martedì 27 ottobre 2020

L’ULTIMA MISTIFICAZIONE: LA DAD

 Rosa Elisa Giangoia

 

E così siamo arrivati all’ultima mistificazione, quella di imporre la Didattica a Distanza (DAD) con un’astuta e pretestuosa motivazione. Si sa che uno dei principali luoghi di contagio sono i mezzi di trasporto urbano ed extraurbano, non la scuola, o almeno non dovrebbe esserlo dopo i tanti sagaci e dispendiosi accorgimenti che il governo, e in particolare la ministra Azzolina, dicono di aver messo in atto, impegnandosi in calcoli ingegneristici sulla disposizione dei banchi e nell’invenzione di ridicole espressioni, come “il metro di distanza «dalle rime buccali»”. Ma cosa ce ne facciamo di persone che perdono tempo in certe cose? Intanto dobbiamo constatare che alle parole non corrispondono i fatti, dato che in molte scuole i banchi monoposto non sono ancora arrivati, tanto meno quelli a rotelle (per fortuna!), e mancano molti insegnanti…Cercando di arginare i contagi, determinati, oltre che dall’affollamento dei mezzi di trasporto, dall’incapacità di attuare i tracciamenti, il governo ritorna ad imporre la Didattica a Distanza, un surrogato di scuola, che, ripetendosi ormai per un secondo anno, priva i ragazzi e gli adolescenti della possibilità di avere una proficua formazione umana, culturale e professionale.
Che ci sia la chiara consapevolezza, da parte del governo, che i luoghi di contagio siano i mezzi pubblici e non le aule scolastiche, lo dimostra il fatto che la didattica a distanza sia stata imposta solo per gli studenti delle superiori che molto spesso frequentano istituti lontani dalla loro abitazione e quindi devono spostarsi con metropolitane, autobus, tram e treni, mentre quelli delle elementari e medie hanno quasi sempre la scuola raggiungibile a piedi. Se ci fosse la consapevolezza che le aule sono i più pericolosi luoghi di contagio, avrebbero chiuso tutte le scuole… e poi i bambini e i ragazzini vanno custoditi per cui lasciarli a casa avrebbe creato problemi ai genitori che devono andare a lavorare, ci sarebbe stato malcontento e sarebbero nate proteste…
Ma il governo e gli enti locali non ci dovevano pensare nei mesi scorsi a risolvere il problema dei trasporti? Non potrebbero ancora sopperire noleggiando mezzi privati, al momento per di più impossibilitati a svolgere altri servizi?
Si ha l’impressione che il Governo abbia tacitamente voluto bloccare la circolazione sul territorio in modo indiscriminato. Decisioni di questo tipo vanno prese sulla base di dati certi, non avventatamente. Per chiudere 'di fatto' la scuola bisognerebbe prima capire se sia la scuola, che dovrebbe esser l'ultima realtà da chiudere, una fonte importante di contagio. Atteso che temiamo (nonostante le promesse di vaccino!) di dover convivere per molti mesi con la pandemia, occorre salvare il salvabile e la scuola è una priorità, perché in essa è in gioco il futuro del paese. 
Un discorso serio va fatto per la valutazione della Didattica a Distanza, metodo che può facilmente far entrare in crisi la crescita culturale, intellettuale e professionale di un’intera generazione, per molti motivi. Innanzitutto gli insegnanti, anche se in molti casi attuano questa nuova forma d’insegnamento con una dedizione che va al di là dei dispositivi contrattuali, sono completamente sprovvisti di preparazione e di competenze specifiche, per cui improvvisano e procedono ciascuno su una propria linea, con scarsi supporti reciproci e sommarie linee guida, in percorsi individuali e solitari.
