lunedì 11 marzo 2024

LO STILE GESUITICO FA' BENE ALLA CHIESA?

 Carlo Biancheri


In occasione del quarto centenario della nascita di Pascal, l’attuale pontefice ha scritto una lettera intitolata Sublimitas et miseria hominis, in data 19 giugno 2023.
È noto ai cultori l’avversione di Pascal nei confronti dei Padri gesuiti, espressa nelle Lettres provinciales nella controversia, non minore, tra i gesuiti da una parte e i giansenisti, di ispirazione calvinista, e i domenicani dall’altra in materia di grazia sufficiente e di grazia efficace. In pratica si tratta di determinare se l’uomo possa salvarsi con le sole forze della grazia di Dio c.d. sufficiente, ricevuta alla nascita, come sostenuto dal p. Molina e dal molinismo, oppure se abbia bisogno della grazia efficace per operare il bene.
Nella lettera succitata il pontefice regnante ritiene che non sia certo il luogo per riaprire la questione e che il ‘giovane’ Pascal voleva combattere il semipelagianesimo dei gesuiti molinisti. ’Facciamogli credito sulla franchezza e la sincerità delle intenzioni’, si legge, e ciò fa pensare che Pascal, se non era un poveretto, di certo si sbagliava di grosso.
Il nostro debil parere, per riprendere le parole di fra’ Cristoforo dell’amato Manzoni, è invece quello che la questione sia di maggior importanza perché sottende una visione teologica dell’uomo che può orientarlo verso un approccio che mira all’attivismo del fare, con uno sforzo volontaristico/prometeico, invece di un atteggiamento che i giansenisti di Port Royal volevano spirituale, rivolto al mistero della grazia, senza l’angoscia della predestinazione degli eletti, teorizzata dai calvinisti.
Anche Dostoevskij ne I fratelli Karamazov, allorché Ivan racconta ad Aljosa la leggenda de Il Grande Inquisitore col ritorno temporaneo di Gesù sulla terra, ritiene che i gesuiti siano soprattutto interessati a guidare l’umanità: ’Sono semplicemente l’armata romana per il futuro regno universale terreno, con l’imperatore, il pontefice romano alla testa… ecco il loro ideale, ma senza nessun mistero e nessuna sublime tristezza… La più semplice brama di potere, di sordidi beni terreni, di asservimento… una specie di futura servitù della gleba, nella quale essi sarebbero i proprietari fondiari’.
Del resto, nel XVI secolo, san Carlo Borromeo a Milano, alla guida della più grande diocesi del mondo dell’epoca che arrivava fin quasi a Ginevra, voleva abolirli da subito ‘perché pretendono di dar consigli ai principi’, in chiaro: fanno politica.
E vediamo cosa rimprovera il ‘giovane‘ Pascal ai gesuiti.
Nella seconda delle 
Lettere provinciali si legge che la Società di Gesù è troppo politica per comportarsi diversamente. Si contentano di aver vinto su quelli che ammettono la grazia sufficiente, anche se la intendono in modi diversi, e ciò consentirà loro di ritenere che la grazia efficace non è più necessaria. La Società è ben soddisfatta dell’accettazione da parte dei domenicani della grazia sufficiente. Non esige che essi neghino la necessità della grazia efficace… Non bisogna tiranneggiare gli amici… I gesuiti hanno guadagnato abbastanza perché il mondo si sazia di parole: pochi approfondiscono le cose…
Nella terza lettera Pascal scrive che quello che è eretico nei semi-pelagiani – da notare che Pelagio riteneva che ci si salva con le sole forze umane – diviene ortodosso negli scritti dei gesuiti: l’antica dottrina di sant’Agostino sarebbe una novità insopportabile, mentre le invenzioni nuove che si fabbricano tutti i giorni vengono fatte passare per la fede antica della Chiesa.
Nella quinta lettera si legge che il corpo dei gesuiti non ha nulla di definito, ciascuno ha la libertà di dire ciò che pensa.
Il loro scopo non è quello di corrompere i costumi ma neppure quello di riformarli: sarebbe una cattiva politica.
Hanno una buona opinione di loro stessi e vogliono che la loro fama sia diffusa per governare tutte le coscienze. E poiché le massime evangeliche servono per governare alcuni tipi di persone se ne servono nelle occasioni che sono loro favorevoli ma, siccome queste massime non vanno bene alla maggior parte delle persone, le lasciano da parte per quel tipo di persone in modo da soddisfare tutti. Avendo a che fare con persone di tutte le condizioni e nazioni così differenti è necessario disporre di casuisti per rispondere a tutte queste diversità. Se non avessero che dei casuisti permissivi distruggerebbero il loro principale disegno, quello di abbracciare tutto il mondo, perché i pii cercherebbero una condotta più sicura. Ma sono pochi…
Conservano tutti i loro amici e si difendono dai nemici: se accusati di rilassatezza, mostrano i loro direttori spirituali austeri e qualche libro sul rigore della legge cristiana e i semplici si contentano di queste prove. Così in paesi dove la croce è uno scandalo non ne parlano e predicano solo Gesù Cristo glorioso (v. India, Cina). Consentono l’idolatria pur di portare sotto il vestito un’immagine di Gesù e di pensare a lui quando fanno adorazioni pubbliche al Chacimchoan e a Keum-Fucum tanto che si dovette emanare un decreto della Congregazione nel luglio del 1646 (card. Capponi) per obbligare ad esibire il crocifisso in tutte le Chiese. Giustificano la loro prudenza umana e politica col pretesto della prudenza divina e cristiana, come se la fede e la Tradizione che la mantiene non fosse sempre una ed invariabile in tutti i tempi e in tutti i luoghi. La norma deve inchinarsi per convenire al soggetto che gli deve essere conforme. Tutti gli uomini hanno grazia sufficiente per vivere nella pietà nel modo che la intendono (Per associazione di idee viene alla mente la Dichiarazione di Dubai sulle religioni ‘benedette da Dio’). Essendo la loro morale pagana, la natura basta per osservarla. E qui Pascal aggiunge un’osservazione sulla grazia efficace che non serve a rispettare i doveri esteriori della religione ma ad ottenere una virtù migliore di quella farisaica o più saggia del paganesimo…
I Padri della Chiesa contrastano con i teologi moderni? I Padri andavano bene per la morale del loro tempo ma sono troppo lontani dal nostro… (non è dissimile da quel che sosterranno i modernisti secondo i quali i dogmi riflettono la religiosità del tempo).
Nella sesta lettera apprendiamo che l’obiettivo capitale della Società di Gesù per il bene della religione è quello di non respingere nessuno per non far disperare il mondo (Tutti dentro…). Per questo, considerati i vizi a cui si è più soggetti, in tutte le condizioni sono state stabilite dai casuisti delle norme così blande, senza ferire la Verità (…), che sarebbe difficile non esserne contenti (v. il bene possibile anche nei casi di intrinsice malum). Ciò che conta è l’intenzione soggettiva: così i servi che portano messaggi disonesti non sono responsabili se la loro intenzione è semplicemente quella di mantenere il guadagno.
Si arriva addirittura, nella settima lettera, a permettere ad un religioso di uccidere se l’azione è messa in opera per prevenire la maldicenza, altrimenti non contenibile: ciò che conta è l’intenzione.
Si potrebbe continuare con l’elenco e citare il famoso esempio di relativismo: ciò che non è consentito al di là del fiume, è permesso al di qua.
Quel che interessa rilevare, come allora, è che un credente sincero non cerca risultati umani perché non confonde il proprio desiderio con la volontà di Dio. Si legge a La Verna la frase di Francesco piccolino: la vostra pace sia nella Sua voluntade. Ormai tutti vanno rilevando che occorre un supplemento d’anima, si diceva un tempo nel secolo scorso, o di spiritualità per affrontare con la virtù della prudenza – la scelta adeguata dei mezzi per raggiungere il fine- le tragedie della vita del nostro tempo. Non si tratta di correr dietro alle ultime novità di successo, che col tempo si rivelano transeunti, né di credere che la Storia abbia una razionalità e un progresso lineare.
Nella spiritualità dei gesuiti c’è l’ubbidienza ma manca l’umiltà/povertà: l’opposto di Francesco piccolino e Pippo bono (san Filippo Neri). Di questo la Chiesa ha bisogno oggi, non di organizzazione, perché non è un’azienda.

