lunedì 1 aprile 2019

LA COMMISSIONE D'INCHIESTA SULLE BANCHE E LA MAGGIORANZA DEL GOVERNO DEGLI SFASCISTI

Carlo Biancheri

Nelle more della lite quotidiana tra i due contraenti politici di un contratto concluso - lo diciamo al principe del Foro di San Giovanni Rotondo,alias Vis-Conte dimezzato - in mala fede e cioè fraudolento, come dimostrato dai risultati di dieci mesi di malgoverno, spunta la  Strafexpedition, non quella austriaca punitiva del 1916 sull’altopiano di Asiago, descritta mirabilmente da Emilio Lussu, ma quella degli asini – politicamente parlando - gialloverdi e cioè la Commissione di inchiesta sulle banche bis.
L’intento è, all’evidenza, quello di creare un diversivo, giacché i risultati dell’azione di governo, a dieci mesi dall’insediamento, hanno reso il paese più povero, isolato nel mondo, privo di una politica estera, gestito da principianti tutti soddisfatti delle loro prove di apprendistato, a scapito di noi tutti. Mentre il Salvini fà propaganda in modo erratico per la contraddittorietà delle posizioni che assume in continuazione – ma è compos sui?-, un  napuriello come Spadafora, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ci assicura che tutti i provvedimenti più importanti assunti dal governo Conte sono di marca 5S. Non possiamo che complimentarci perché se ne vedono chiaramente i risultati: destabilizzanti.
Tutti d’accordo nel fare giustizia con gli enti creditizi e le imprese di investimento che sono i nemici da abbattere e un tal Paragone, già presentatore de La gabbia, dovrebbe presiedere la Commissione come esperto del settore…; persona a modo, che consentiva in trasmissione che un tizio si alzasse e dicesse al Direttore generale dell’ABI: "lei ci ha la faccia come il culo"…
Chi scrive non pensa affatto che il vertice del sistema creditizio in Italia ed altrove sia un bouquet di mammolette, ma lo ritiene invece un Club chiuso, dove vige anche il principio che una mano lava l’altra e  si lavan tutte e due…, ma sa anche benissimo che gli enti creditizi sono imprese come le altre che per reggersi debbono fare profitti e che non sono società di mutuo soccorso. Salvini, invece, invoca a gran voce il decreto che risarcisca non i truffati, ma tutti quelli che hanno fatto investimenti nelle banche fallite: se Tria non firma il decreto, ce ne occuperemo noi, minaccia… Non ha studiato e non si applica e quindi non sa che  si può rifondere solo chi ha subito una frode, non chi ha fatto in piena consapevolezza un investimento rivelatosi sbagliato nel prosieguo, la normativa europea lo vieta e lo considererebbe, giustamente, un aiuto di Stato; in altre parole,  io investo in capitale di rischio, cioè azioni, e, se perdo, voglio esser comunque ripagato: questa sarebbe una pretesa degna del mondo di Alice nel paese delle meraviglie …, e non tutti gli investitori sono stati frodati…
Il Parlamento pretende di vederci chiaro e giustiziare chi ha sbagliato, cominciando dai controllori. Sembra un programmma molto ambizioso e proviamo, a capire il perché.
I giudici parlamentari sono per lo più degli incompetenti, in quanto, anche se provenissero da ambienti bancari o ricevessero ‘pizzini’ dalle quinte colonne, attive tra i  controllori, potrebbero formarsi un’opinione seria solo dopo aver studiato per otto mesi le carte, come fanno i revisori contabili, in pratica rivedere punto per punto ciascuna operazione posta in essere, molte delle quali rivestono un carattere di alta complessità, specie se interessano prodotti derivati che richiedono una sofisticata padronanza di matematica finanziaria e di operatività dei mercati borsistici. Avendo seguito i dibattiti nella Commissione della scorsa legislatura non sembra assolutamente essere il caso.
E’ profondamente sbagliata anche l’impostazione del problema, in quanto non esiste un controllo che impedisca in via preventiva gli illeciti o meglio, i paesi dell’Est Europa dopo il change-over dal regime comunista si trovarono di fronte a grandi manifestazioni di piazza (Romania e non solo),  a seguito delle perdite e degli scandali dei fondi comuni di investimento che aveva attirato un gran numero di investitori e allora decisero che ogni transazione effettuata dagli intermediari vigilati dovesse essere approvata dall’Autorità di viglianza! Un trasferimento del rischio di investimento allo Stato… Così succedeva in Bulgaria fino al 2010… e, infatti, il mercato finanziario non si è sviluppato.
Né è da credere che i sistemi a cui tutti si sono ispirati, come quello americano, istituito  dopo la crisi del 1929, con la Securities and Exchange Commission, sia immune da pecche, in quanto i maggiori scandali finanziari sono avvenuti proprio negli Stati Uniti, come nel caso Enron (e Arthur Anderson), molto più grande di Parmalat, oppure Worldcom o quello sui derivati con Orange Countee. Una frode è una frode e la pretesa di prevenirla sarebbe come impedire che uno salga su un tram affollato con una pistola in tasca, pronto ad usarla… Prendiamo Parmalat. Cosa potrebbe fare la Commissione di inchiesta (o il controllore) dinanzi a dei dirigenti che con la complicità dei revisori esterni, Grand Thornton,  hanno falsificato scientemente l’attestazione di una banca americana dove doveva esserci la liquidità dell’azienda  che permetteva alla società di fare nuove emissioni (due mesi e mezzo prima di fallire!) di titoli obbligazionari per 250 milioni di dollari - trattenendone per sé solo 50 …- con Deutsche Bank come lead manager, cioè una garanzia per il mercato… e per gli investitori? E con agenzie di rating (Standard and Poor) che hanno cambiato il rating solo quando sui giornali si annunciava il fallimento di Parmalat?
Questo caso dovrebbe far riflettere gente sensata che si vuole avventurare ad insegnare alle Autorità di vigilanza il loro mestiere. In Italia un’ispezione presso un intermediario dura mediamente sei mesi, se non di più, ed ostacola fortemente il lavoro ordinario dell’intermediario per cui prima di decidere di fare un’ispezione debbono esserci dei motivi seri. In Inghilterra ispezioni non se ne fanno proprio, perché lì sono tutti gentlemen… e, infatti, l’intero sistema bancario inglese fu salvato dallo Stato dopo la crisi del 2008.
Non ci si improvvisa a niente nella vita e la nuova Commissione parlamentare che pretende di analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento vuole in pratica controllare l’attività creditizia (perché non quella assicurativa…? Lo sanno che esistono le conglomerate finanziarie?) al posto delle Autorità di vigilanza che sono previste dalla legislazione europea, nella fattispecie Banca d’Italia, Consob, Ivass, che, certo, debbono esser più ‘proactive’, ma che non possono  esser sostituite dalla Commissione parlamentare fino a che l’Italia non diventi la Repubblica dei peracottari. Speriamo non avvenga troppo presto!