venerdì 16 gennaio 2015

DIRITTO ALLA BLASFEMIA


Carlo Biancheri

Apprendiamo dai media, ispirati ai principi della Rivoluzione francese, in chiaro quelli massonici, che hanno, come si vede nel nostro Paese  ed altrove…, così ben meritato in oltre duecento anni…, che la libertà d’espressione,  vedi  di ironia, non deve conoscere limiti quando ci sia la religione di  mezzo. Guai in Francia se si parla di vilipendio perché la religione si deve professare segretamente a casa propria, un po’ come si mangiava nel film Il fascino discreto della borghesia
C’è però il vilipendio allo Stato e da noi in Italia si possono forse insultare i carabinieri? O il Presidente della Repubblica? Fà differenza con la religione? Con tutto rispetto per le istituzioni di origine pattizia, in questo blog non avvertiamo alcuna sacralità delle stesse.
Abbiamo già detto quel che pensiamo di quanto avvenuto in Francia, tuttavia ci sembra un caso psichiatrico rappresentare un personaggio che è al cuore di una religione, alludendo all’apparato genitale maschile. Che senso ha? Fà ridere? chi? La risposta è: ma io sono ateo dichiarato…; tanto piacere, ma… perché insultare?
La tua libertà, caro amico, finisce dove inizia la mia e le tue idee non hanno il marchio di qualità rispetto alle mie.
Ci sono, certo, lo abbiamo detto, i diritti fondamentali che consistono essenzialmente nel rispetto alla vita di tutti: propria e altrui.
Ancora una volta il papa Francesco ha ragione da vendere: perché insultare? Se si insulta una persona, la mamma dice il papa, è reato, ma una credenza religiosa, come sottocultura secondo Nietzsche, icona massonica, e i positivisti del secolo scorso… , è altra cosa.
Chi sostiene queste idee o è di parte o non sa quasi niente.