Rosa Elisa Giangoia
Quello che sta succedendo in Catalogna evidenzia quei
rischi insiti nel concetto stesso di democrazia nei cui confronti, fin dalle
origini della sua teorizzazione e della pratica nella polis greca,
menti accorte e sagge, come quelle di Platone e Aristotele, misero in guardia,
privilegiando le capacità di analisi e di decisione di pochi di fronte alla
prevaricazione di quanti potessero facilmente farsi trascinatori sfruttando
l’incompetenza, l’irrazionalità e l’emotività.
In Catalogna tutto questo sta avvenendo. Infatti ci
troviamo di fronte ad una minoranza del 40% dei votanti che, avendo ottenuto
un’adesione del 90% alla separazione dalla Spagna, vuole imporre la propria
volontà, facendola passare per una decisione democratica, mentre si tratta
dello stravolgimento stesso del concetto di democrazia, in quanto la
soggettività di una decisione viene imposta come maggioritaria. Nello stesso
tempo si infrange unilateralmente un patto di coesione sociale e politica che
si era stretto di comune accordo quando si era unitariamente sottoscritta la
costituzione spagnola.
Un’accettabile decisione di separazione di una regione
da uno Stato nazionale potrebbe avvenire solo nel caso in cui in quello Stato
si promuovesse un referundum tra tutti i cittadini dello Stato stesso con un
alto quorum di partecipanti per la sua validità e in tale votazione i
favorevoli alla separazione fossero maggioranza. E questo dovrebbe
essere buon metodo di determinazione per tutti, anche qui da noi in Italia per
evitare fughe velleitarie nella prospettiva del prossimo referendum del
lombardo-veneto.
La riflessione deve essere profonda, in quanto si
stanno iniziando a mettere in discussione il patto sociale e la coesione
nazionale a cui si legano i diritti dell’uomo e la solidarietà. Il pericolo è
quello dell’affermarsi di una mentalità che privilegia i diritti e accantona i
doveri verso il resto della comunità, incentrandosi in modo marcatamente
esclusivo sul singolo e sulla sua sfera soggettiva nell’intreccio di imporre
ciascuno le proprie convinzioni in una situazione di prepotenza ammantata di democrazia.