Carlo Biancheri
Siamo a Natale, tempo di
riflessione, per scelta o obbligati, e di speranza per i cristiani.
La dappocaggine dei nostri politici
si staglia in un frangente drammatico del nostro tempo caratterizzandoli come
personaggi che assomigliano a dei fantasmi, quelli che nel film di Visconti, Il
Gattopardo, appaiono essere il principe e la principessa di Salina
all’entrata in chiesa per il Te Deum a Donnafugata, dopo il viaggio
in carrozza nel calore estivo della Sicilia ‘pire qu’en Afrique,’
secondo M.lle Dombreuil, in mezzo alla polvere, da Palermo.
Personaggi polverosi ed
inconsistenti i nostri politici, prodighi di parole come il Conte che non manca
a tutte le ore di farci sapere quanto ami l’Italia, o il Ministro Provenzano
che ha finalmente raggiunto il suo sogno di avere un posto al sole o il Boccia,
economista degagé, già comparso in foto in costumi adamitici, che
naturalmente (…) con le Regioni vuol stabilire un ‘ottimo rapporto’ a fronte di
un’anarchia che svela l’inconsistenza dello Stato; si crede pure spiritoso
quando propone di ‘far nascere Gesù Cristo due ore prima’ a causa del Lock
down, mostrando così tutta la sua crassa ignoranza in quanto la festa di
Natale fu scelta dalla Chiesa, nella notte dei tempi, in coincidenza col
solstizio d’inverno, cioè il nuovo sole... e non è il giorno della
nascita di Gesù. Non parliamo dell’inconcludenza e dei pasticci di chi guida i
trasporti o del professore di Storia che siede sulla scrivania che fu di
Quintino Sella e saltiamo a piè pari i ministri della setta in quanto emergono
solo macerie: che si parli di giustizia (si fà per dire…) o di politica estera
col giovinetto facente funzione di Ministro degli Esteri, umiliato in Libia,
e che riesce a rimpatriare i pescatori di Mazara del Vallo dopo centootto
giorni di prigionia (o peggio…) nelle galere del cosiddetto generale Haftar,
pare grazie all’aiuto di Putin - nel Mediterraneo quello che i Romani
chiamavano Mare nostrum contiamo ormai quanto Malta o Cipro… -o
del Lavoro, presieduto dalla famosa cuoca di Lenin che avrebbe potuto guidare i
Soviet, macchine perfette… e così via.
La disgrazia consiste principalmente
nell’influenza del D’Alema su almeno cinque ministri del governo e su non pochi
esponenti del Pd e di Leu. Quel che conta sembra essere la gestione del potere,
come aveva teorizzato Lenin col tram che si ferma ad ogni fermata e con gli
ultimi a scendere... Leggiamo che anche il telepredicatore Arcuri sia della
partita, ma soprattutto D’Alema pare il suggeritore del Vis-Conte.
Ripercorrendo la politica dell’uomo, rileviamo, infatti, un’analogia con il
governo attuale nella totale assenza di strategia, mascherata dall’astuzia
delle chiacchiere perpetue: l’utilizzo dei 200 miliardi e passa della UE verrà
definito in un piccolo ‘Club’ e ‘comunicato’ (…) al Parlamento.
E poi, come al tempo di D’Alema,
l’enfasi sui servizi segreti…, quasi fossimo in un governo Andreotti che aveva tutti i ‘file’ dei
politici per ricattarli.
Non va sottaciuto che
l’alleanza organica con i grillini, voluta dal Pd, corrisponde alla dialettica
di classe, teorizzata da Marx in base alla quale il proletariato svolge nella
Storia una funzione messianica, liberatoria. Ora siccome i grillini raccolgono
voti di protesta, provenienti da classi sociali svantaggiate, si prescinde
dalle tesi politiche della formazione pentastellata e ci si allea nella
convinzione, erronea, che le tesi del Pd prevarranno.
Invece di opporsi alla decadenza
dell’Italia si gestisce l’esistente, si tirano fuori dai cassetti dei Ministeri
i progetti approvati e non finanziati per dare un segno di vita e si risponde
con contributi a pioggia – del tutto insufficienti a proteggere le aziende –
alla epocale crisi economica.
Così può rinascere il paese?
No di certo.
Per rinascere occorre contrastare ideologie errate otto-novecentesche
che hanno generato mostri e così pure quelle da New Age, stile
Scientology, che hanno nutrito la setta che voleva aprire il Parlamento come
una scatola di tonno e che ora è abbarbicata alle poltrone.
Con i pizzaioli, gli impiegati di
concetto, i venditori di bibite, i professori di liceo, i laureati in
sociologia, i giovani avvocati di provincia o gli odontotecnici e i
funzionari di partito non si può guidare un paese di sessanta milioni di
abitanti senza farlo regredire, sarebbe come sostituire un chirurgo con un
infermiere.
I problemi dell’Italia sono arcinoti
e vanno dalla scarsa produttività, dalla penuria
di investimenti produttivi, ricerca inclusa, scoraggiati
da una giustizia fino ad oggi irriformabile, da un’amministrazione pubblica
bloccata anche grazie a leggi stupide e demagogiche di quelli che hanno gridato
per anni che uno vale uno, da un livello culturale basso e decrescente della popolazione che
invecchia rapidamente, dall’incapacità di
eliminare dal bilancio dello Stato gli sprechi, dall’inerzia nella riforma
fiscale e nella lotta all’evasione, dall’assenza di voci forti,
eticamente capaci di proporre sacrifici per una società migliore, in grado di
contrastare la malavita organizzata. Il regionalismo eccessivo
è anche una delle cause del disordine per la duplicazione con i poteri dello Stato e la creazione
di tante piccole repubbliche che agiscono in competizione col centro.
Il settore privato va all’estero da solo e fatica; nel suo insieme il paese resta provinciale
e lo svelano gli atteggiamenti lesivi dell’interesse nazionale come dimostrato,
da ultimo, nello scarso sostegno al candidato italiano, il più votato, alla
presidenza dell’organo europeo che raccoglie le Consob (ESMA) a vantaggio di
una donna inglese, con passaporto tedesco:
dopo la Brexit! Un capolavoro politico…
Il dramma è che l’alternativa è peggiore del male. E non ci riferiamo agli scandali
comparsi sui giornali che riguardano la Lega o altri, ma alla totale mancanza
di proposte economiche serie, all’astio nei confronti
dell’Europa che ci ha salvati in questo frangente di
grave difficoltà, all’ignoranza sul funzionamento e gli obiettivi degli
organismi europei, alle alleanze con i fascisti o con la Russia del KGB.
Continuiamo a vivere di rendita su un passato che non c’è più.
Forse occorre una rinascita morale per voltar pagina e sacrificarsi per preparare il domani ma, come nella famosa pièce di Pirandello, siamo alla ricerca dell’autore che non c’è.