Non abbiamo mancato di rilevare in questo blog che la cultura, al tempo di internet, si fonda su verità apodittiche: lo affermo ergo è vero. Ne abbiamo trattato in un altro post rilevando che il linguaggio è basato su un approccio persuasivo e non è interessato al vero: adaequatio rei et intellectus..., dice Tommaso. E' sufficiente dire: mi piace e non mi piace, poi qualcuno sintetizza (v. Scientology / M5S).
Apprendiamo oggi che un tipico esemplare di cultura orecchiante, ateo devoto (!), il Ferrara, su "Il Foglio", orfano di un papa di poco ascolto, più agostiniano di Agostino e per molti versi privo di prudenza per il divario che esiste tra teoria e prassi nella sua Weltanschauung..., critica il papa Francesco, che ha parlato a Lampedusa di globalizzazione, nell'assunto che per lui, Ferrara, la globalizzazione è un bene in quanto ha dato da vivere a 900.000.000 di persone che altrimenti sarebbero morte di fame.
A Roma si direbbe in modo 'impunito', questo signore ha sostenuto che ognuno a casa sua può fare le orge che crede (con i minorenni che ci stanno forse?) e che questo non deve portare a condanne moraliste (introduce qui la distinzione marxista tra morale e moralismo... che è quello borghese e contrasta con la morale rivoluzionaria...). In pratica è l'approccio degli studenti che sanno le cose a metà e che, tuttavia, tirano le conclusioni. San Tommaso nel XIII secolo ebbe a dire che chi non sa governare sé stesso non può governare neppure gli altri. E Marx sarebbe stato d'accordo, perché per lui la prassi 'fa' la persona.
E veniamo alla globalizzazione che sarebbe un bene in sé, secondo il Ferrara. Questa era la teoria di quella sciagurata della Thatcher e dell'attore Reagan, che poteva diventare presidente solo negli Stati Uniti... dove lo spettacolo, l'apparire precede l'essere: dice nulla la condanna dei loosers? La teoria che consiste in pratica nel libero mercato, portata avanti da Blair e coniugata con la deregulation, ci ha portato al fallimento dell'intero sistema bancario inglese e delle maggiori banche americane e alla depressione mondiale attuale.
Attenzione! Questo non significa difendere i monopoli o gli sprechi di uno Stato condizionato da mani forti e opaco, ma ricordarsi che sia a livello statale che negli accordi sopranazionali ed internazionali un mercato senza regole è una giungla (v. Keynes). Che senso ha avuto la globalizzazione tramite gli accordi GATT e GATS (rispettivamente merci e servizi)? Il riconoscimento reciproco delle regole si effettuava partendo da posizioni diseguali... Sarebbe come far correre insieme atleti delle Olimpiadi con quelli delle para-Olimpiadi. All'epoca la Cina, ad esempio (ma quanti altri paesi?), non aveva un sistema pensionistico serio, né un sistema di sicurezza sociale, per non parlare dei controlli regolamentari, che sono un costo per le imprese (si pensi all'ambiente, ma non solo...), del tutto inesistenti: i prodotti cinesi costavano di meno o no degli altri (anche se nocivi...)? Bastavano i cd carve out a porre degli argini? Come sempre e come abbiamo appreso da Fedro ("mi sporchi l'acqua..."), alcuni sono più uguali degli altri e gli Stati Uniti all'epoca non temevano molto perché il loro sistema/mercato rimaneva sufficientemente protetto. A farne le spese erano piuttosto paesi come l'Italietta, incapaci di far valere le loro ragioni nei contenziosi internazionali.
Analogo discorso si può fare per l'OCSE i cui codici di liberalizzazione sia per i movimenti di capitali che per le transazioni invisibili correnti sono demagogici e inefficaci e lo stesso OCSE è un produttore di documenti spessissimo di scarsa qualità (ci rincresce per Padoan). L'apertura selvaggia senza regole e senza idonei controlli, sanzioni incluse con carattere dissuasivo (!), ha portato ad un movimento erratico dei capitali orientato dalla sola logica del profitto, che non è un male in sé contrariamente a quel che ha sostenuto l'ex papa nella sua enciclica sociale, ma lo diventa, come diceva Paolo VI nella Populorum progressio, quando si trasforma in 'motore essenziale': in altre parole il profitto ci deve essere, perché vendere e fare la carità sono due cose differenti, ma non può creare l'anarchia, cioé deve determinarsi in un contesto di regole che impediscano la distruzione in un battibaleno di economie tradizionali senza sostituire alcunché, la perdita di lavoro secca, ecc. ecc.
Il Ferrara sembra avere un approccio darwiniano nell'economia... Difende forse l'economia di rapina...? Potremmo continuare, ma il Ferrara non ci leggerà e queste considerazioni sono financo sottili per il suo approccio all'ingrosso.
Il papa a Lampedusa ha richiamato le coscienze degli uomini ad essere umani (il contrario di chi sostiene: a casa mia faccio le orge con chi mi pare...), a riconoscere sé stessi nei migranti, quel che noi avremmo potuto essere se fossimo stati 'ultimi'. Che fare? Cominciamo a non negare, a non ignorare, a guardare le cose come stanno: il bene comune di cui si parla a sproposito in ogni trivio mira a porvi mano, in qualche modo...
