giovedì 17 novembre 2011

GLI ANTICHI AVEVANO RAGIONE

Rosa Elisa Giangoia 

Le recenti vicende del nostro paese, che hanno portato ad un rapido cambio di governo, testimoniano ancora una volta come i classici greci e latini avessero saputo, attraverso l’osservazione acuta delle vicende dei loro tempi, teorizzare quanto sempre succede nelle vicende umane.
Nel nostro caso occorre recuperare la teorizzazione dei sistemi politici che fa Polibio, rifacendosi ad Aristotele, concezione ripresa e consegnata al pensiero moderno da Cicerone nel I libro del suo De re pubblica.
Il pensatore romano, infatti, in questo suo dialogo, muovendosi nell'ambito dello stoicismo, espone la teoria della costituzione di Roma antica, stabilendo il nesso fondamentale tra la morale dei costumi politici e le virtù morali dei comportamenti individuali.
Cicerone innanzitutto introduce la discussione mostrando come gli uomini non siano nati per uno studio meramente astratto: la ricerca della verità filosofica, egli argomenta, non dovrebbe mai prescindere da una sua concreta applicabilità, in una prospettiva che risulti utile ai grandi interessi della filantropia e dell'amore per la patria.
Passa poi ad esporre la dottrina aristotelico-polibiana delle tre forme di governo (monarchia, aristocrazia, democrazia), delle loro rispettive degenerazioni in tirannide, oligarchia e oclocrazia e del necessario passaggio dall'una all'altra di esse. Degenerazioni  che sarebbe evitabili solo grazie alla stabilità assicurata dalla costituzione mista, che contempera in sé gli elementi fondamentali delle tre forme di governo, come appunto nella Repubblica Romana del II secolo a.C., in cui i consoli, il senato e i comitia riproducevano le tre forme canoniche.
Queste teorie hanno ispirato molti di coloro che hanno operato per la realizzazione della democrazia moderna, sia a livello teorico (Charles de Montesquieu) sia nella pratica politica (Padri fondatori degli Stati Uniti d’America), per cui anche il regime di democrazia in cui siamo vissuti noi in questi ultimi sessant’anni in buona parte ne deriva.
E ora cos’è successo? La democrazia stava degenerando in oclocrazia!
Se infatti la definizione di ‘oclocrazia’ è “governo della parte peggiore del popolo”, ben si adatta al governo Berlusconi, eletto sì dal popolo, ma che per comportamenti morali e politici stava ampiamente dimostrando degenerazione ed aspetti negativi. Quindi, come saggiamente ci hanno insegnato gli antichi, non c’era altra via che ridare il potere in mano ad un “uno”, saggio ed esperto, che, facendosi aiutare da saggi ed esperti nei vari settori della vita pubblica, data anche la complessità della nostra attuale società, riporti la vita politica del paese nel solco della democrazia, quella vera, non quella degenerata.

1 commento:

  1. Grande, prof.! E’ riuscita a dare una lezione sui classici al vecchio e al nuovo governo. Secondo me, l’oclocrazia del governo Berlusconi stava soprattutto nella volgarità; credo che l’abbia pensato anche lei, ma magari non ha osato dirlo, così lo dico io.

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