sabato 25 dicembre 2021

LA POLITICA DELLA TATTICA A SCAPITO DELLA STRATEGIA


Carlo Biancheri

Il lamentevole quadro delle posizioni che assumono le principali forze politiche presenti in Parlamento, sia nell’imminenza dell’elezione del Capo dello Stato che nel disegno complessivo delle azioni da intraprendere per affrontare i mali italici, pongono la questione se questa classe politica non sia affatto la selezione dei migliori ma corrisponda perfettamente al decadimento dei molti nel paese che rivendicano diritti senza porsi i problemi dei doveri della vita comune.
«La DC è un partito di centro che guarda verso sinistra»: si tratta della famosa definizione di De Gasperi, criticata da don Sturzo, ma ripresa da Moro, prima del compromesso storico. C’era un centro nella vita politica italiana che poi ha perso la sua ispirazione cristiana, essendo permeabile ad ingressi di personaggi di puro potere, spesso affiliati alle logge e non a quelle deviate, come si affrettano a precisare sui media ad ogni piè sospinto. Il centro corrispondeva ad un modo di sentire comune della maggioranza degli elettori che avevano ben capito che i regimi ad economia centralizzata portavano dritti a dittature che riducevano la popolazione a soldatini e ad un livello di vita di sopravvivenza. Tanti frequentatori di salotti, intellettuali di letture mirate, di sinistra, hanno disegnato per anni scenari di giustizia sociale che ignoravano completamente le malefatte del socialismo storico e non c’è bisogno di aver letto quel che è uscito sui gulag per sapere quali macerie umane abbiano provocato coloro che volevano restaurare l’Eden in terra, teorizzato da Marx; basta aver vissuto in uno dei paesi dell’Europa dell’Est. Occorre assicurare la libertà del mercato che, tuttavia, come diceva Keynes, deve esser controllato per non diventare giungla (v. Thatcher e Blair).
Il Pd, ancor prima del ritorno dalla Gallia dell’effimero Letta, aveva cannibalizzato i suoi centristi, tornando all’insegnamento impartito a suo tempo dalla scuola delle Frattocchie del Pc con discepoli come D’Alema o il guru Bettini e giù per li rami. Secondo questa scuola di pensiero l’obiettivo principale della vita politica è la conquista del potere, separando mezzi e fini. Una volta conquistato il potere si deciderà che farne per realizzare la giustizia sociale, incentrata, sia chiaro, sul concetto di giustizia commutativa: a ciascuno lo stesso, indipendentemente dal merito; in Marx non esiste la giustizia distributiva e cioè quella che prevede che ad ognuno venga dato ciò che gli spetta in base ai bisogni e al merito, si preferisce l’ugualitarismo.
In questo contesto si capisce la scelta di proporre ‘campi larghi’ dove però il manovratore è chi condivide questa impostazione che poi discende da quel Lenin che sosteneva che la vita politica è come la corsa su un tram: ad ogni fermata la gente sale e scende ma noi (comunisti) saremo gli ultimi a scendere perché l’obiettivo è la gestione del potere e cioè l’opposto di una visione liberale o se si vuole di libera iniziativa di mercato.
Tornando da Parigi l’effimero Letta ha dichiarato di essersi radicalizzato avendo letto Mounier, un personalista cristiano che nessuno cita più perché si è finalmente compresa l’inconsistenza dell’esistenzialismo e cioè il primato dell’esistenza a scapito dell’essenza delle cose: c’è un ritorno al realismo, ad Aristotele, per fortuna. Non ha letto il Maritain de L’umanesimo integrale (troppo difficile?) che forse avrebbe delineato un quadro più complesso, in quanto realista e, ohibò (…), tomista, come Chenu peraltro…, estensore della famosissima costituzione conciliare Gaudium et Spes.
È adesso il teorico del campo largo, delle agorà, cioè dibattiti guidati…, e, soprattutto, dell’alternanza destra/sinistra e cioè Letta-Conte, Salvini-Meloni: una magnifica prospettiva…
Per noi questa impalcatura è profondamente errata perché la politica consiste nel formulare proposte (non solo proteste) e la prima scelta da fare è quella di decidere se togliere ad alcuni per dare ad altri o invece cercare di far crescere la torta con investimenti e produttività il che comporta scuola e formazione, ricerca, amministrazione pubblica efficiente e non potentati senza controlli che si trasformano in centri di potere, come le società pubbliche dove la proprietà del capitale passa alla gestione di gruppi di affiliati, talora tecnici, legati a politici: da decenni non si sono visti i successori di un Mattei, per intenderci.
Non si possono creare gruppi o, se preferite, unione di partiti che dovrebbero rappresentare classi sociali omogenee semplicemente per ragioni tattiche. Se il Pd si allea con un gruppo di incapaci che si ispira a Scientology (v. Casaleggio), quando mai potrà riuscire a formulare delle proposte serie? L’unità si fonda sui programmi e il M5S propone solo pasticci.
Ora che è chiaro a tutti che il ‘nonno’ vuole andare al Quirinale anche perché con un altro Presidente della Repubblica sarebbe durissima tenere insieme una maggioranza come l’attuale, in grado di portare avanti i progetti epocali del Pnrr: il grosso dei soldi non è arrivato e con Bruxelles sarà dura con la nostra amministrazione tenere i tempi, gli stati di avanzamento lavori; la pubblica amministrazione non è ancora in grado di pagare a tempo i fornitori!
Senza il ‘nonno’ c’è il panico e nessun Presidente del Consiglio sarebbe in grado di dire di fronte alle sciocchezze di certi ministri: adesso basta. E poi c’è il quadro internazionale, giacché siamo in un regime di liberalizzazione dei movimenti di capitali e quindi gli investimenti sono volatili, non solo con le delocalizzazioni ma anche con la propensione ad investire da parte estera, giacché i campioni nazionali sono per lo più privi di visione e di propensione al rischio: socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti.
In Italia l’evasione fiscale da sempre è uno scandalo eppure i nostri tenori della sinistra fanno proposte di redistribuzione, partendo dall’assunto che la dichiarazione dei redditi corrisponda alla ricchezza reale del paese; ora mi dovreste dire se è mai possibile che i ricchi in Italia siano solo l’1% che dichiarano oltre centomila Euro! E i Suv che vediamo, le barche, le ville appartengono tutte a quei ricconi attivissimi a comprare che dichiarano oltre centomila Euro? Questo è il mendacio e la mistificazione: si deve redistribuire sapendo esattamente dove si va a colpire, non rendendo responsabili magari gli onesti di mali di un sistema che non funziona.
Ecco perché i personaggi alla Letta nel Pd sono utili… ad alcuni e sono responsabili perché incapaci di formulare proposte che non siano solo quelle della difesa ad oltranza di diritti civili con ddl fatti con i piedi.

