprio "Summorum pontificum" del 2007, che restituiva piena cittadinanza anche alla forma preconciliare della messa in rito romano, consentendone la libera celebrazione, come seconda forma "extraordinaria" del medesimo rito. In effetti nel lungo discorso letto da papa Francesco si citano ampiamente Pio X, Pio XII e Paolo VI. Ma per Benedetto XVI, grandissimo cultore della liturgia, non c'è nemmeno un cenno. Tanto meno per il suo motu proprio, nonostante proprio questa estate ricorra il suo decennale. Molto limitato è anche il riferimento alle imponenti degenerazioni in cui è incorsa la riforma liturgica postconcicliare, appena denunciate come "ricezioni parziali e prassi che la sfigurano".

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    1. La riforma liturgica dopo il Concilio sebbene condotta da Bugnini (era massone?) poi finito in punizione nunzio a Teheran... fu una gioia per i fedeli che capivano quel che si diceva. Lei forse ignora che le donne recitavano il rosario durante la messa e che il prologo del Vangelo di Giovanni, che concludeva la messa, si leggeva di corsa perché la gente se ne andava senza attendere la fine. Praticamente i fedeli andavano solo per sentire l'omelia -possibilmente breve- e non parliamo dei canti: il "Tantum ergo" a Genova diventava "il merlo nel frumento"...
      È vero che la liturgia attuale si è molto impoverita rispetto ai testi latini ma il papa ha ragione a dire che non si torna indietro se si vuole consentire anche a chi non è un 'umanista'di pregare. Caso mai si potrà intervenire sui testi ed evitare canti idioti come: "Gesù, Gesù riposati anche tu"...
      Certo l'enfasi sulla presenza reale dovrebbe esser ben diversa: non condividiamo l'andazzo di scimmiottare i protestanti che in materia liturgica han ben poco da insegnare e forse si potrebbe anche chiarire che il sacerdozio ministeriale non è quello comune dei fedeli... Non si torna indietro non vuol dire che non si migliori.

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    2. Oltre alle storpiature liturgiche genovesi si potrebbe ricordare che Antonio Gramsci nei Quaderni del carcere dice che in Sardegna il “dona nobis hodie” del Pater era diventato Donna Bisodia per cui si
      spiegava ai bambini che era una donna tanto buona che il suo nome era entrato nella preghiera.

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  6. Direi che coglie nel segno Maurizio Ferraris che su Repubblica di ieri dice che, contrariamente a quanto i poteva immaginare, la triade libertà, fratellanza e uguaglianza ha trovato il più illustre difensore nel papa.

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    1. Consonanza oggettiva di 'fratellanze'?

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  7. Penso che un’eccellente e documentata pars destruens come la vostra, meriti almeno lo sforzo di giustapporre una pars costruens.
    La Segreteria di Stato fa la Segreteria di Stato e non più la merchant bank, almeno non come principale ragion d’essere e a capo di tale struttura vi è un diplomatico di vaglia. Prova ne sia il fatto che, contrariamente ai suoi predecessori, si cura di comparire solo quando strettamente necessario, evitando qualsiasi sovraesposizione mediatica, cui ci avevano abituato gli illustri predecessori.
    Tale ritorno entro un alveo di normalità sembra aver cominciato a produrre qualche risultato, come il disgelo tra Stati Uniti e Cuba, purtroppo interrottosi a causa della nuova presidenza Usa. Con pari se non superiore impegno procede il dialogo con la Chiesa Ortodossa, che si spera foriero di novità positive in tempi brevi.
    La Conferenza Episcopale Italiana è l’assemblea dei vescovi italiani, i quali raccolgono e rappresentano le istanze di tutti i cattolici del nostro paese. In quanto tale non entra più a gamba tesa nella politica italiana, come un partito o un sindacato qualunque, arrogandosi il diritto di sabotare un referendum sui c.d. valori non negoziabili, come accaduto non troppo tempo fa.
    Apsa e Ior stanno cercando, con una certa fatica, di aderire agli standard contabili più comuni e di presentare bilanci leggibili e trasparenti, non senza affrontare resistenze notevoli, fuori e dentro il Vaticano. Le lotte intestine per il controllo di veri e propri feudi personali nella sanità cattolica convenzionata come l’Idi, la Casa sollievo della Sofferenza, il San Raffaele (per tacere del Koelliker o del Gradenigo torinesi) sono esempi degli interessi milionari in gioco.
    Nell’ambito del diritto matrimoniale canonico si è dato corso a una riforma che, pur tra incertezze interpretative di grande rilievo, ha il merito di rimettere al centro le persone, non le pandette, dando la facoltà agli ordinari diocesani di dichiarare nullo un matrimonio nei casi più eclatanti e con l’intenzione di offrire anche a chi abita le “periferie esistenziali” qualche forma di conforto.
    Tutto questo attivismo non è stato scevro da errori e da qualche cambiale in bianco firmata alle persone sbagliate: quanto meno mi sembra ingeneroso sostenere che non durante questo pontificato non si sia provato a fare alcuni passi.
    Pochi? Tanti? Abbastanza direi, per un immigrato argentino di seconda generazione.