6 commenti:

  1. Ma lei Biancheri ragiona con gli schemi mentali e culturali di 400 anni fa! Semplicemente ridicolo...
    Roberto Ghersi

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    1. Scusi ma per lei la Storia è criterio di Verità?
      Anche Hitler nel 1936?O Stalin?O Putin adesso?È la modernità, no?
      Sappia che Aristotele molto riscoperto adesso, dopo l'ubriacatura hegeliana e soggettivistica durata duecento anni che porta al nulla, scriveva:le cose più antiche sono le più vere.E io condivido.

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  2. Ma il papa Francesco aveva proprio tempo da perdere a scrivere la sua LIFE! Pensa che a noi interessino i fatti suoi? O forse vuole lasciare ai posteri la sua versione dei fatti salienti della sua vita, soprattutto i rapporti con i dittatori argentini... Ma a noi interessa la verità, non quello che lui vuole farci credere, anche sul caso Orlando.
    Federico Ricci

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    1. Rosa Elisa Giangoia17 marzo 2024 alle ore 16:18

      E' certo un'operazione per dare un'immagine di sé e un'interpretazione del proprio operato, come in ogni tempo le autobiografie, in linea con il fatto che in effetti questo pontificato abbia uno stile dirompente per adeguarsi al linguaggio del tempo, incentrato sulla soggettività dell'individuo, ma nel contempo vanifica la sacralità del ruolo come successore dell'apostolo scelto da Gesù 'per pascere le mie pecore...'
      Basti quanto ha detto sui sacerdoti, i religiosi e le suore che guardano il porno (tutti? ci chiediamo) che fa domandare ai fedeli quando partecipano alla messa se il celebrante si dedicherà al porno ...in prosieguo...
      Quel che è ancora peggio è la strategia politica di questo papa per imporre le sue visioni dottrinali specie nell'ambito del Sinodo che riprenderà in autunno o per la sua successione.

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  3. Ma chi glielo va a dire al papa che loro guardano il porno?

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    1. Non sappiamo. Lo ha dichiarato lui...

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