Carlo Biancheri
Ed eccoci qua con Madame Danièle
Nouy, responsabile della vigilanza bancaria europea, organo indipendente della
BCE. A maggioranza, l’organismo da lei presieduto ha deciso alla vigilia di
Natale del 2016 che non di cinque miliardi di Euro si doveva parlare dopo il
salvataggio dello Stato italiano di MPS, ma di otto virgola otto, seguendo il
sacro precedente del caso Grecia… Come dicono i greci? Una faccia una razza, per
descrivere la vicinanza agli italici?
La Sig.ra Nouy, adepta… del Signor
Trichet, già Direttore generale del Tesoro francese, compagno di Haberer (scandalo
Crédit Lyonnais) all’ENA, se non andiamo errando, poi Governatore della Banca di
Francia, poi il peggior Presidente della BCE con l’Euro a 1,40 contro il
dollaro (!!) e solerte esecutore degli ordini teutonici nella convinzione che la
guida franco-tedesca avrebbe condotto l’Europa a destini superiori, ha bazzicato
per anni al Comitato di Basilea, come funzionario della Banca di Francia, e, pur
non essendo né bella né gentile nel tratto,
essendo una delle pochissime donne in un ambiente quasi esclusivamente maschile, anzi
soffocante..., si creò un certo spazio sostenendo a spada tratta posizioni che si
rivelavano, per lo più, sbagliate in prosieguo…Va detto che il Comitato di
Basilea era il regno degli americani che venivano a dettare al mondo le regole
cui dovevano attenersi le banche internazionali che poi loro non applicavano
alle proprie, un po’ come per i principi contabili internazionali dello IASB; ci
viene in mente Esopo: mi sporchi l’acqua dice il lupo all’agnello che beveva nel
punto più basso del ruscello…
Protetta dall’ineffabile
Trichet, gran prete laico (…), ottiene per gli equilibri europei, da manuale
Cencelli,
la vigilanza alla BCE dove applica il principio che le banche devono essere
ricapitalizzate sempre: melius abundare quam deficere. Come spesso accade
tra i vigilanti bancari, la conoscenza del mercato finanziario, segnatamente
quello borsistico, è risibile e così, certi che con la ricapitalizzazione si
possano
dormire sonni tranquilli in merito alla solidità patrimoniale degli istituti di
credito,
ha imposto la ricapitalizzazione ad oltranza come medicina: un po’ come l’olio di
ricino ai bambini di un tempo. Si dà il caso però - e questo la Sig.ra, che non
supera Napoleone in altezza, non lo deve aver ben compreso- un 8%
di capitale, per esempio, in borsa si beve in mezza giornata: a riprova, basti guardare i grafici della volatilità del titolo MPS negli ultimi due
mesi… Sembra che il fieno in cascina sia ‘un’ criterio ma non ‘il’ criterio per
calibrare i rischi.
Ma di ciò la Sig.ra non si
inquieta, agganciata com’è all’ésprit de précision o de géometrie
(tutte false geometrie, cara mia…), ma non all’ésprit de
finesse… men che meno a quello de
clarté e, tuttavia, quando si devono
valutare il rischi, ad esempio decidendo come debbano esser considerati i
prodotti derivati detenuti in
portafoglio, che tanto interessano le banche
transalpine e, soprattutto, certe banche tedesche,… beh… quelli sono investimenti
(!) e non si può dire a priori quanto rischio comportino -come un investimento
in assicurazioni vita, Sig.ra? -
e quindi il calcolo della
ponderazione…ecc., ecc.
Trattandosi di Regulators
del settore bancario la segretezza, come nelle loggette, è massima nell’assunto
che se si
è trasparenti si ingenera un rischio sistemico…; se ne deduce, come ha
lamentato il Ministro Padoan, a giusto titolo, che i criteri dell’operare li
conosce solo lei. E qui casca l’asino perché ciò è contrario agli elementari
principi di trasparenza sanciti dallo stesso Comitato di Basilea per i vigilanti
bancari, ma anche e soprattutto ai
principi dell’organizzazione internazionale
che riunisce gli organi di controllo borsistici mondiali, la
IOSCO.
A questa damigella, l’Italia chi
oppone? Nella vigilanza siede il dottor Angeloni, provenienza Banca d’Italia e poi
BCE, che non perde occasioni, nelle interviste, di manifestare la sua
sincera fede europea –anche il suo referente Padoa Schioppa era europeista ma
sapeva benissimo difendere gli interessi nazionali, all’occorrenza… – come se i vizi, che
certamente ci sono, fossero tutti italiani. Temiamo che diversi di
quelli che ci rappresentano nelle istituzioni internazionali pensino che siamo tutti
fratelli in Europa (e…nel
mondo), anche se alcuni, puta caso noi
italiani, prendono spesso e volentieri, come si suol dire…, un calcio in quel
posto. Si sorvola sul fatto che non c’è alcuna parità di trattamento perché taluni sono
più uguali
degli altri. Non è vero che tutti sono interscambiabili, come si sente dire: ognuno è diverso e ha la sua capacità. Il nostro è un paese
provinciale e quindi tagliato fuori dai posti decisionali; sarà sempre così se non imparerà a dotarsi di gente che
sappia veramente operare nell’ambito internazionale, come seppero farlo, con
successo, Cavour ed altri nell’Ottocento.