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    1. Leggo sempre con interesse quanto scrive Stefano Giaquinta che ha ben ragione a sostenere che la situazione precedente quanto ad affari et similia era babilonese.
      Ma qui bisogna stare attenti a qualcosa di ben più fondamentale e cioè se non andiamo a buttar via il bambino con l’acqua sporca al di là dei gesti e dell’effetto annuncio.
      Sui risultati positivi avrei qualche incertezza in più.
      Alla buon’ora che si applichino gli standards contabili internazionali, anche se dettati dagli americani che non li applicano a casa loro e che in certi casi rendono i bilanci europei incomprensibili (in molti paesi asiatici sono corretti, cioè deviati…) e costituiscono un dilemma per chi li prepara e per i revisori contabili, quando debbono esprimere la true and fair view, specie quando non c’è mercato…: per esempio sugli strumenti finanziari, o per le assicurazioni, ma su questo tema torneremo un’altra volta…; meglio di niente…, però, questo è vero.
      I progressi con la Chiesa ortodossa? Quali? Come è andato il Sinodo pan-ortodosso? Il patriarca della Chiesa costantinopolitana ha un mero primato di onore e sono quattro gatti al Fanar. Le Chiese ortodosse sono autocefale nel senso che sono indipendenti ed essendo tutt’uno con lo Stato –il patriarca della Chiesa bulgara non era dei servizi segreti?- penso che non abbiano alcuna intenzione di rinunciare ad alcunché del loro credo e tradizioni e men che meno di unirsi a Roma. In Armenia la messa il papa non se l’è celebrata da solo? Non c’è istruzione religiosa del popolo, se non nelle scuole, nei paesi dell’Est ortodossi, con l’esito che pochissimi laici colti conoscono la teologia ma il popolo è ignorante ed i santi sono una sorta di taumaturghi a cominciare da San Michele… Se si farà qualcosa con Cirillo ed i russi sarà per motivi di strategia politica internazionale voluti da Putin. Resta il fatto che il popolo non ha l’idea di cosa sia ecumenismo.
      Il Segretario di Stato fà il diplomatico e come tale dice banalità sull’accoglienza, perché dovrebbe riconoscere che nel paese Italia non ci sono né risorse né persone qualificate in numero sufficiente, in grado di accogliere seriamente così tanta gente che, come leggiamo, si incattivisce perché abbandonata a sé stessa e priva di cultura. Queste cose van ben tenute in conto. E’ già così difficile far funzionare la Pubblica Amministrazione che non applica correttamente delle leggi mal fatte, figurarsi se siamo in grado di fare un lavoro aggiuntivo: ci vorranno anni, lustri… Non ragioniamo come il cavaliere di Chevalley in Sicilia perché si è visto a cosa ha portato l’illuminismo sabaudo nell’unificazione… Per l’intanto Roma è stata distrutta dai palazzi Umbertini… e dalla fabbrica dei Monsù Travett…Napoli aveva un’industria ecc.,ecc.
      Tutte queste sono piccole cose di fronte al fatto che l’orizzonte sembra volare sul contingente ed il generale dei gesuiti non perde occasione per esprimere posizioni moderniste condannate dal magistero. Il silenzio del papa al riguardo è assordante.
      Quando noi diciamo che il Concilio non è stato attuato intendiamo che la Chiesa, indipendentemente dai carismi che non ci fanno tutti uguali, resta appannaggio clericale e non ci interessa affatto che ad una teologia incentrata sulla Trascendenza si sostituisca una teologia che fa coincidere il progresso sociale umano con la Storia della salvezza, per citare Marrou. Non è questo lo spirito del Concilio quando nella Lumen Gentium si dice che la Chiesa è un popolo…; non si tratta del popolo in piazza di Peròn eterodiretto...





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  8. Dopo dieci anni credo che il Motu Proprio di papa Benedetto abbia costituito un atto di ragionevolezza; infatti non è pensabile che un rito che si è celebrato per secoli e secoli da un giorno all’altro perda valore, perché un mons. Bugnini qualunque e i suoi seguaci e accoliti lo hanno deciso. Non solo; ma vedendo quello che succede nelle chiese di tutto il mondo, non si capisce perché sia necessario e obbligatorio cancellare la bellezza e la solennità di una formula per rivolgersi a Dio che tocca il cuore e le sensibilità di tante persone. E addirittura, farne una colpa, e discriminare chi la celebra, come purtroppo accade troppo spesso e in troppi luoghi in questa Chiesa. Cioè, forse si capisce; ma fermiamoci qui. Nella speranza che l’immediato futuro non ci riservi qualche ulteriore follia autoritaria o improvvisazione creativa…
    don Mario Furlani