Solitaria anche la vita e l’esperienza dei ragazzi. Chiusi in casa per molto tempo, costretti a vivere un’innaturale condizione di isolamento e di immobilità, devono fare i conti con una malattia che può colpire loro, la loro famiglia, i loro parenti, i loro amici, vittime di una paura che può diventare angoscia, che impone domande sul senso della vita, sul futuro, su se stessi... Ciascuno deve poi affrontare la difficoltà di organizzare la sua giornata, non più scandita da luoghi, né soprattutto da incontri, in cui è difficile separare studio, lavoro e tempo libero, vita virtuale e vita reale. Tutto questo può facilmente creare demotivazioni allo studio, ma anche all’impegno in generale, talvolta persino nei confronti della vita. Si è data troppa importanza alla tecnologia, non certo capace di garantire interattività, tendente a privilegiare il momento frontale, la videoconferenza, con scarsa possibilità di scambi, di confronti, di dialogo, senza coinvolgimento attivo, personale e autonomo, senza protagonismo dei ragazzi…
Particolarmente penalizzati sono i ragazzi con problematiche di apprendimenti, ma molto, per tutti, viene lasciato ai genitori e alla famiglia in generale, con necessità di ricorrere a fratelli più grandi, a nonni, a zii…, sempre che abbiano competenze e disponibilità. Bisogna poi tenere conto di chi vive in zone dove la connessione è difficile o di chi si trova in condizioni economiche disagiate di fronte alla necessità di avere un computer, un tablet o uno smartphone, di chi vive in appartamenti piccoli, affollati, rumorosi, dove magari ci sono più ragazzi che devono seguire le lezioni con lo stesso strumento…
Molti sono poi i problemi legati a didattiche particolari di discipline specifiche, cioè di tutte quelle che richiedono laboratori (Fisica, di Chimica, di Biologia, di Informatica, ecc.), aule speciali (Lingue, Disegno, Cucina, ecc.), palestre per l’Educazione Fisica. A tutto questo si aggiunge l’impossibilità di fruire di visite guidate a luoghi di interesse artistico, culturale e professionale. E poi l’alternanza scuola-lavoro, tanto raccomandata negli anni precedenti, non serve più? Forse si è capito che non serviva affatto e che la scusa è buona per poterla accantonare!
Bastano queste poche considerazioni per capire che stiamo privando una generazione di ragazzi della formazione a cui avrebbero diritto e che lo Stato si è impegnato a garantire loro. Gli unici che si atteggiano a fingere di non capirlo sono i politici. A loro sostegno intervengono i Gesuiti con esaltazione della DAD come occasione di rinnovamento e miglioramento della scuola, capace di potenziare la crescita personale dei ragazzi, con un articolo sul n. 4086 della “Civiltà Cattolica” di Vitangelo Carlo Maria Denora S.I. (La didattica a distanza e il futuro della scuola, p. 458). Ci auguriamo che sia così almeno nelle loro scuole e ci dispiace per la loro incapacità di vedere la realtà!

