lunedì 22 maggio 2017

IL COMICO PREGIUDICATO E SAN FRANCESCO

Carlo Biancheri


Genova è una città poco conosciuta in Italia.  Divisa dalla pianura celtica dagli Appennini, ha rotto l’isolamento, nel ventennio fascista, quando venne costruita la camionale che consentiva di collegare il porto di Genova a Serravalle e quindi alla pianura padana. Chi viveva in quelle zone di pianura  fino agli anni ’60, sebbene distante una cinquantina di chilometri dalla città, apparteneva ad  un altro universo e la canzone Genova per noi…  rende molto bene l’idea. Pochi sanno  che la gente di campagna non andava al mare e anche i contadini delle Cinque Terre, che lo avevano davanti agli occhi con quella luce che solo i quadri di Rubaldo Merello hanno espresso così bene, stavano sulle ‘fasce’ a coltivare, mentre i pescatori vivevano nel borgo ed il mare era il loro elemento.
La storia di Genova è quella di una città, repubblica oligarchica, che  è stata tale per settecento anni. Dopo il bombardamento  del 1684  da parte delle navi francesi, per punire la città  alleata degli Spagnoli e che resistette all’invasione di ben quattromila fanti, il Doge Francesco Maria Lercari Imperiale si recò a Versailles  come riparazione per i presunti torti inflitti dalla Repubblica ai Francesi. I cortigiani del Re Sole gli chiesero che cosa lo avesse colpito di più della Reggia, considerata l’edificio più importante del tempo : “Mi chi” rispose, intendendo ’il fatto di trovarmi qui in queste condizioni’.
Estote omnes marchiones’ aveva detto l’astuto politico Carlo V, entrando in città, ai nobili/mercanti che volevano primeggiare tra loro e che avevano costituito delle sorte di grandi aziende di cui facevano parte famiglia e ‘clienti’ che vivevano tutti nella stessa zona, accanto al palazzo… A Istanbul avevano costruito la Torre dei Galati, per difendere i loro beni, lavorando continuativamente uomini, donne e bambini (…) per ventiquattro ore al giorno. Furono facilmente giansenisti i genovesi, cioè i calvinisti cattolici, e Genova, non a caso, è la città più simile a Ginevra , perché i simboli sono quasi gli stessi:  i palazzi segno di rispettabilità, la ricchezza come valore e riuscita nella vita, l’austerità; se si ostentava era per ricavarne prestigio: la vita sembra essere un duro compito per i genovesi.  La buona fama è sempre stata molto importante, tanto che l’espressione ‘essere col culo per terra, che qualificava i falliti, significava aver  ‘tradito’ la fiducia dei creditori. I falliti nel commercio, infatti, venivano sbattuti per terra per tre volte in piazza Banchi, nel cuore della città antica, fratturandosi il bacino, nella maggior parte dei casi. Sulle navi genovesi c’era il diritto al ‘mugugno’, cioè a lamentarsi di tutto e ancor oggi, se chiedete ad un vero genovese come va, facilmente vi dirà che ci sono diverse cose che non vanno… Govi è stato un maestro al riguardo. Gente a parte, odiati da Dante e poco popolari nel paese,  come dimostra lo scarso sostegno del governo centrale negli ultimi cinquant’anni.
Non ritroviamo quasi niente di tutto ciò nel pregiudicato Grillo; riteniamo che non abbia dimestichezza con questi argomenti, tranne per uno:  la continua lamentela che diventa una cantilena orientale come le terre dove i genovesi avevano le loro piazzeforti, Smirne, ad esempio.
Apprendiamo, dunque, che gli esponenti della setta, non a caso costituita il 4 di Ottobre… -ma veramente san Francesco è morto il 3 Ottobre …, il 4 Ottobre si celebra la festa…- si considerano i moderni francescani!
Uhm…  vediamo un po’.
Innanzitutto sapranno delle nozze tra Francesco piccolino e Madonna povertà, ma…  il comico Grillo dove abita? Non sa che Francesco  voleva vivere solo in capanne e che tornando da un viaggio alla Porziuncola lo trattennero a fatica perché buttava via le tegole dal convento dei frati che il Comune di Assisi, in sua assenza, aveva fatto costruire?
La villa con vista mozzafiato sulle alture di Genova la diamo alla fondazione Raoul Foullereau per l’opera lebbrosi che Francesco abbracciava?
Gli occhiali griffati che il comico in disarmo sfoggia in ogni occasione, quelli occorre abbandonarli subito, giacché Francesco piccolino portava una tonaca, il vestito dei contadini del tempo, e le ‘braghe’, rattoppate e ci teneva…: se il comico Grillo è interessato, può andare a vederle al santuario de La Verna, il luogo delle stimmate, dove sono conservate…
Contrariamente a quel che si crede, Francesco non era pauperista. Aveva dato tutto perché voleva identificarsi col Signore poverello e Dante esprime ciò molto bene con i seguaci che corrono scalzi dietro a Francesco e alla sua Sposa; “la Sua voluntade sia la vostra pace”, si legge a La Verna. Come lui  i suoi seguaci, in primis, Bernardo, l’uomo più ricco di Assisi, che distribuì tutti i suoi beni ai poveri molto rapidamente. Era bello Bernardo e infatti durante la questua a lui, che suscitava la simpatia della gente, davano pani interi, mentre a Francesco piccolino pezzetti avanzati di cui era felicissimo, perché ciò significava essere con gli ultimi. Un giorno arriva uno vestito di ricche vesti e i frati corrono ad annunciarlo a Francesco stupiti…, ma lui risponde che va benissimo, perché potrà aiutare gli altri… Per la verità noi vediamo il comico in disarmo trascorrere il suo tempo in resorts di lusso a Malindi, in Sardegna tra uno yacht e l’altro, mentre il giovanottello fuoricorso, aspirante premier, viene fotografato a Montecarlo… Uhm… nessuna assonanza, ci pare…
Francesco piccolino amava la vita, il creato, dono di Dio, e a Greccio inventa il presepio umano per ricordare la nascita del Signore ‘poverello’. Il comico in disarmo sentenzia che non ci sono risposte semplici su vita e morte: che vuol dire? Che qualche iniezioncina, ogni tanto, per accelerare il trapasso non guasta? Proprio come san Francesco?
Se di moderni francescani si tratta, saranno tutti casti quelli della setta. Francesco piccolino su questo era fermissimo, perché a chi deviava diceva di lasciar subito la veste e di tornare nel mondo… Condivide Grillo?
E finiamo con l’inno alle virtù di Francesco:
Dov’è carità e sapienza,
ivi non è timore né ignoranza.
Dov’è pazienza e umiltà,
ivi non è ira né turbamento.
Dov’è povertà con letizia,
ivi non è cupidigia né avarizia.                                                               
Dov’è quiete e meditazione,
ivi non è né preoccupazione né dissipazione.
Dov’è il timore del Signore a custodire la casa,
ivi il nemico non può trovare la via d’entrata.
Dov’è misericordia e discrezione,
ivi non è superfluità né durezza.
Proprio lo spirito dei cinquestelle…


