sabato 7 maggio 2022

LA GUERRA, L'IRENISMO E LE VITTIME

Carlo Biancheri 

Aristotele ripete in più occasioni, ivi incluse le Etiche, che il giudizio deve esser scevro da passione perché governato da intelletto e ragione, anche se va difeso con passione.
Si tratta dell’esatto contrario dell’atteggiamento che ha generato molte opinioni, espresse nel nostro paese, sulla bruttissima guerra scatenata dal dittatore russo e dalla sua banda in Ucraina.
Ci sono quelli che con viso serio, sui media, vogliono far valere le buone ragioni di Putin: bastian contrari di professione, come storici squilibrati i cui libri sono accuratamente da evitare, perché se il metodo del giudizio è quello dell’umore e della passione non vi è alcuna garanzia che le loro analisi siano in qualche modo aderenti alla realtà o quantomeno plausibili, esperti internazionali supponenti con l’aria di saper bene come stiano le cose e che invece formulano ipotesi che corrispondono a quelle dell’uomo della strada, oppure professorelli bisognosi di ulteriori studi, perché affetti da crassa ignoranza e presunzione o addirittura gli stessi complici russi di Putin, intervistati da conduttori in modo demente nei talk show televisivi, situazioni paragonabili, nell’ultima guerra mondiale, ad interviste radiofoniche ipotetiche nelle quali si fosse chiesto a Goebbels come mai volesse sopprimere gli ebrei, i disabili, i Rom e gli omosessuali. Purtroppo dal pensiero idealistico discende che la verità è 
dialettica e, quindi, la ‘plebe’ culturale, cioè i conduttori degli show, pone tutte le opinioni, che dovrebbero generare il vero, sullo stesso piano: un’emerita idiozia, un po’ come l’assunto che non si possa conoscere il noumeno, cioè la vera realtà, proferito da uno che scriveva che il quoziente intellettuale dei neri è inferiore a quello dei bianchi e si tratta…, ahimè, di Kant!
C’è poi la categoria di marxisti d’antan che rivivono l’ubriacatura felice della giovinezza sessantottina e che, dinanzi al ‘vento della Storia’, non stanno molto a sottilizzare sui massacri: il nemico è la Nato dei capitalisti che associano alla guerra degli americani in Vietnam. Se poi ci sono fatti concludenti di orrori allora citano esempi di altri massacri, pensando che sia una giustificazione, fondata com’è sulla sapienza popolare del proverbio italico: mal comune mezzo gaudio che, lo abbiamo già scritto, si traduce in spagnolo mal de todos remedio de tontos (male di tutti, rimedio da cretini). Mascheroni di donne mal vissute, già belle eroine rosse da salotto, insinuano che le vittime se la siano andata a cercare e non si capisce perché non cedano per una buona volta i loro territori migliori ai prepotenti che vogliono controbilanciare il potere degli americani e rendere così, finalmente, il mondo multipolare… Ci sono anche gli ex maoisti, divi televisivi, del tutto indifferenti al vero in quanto loro stessi con la loro prassi, il loro operare, sono il criterio di verità…, sostenuti da cattolici di professione che nulla hanno a che vedere con san Francesco, santa Caterina da Siena, san Filippo Neri, per non parlare del Doctor communis, che criticano senza conoscerlo e capirlo, spicca tra tutti il Tarquinio, direttore di “Avvenire”, giornale aziendale, prono alla gerarchia e che ignora che san Gerolamo (!) fin dai primi secoli definiva farisei la gerarchia dell’epoca... Soprattutto si confonde credenza religiosa e clericalismo: infatti, si saprà solo alla fine della vita chi abbia veramente praticato una fede, non chi si definisce tale. Che abbia ragione don Milani che scriveva che l’obbedienza non è più una virtù? Certamente non lo è, come insegna Tommaso, quando viene comandato il male…
Del resto c’è un coro irenista diffuso che vuole la pace a tutti i costi, senza se e senza ma, ma per far la pace bisogna che entrambi i belligeranti la vogliano ed occorre anche un terreno comune su cui accordarsi e Putin non la vuole per il momento. Non solo, la pace non significa imporre ad una parte di arrendersi, né ipotizzare che vi siano Stati che impongano agli altri quel che debbano fare: dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, non a caso, nella Carta istitutiva delle Nazioni Unite è prevista l’autodeterminazione dei popoli e l’autonomia degli Stati, contraddetta dai russi che vogliono ridisegnare i confini territoriali a seconda delle loro convenienze: la logica del lupo e dell’agnello. Perfino il vescovo Bruno Forte, stella della teologia idealisticheggiante, ha ricordato che un pacifismo a tutti i costi contraddice la legittima difesa con le armi, da applicare con il criterio della proporzionalità e senza la quale si sacrificano gli inermi, gli ultimi.
Il pontificato gesuitico, fedele alla sua tradizione che scandalizzava san Carlo Borromeo - ‘pretendono di dar consigli ai principi’… - imposta tutto in chiave politica. Non c’è nulla di spirituale che avrebbe fatto capire immediatamente chi è l’aggredito e chi è l’aggressore e, invece, si cita la provocazione della Nato che abbaiava ai confini, avallando così che alcuni Stati siano ‘più uguali’ degli altri,in altri termini l’equilibrio della forza. Anche il dialogo con l’ortodossia è molto male impostato e diversissimo da quello prefigurato al tempo del Vaticano II. Invece di porre l’enfasi sulla tradizione spirituale e su linee teologiche, come quelle di Evdokimov, si parla con un Kirill, già membro del Kgb, cioè dei servizi segreti. Può il capo di una Chiesa esser stato membro dei servizi segreti? Cosa predicherà? È l’esito del cesaropapismo e, purtroppo, anche in altre Chiese ortodosse, come quella bulgara fino a dieci anni fa, la situazione era la stessa.
La realpolitik vaticana contraddice l’insegnamento di altri papi del XX secolo che avevano sempre riconosciuto il diritto di difendersi da parte di un popolo aggredito, Pio XII e Giovanni Paolo II. La cattolicità non si è mai identificata con la sola gerarchia, come ampiamente dimostrato al tempo di san Francesco e non solo. Del resto chi conosce i giudizi universali all’interno delle Chiese medievali vedrà all’inferno una pletora di ecclesiastici, papi e vescovi inclusi… e, probabilmente, senza tanti sinodi inconcludenti, solo la fede viva dei fedeli laici potrà forse suscitare sacerdoti autentici, consapevoli del mistero che amministrano: non predicò diversamente da come visse, sintetizza così san Benedetto, il suo discepolo Gregorio Magno.
Si dice, infine, che c’è il rischio di una guerra atomica. Si cedette a Hitler nel secolo scorso con i Sudeti ma costui non si fermò nel suo disegno diabolico e Putin non è diverso. Non ci sono risposte razionali per fermare il male che è irrazionale, si può cercare di contenerlo e, certamente, se non si vuole essere disumani, bisogna soccorrere i più deboli, gli aggrediti.
C’è un’evidenza del bene, al di là delle chiacchiere, basta riconoscerlo.


