Carlo Biancheri
Chiediamo venia ai nostri
venticinque lettori - per dirla con l’amato Manzoni – per l’intemerata che ci
accingiamo a scrivere che non è certo rivolta a loro: i destinatari non ci
leggono, intenti come sono a cercar paglia e fieno come i quadrupedi che
ragliano e di cui molti sono affini, a giudicare dai comportamenti.
La Beozia è stata terra illustre
al tempo della grandezza di Tebe ma poi i beoti, vivendo in campagna
e dedicandosi ai lavori agricoli, erano considerati dagli Ateniesi, ricchi e
colti, ottusi e stolti, anche a causa della loro avidità alimentare; da qui ogni
cosa insulsa o sciocca veniva detta beota. Tra i classici Luciano, in Giove
tragedo (32) scrive: “ciò che hai detto è proprio rozzo e davvero beota”;
Orazio, Epistole (2,1,24): ”l’avresti detto uno nato nell’aria pesante
della Beozia”; Plutarco, Sul mangiar carne(995 c): ”i Beoti sono reputati
dagli Attici bruti, stupidi e grassi, e questo per la grande voracità, perché a
loro interessa più esercitare il corpo che curare l’anima”.
Se i sondaggi fossero veri, i
seguaci del pregiudicato, comico in disarmo, sarebbero una massa di beoti o di
intemperanti, come direbbe Aristotele, cioè imprudenti che ci trascinerebbero
tutti in una situazione molto peggiore dell’attuale.
Il comico crede di esser
spiritoso a raccontarci che il Di Maio “incoronato” andrà ad incontrare
l’Imperatore del Giappone o grandi capi di Stato: vede il mondo come una comica
e quindi anche un aspirante ingegnere, poi divenuto in fretta aspirante avvocato
e poi nulla… che vada ad intrattenersi, di certo con un inglese perfetto
comparato al suo italiano (!), con gente che di mestiere gestisce la cosa
pubblica e gli equilibri internazionali: per dire cosa? Siamo nati dal nulla e
siamo arrivati ad essere il primo partito… Siamo sempre in guardia e non viviamo
serenamente fino a che non si applicano le soluzioni semplici che ci sono… e
infatti a Roma abbiamo cambiato verso (!!) – nessuno ha mai spiegato al
trentenne che non basta l’enunciato? Occorre anche la dimostrazione
dell’assunto!- la Carta costituzionale va applicata non modificata (sì, incluso
quel pasticcio di leggi concorrenti con le autonomie locali che richiedono una
giurisprudenza costante della Corte costituzionale…; chi non ha studiato ignora
che la Carta è frutto di compromessi, talora mal fatti, specie, nella seconda
parte e anche il fondamento della Repubblica sul lavoro, che vuol dire? Il
diritto al lavoro? Come si fà? Forse viviamo con Alice nel paese delle
meraviglie o in uno Stato ad economia centralizzata da cui tutti cercano di
uscire, tranne che a Cuba e in Corea del Nord e dove altro?). E poi come i Catari,
i perfetti, che giudicano tutti gli altri: nelle istituzioni prima si dà
l’esempio e poi si fanno le leggi, prima si agisce con disciplina e onore…
Veramente questo si applica ai pubblici funzionari e non ai parlamentari, tanto
per chiarezza di idee… ma lui come lo applica? Ricordiamo le smemoratezze e la
trasparenza, pari a zero, in certi fatterelli.
Lo scriviamo in latino sperando che comprenda: Medice, cura te
ipsum…
Eppure i sostenitori che noi
associamo ai beoti mostrano una fede incrollabile in questa parodia di
democrazia diretta anzi etero-diretta, giacché le decisioni sono assunte da uno
e come lui non c’è nessuno, come dice la canzone… Del resto anche
intellettualoni li hanno sostenuti a spada tratta: li ho votati perché erano
anti-sistema! Caspita! Non è per caso una teoria ottocentesca del massone Hegel
che la Storia proceda per fasi, descritte a tavolino…? Malgrado tutte le
smentite storiche, ancora credono che si possa separare la pars destruens
dalla pars construens? Non si sono accorti che i mezzi adoperati per
instaurare il cambiamento pre-giudicano il fine?
Ma la plebe dei beoti ha anche le
sue ragioni perché non si può dire che il sistema in cui viviamo sia equo,
trasparente e giusto.