16 commenti:

  1. Una delle solite frasi ad effetto di Grillo, senza senso, a cui non dare importanza, per non dargli troppo rilievo sulla scena mediatica. Domani se ne inventerà un’altra!

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    1. A forza di queste frasi ad effetto... chi non ha una visione lucida della realtà si lascia trascinare...

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  2. Così si chiarisce meglio la strategia di Grillo: quella di cercare di catturare l’attenzione (e i voti!) del mondo cattolico, ma è così maldestro! Gli mancano le basi culturali...

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  3. La cosa grave è che con questo incapace governo Bruxelles ci bacchetta sempre di più per cui rischiamo di finire come la Grecia. Se veramente in Italia ci fosse la povertà che dicono le statistiche ci sarebbe la gente a manifestare per le strade oppure morirebbe di stenti, essendo a reddito zero, se è vero quello che dicono le statistiche. Il vero problema è l’economia del sommerso e il lavoro in nero. Sono cose che sarebbero facilissime da eliminare se solo il governo lo volesse. Basterebbe togliere il denaro liquido dalla circolazione, imporre tutti i pagamenti, anche il caffè, con la carta, così tutto sarebbe tracciabile, alla luce del sole e tutto sarebbe tassato, per cui non ci sarebbero più i furbi che si intascano tutto e quelli che sono tartassati dalle tasse.