martedì 20 ottobre 2020

LA RISIBILE ESIBIZIONE DEL VIS-CONTE E CONSIGLIERI SUL MES

Carlo Biancheri


 Lo tsunami della pandemia, con i morti, l’impatto gravissimo sull’economia, l’incertezza diffusa,  lentamente  fa prendere coscienza alle persone che le chiacchiere, le esibizioni televisive cominciano finalmente a perdere peso a vantaggio di una presa di coscienza della realtà.

Ora l’ex avvocato del popolo, Vis-Conte dimezzato, si è esibito in una valutazione sulla convenienza di far ricorso al fondo salvaStati europeo, MES, formulando considerazioni da esperto di mercati finanziari. L’argomento addotto dal neofita di emissioni e di mercato secondario di titoli pubblici consiste nel fatto che l’utilizzo del MES sarebbe uno stigma per l’Italia sui mercati e quindi svantaggioso per il paese. Inoltre, costituirebbe un aumento del debito pubblico e, infine,  il tasso d’interesse dei titoli di Stato è sceso, insieme alla caduta dello spread tra i BTP italiani e i Bund tedeschi :ne deriverebbe, secondo il neo-esperto, che non è più conveniente ricorrere al MES.

La tesi sembra condivisa dal Ministro dell’Economia, laureato in Lettere, nominato in quanto presiedeva il Comitato Econ in Parlamento europeo che si occupa di mercati finanziari. Chi scrive è stato audito dall’Econ, sotto la Presidenza della socialista francese Pervenche Bérès, e sa benissimo che presiedere burocraticamente un Comitato non significa affatto capire quello che gli esperti espongono, ma tant’è in Italia il provincialismo e la disinformazione - o meglio l’informazione approssimativa - la fanno da padrone e il Gualtieri, tributario del personaggio da scuola delle Frattocchie del Pc, Bettini, fa il Ministro dell’Economia. Né lo soccorre il Direttore Generale del Tesoro che di emissioni sui mercati finanziari non è esperto.

Ora lo stigma è un’invenzione, perché gli analisti sanno benissimo qual è la situazione debitoria del paese Italia ed il ricorso ad una fonte pubblica europea giova e non danneggia il paese. Gli altri Stati non attivano il MES semplicemente perché godono di condizioni di mercato migliori di quelle assicurate all’Italia (Spagna, Portogallo), essendo il loro debito pubblico (debt outstanding) ben inferiore al nostro. Per inciso va aggiunto che la caduta dello spread dipende dall’acquisto massiccio di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea che acquista massicciamente titoli del mercato obbligazionario italiano ma… l’albero della cuccagna non è perenne, è a termine.

Le risorse che sono indispensabili alla sanità pubblica, come stiamo vedendo in questi giorni, secondo il Vis-Conte da dove dovrebbero venire? Con una patrimoniale per dare una mazzata definitiva all’economia? Aumentando le tasse che sono già molto elevate? Evidentemente col ricorso al mercato e cioè con nuovo indebitamento pubblico, lo stesso che il Conte paventava col ricorso al MES. Ora si dà il caso che se Il Tesoro raccoglie denaro fresco, come in questo caso, che si aggiunge a quello che dipende dalle scadenze delle vecchie emissioni che vanno rinnovate perché lo Stato non riesce a diminuire il debito, specie in una situazione di emergenza come questa, i prestatori ne tengono conto e, in prospettiva, il costo dell’indebitamento facilmente aumenterà. A questo si aggiunga che, in caso malaugurato di difficoltà dei pagamenti da parte dello Stato, una cosa è trattare con un’entità pubblica come il MES, un’altra, con operatori di mercato che mirano solo a massimizzare i profitti e rientrare dei capitali concessi in prestito, in altri termini le condizioni sarebbero molto più dure.

La verità è che la ragione della sparata, rimbeccata dal Pd per mere ragioni di bandiera, si giustifica nel fatto che si vuole compiacere il movimento 5S, responsabile del caos che stiamo vivendo in questo paese da oltre due anni, autore di provvedimenti demagogici e sbagliati che hanno danneggiato economia, giustizia, scuola, trasporti, industria.

Il Pd  sta tornando sotto la guida dei superstiti e dei neofiti del  Pc mediante i richiami al Gramsci di cent’anni fa e  alla sua tesi della crisi organica – il vecchio tarda a morire e il nuovo non è ancor nato – che si fonda su un’illusione hegeliana della dialettica storica a cui quasi nessuno ormai crede più, mentre i cattolici  che sopravvivono in quel partito sembrano essere tali perché da bambini facevano i chierichetti…

Sembra che l’assioma che spinge per l’alleanza organica tra Pd e 5S consista nel fatto di una ricomposizione di classe sociale,senza aver compreso che chi vive nel degrado delle periferie abbandonate da decenni  in molte grandi città vota a destra.

La dialettica delle classi sociali di matrice marxiana non  sembra un buon viatico per orientare una linea politica che va giudicata sui programmi e sulle verifiche della loro attuazione.