I partiti tendono ad essere
auto-referenziali, molti dirigenti della Pubblica
Amministrazione, le grandi aziende ed i capitani di industria sono nella gran parte membri di
uno stesso Club o collegati: è così in tutto il mondo ma da noi c’è la più
stupida ed ottusa di queste associazioni, incapace com’è di riconoscere nella
maggior parte dei casi, il valore di chi non ne fà parte: cosa nostra…
Come sempre nei gruppi ristretti, vanno avanti cretini e soldatini,
cioè yes men, che fanno danni perché privi di iniziativa e di capacità:
molto del blocco nel nostro paese è dovuto anche a questo fatto, unitamente al
familismo.
I liberatori da questa situazione avversa non saranno certo i seguaci del comico in
disarmo.
Sulla sindaca di Roma basti dire
che il trasporto pubblico è a rischio di paralisi, il degrado della città ed il
peggioramento costante è dichiarato da tutti e, se c’è un problema a lei
imputabile, come la pubblica illuminazione e la guardiania per evitare, ad
esempio, aggressioni, questa, al solito, svia ed invoca leggi speciali. Per lei
la guida di Roma è un giocone: sinceramente credo di esser più preparato di lei
ma non avrei mai avuto il coraggio di voler gestire una città di oltre tre
milioni di abitanti, ridotta in queste condizioni…: non ne sarei stato in
grado.
Quella di Torino, secondo una
Cassandra giornalista, di scarsa cultura, che impazza in RAI, ha un avvenire
politico. Come no? Dice niente un morto e oltre millecinquecento feriti per
l’inerzia e l’incapacità del Comune, di cui è
responsabile, in occasione di un pubblico evento? Se avesse
responsabilità maggiori cosa dovremmo attenderci?
E poi Livorno dove il sindaco non
è in nessun modo responsabile di quanto avvenuto: anzi è bene che il vescovo la
pianti di criticare, pensi piuttosto alla cura delle anime; lo dice lui che se
ne intende!
Quello di Bagheria… col cognato… e
giù per li rami.
Ma per fortuna che c’è il Salvini:
se pensano di fermarci sequestrando il frutto del nostro lavoro (i contributi
pubblici ai partiti!) non ci riusciranno. Andassero – prego: vadano…- a
sequestrare i soldi dei mafiosi. In questo prato (Pontida) c’è solo gente per
bene... Allora diciamo al giovane, formatosi sui quiz televisivi, che il
sequestro era perfettamente legittimo e che anzi la Lega aveva dirottato i soldi
pubblici nei conti delle Leghe regionali… (per quale ragione?). Lo sa che esiste
un’unica entità, il partito? Se chi aveva investito in diamanti i soldi pubblici
o in investimenti in Tanzania era il tesoriere, unitamente al segretario
pro-tempore cioè il Bossi, chi è venuto dopo non può dire come fà il Salvini: io
che c’entro? Non sappiamo se i partiti abbiano personalità giuridica ma della
stessa entità si tratta allorché c’è un danno ad essa imputabile, come nella
fattispecie…
Questa gente ragiona in modo
strano, come l’azzimato Zaia che aveva deciso la proroga in Veneto, repubblica
autonoma col proprio gonfalone (!), dell’obbligo di vaccinazione e che vuole
maggiore autonomia, fermo restando che la difesa, le strade, la polizia, la
magistratura, i porti, le infrastrutture, quelle le paga l’Italia…: botte piena
e moglie ubriaca.
Perché non dà indietro i soldi di
quello sconcio della pedemontana deserta voluta dalla Lega? Su quello si tace? E
poi il referendum su l’Euro, che propongono anche i seguaci del comico? Non
paghi di quel bel successo della Brexit - dove gli inglesi dopo la svalutazione
del 13% della sterlina e, in predicato dell’abbassamento del rating del
paese, perché, a detta del loro ministro dell’Economia, le prospettive non sono
rosee, specie se non si resta all’interno del mercato interno europeo, in una
soluzione del tipo Svizzera (complicatissima e parziale…), non vorrebbero più
uscire ma non lo dicono e allora si inventano la lunga transizione… - i
suddetti vogliono ora che anche noi ci avventuriamo in territori dove la
svalutazione sarebbe del 30% della moneta: i soldi per ripagare il debito in
scadenza li vanno a cercare loro…? Ah ma il governo ci andranno tecnici di prima
grandezza: per ora abbiamo visto solo le terze file…
La conclusione è che i beoti
italici sono assolutamente in linea con quel che ci racconta il Sacchetti nella
novella CCXVI tanti secoli fa: ”il maestro Alberto della Magna, giungendo ad un
oste sul Po, gli fa un pesce di legno, con lo quale pigliare quanti pesci
volea”…