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  4. Noi ci stiamo ad occupare di quello che dice Grillo a cui i media non dovrebbero dare tanto spazio, perché è un “signor-nessuno”, non essendo neanche in parlamento, per cui quello che dice non conta niente. Bisognerebbe invece occuparsi di Trump che, eccezionalmente per gli USA, è un presidente non sostenuto dalla massoneria, ma solo dal voto popolare. Non essendo gradito alle logge, si cerca di farlo fuori, anche perché vorrebbe porre dei limiti alla globalizzazione e instaurare una collaborazione con la Russia dove ha degli interessi economici personali. Lui poi vorrebbe trattare singolarmente con i paesi europei, lasciando a ciascuno un maggior margine di manovra, e questo naturalmente non va bene alla Germania. Se Trump si adatta a seguire le disposizioni delle logge, potrebbe completare in tranquillità il suo mandato, altrimenti è possibile che la sua presidenza abbia fine, per cui anche in Italia se ne risentirebbero i contraccolpi.

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    1. Disgraziatamente questo Signor nessuno incanta tanti arrabbiati e ciò gli ha consentito di far danni in diverse città italiane a cominciare da Roma.
      Quanto a Trump non è gradito a certe logge ma piace ad altre… e la Russia è un paese dove fino a pochi anni fa il biglietto del treno Mosca-Vladivostock valeva per l’andata…, per il ritorno bisognava acquistarne uno nuovo a Vladivostock…: solo l’esercito la tiene insieme… Riguardo al nostro bilaterale con gli USA, sarebbe comparabile ad un bilaterale Italia-Albania…

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  5. Dato che ci stiamo avviando verso le elezioni, sarebbe opportuno riflettere sul fatto che le elezioni non sono più decisive per assegnare il potere, in quanto i parlamentari e il governo sono espropriati da cessioni di sovranità verso tecnocrazie non elette, sia nazionali che sovranazionali. E’ di queste cose che ci si dovrebbe occupare, non delle quisquilie che troppo spesso riempiono le nostre cronache politiche. E’ questo che i partiti populisti, come la Lega e il M5S, non hanno ancora capito. Ormai i nostri paesi –soprattutto l’Italia- sono stati avviluppati da una tale quantità di vincoli, cessioni di sovranità e subordinazioni economiche e giuridiche, che l’establishment sovrannazionale in pochissimo tempo legherebbe le mani a un governo “non gradito”, portandolo alla resa o al fallimento o delegittimandolo.

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    1. Che le elezioni non siano decisive è una leggenda metropolitana ed il caso francese ed inglese lo provano ampiamente. Una cessione di sovranità c’è stata e l’abbiamo voluta noi e per il resto dipende dai rapporti di forza tra gli Stati che sono sempre esistiti nella storia. Del resto, se fossimo re a Zagarolo, come vuole il Salvini, non faremmo molta strada, tranne l’alleanza con l’esercito ex sovietico e null’altro, giacché il Pil russo non è propriamente impressionante per un paese che è il più grande del mondo e ne mostra tutta la debolezza.
      In un’era di globalizzazione le aggregazioni sono inevitabili per non essere irrilevanti, il problema è quello di saperci stare…

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  6. Penso non sia casuale che proprio a Genova papa Francesco abbia detto che l’importante è il lavoro per tutti, non un reddito elargito che toglie dignità. Nella città di Grillo sembra aver voluto segnare una differenza netta e precisa, forse per marcare anche la sua distanza da quelle frange del mondo cattolico italiano che sembravano dare spazio ai grillini.

