giovedì 4 maggio 2017

PER FORTUNA CHE C'E' MACRON


Carlo Biancheri

Abbiamo sentito il dibattito in diretta e senza traduttori/traditori tra Macron e la Le Pen e possiamo subito dire che la differenza tra un economista e una populista consiste in questo: uno sa di cosa parla e l’altra no.
Vale per la Francia ma vale i per i nostri Grillo, Di Maio, Di Battista, Raggi, Appendino, Salvini, Meloni ecc., ma anche per quelli di Articolo1 per i quali la Repubblica fondata sul lavoro significa che io ho diritto al lavoro anche se non c’è.
La Le Pen, con una faccia tosta come pochi, non ha programma se non quello di chiudere le frontiere, le moschee, arrestare tutti i terroristi, organizzare la produzione in modo autarchico, mandare tutti in pensione a 60 anni dopo 40 anni di contributi senza diminuire le pensioni, organizzare la produzione non in grandi gruppi, ma in piccole e medie imprese, boicottare il mondialismo, chiudere  le industrie che delocalizzano ecc., ma, quando deve spiegare come finanzierà tutto ciò, risponde: rifiutandosi di pagare  i contributi in eccedenza versati dalla Francia alla UE.
E’ bastata una battuta a Macron per sbugiardare un castello di idiozie che giornalisti ignoranti e opportunisti, in Francia come da noi, si sono ben guardati, nel tempo, di  criticare: in Francia l’80% dei medicinali è importato, se tutto dovesse esser prodotto all’interno del Paese, quanto tempo ci vorrebbe per realizzare la produzione autarchica? E quanto costerebbe ai francesi? Evidentemente la Le Pen non è una camminatrice, perché ignora del tutto che la frontiera solo tra Italia e Francia  non è governabile a meno di schierare panzer e di fare recinzioni col filo spinato – per quanti chilometri? e in montagna?- e… anche in questo caso…
Come la May, pensa che la Francia autarchica potrebbe continuare a godere di tutti i vantaggi senza che i partners commerciali applichino contromisure: la botte piena e la moglie ubriaca…
Il metodo usato è quello dell’attacco personale, esattamente quello adottato nelle Assemblee naziste nel periodo di conquista del potere, delle frasi ad effetto, anche se basate su dati di fatto falsi,  delle semplificazioni che celano la complessità del reale, insomma  un vero e proprio inganno nei confronti di quelli cui si rivolge e che spesso non hanno gli strumenti culturali per comprenderne la cialtroneria. L’analisi dei costi/benefici è del tutto esclusa per cui, come sentiamo spesso da noi, si fanno delle asserzioni senza dire mai come realizzare quel che si propone e, quando lo si fà, gli argomenti sono risibili.
La crisi economica epocale, generata da soggetti incompetenti e disonesti  che hanno spinto per una liberalizzazione senza regole adeguate e controlli, ed il cambio tecnologico sono tali da incidere in modo crudele sulla società e questo richiede molta solidarietà ma non giustifica in nessun modo l’irrazionalità, l’intemperanza ed il manicheismo per cui il mondo si divide in due: i buoni ed i cattivi; non rilevano le proposte e gli argomenti perché quelli dell’avversario debbono esser cattivi per definizione.
A questo siamo, in Francia, in Europa, in Italia. Ci vogliono nocchieri come Macron che conoscano in che direzione deve andare  la nave, senza sfracellarsi sulle secche di una società complessa dove l’internazionalizzazione è irreversibile anche se va governata molto meglio che in passato, ma si deve anche prendere atto da adulti della legge dell’economia che è quella della domanda e dell’offerta. Altro che: duce conduci! Dove ci ha condotto quello sciagurato?
L’accecamento persiste, specie da noi, dove si continua ad ipotizzare seriamente un possibile governo 5S: per contrasto  la Francia  è in grado di svolgere un dibattito politico di oltre due ore infinitamente più sensato dei nostri dove i conduttori incompetenti interrompono ad ogni pié sospinto con osservazioni incongrue o domande stupide. Forse abbiamo toccato il fondo ed incomincia qualche resipiscenza, ma il cammino è lungo: En marche, appunto.