5 commenti:

  1. Per fortuna che non tutti hanno tempo da perdere a seguire tutto quello che diconoin tv... RENATO FORTINI

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  2. Quello che dicono i nostri "pensatori" sull'Ucraina conta poco. Secondo
    me, la cosa importante è che la Nato e l'Unione Europea hanno rischi,
    situazioni e interessi diversi e che ls Nato fa gli interessi degli USA.
    Gli Stati Uniti hanno molto meno da perdere per questo inaspettato
    prolungarsi dells guerra. Inoltre un'Europa sempre più in crisi dovrà
    fare sempre più affidamento su di loro dal punto di vista commerciale.
    Per questo bisognerebbe che l'Europa fosse autonoma e non a rimorchio
    della Nato.

    Pino Beltrami

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    1. Vasto programma, avrebbe detto De Gaulle...
      È vero che gli USA risentono della guerra assai meno di noi, anche se per sostenere l'Ucraina hanno speso ben di più.
      Attenzione però a non fare discorsi alla Salvini, Meloni o quel tal avvocato del popolo... e cioè: l'Europa deve fare...
      L'Europa è composta da 27 Stati membri, ciascuno con un peso diverso in Consiglio. Molte materie richiedono ancora decisioni all'unanimità e raggiungere un accordo politico non è una passeggiata. Solo in Italia certi tenori politici ripetono stupidamente 'l'Europa deve fare...', ma l'Europa è un condominio e nei condomini ciascun condomino fa quel che gli pare? Può imporlo agli altri?
      Bisogna essere indipendenti dagli americani ma sapendo che solo loro hanno la deterrenza economica e militare per imporre decisioni, entro certo limiti... Neppure loro sono in grado di costringere Putin a ritirarsi da un territorio invaso. Come sempre la realtà è complessa.
      Carlo Biancheri

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  3. Sbaglierà Putin a dire che l'Ucraina va denazificata, ma si è visto che
    molti di quelli che sono usciti dall'acciaieria avevano tatuaggi con
    simboòi nazisti... Cosa vorrà dire?

    Raffaele Bolla

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  4. Senza scomodare linguisti o i filosofi dell'ermeneutica, è sufficiente viaggiare o forse vivere un po' in un paese dell'Est per comprendere che la similitudine al nostro mondo è come una verniciatura.Si tratta di mondi lontani - e non mi riferisco ai villaggi delle steppe russe o a quelli del Caucaso ma anche ai paesi del Sud dell'Europa, inclusi i dirimpettai dell'Italia al di là dell'Adriatico, che vivono un tempo arcaico,di identità nazionale mentre il ritmo dissennato di vita dell'Occidente è subìto non accettato nel profondo.
    I simboli nazisti, per quanto ne sappia io, denotano forse una risposta confusa di difesa nazionale verso un invasore che ha spadroneggiato nel paese ucraino multietnico, composito (polacchi, rumeni, russi, ebrei ecc.) o di protezione con la forza della famiglia (,v. Polonia) del clan... ma non è facile interpretare.Quel che è certo, l'errore marchiano consisterebbe nel dare ai simboli il significato che diamo noi.Non è semplice rispondere al quesito ma Levy Strauss ha insegnato a considerare il diverso, il 'selvaggio' non in modo brutale...

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