LETTERE

 Caro Biancheri,


la spero bene in questi tempi difficili, anche se vedo che da tempo non scrive più nulla sul blog e devo dire che in verità le sue riflessioni e considerazioni mi mancano! Ora vorrei confrontarmi con lei su una
questione: il papa Francesco, anche nella Messa di Natale (chissà perché anticipata?) ha pregato per tanti infelici e sofferenti, ma non ha detto una parola per chi, come me, ha perso persone care per il covid, non ha detto una preghiera perché il Signore ci liberi da questo male, come mai se ne dicono nelle Preghiere dei fedeli alla domenica nelle varie chiese. Neppure una parola sul covid, neppure un accenno, nemmeno
nominato. Eppure è un problema, una ragione di ansia, di soffrenza, di preoccupazione che al momento ci travaglia tutti in tutto il mondo. Lei ha qualche idea riguardo a questo silenzio?

Auguri di felicità in questo Natale.

Renato Santoro



Grazie per le sue parole e anche a lei un augurio di Buon Natale con buona pace dell'ideologia massonica della Commissione europea che suggeriva di dire buone feste... Buone feste di che? Perché  il tempo passa? E c'è  un nuovo anno? Noi abbiamo una speranza diversa e cioè che il dolore cessi e che il velo cada... Ricorda? Il lupo e l'agnello si abbracceranno,pace e giustizia regneranno... e  poi beati coloro che piangono perché  saranno consolati .. .non qui nell'Eskaton...
Per comprendere questo papa bisogna conoscere i gesuiti, molti dei quali col loro volontarismo prometeico rischiano l'eresia pelagiana: ci si salva con il solo sforzo umano e la grazia di Dio è una superfetazione. Il papa cita la leggenda del grande Inquisitore ma non dice che Dostoevskij scrive, non a caso, che il cardinale, che rinfaccia a Cristo di essere tornato, è un gesuita e gli dice: ci pensiamo noi a questa gente che ci ubbidirà... Se la prende col clericalismo ma lui forse non è clericale col suo autoritarismo e l' autoreferenzialità?
Predica il secondo comandamento e cioè  l'amore del prossimo ma dimenticando spesso il primo e cioè  l'amore di Dio; il secondo comandamento da solo non si regge e, infatti, tutti i modernisti predicano l'amore con l'odio per gli avversari, esattamente come gli immanentisti che promettono l'utopia, cioè  l'Eden in terra.
Ciò  detto, non dobbiamo diventare donatisti o catari o bogomili (che è la stessa cosa...): nessuno è perfetto perché  siamo umani anche se il popolo di cui io faccio parte e che non conta nulla nella Chiesa vorrebbe  pastori come san Benedetto che parla della vita di Dio e cioè  al cuore e non delle cose da fare  trasformando  la religione in etica: i gesuiti il Vangelo di Giovanni non lo citano quasi mai, papa incluso.
San Filippo Neri, il secondo apostolo di Roma, diceva ai suoi di non predicare con lo stile 'parisino', cioè  gesuitico, e metteva al centro della vita spirituale degli oratoriani l'umiltà (non la volontà...) come Francesco piccolino sposava Madonna povertà.
Ma di grandi santi ce n'è  uno per secolo, se va bene, e, quindi, ci basti ricordacene e frequentarli con quello che ci hanno lasciato.

Carlo Biancheri