Apprendiamo oggi che un tipico esemplare di cultura orecchiante, ateo devoto (!), il Ferrara, su "Il Foglio", orfano di un papa di poco ascolto, più agostiniano di Agostino e per molti versi privo di prudenza per il divario che esiste tra teoria e prassi nella sua Weltanschauung..., critica il papa Francesco, che ha parlato a Lampedusa di globalizzazione, nell'assunto che per lui, Ferrara, la globalizzazione è un bene in quanto ha dato da vivere a 900.000.000 di persone che altrimenti sarebbero morte di fame.
A Roma si direbbe in modo 'impunito', questo signore ha sostenuto che ognuno a casa sua può fare le orge che crede (con i minorenni che ci stanno forse?) e che questo non deve portare a condanne moraliste (introduce qui la distinzione marxista tra morale e moralismo... che è quello borghese e contrasta con la morale rivoluzionaria...). In pratica è l'approccio degli studenti che sanno le cose a metà e che, tuttavia, tirano le conclusioni. San Tommaso nel XIII secolo ebbe a dire che chi non sa governare sé stesso non può governare neppure gli altri. E Marx sarebbe stato d'accordo, perché per lui la prassi 'fa' la persona.
E veniamo alla globalizzazione che sarebbe un bene in sé, secondo il Ferrara. Questa era la teoria di quella sciagurata della Thatcher e dell'attore Reagan, che poteva diventare presidente solo negli Stati Uniti... dove lo spettacolo, l'apparire precede l'essere: dice nulla la condanna dei loosers? La teoria che consiste in pratica nel libero mercato, portata avanti da Blair e coniugata con la deregulation, ci ha portato al fallimento dell'intero sistema bancario inglese e delle maggiori banche americane e alla depressione mondiale attuale.
Attenzione! Questo non significa difendere i monopoli o gli sprechi di uno Stato condizionato da mani forti e opaco, ma ricordarsi che sia a livello statale che negli accordi sopranazionali ed internazionali un mercato senza regole è una giungla (v. Keynes). Che senso ha avuto la globalizzazione tramite gli accordi GATT e GATS (rispettivamente merci e servizi)? Il riconoscimento reciproco delle regole si effettuava partendo da posizioni diseguali... Sarebbe come far correre insieme atleti delle Olimpiadi con quelli delle para-Olimpiadi. All'epoca la Cina, ad esempio (ma quanti altri paesi?), non aveva un sistema pensionistico serio, né un sistema di sicurezza sociale, per non parlare dei controlli regolamentari, che sono un costo per le imprese (si pensi all'ambiente, ma non solo...), del tutto inesistenti: i prodotti cinesi costavano di meno o no degli altri (anche se nocivi...)? Bastavano i cd carve out a porre degli argini? Come sempre e come abbiamo appreso da Fedro ("mi sporchi l'acqua..."), alcuni sono più uguali degli altri e gli Stati Uniti all'epoca non temevano molto perché il loro sistema/mercato rimaneva sufficientemente protetto. A farne le spese erano piuttosto paesi come l'Italietta, incapaci di far valere le loro ragioni nei contenziosi internazionali.
Analogo discorso si può fare per l'OCSE i cui codici di liberalizzazione sia per i movimenti di capitali che per le transazioni invisibili correnti sono demagogici e inefficaci e lo stesso OCSE è un produttore di documenti spessissimo di scarsa qualità (ci rincresce per Padoan). L'apertura selvaggia senza regole e senza idonei controlli, sanzioni incluse con carattere dissuasivo (!), ha portato ad un movimento erratico dei capitali orientato dalla sola logica del profitto, che non è un male in sé contrariamente a quel che ha sostenuto l'ex papa nella sua enciclica sociale, ma lo diventa, come diceva Paolo VI nella Populorum progressio, quando si trasforma in 'motore essenziale': in altre parole il profitto ci deve essere, perché vendere e fare la carità sono due cose differenti, ma non può creare l'anarchia, cioé deve determinarsi in un contesto di regole che impediscano la distruzione in un battibaleno di economie tradizionali senza sostituire alcunché, la perdita di lavoro secca, ecc. ecc.
Il Ferrara sembra avere un approccio darwiniano nell'economia... Difende forse l'economia di rapina...? Potremmo continuare, ma il Ferrara non ci leggerà e queste considerazioni sono financo sottili per il suo approccio all'ingrosso.
Il papa a Lampedusa ha richiamato le coscienze degli uomini ad essere umani (il contrario di chi sostiene: a casa mia faccio le orge con chi mi pare...), a riconoscere sé stessi nei migranti, quel che noi avremmo potuto essere se fossimo stati 'ultimi'. Che fare? Cominciamo a non negare, a non ignorare, a guardare le cose come stanno: il bene comune di cui si parla a sproposito in ogni trivio mira a porvi mano, in qualche modo...