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    1. Veramente la riforma liturgica è stata approvata da Paolo VI. Nella Commissione, oltre al Bugnini, c’erano fior di uomini di fede e teologi, magari non sempre disposti ad ascoltare le ragioni altrui…, come il benedettino Vagaggini.
      Due anni fa a Bruxelles, dove si celebrano poche messe, essendo un paese post-cristiano, ho partecipato nella Chiesa a loro assegnata alla celebrazione secondo il rito antico. Col latino me la cavo (certo non con la conoscenza e l’autorevolezza della mia co-blogger) ma leggo la Summa tranquillamente eppure, debbo dire che si perdeva tutto. Non solo, ma si aveva l’impressione che il sacerdote, come unico mediatore…, escludesse il popolo…:la messa diveniva un fatto privato.
      Un grande teologo domenicano il p. Deandrea, professore di dogmatica all’Angelicum, quando ancora si studiava seriamente san Tommaso (mentre alla Gregoriana Alfaro metteva le basi del fideismo teologico odierno in ossequio al dogma del pensiero critico ed alla sacralità del soggetto…) che conosceva perfettamente il tedesco ed era uno dei pochissimi in Italia ad aver studiato Barth ed in grado di criticarlo, sosteneva che se un sacerdote nel celebrare la messa esclude il popolo la messa è invalida… La mia impressione è che qui si sia al confine… D’accordo che il contenuto era ben più ricco ma la ‘cena’ eucaristica è il cuore della fede cristiana ed è bene che tutti vi partecipino.
      Il popolo non deve esser trattato come gli Indios in Messico. A Città del Messico, se ci va, vedrà nelle chiese coloniali dei francescani una sorta di piazza vuota accanto alla Chiesa con dei muri. Lì stavano gli Indios che mezzi nudi non potevano entrare in Chiesa… ed un frate usciva a predicare loro… Non erano degni di assistere alla messa…

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  9. Per la parte musicale della liturgia può leggere:
    http://www.lastampa.it/2017/09/05/italia/cronache/compositori-cattolici-in-rivolta-basta-brutta-musica-in-chiesa-CCMNgQXp7T18VqfeJBcW5J/pagina.html

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  10. Perché non organizziamo anche noi qui in Italia una bella sceneggiata di riconciliazione con la mafia? Tiriamo fuori dal carcere Totò Riina e qualche altro della mafia e della ‘ndrangheta e gli facciamo deporre un po’ di armi in San Pietro ai piedi del papa e poi cantiamo il Te Deum... sperando che non ammazzino più nessuno e non facciano più venire la droga dalla Colombia.

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    1. Veramente in diversi paesi dell’ America latina, droga e politica sono intrecciate.
      In Perù Sendero luminoso, ad esempio, si finanziava anche con la droga, ma tutti questi movimenti giocavano sui ‘comuneros’, sui ‘pueblos’ indios dove storicamente non c’è la proprietà privata ma tutto appartiene alla comunità, sotto la guida ‘ferrea’ dell’alcalde… Ne deriva che ci sono state vere e proprie guerre civili anche perché la borghesia si identifica nella classe dominante che possiede tutto o quasi. Così si spiega la timidezza del papa nel condannare il golpista Maduro, tenuto conto di chi lo sostiene… Il tentativo di pacificazione è lodevole e, per la prima volta, ha citato insieme alla misericordia la verità e la giustizia che, a nostro debol parere, non sono separabili, come si legge nella Scrittura…
      La nostra mafia è piuttosto un’accozzaglia di delinquenti che approfitta della debolezza dello Stato per sottomettere e corrompere interi territori ed attività.



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  11. Ha ragione lei Biancheri, bisogna pregare, pregare molto, invece di fare tante contrapposizioni e divisioni all’interno della Chiesa, perché, se guardiamo la storia, quando ci sono state delle divergenze nella Chiesa, anche gravi, si sono superate perché ci sono state delle grandi figure di santi che hanno molto pregato.

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    1. Ci sono stati santi ed alcuni grandi erano anche laici, nei periodi bui, come lo erano san Francesco e santa Caterina da Siena… - san Filippo Neri non voleva esser sacerdote, fu convinto dal confessore, anche per proteggerlo - …
      Nella vita religiosa c’è sempre la tentazione di trasformare la vocazione in mestiere o in guida per gli altri… per questo san Benedetto parla nella figura dell’abate di gestis più che di parole… e Gregorio Magno scrive di lui che non predicò diversamente da come visse: un marxista ante litteram…
      Bisogna pregare, certo, ma anche utilizzare l’intelligenza che Dio ci ha dato per riflettere e dire le cose, come ha fatto san Tommaso d’Aquino, Doctor communis…

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