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    1. Mah… Il papa ha detto quel che lei scrive e ha ragione. Ha anche detto che l’Italia non sarebbe una repubblica democratica senza l’articolo 1 della Costituzione.
      In questo blog apprezziamo lo sforzo del papa a desiderare una Chiesa più autentica, meno clericale, intendendo con ciò il potere di casta, il funzionariato…, l’attenzione ai poveri, apprezziamo molto di meno gli sconfinamenti di campo, tipico della tradizione dei gesuiti, che vogliono sempre, attivisticamente…, ottenere il risultato: la conversione del mondo, ma che spesso, a nostro debol parere, non è vera conversione, perché guidata, se non imposta: se ‘vuoi’… venire dietro di Me… Non è casuale che per Dostoevskij, nel dialogo del Grande Inquisitore, sia un gesuita il cardinale che dice a Cristo: "Perché sei tornato?"
      Perché parliamo di sconfinamento? Molti auspicano che ogni uomo abbia un lavoro e riconoscono che il lavoro dà dignità all’uomo, ma se non c’è la domanda? Le imprese possono lavorare in perdita? Per quanti giorni? Come dare il lavoro a tutti? Come si fà a Cuba? O in Venezuela? O nei regimi collettivisti che hanno prodotto macerie umane? In un tempo di trasformazione tecnologica e sociale troppo veloce ci sono morti e feriti, disgraziatamente, e nessuno ha una ricetta immediata… Questo è il dramma e va riconosciuto senza soluzioni semplicistiche.
      Il papa ha anche detto che la meritocrazia è fonte di disuguaglianza… Non capiamo… L’eccesso meritocratico può esserlo, ma, se non c’è meritocrazia, c’è solo la giustizia ‘commutativa’ e cioè a tutti lo stesso (nel ’68 si parlava di salario sociale…) e si viola la giustizia ‘distributiva’ e cioè a ciascuno ciò che gli spetta (v. "Etica Nicomachea").
      Per questo il Concilio, a giusto titolo, nella "Gaudium et Spes" ha affidato questi giudizi ai laici: in un corpo armonioso (la Chiesa) ciascuno deve svolgere la sua mansione, espletare il suo carisma… Richiamare i principi della dottrina sociale della Chiesa è giusto, ma per le soluzioni ci vuole molta prudenza, altrimenti si sostengono posizioni infondate.





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  7. Così adesso dopo il G7 di Taormina sappiamo che l’Italia non conta nulla e che abbiamo al governo delle persone che non hanno neppure la capacità per parlare chiaro, senza nascondersi dietro formule vuote e frasi di circostanza.

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    1. Perché, le risulta che abbiamo mai contato in sede internazionale? Forse con De Gasperi nel nobile discorso dopo la seconda guerra mondiale o con Craxi a Sigonella, ma quali altri esempi?

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  8. E così Beppe Grillo ha avuto la “scomunica” politica direttamente dal papa e in casa sua, a Genova! Lavoro per tutti, non reddito per tutti, ha detto Bergoglio, chiaro e semplice.

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  9. Una sinistra che pensa di trovare conferma della bontà delle proprie tesi nel discorso morale del Pontefice è al capolinea. Il Papa fa un discorso adeguato al suo ruolo. Un discorso morale. La politica non cerchi scorciatoie: a differenza del Papa ha il dovere di offrire risposte efficaci e concrete ai problemi. Ha il dovere di fare politica.

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  10. Il papa continua a occuparsi dei problemi dei lavoratori, ieri a Genova all’ILVA, oggi all’Angelus per quelli di Mediaset, ovvero contro Berlusconi. Ma lui non dovrebbe insegnare a tutti la via (stretta) per raggiungere la felicità eterna del Paradiso? A difendere i lavoratori non dovrebbero pensarci i sindacati, eredi di quei tribuni della plebe nell’antica Repubblica Romana? E a creare posti di lavoro non dovrebbe pensarci il governo che ha pure un Ministro dello Sviluppo Economico? Se non sa creare lavoro cosa ci sta a fare questo ministro?


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    1. Ma finché il papa si preoccupa della gente che perde il posto di lavoro e ciò che ne consegue… non ci sembra da censurare.
      Viceversa il governo e la creazione dei posti di lavoro…, una bella domanda! Per fare cosa? Opere pubbliche? Chi le finanzia? Nuovo indebitamento?
      Fino a che non si riesce a combattere l’evasione e a rendere più eque le imposte, questo paese resta immobile. Del resto, per combattere l’evasione bisogna anche combattere la malavita organizzata ed avere un’amministrazione efficiente, con funzionari motivati… E’ il caso nostro?

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